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Allevare o non allevare: questo è il problema

a cura del Sig. Nicola Cacciola

Il titolo di questo articolo può far sorridere, ma valutando la situazione attuale della cinofilia in Italia non potrebbe essere più azzeccato... Molti giovani ogni anno si avvicinano alla cinofilia, presi dall'entusiasmo di operare accanto al cane, un tipo di entusiasmo, facilmente giustificabile dato che i cani sanno regalarci delle emozioni uniche.

Mettiamoci anche il fatto, che la smania di successo, presa per il verso giusto, non è che uno stimolo in più per portare avanti i propri progetti; e la cinofilia sembra offrire dei facili traguardi: sigle come Ch.It, ECC, i trofei, le trasferte in gara e tutto il resto, allettano non poco il neofita, che comincia a dirsi: "Perché no!". Purtroppo non è tutto oro ciò che luccica, e nello specifico, raramente il risultato corrisponde alle aspettative. Il più delle volte non si tratta di sfortuna o di chissà quale errore, ma esclusivamente di impreparazione. Bisogna comprendere prima di tutto, che la cultura cinofila non è (come ancora oggi sostengono in molti) la semplice tradizione di famiglia che si tramanda da padre in figlio e non è neanche "sensibilità verso gli animali"...per certi versi, è tutt'altro! Chiaramente è necessario, per chi si avvicina a questo settore, possedere una certa predisposizione al contatto con gli animali, ma non è una prerogativa. So bene, che questo a prima vista può sembrare alquanto cinico, ma vediamo di capire cosa ci aspetta, una volta deciso di iniziare ad allevare...


LA CINOFILIA: SCIENZA O ESPERIENZA?

Troppe volte mi capita di sentire, veterani della cinofilia affermare che un allevatore può aver successo, solo se sia stato affiancato da almeno un "grande" del settore, o almeno, abbia ereditato l'esperienza dei suoi avi. Un po' come succede ai neoavvocati: "solo i figli d'arte andranno avanti!". Questa rappresenta una delle tante superstizioni cinofile...(e vi assicuro che sono tante!).
E' vero comunque, che non guasta avere alle spalle un solido supporto su cui fare affidamento, durante il proprio percorso da neofita; purtroppo è altrettanto vero, che (come in tutti i campi) spesso il nome conta più del prodotto...ma da qui a dire che un buon allevamento si riconosca dal cognome del titolare ce ne vuole! Forse questo concetto poteva andar bene in passato, quando i mezzi di informazione non erano molti e logicamente, erano più avvantaggiati gli allevatori che potevano partire dal punto in cui, i loro predecessori avevano lasciato...

Effettivamente la cinofilia, solo negli ultimi decenni sta cambiando. Nella prima metà degli anni '90 questo tipo di interesse, perlopiù era ancora affidato a personaggi di vecchio stampo, i quali, imparavano dai loro sforzi e dai loro errori, molto probabilmente senza comprendere mai la causa. E' interessante notare, come spiccavano gli allevatori che si documentavano, sviluppando delle conoscenze tecniche. La cinotecnia infatti, non era considerata ancora come materia di studio vera e propria, ma come una forma di allevamento più amatoriale che redditizia. Quando alcuni allevatori, forse quelli maggiormente caparbi, cominciarono ad applicare i principi di genetica, lo studio tecnico delle linee di sangue e una più grande cura nella scelta degli esemplari da riproduzione, la cinofilia iniziò ad assumere un aspetto diverso. Non era più solo ed esclusivamente "esperienza", ma si preparava a diventare "scienza". Se questi personaggi, riuscirono a tramutare abbastanza rapidamente i punti di vista su questo settore, si presume abbiano riscontrato dei successi grazie ai loro sistemi di selezione. Cosa significa questo? In cinofilia, proprio come in tutte le scienze, sono coinvolte più materie l'una imprescindibile dall'altra. Ad esempio, avere delle buone basi in cinognostica (disciplina che si occupa dello studio morfologico e attitudinale del cane) e nessuna conoscenza genetica, ci servirà a poco: come faremmo in questo caso a capire se un buon cane tramanderà i propri pregi alla prole? Cominciare ad allevare senza una buona preparazione tecnica, non può che scoraggiare il novizio ad ogni suo tentativo di miglioramento qualitativo. E' praticamente impossibile, produrre ottimi cani senza possedere i mezzi adeguati per comprendere, e rendere efficace, ciò che si sta facendo. Dunque, il neocinofilo deve essere consapevole del fatto, che la sua decisione non comporta il solo contatto diretto con i cani, ma si rende necessario per lui, uno studio approfondito di tutte le branche della materia cinotecnica. Potremmo fare affidamento alla sola fortuna o a qualche consiglio casereccio che ci viene offerto di tanto in tanto da allevatori più esperti di noi...ma se credete che la cinofilia si possa ridurre a questo, non fa per voi.


