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Conoscere il Pedigree
a cura di Fausto Mattioli - Club Cane Lupo
Cecoslovacco
L'allevatore conosce bene l'importanza del pedigree, una sorta di carta d'identità del cane rilasciata dall'Enci e che riporta tutti i dati del soggetto, compreso il suo albero genealogico fino alla quarta generazione. Tale certificato non è solo una garanzia da esibire ad un eventuale compratore, ma è anche, e soprattutto, un ausilio nel lavoro di selezione e di miglioramento del patrimonio genetico dell'allevamento e quindi, di riflesso, dell'intera razza.
Il pedigree attesta dunque la reale provenienza del soggetto e dei suoi antenati, cosa che, se per un appassionato può risultare semplicemente "interessante", per un addetto ai lavori è il punto di partenza per verificare le potenzialità riproduttive del soggetto, cioè le caratteristiche che il riproduttore può trasmettere alla propria discendenza. Per ottenere il pedigree per i cuccioli appena nati l'allevatore o il proprietario della fattrice deve effettuare presso la delegazione Enci della propria provincia, entro 25 giorni dalla nascita, la denuncia di monta e quindi di nascita. Sbrigata questa prima prassi burocratica, avrà poi tre mesi di tempo per tatuare i cuccioli (o registrarli tramite microchip) e trasmettere alla stessa delegazione Enci le descrizioni dei singoli cuccioli con nome, numero identificativo ed eventualmente nominativo del nuovo proprietario. Nell'arco di qualche mese, sarà poi l'Enci ad inviare all'allevatore o al nuovo proprietario il pedigree del cane. I pedigree italiani riportano tutti i dati del soggetto: la razza, il colore, la data di nascita, il numero di tatuaggio (o microchip), il nome dell'allevatore, la data dell'eventuale cessione con il nome del nuovo proprietario e quattro generazioni di antenati. Per tutti gli antenati è poi possibile verificare se il soggetto ha conseguito riconoscimenti italiani o internazionali di bellezza o di lavoro, o se ha addirittura ottenuto titoli europei o mondiali di bellezza. In basso a destra di ogni pedigree è riportata la legenda che permette di appurare i successi degli antenati. Nella maggior parte degli altri Stati sul pedigree vengono riportate solamente le ultime tre generazioni del soggetto e non le ultime quattro, come avviene invece in Italia; questo è il motivo per cui, molto spesso, sul pedigree di un soggetto figlio di un riproduttore estero si trovano delle lineette al posto dei nomi degli antenati.
Quando un cucciolo proviene dall'estero la prassi per il rilascio dei documenti è leggermente diversa rispetto a quella di un soggetto nato in Italia: il venditore può infatti cercare di rilasciare una sorta di pedigree provvisorio dove sono riportati tutti i dati del cane, a volte realmente incomprensibili; tale documento non ha alcun valore ufficiale. Il pedigree reale del cucciolo deve essere compilato nel Paese in cui il cucciolo è nato; solo successivamente sarà trasferito al nuovo proprietario. Il documento deve riportare sulla copertina esterna il logo della Federazione citologica internazionale (FCI), marchio che testimonia l'appartenenza alla FCI dell'organismo cinologico che ha emesso il pedigree. Una volta che il proprietario sia entrato in possesso del pedigree originale del proprio cane dovrà rivolgersi all'Enci per avviare le pratiche che gli permetteranno di registrare il soggetto al libro genealogico italiano, cosi che possa essere riconosciuto ufficialmente anche in Italia. Il pedigree certifica la reale appartenenza del soggetto a una determinata razza, ma non assicura che sia "un degno portavoce" e quindi un riproduttore in grado di fornire ai discendenti le caratteristiche migliori. Sarà l'occhio del giudice a dire fino a che punto il soggetto si avvicina allo "standard di razza".
Lo standard di razza è la descrizione del modello ideale della razza, e prende in considerazione l'aspetto generale del cane e le sue caratteristiche ripartite secondo le varie zone del corpo: forma della testa, del muso, della mascella, colore degli occhi, forma delle orecchie, allineamento dei denti, pelo, colore del mantello, appiombi, coda e dal loro carattere. E' in relazione a questa descrizione che i cani vengono giudicati nei concorsi di bellezza e nelle gare di lavoro. Il primo redatto in Inghilterra nel 1876 e poi utilizzato come modello per tutte le razze è stato quello del bulldog; da allora, tutti gli standard ufficiali della FCI non possono essere variati se non dal Paese d'origine della razza, che propone lo standard stesso. Nella descrizione dello standard le diverse regioni anatomiche devono avere dimensioni precise e punti di riferimento costanti e differenti per ogni razza: la lunghezza del cranio, ad esempio, si misura dall'occipite alla retta che passa dagli occhi, mentre la lunghezza del muso viene valutata e misurata dal salto naso-frontale (stop) al tartufo. Per quel che riguarda il soggetto nel suo insieme, diciamo che la lunghezza del cane si misura dalla punta dell'ischio alla punta della spalla, mentre l'altezza va calcolata misurando dal suolo al garrese. Un soggetto può dirsi "iscritto nel quadrato" quando l'altezza al garrese è uguale alla lunghezza tra sterno e osso sacrale, o "nel rettangolo" se invece tra le due misure indicate è maggiore quella del tronco. Lo standard tiene conto anche delle andature, descrivendo quella che il cane deve seguire al passo, al trotto o al galoppo e considerando difetto l'andatura ad ambio, cioè l'andatura a due tempi con movimento contemporaneo dei due piedi laterali e fase intermedia di sospensione.
Da notare che cani iscritti nel rettangolo sono buoni trottatori, mentre quelli iscritti nel quadrato sono galoppatori. Classici trottatori sono ad esempio il pastore tedesco, il bracco e lo spinone,mentre esempi di galoppatori sono il pointer e il levriero. La maggior parte degli standard descrive quindi anche il portamento del cane, la taglia e il peso e si conclude solitamente con un paragrafo relativo ai difetti e alle tare. Gli standard non sono mai molto precisi, spesso possiamo trovare frasi vaghe del tipo "piuttosto grande" o " il più corto possibile", lasciando il giudizio finale alla "fantasia" dell'allevatore e soprattutto alla professionalità e alla conoscenza della razza da parte del giudice che osserva il cane.
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