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La vista - Das Sehen
a cura di Dario Sgroi
L’occhio è la protuberanza del cervello e delle meningi. La tunica fibrosa del bulbo oculare situata esternamente, può essere interpretata come la continuazione del dura mater (membrana che ricopre il midollo spinale), mentre la media tunica, chiamata coroide o tunica vascolare, può essere considerata come la continuazione del leptomeninge (insieme della *pia madre e del foglietto viscerale dell’aracnoide* collegati tra loro da fibre di sostegno, che ricopre la massa cerebrale come se fosse un’unica *meninge). La tunica interna, detta Retina, è la continuazione della superficie cerebrale con un alta concentrazione di cellule nervose. Dal punto di vista funzionale l’occhio è diviso in 5 parti principali e nel suo insieme può essere considerato come una macchina fotografica. La palpebra superiore ed inferiore chiudono l’occhio come l’otturatore di un apparecchio fotografico. La tunica fibrosa dell’occhio consta caudalmente della sclera (24) e caudalmente della cornea. La trasparenza della cornea è dovuta ad un determinato stato di idratazione mantenuto esternamente da un fluido lacrimale, mentre internamente tale condizione è assicurata da un liquido che prende il nome di un umore acqueo. La refrazione della luce sulla superficie esterna della cornea, continuando con l’analogia funzionale della macchina fotografica, è paragonabile all’obiettivo. La media tunica oculare. È la tunica vascolare del bulbo oculare e possiede il coroide pigmentato in ragione delle cellule della sclera e della membrana di Bruch, ben vascolarizzata, posta fra coroide e speciali cellule di rivestimento contengono dei cristalli di guanina (base azotata derivata dalla purina) grazie ai quali riflette o dissipa la luce. L’Iris corrisponde al diaframma dell’ipotetica macchina fotografica, corrisponde a circa la metà della tunica mediana o tunica vascolare del bulbo ed è situata nella parte ventrale delle lenti. Accerchia la pupilla e regola il passaggio di luce per mezzo del muscolo dilatatore pupillare (costituito da fibre radiali) e del muscolo sfintero-pupillare (15) che invece presenta delle fibre di direzione circolare.
Nella parte caudale l’iris è formata da epitelio pigmentato (retina pars ceca). I pigmenti sono presenti anche nello stroma dell’iris e conferiscono il colore degli occhi; caratteristica fissata geneticamente nei carnivori.
Il corpo ciliare (zona ciliare di Zinn). È anche esso parte della tunica mediana e forma una elevazione circolare intorno alle lenti. La contrazione del muscolo liscio ciliare (17) del corpo ciliare cambia la tensione delle fibre zonulari che hanno inserzione alle lenti permettendo alla retina la focalizzazione delle forme.
La superficie del corpo ciliare è accresciuta da circa 8 pieghe che aderiscono alle lenti per mezzo delle delle fibre zonulari e quando il muscolo ciliare contrae le pieghe del corpo ciliare avvicina le lenti del cristallino e le fibre si rilassano. La zonula serve a fissare il cristallino e, durante il riposo del muscolo ciliare, trovandosi in stato di tensione, lo mantiene disteso in senso radiale ed alquanto schiacciato. Quando il muscolo ciliare si contrae, le fibre si rilasciano e la convessità del cristallino aumenta. La lente del cristallino di gatto e cane ha una debole abilità di adattarsi a discapito di una ridotta capacità di focalizzazione. La curvatura corneale in entrambe le specie (7.9 mm nel cane, 9.1 mm nel gatto) è più ampia rispetto l’uomo (7.0 mm) proprio per compensare questa condizione.
Il cristallino
Chiamato anche lente, fa parte dell'apparato diottrico dell'occhio è un organo a forma di lente biconvessa a contorno circolare, situato in profondità dietro l'iride e davanti al corpo vitreo. Si affaccia anteriormente nella camera anteriore mentre con la sua parte marginale si discosta gradatamente dall'iride e contribuisce a limitare la camera posteriore. Nel cane il cristallino trae sviluppo dall’ ectoderma e non attraverso il cervello, non è una parte della tunica vascolare dell’occhio. Il cristallino è ricoperto da una capsula composta da una cuticola dove le fibre zonulari sono ancorate. L’epitelio anteriore del cristallino resta una singola cellula stratificata durante l’ontogenesi, mentre le cellule dell’epitelio posteriore perdono i loro nuclei e divengono delle fibre cristalline. Queste possono raggiungere la lunghezza di un centimetro. Le fibre del cristallino hanno un corso circolare, provengono da 2 suture cristalline le quali assumono una forma di Y .La tunica interna del bulbo o retina consiste di 10 strati (secondo quanto riportato su alcuni testi di istologia) ed al nono strato partendo dall’interno, allo strato dei fotorecettori, troviamo i coni ed i bastoncelli. Secondo l’analogia precedente questo multistrato può corrispondere ad una pellicola fotografica.