ABBIAMO LE IDEE ABBASTANZA CHIARE?

Come affermato in precedenza, l'entusiasmo che coinvolge i più giovani, intenzionati a diventare dei buoni allevatori, è decisamente giustificabile. Ricordo la prima volta che visitai un allevamento. Ne rimasi affascinato. Avevo non più di dieci anni, ma sentii già scattare qualcosa in me alla vista di quel mondo completamente diverso dal normale: enormi prati inglesi, campi d'addestramento, cucciolate, un team affiatato che si occupava della gestione dei cani...tutto questo era meraviglioso! Piccola parentesi: nonostante sia stato il contatto fisico con i cani, che mi abbia spinto verso la cinofilia, ricordo che già allora mi incantavano i discorsi dell'allevatore; nel modo in cui parlava dei suoi cani, dei metodi d'allevamento, delle sue scelte ecc, io mi ci perdevo completamente e sentivo l'irresistibile voglia di approfondire ogni sua minima frase; probabilmente questo è quello che dovrebbe accadere ad ogni aspirante cinofilo.

Credo di essere stato più fortunato di altri data la mia giovane età. Ebbi tutto il tempo infatti, per comprendere, che ciò che avevo visto non era che un punto di arrivo, e non di partenza! Molti credono, che basti un po' di spazio, quattro o cinque box fatti bene e qualche cane per riempirli...e via con l'allevamento! Questo significa illudersi! L'allevamento non è fatto solo di spazi verdi e cani, ritengo non possa essere considerato nemmeno un semplice hobby: è una scelta di vita vera e propria.
Innanzitutto, dobbiamo essere preparati a stravolgere le nostre abitudini e quelle di chi vive insieme a noi. Non ho mai conosciuto un serio allevatore, che non si sia lamentato del poco tempo a sua disposizione. Sicuramente ognuno di questi, non rinuncerebbe mai a quello stile di vita, anche a costo di accollarsi tutti i limiti che esso comporta, ma sta di fatto, che dovremo rinunciare sicuramente a qualcosa.
Dedicarsi all'allevamento canino, è un lavoro a tempo pieno ogni giorno! Non esistono festività, ne tantomeno potremo permetterci il lusso di poltrire a letto la domenica...di positivo c'è che non avremo neanche il tempo di ammalarci!! Potremo dimenticare viaggi e vacanze, uscite improvvise e giornate trascorse comodamente in pigiama e pantofole! Il punto è, che non dovremo cercare di ritagliare del tempo per i cani, piuttosto dovremo preoccuparci di ritagliare del tempo per noi! Vi assicuro che non sto esagerando. Mia madre diceva che un cane è come un bambino...ma lui, rimarrà tale senza mai diventare indipendente. Non c'è cosa più vera. Avremo a che fare con dei bimbi, ognuno con la sua personalità: ci troveremo a lottare contro i capricci di uno e la vivacità distruttiva di un altro, per tutta la loro vita. Noi rappresenteremo i loro genitori in tutto e per tutto.
Dovremo preoccuparci del loro sostentamento, della loro salute, del loro bisogno d'affetto e soprattutto della loro incolumità. Non potremmo mai permetterci il lusso di prenderci una pausa...perché sarà proprio in quell'istante, che i nostri cani, correranno i maggiori rischi. Siamo pronti a tutto questo? Vi confido che io non lo ero del tutto! Ho dovuto rinunciare troppo presto ai piaceri della gioventù! Sono stato costretto ad allontanarmi dagli amici, dalle serate folli e da quella sensazione di libertà, che se non te la godi da giovane, non te la godi più!


ALLEVARE: UNA PASSIONE MOLTO IMPEGNATIVA

Dopo aver ben compreso che questo genere di interesse, può davvero stravolgere la nostra quotidianità e quella di chi ci sta intorno, passiamo a parlare degli impegni economici.
Personalmente, ho sempre catalogato le diverse tipologie allevatoriali, prima di tutto, in base al ciclo economico dell'allevamento. Questo non significa classificare l'allevatore in base al suo budget, ma rappresenta un sistema utile, per valutare gli sforzi economici che un'azienda cinotecnica può sopportare durante tutto l'arco produttivo e il suo reale valore. Possiamo distinguere dunque, tre diversi tipi di gestione allevatoriale, ognuno dei quali caratterizzato da obbiettivi diversi o apparentemente simili.

