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I cani scopritori
a cura di Veronica Bianchi
II cane è stato il protagonista di numerosi avvenimenti scientifici. Grazie a lui sono riapparse specie animali che si ritenevano estinte, sono state scoperte grotte oggigiorno conosciute in tutto il mondo...
SPECIE ANIMALI RITENUTE ESTINTE
Nel febbraio del 1963 una terribile ondata di freddo si abbatté sulla Francia, ma la temperatura siberiana non impedì a un piccolo cane di correre, nella zona della Sologne, vicina alla regione della Loira, verso il letamaio in cui aveva l'abitudine di dare la caccia ai topi. Ma arrivato davanti al letamaio si arrestò e si rifiutò ostinatamente di fare un altro passo. "Che cosa gli prende?", si chiese il suo padrone. Capì quel che era accaduto quando venne a conoscenza delle varie testimonianze, delle impronte ritrovate, delle foto che testimoniavano che in quell'inverno del 1963-64 le lande della Sologne irrigidite dal freddo avevano ospitato dei lupi! E il piccolo cane aveva percepito l'odore del lupo che era andato a dar la caccia ai topi nel suo letamaio...Grazie al suo odorato e alla sua vivacità il cane è adattissimo a scoprire la presenza di altri animali, anche i più 'discreti'. Numerose scoperte zoologiche sono state d'altronde fatte proprio grazie ai cani.
Verso il 1970 sull'Isola della Riunione l'uccello morente che un cane riportava in bocca era una procellaria nera di Bourbon, un uccello marino ritenuto estinto da oltre un secolo.
In Nuova Zelanda il takahe, una sorta di grossa gallinella dalle piume blu, dal becco e dalle zampe rosse, gioca letteralmente a nascondino con gli zoologi da oltre un secolo. Considerato estinto, veniva periodicamente riscoperto. Nel 1849, nel 1879 e nel 1898 alcuni cani catturarono dei takahe che riportarono vivi ai padroni, i quali a loro volta spararono ai preziosi esemplari. Dobbiamo aggiungere comunque che questo animale è tuttora esistente e inserito fra le specie protette. Il mostro del Gévaudan, l'abominevole uomo delle nevi, il 'dinosauro' africano: questi tre grandi 'misteri' del mondo animale sono stati ricercati con l'aiuto dei cani. Se leggiamo l'Histoire de la Bete du Gévaudan dell'abate Pourcher ( 1889), che resta l'opera basilare su questo tema, si scoprono numerose allusioni al ruolo dei cani. Questi ultimi vennero utilizzati, come si può ben immaginare, nel corso delle numerose battute organizzate contro il mostro.
-Un cane sulla pista di un dinosauro-
Nel 1954 il quotidiano britannico Daily Mail inviò un'importante spedizione sull' Himalaya, sulle tracce dello yeti. Numerosi cani vi presero parte, al fianco degli alpinisti, degli scienziati e degli sherpa. Purtroppo questa spedizione non doveva trovare il celeberrimo uomo delle nevi.
Ancor più inattesa forse fu l'avventura vissuta da Laddie nel 1919. Laddie, che assomigliava a un Pastore Tedesco, era un barrage dog, specializzato nel portare messaggi. Si era fatto conoscere nel corso della prima guerra mondiale a fianco del nemico prima di cadere nelle mani degli Inglesi. Il 23 dicembre 1919 il suo padrone, il capitano Leicester B. Stevens, salì sul treno in partenza dalla Waterloo Station di Londra alla volta di Sou-thampton. Il capitano Stevens aveva intenzione di utilizzare Laddie per cercare... un dinosauro vivo! In effetti erano stati resi noti diversi rapporti su strani animali nelle grandi paludi dell'Africa, e la Smithsonian Institution americana aveva offerto un premio di 5 milioni di dollari a chi ne avesse riportato un esemplare. Si sa che Stevens e il suo coraggioso Laddie sbarcarono a Città del Capo, ma purtroppo le loro tracce si perdono subito dopo nelle paludi africane. Attualmente non appena una bestia misteriosa viene segnalata nelle regioni francesi la polizia utilizza i cani nel corso delle battute. Per dovere di cronaca ricordiamo il comportamento meno eroico dei cani che divorarono un mammut riesumato in Siberia o i calamari giganti arenatisi a Terranova.