La retina pars ottica si estende dal dal fundus oculare fino alla base dell’iris, là si fonde con con liberi recettori fortemente pigmentati pars caeca retinatae (19) alla ora serrata. La pars caeca retinae ricopre la superficie interna del corpo ciliare dell’iris. Il fotorecettore comprende il 95% di bastoncelli e solo il 5% di coni. La sensitività alla luce della retina (regolata nella camera fotografica da differenti pellicole foto sensibili = D.I.N.No) è regolata dal 10° strato istologico della retina, il pigmento epiteliale. Nel caso di intensa luce i processi cellulari del pigmento epiteliale penetrano la pars optica e regolarmente sviluppano i recettori. Con il buio il pigmento epiteliale si ritrae nell’area dei bastoncelli e dei coni. I fotorecettori sono assenti dal disco ottico (25). Il disco è il punto di passaggio del nervo ottico e i vasi sanguigni retinali (27) appaiono ai suoi contorni periferici. Questi sono visibili sotto esame oftalmologico. La macula, il sito di più esatta visione, è posta ad alcuni millimetri dorsolateralmente. Nel cane, comparato con i primati, è sottosviluppata e scarsamente distinguibile. Nell’uomo la macula l’analoga macula, macula lutae, assume un colore giallastro. Internamente all’occhio ed anteriormente al cristallino la camera anteriore e posteriore sono allocati prima e dopo l’iris rispettivamente. La camera vitrea (23) è situata posteriormente al cristallino. L’umore acqueo della camera anteriore e posteriore è chiara e priva di vasi sanguigni. Per essere riassorbito l’umore acqueo fluisce nella lacuna della trabecola del sistema spongioso, nello spazio del angolo iridocorneale e successivamente per le vene sinusali della sclera (canale di Schlemm) dove è ricevuto dalla vena ciliare. Disturbi al sistema di drenaggio possono causare un aumento della pressione oculare interna e quindi il sopravvenire di glaucomi.
Note
Pìa madre: la più interna e la più sottile delle tre membrane che formano le meningi; aderisce intimamente alla superficie dell’encefalo e del midollo spinale ed è molto vascolarizzata. È costituita da fibre reticolari collagene ed elastiche. Con l’aracnoide forma la leptomeninge
Aracnoide: una delle tre meningi, insieme alla dura madre e alla pia madre, tra le quali è interposta. Tunica sierosa vascolarizzata, sottilissima (da cui il nome che richiama la tela di ragno), è composta di due foglietti endoteliali, tra i quali si trova una cavità virtuale, detta spazio aracnoideo o subdurale.
Meninge: ciascuna delle tre membrane concentriche (dura madre, aracnoide e pia madre) che avvolgono l’encefalo e il midollo spinale.
Il cane: dicromatico deuterope
Nel cane La qualità ricettiva dei coni retinici raggiunge un’apice di sensibilità di 429 e 555 nanometri (nanometro o Angstrom -
1Å=10-10m - unità di misura della lunghezza d'onda del colore) oltre che essere dicromatica, mentre nel gatto, ad esempio, essi sono debolmente tricromatici, con valori massimi di 450, 500 e 555 nanometri, tanto da rendere la sua percezione visiva dell’ambiente caratterizzata da colori pastello sfumati.
L' ipotesi Helmholtz-Koenig (nota come "reduction hypothesis"), comprende tre tipi di dicromati:
1) i protanopi, privi dei coni L più sensibili alle radiazioni rosse;
2) i deuteranopi, privi dei coni M più sensibili alla radiazioni verdi;
3) i tritanopi, privi dei coni S più sensibili a quelle blu.
Il cane pertanto sarebbe un dicromate ibrido, non presenterebbe i coni retinici sensibili al verde ed al grigio.
Il verde è posto al disopra della soglia limite di 550 nM quindi fisiologicamente nel cane vi è un limite alla visione di determinate cromie.
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