1° Tipo - Allevamento in relazione alla qualità di produzione

E' importante comprendere, che i riscontri economici non sono quasi mai direttamente proporzionali ai nostri impegni in allevamento. Si potrebbe pensare infatti, che sia quantomeno un nostro diritto godere di un certo ritorno economico, dopo essersi dedicati anima e corpo alla produzione di esemplari superiori...ma il più delle volte, la realtà non è questa. L'allevatore serio, quello cioè consapevole dei mezzi necessari per far bene, capirà ben presto che il suo ciclo economico sarà pressoché in perdita in maniera costante. Ciò non accade per una errata strategia d'impresa, piuttosto dipende dal fatto che il cane, non essendo una fonte di beni di consumo, è soggetto alle tendenze di un pubblico sempre più esigente e sfortunatamente, spesso troppo fazioso. Il neofita, può essere facilmente tratto in inganno dal prezzo dei cuccioli prodotti in allevamento o di tanto in tanto, dalle cifre impressionanti di un qualche stallone importato. Non occorre essere laureati in economia, per capire che questi, non sono altro che movimenti di mercato, ed è fondamentale tenere presente che ad ogni vendita corrisponde un acquisto. Con questo voglio dire, che se siamo davvero intenzionati a partire bene, dobbiamo essere pronti ad investire anche economicamente e il fatto che un domani potremo probabilmente godere di buoni riscontri monetari non deve essere in alcun modo l'input per iniziare ad allevare...lasciamo che questo sia un ipotetico bonus al quale avremo diritto se riusciremo a portare a termine i nostri obbiettivi - (l'allevatore serio, non è mai pienamente soddisfatto del suo operato...). Analizzando le spese di allevamento, includendo i possibili (e frequenti) imprevisti, e confrontandole con le entrate (se e quando si verificheranno), ci accorgeremo che è davvero difficile, se non impossibile, apprezzare una concreta risposta economica o addirittura "vivere di soli cani".
L'allevatore che rivolge i suoi sforzi, alla produzione di esemplari sempre migliori, avrà a che fare con importanti rischi aziendali anche in termini economici.

2° Tipo - Allevamento in relazione ad un budget prestabilito

Si tratta del tipo di allevamento più diffuso e tipico dell'allevatore medio: quello senza troppe pretese, se pur voglioso di lavorare correttamente. Diciamo pure, che l'intenzione di sfruttare esclusivamente un certo capitale, è quasi sicuramente un'impresa destinata a fallire. La causa della disfatta dipende maggiormente dagli imprevisti di produzione, difficilmente calcolabili o spesso completamente dimenticati. E' impensabile prefiggersi un limite finanziario quando si tratta di allevamento canino.
Nelle aziende zootecniche, destinate alla produzione di latte o carne, la maggior parte degli imprevisti di produzione si risolvono con l'abbattimento o la macellazione dei capi. Il cinofilo invece, sarà obbligato ad adottare misure diverse e a trovare delle soluzioni il più velocemente possibile: questo comporterà un ulteriore dispendio economico. (Inutile dire, che l'eutanasia forzata o altri mezzi altrettanto incivili come l'abbandono del cane, non fanno parte degli strumenti cinofili...ne umani!).

3° Tipo - Allevamento in relazione alla risposta economica

Questo è sicuramente il peggior sistema di allevamento. Coloro i quali puntano tutto sul riscontro economico, non solo recano un danno alla razza della quale (in teoria) si occupano, ma gravano anche sulle spalle degli allevatori qualificati. Come già spiegato, la cinofilia, quella vera, difficilmente può rappresentare una fonte di guadagno, ed è per questo che è sempre bene diffidare da chi si arricchisce attraverso il commercio di animali domestici. Per godere di buone entrate, bisogna innanzitutto limitare gli investimenti economici. Questo significherà introdurre in allevamento animali di scarsa qualità, adottare sistemi di produzione superficiali o scadenti ed evitare ogni forma di miglioramento genetico. La richiesta di cuccioli aumenterà indubbiamente, grazie a cucciolate più frequenti e prezzi conseguentemente più bassi; questo, a discapito dei cani, degli allevamenti seri e anche degli acquirenti inconsapevoli del grave errore che hanno commesso.