-Robot scopre la grotta di Lascaux-
"Qual è l'essere vivente che ha calpestato per primo il punto esatto del polo Nord?". Paul-Émile Vic-tor ama porre questa domanda, la stessa che pone a proposito del polo Sud. La risposta in entrambi i casi è: "Un cane". I cani hanno partecipato anche alla scoperta di grotte e caverne.
12 settembre 1940. Ci troviamo nel Périgord, in piena guerra. Quattro ragazzi, Simon Coencas, Georges Agnel, Jacques Marsal e Marcel Ravidat, passeggiano in campagna con Robot, il cane di Marcel. All'improvviso l'animale scompare in un buco nascosto dagli arbusti e ingombro di detriti. I ragazzi lo chiamano. Robot non riappare: indubbiamente non riesce a risalire la china. Marcel allora entra a sua volta nello stretto cunicolo, di cui allarga l'apertura e scivola sull'argilla che presto non offre più presa... Ma Robot è lì, che fa festa al suo padrone, presto raggiunto dai suoi compagni. Ma adesso dove si trovano? Uno dei ragazzi accende un fiammifero. Alla luce tremola della fiamma si offre davanti agli occhi dei ragazzi uno spettacolo fantasmagorico: sulle pareti della grotta si susseguono delle 'macchie' scure. Sono rappresentazioni di animali. Grazie a Robot la grotta di Lascaux era stata scoperta. Sempre un cane, quello di un contadino questa volta, nel 1879 si era avventurato per la prima volta nelle grotte di Altamira, in Spagna, anch'esse celebri per le pitture preistoriche. Eppure i cani non sono affatto attirati dall'oscurità, dal freddo e dall'umidità che regnano nelle caverne. Ma basta che fiutino la pista di un animale ed ecco che vanno sotto terra. Anche la grotta di Quéroy (Ariège) fu scoperta da un cane nel 1892.
-Cani salvati, cani salvatori-
Nel corso delle loro esplorazioni sotterranee gli speleologi trovano a volte cani perduti, che una lunga permanenza lontano dalla luce ha reso pazzi. Agli inizi del nostro secolo Édouard Alfred Mar-tel, il vero fondatore della speleologia, dovette abbattere un cane che la clausura aveva reso particolarmente aggressivo. È anche capitato, però, che gli speleologi abbiano salvato cani che si erano smarriti, così come è accaduto che un cane abbia aiutato il proprio padrone perduto in un labirinto di gallerie mostrandogli la via d'uscita. Vicino a Napoli la grotta del Cane deve il proprio nome alla falda di gas carbonico che vi ristagna e rischia di asfissiare i cani e gli altri animali. In un certo periodo il guardiano della grotta obbligava il proprio cane a entrare nella falda di gas per divertire i turisti: l'animale cadeva privo di sensi. Il suo padrone lo riportava all'aria aperta-fino all'arrivo del gruppo successivo di visitatori. Gli episodi drammatici non mancano nella storia 'sotterranea' dei cani. La dolina di Marzal, vicino alle gole dell'Ardèche, deve il proprio nome a una guardia forestale che fu uccisa, nel 1810, da un abitante di quella regione. Questi gettò il corpo di Marzal, così come il suo cane, in un pozzo detto il buco della Bar-the. Questo pozzo divenne poi la dolina di Marzal. Una delle sue sale, dalle magnifiche concrezioni, è detta, in ricordo dell'animale coinvolto involontariamente nella sua scoperta, la sala del Cane.
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