Va da sé, che il primo tipo di allevamento descritto, è quello per eccellenza. Ma vediamo quali sono le spese di allevamento e quali i possibili imprevisti. Esaminando le necessità di un solo cane, ci accorgeremo facilmente che le spese di mantenimento, spesso superano di molto le nostre aspettative...figuriamoci se avessimo a che fare con più di quattro o cinque cani! Iniziamo a parlare dell'alimento base: una spesa costante e non sempre soddisfacente. Quest'ultima affermazione, rappresenta ciò che affligge maggiormente l'allevatore. Supponiamo di possedere quattro cani, e di usare un mangime da somministrare mediamente, in una quantità non inferiore ai 500gr giornalieri. Una confezione di buon mangime da 20kg, difficilmente costa meno di 40-50 euro. Utilizzeremo dunque, 2kg di alimento per giorno, fino a raggiungere l'esaurimento scorta: 20 giorni. Arrotondando per difetto diciamo di aver speso 50-60 euro di alimento nell'arco di un mese. Questo però è un esempio che difficilmente corrisponde alla realtà dei fatti. Se non vi sembra eccessivo spendere una cinquantina di euro in alimenti (e non lo è!), facciamoci altri due conti. In allevamento è chiaro che non avremo soggetti tutti della stessa età e tutti nelle stesse condizioni.
Avremo cucciolate: ci servirà un buon mangime per cuccioli, cagne in lattazione: mangimi idonei alle fattrici, cani in fase di preparazione atletica: mangimi più nutrienti rispetto a quelli di mantenimento, cani convalescenti: mangimi appositi alla debilitazione. Insomma avremo a che fare con più esigenze, ognuna diversa dall'altra a seconda dei casi e non facilmente prevedibili.

Se non siamo dei veterinari, dobbiamo considerare necessariamente anche i controlli medici, che devono essere periodici e costanti per monitorare il meglio possibile, le condizioni dei nostri animali. Per le razze a pelo lungo, avremo bisogno di trattamenti particolari per preservare la qualità dei mantelli. Non da meno, sono le spese rivolte alle tasse di allevamento, ai brevetti di lavoro, alle gare di bellezza, alle monte, alle importazioni ecc. Sfortunatamente, ogni allevatore prima o poi si trova ad affrontare anche situazioni difficili. Alcune razze, sono particolarmente predisposte a contrarre malattie virali altamente contagiose. Prendiamo ad esempio il virus della Parvovirosi (gastroenterite). Senza le giuste precauzioni (direi anche con un po' di iella), i rischi che questa malattia si trasformi in una forma epidemica, coinvolgendo tutti gli animali presenti in allevamento, non è per niente remota come ipotesi! In questo caso, i nostri guai aumenteranno vertiginosamente e molto rapidamente, trovandoci ad affrontare spese davvero consistenti, oltre a rischiare di perdere i nostri cani. Gli imprevisti aziendali possono essere davvero tanti. Capita di frequente, montare all'estero e poi perdere l'intera cucciolata, acquistare nuovi soggetti senza che essi riscuotano alcun successo, allevare un esemplare fino ad una certa età e poi accorgersi di un difetto grave che comporterà lo scarto.
Questi sono investimenti andati male, e il neofita deve tenerne conto. Inoltre, se si sceglie una razza che sta vivendo un momento clou, o al contrario un momento di depressione, saremo soggetti a dei limiti di produzione data la scarsa domanda di mercato: un dramma per l'allevatore ben intenzionato. Non ho elencato tutte le spese e gli imprevisti che un allevatore può riscontrare durante l'arco produttivo, dato che l'articolo non intende parlare di questo (magari lo farò prossimamente), ma è bene ricordare che la propria disponibilità economica, non è certo un fattore trascurabile e si rende necessario valutare attentamente il quadro generale del progetto, prima di proseguire nell'intento.


POCO SPAZIO PER I SENTIMENTI

Riprendo da una mia precedente citazione: "La cinofilia non è neanche "sensibilità verso gli animali"...per certi versi, è tutt'altro!". E' una frase che suona male per uno che ama davvero i suoi animali, ma diciamo subito che, intraprendere questo tipo di attività, significa anche saper superare i momenti più duri. E' fondamentale amare e rispettare i propri cani, ma per un allevatore cinofilo è ancora più importante amare e rispettare il cane in senso più ampio. L'allevatore è colui che si prende la briga e la responsabilità di migliorare geneticamente una specie, una razza, una genealogia o anche un solo ceppo, ma per far questo, deve imparare a rinunciare al cane come un compagno per tutta la vita e lavorare proprio per lasciare ai proprietari dei suoi esemplari ceduti, questo bellissimo privilegio. Avendo a che fare con un gran numero di animali e con le situazioni più disparate, vivremo spesso momenti difficili. La morte dei cuccioli prematuri, gli "scarti" di selezione, la vendita di alcuni nostri esemplari, gli ultimi addii ai nostri fedeli amici, faranno parte della nostra vita in allevamento. Ricordo un'amica, che non riusciva a staccarsi dai suoi cuccioli e per qualche tempo riuscì ad allevare ben tre cucciolate fino a che la situazione divenne insostenibile e fu costretta a chiudere battenti. E' necessario rendersi pronti ad esperienze tristi e difficili...forse, questo è il prezzo più alto che un allevatore deve pagare.


UNA PASSIONE CHE PAGA

Vi ho scoraggiato abbastanza? Spero di no, perché la cinofilia Italiana ha un forte bisogno di gente nuova e ben intenzionata. L'importante, come per ogni cosa, è conoscere a fondo ciò di cui abbiamo bisogno e ciò che ci aspetta una volta intrapresa quella strada. Desidero dedicare questo paragrafo, alla gioia che ne trae un allevatore nel svolgere il suo lavoro. Molta gente crede che bisogna essere un po' toccati per scegliere questo tipo di attività (forse è così) e diventa complicatissimo per l'allevatore convinto, spiegare che il più delle volte non si tratta di una scelta vera e propria, ma di una vocazione! In effetti, mi chiedo spesso quale sia stato il vero input, che mi abbia coinvolto così tanto nell'ambiente cinofilo...probabilmente calza a pennello l'espressione: "ce l'avevo nel sangue!". Già, perché nonostante trascorra notti insonne per dedicarmi ai parti delle mie cagne, rinunci continuamente ad alcuni piaceri della vita e non ricordi l'ultima volta che sono riuscito a salvarmi da una zampata sui pantaloni, per me tutto questo non è un sacrificio...anzi! Io, come tantissimi altri appassionati, non rinuncerei mai a quello che faccio e se tornassi indietro intraprenderei ancora questo tipo di percorso. Le soddisfazioni che puoi ricevere dai tuoi cani, dalle tue scelte, dai tuoi studi e a volte anche dai tuoi stessi errori, sono inesauribili. La felicità che si prova nel vedere la nuova famiglia del cucciolo nato nel tuo allevamento, felice e soddisfatta, non si può spiegare a parole. Produrre esemplari sani, esenti da patologie ereditarie, conformi allo standard e perché no, vincenti, ti fa sentire utile e ti spinge a dare un maggior contributo nella selezione della tua razza. Le gratificazioni in allevamento, te le danno soprattutto i cani e la vita che conduci insieme a loro. Alzarsi la mattina presto e andare a provare un esercizio di obbedienza, fare un po' di nuoto, una gita in montagna o starsene distesi in spiaggia accanto alla neomamma, ed immaginare insieme a lei, come verranno su i suoi piccoli. Ecco...questo forse, è il compenso più grande che riceve un allevatore.


PRIMA DI PARTIRE, PENSIAMOCI ANCORA UN PO'

Se abbiamo ben compreso, quali siano gli impegni e le responsabilità che ci attendono una volta partiti, e se siamo del tutto convinti della nostra decisione, allora non rimane che...pensarci ancora un po'! La prudenza, quando si ha a che fare con la selezione degli animali, non è mai troppa. L'azienda zootecnica, che mira alla produzione di un'ottima qualità degli alimenti, deve essere capace e disposta a utilizzare le migliori fonti disponibili, anche a costo di qualche sacrificio in più. Allo stesso modo, l'allevatore cinofilo se desidera ottenere dei buoni risultati, deve saper sfruttare al meglio le sue risorse economiche e culturali e deve garantire alla cinofilia, in termini etici ma anche concreti, un contributo attento, scrupoloso ed efficace nella selezione della razza da lui allevata. Se riconosciamo il fatto di non avere a disposizione i mezzi necessari, per avviarci verso la selezione del cane, poco male! Esistono numerose attività che possiamo svolgere accanto ai nostri amici pelosi. Possiamo scegliere di essere proprietari affettuosi, o imparare a condurre i cani durante le prove di bellezza o di lavoro; potremmo dedicarci allo studio comportamentale del cane o anche iscriverci alla facoltà di veterinaria...! Insomma, se abbiamo davvero voglia di vivere con i cani, abbiamo a disposizione diverse opportunità per farlo e non saremo costretti a prenderci una responsabilità così grande, come quella della selezione genetica.

lo staff desidera ringraziare il Sig. Nicola Cacciola per la gentile concessione di questo articolo

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