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Dosaggio di FOS prebiotici
a cura di Claudio Corradini
Istituto di Cromatografia C.N.R. Area Ricerca Roma
Relazione tratta dal Convegno
"Il buono nei cibi", Morgan Ed. Tecniche, giugno 2001
( immagine: http://images.encarta.msn.com/ )
Il controllo di qualità del dato analitico nell'analisi
degli alimenti è di primaria importanza per valutare in modo rigoroso,
sia qualitativamente che quantitativamente, sostanze accreditate di
proprietà benefiche naturalmente presenti negli alimenti o aggiunte come
ingredienti specifici per alimenti funzionali o come componenti di
integratori alimentari. L'obiettivo della presente comunicazione è quello
di fornire indicazioni in relazione a metodi di analisi cromatografica ad
alta risoluzione particolarmente specifici e selettivi per la determinazione
e caratterizzazione di fruttooligosaccaridi (FOS) e fruttani.
Come ingredienti alimentari FOS e fruttani possono essere indicati come
"fibra alimentare". Con il termine generico di fibra alimentare o "fibra
dietetica" (FD) si definisce una frazione degli alimenti priva di interesse
nutrizionale, non classificabile dal punto di vista chimico in modo omogeneo.
Strutturalmente le FD sono composte da carboidrati, non a base di amido o carboidrati
ossidati componenti le pareti delle cellule, il parenchima o alcune secrezioni dei
tessuti vegetali e la lignina, che risultano resistenti alla digestione da
parte degli enzimi dell'intestino tenue dell'uomo.
Le fibre dietetiche possono essere suddivise in solubili ed insolubili. Le fibre solubili vengono fermentate estensivamente e sono
metabolizzate
per produrre idrogeno, metano, biossido di carbonio e acidi grassi a catena
corta (SCFA). Anche il grado di fermentazione dipende dalla struttura chimica
della fibra. Sono ben documentati due effetti diretti di questa fermentazione:
una diminuzione del pH intraluminale e una proliferazione delle cellule
epiteliali dell'intestino cieco e del colon. Viceversa, le FD insolubili - non
viscose- non fermentabili possono abbreviare il transito intestinale e aumentare la
massa fecale, ma non causare cambiamenti significativi nel metabolismo dei
carboidrati o dei lipidi, o modificare il pH intraluminale. Le fibre
insolubili che non vengono, o vengono solo marginalmente fermentate, esercitano
soprattutto un effetto di "accumulo" che riduce il tempo di transito e aumenta la massa
fecale. Le FD non vengono digerite ma possono influenzare la digestione, definita come idrolitica, e altri processi che hanno luogo
nell'intestino
tenue e che vengono seguiti dall'assorbimento dei prodotti di digestione
attraverso la mucosa dell'intestino tenue. L'effetto più importante è sull'idrolisi
dell'amido e sull'assorbimento dei carboidrati, che porta ad una risposta glicemica ridotta e appiattita, così come ad una ridotta
insulinemia. Parte delle funzioni sopra esposte possono essere assolte da fibre alimentari
solubili quali i fruttooligosaccaridi (FOS) o fruttani, presenti in un integratore alimentare od opportunamente aggiunti come
ingrediente di un
determinato alimento.
L'assunzione di fruttani (i quali non vengono idrolizzati nel tratto
digestivo, non sono assorbiti dalla mucosa intestinale e transitano intatti nel
colon), determina un incremento nella produzione dei bifidobatteri, di acidi
carbossilici, in particolare di acido lattico, con conseguente decremento
del valore di pH che rafforza l'effetto barriera della flora intestinale in
grado di inibire la crescita di batteri potenzialmente patogeni, quali
Clostridium ed Escherichia coli. Inoltre, una diminuzione del pH favorisce un miglior
assorbimento del calcio in quanto i suoi sali risultano maggiormente
solubili.
FOS ed inulina possono essere considerati alimenti prebiotici e
rappresentano una fonte preferenziale di carbonio per batteri utili, quali i
bifidobatteri e lattobacilli, ma non per batteri putrefattivi come colibacilli e clostridi. La regolare assunzione di fruttani nella dieta
aiuta a ristabilire
la normale flora intestinale dopo terapia antibiotica, ha effetto
nell'alleviare le costipazioni intestinali e sopprimere le fermentazioni
putrefattive.
.
Ingredienti alimentari (o integratori alimentari) con caratteristiche prebiotiche possono svolgere un'azione regolatrice sulla
microflora
intestinale più selettiva e con maggiori probabilità di successo di quelli
probiotici, considerato che questi ultimi per raggiungere il colon intatti e vitali
debbono attraversare gran parte del tratto digerente, superando varie barriere di
natura fisica e chimica. Inoltre i fruttani aggiunti come ingredienti negli
alimenti favoriscono la biosintesi di prodotti utili, quali vitamine del gruppo B e
acido folico, attivano il sistema immunitario, presentano una azione ipocolesterolemizzante e riducono la presenza di metaboliti
tossici. Non
ultimo i fruttani presentano un blando carattere edulcorante associato ad un
ridotto apporto calorico (2 kcal/g) e spiccata azione ipoglicemizzante, rendendo
questo tipo di ingrediente particolarmente indicato nella formulazione di
integratori o alimenti dietetici particolarmente idonei per soggetti affetti da diabete.
Nel riquadro sono riportati in sintesi gli effetti funzionali dei fruttooligosaccaridi ed
inulina.
I fruttani sono carboidrati costituiti da miscele di oligo- e
polisaccarididel fruttosio con struttura chimica GFn [G = glucosio, F = fruttosio ed n
= numero dei monomeri di fruttosio collegati tra loro mediante legami glicosidici
b(1Æ2)], con struttura simile a quella schematizzata in figura 1. Si definiscono più propriamente fruttooligosaccaridi
(FOS) i derivati del fruttosio con grado di polimerizzazione (DP) compreso tra 3 e 10, fruttani
quelli con valori di DP più elevati.
I fruttani sono carboidrati di riserva accumulati negli organi vegetativi
di varie specie di piante tra le quali il tupinambur, la cicoria, le
graminacee da granella e le foraggere dei climi temperati-freddi con fotosintesi a C3.
Questi carboidrati sono inoltre componenti naturali di molti alimenti, quali ad
esempio carciofi, porri, cipolle, aglio, banane, frumento, ecc. Discordi sono i dati relativi alla dose giornaliera raccomandata in
riferimento a FOS e fruttani. I dati reperibili in letteratura differiscono in
relazione alle polazioni ed alle abitudini alimentari. Un valore medio si attesta
nell'ordine dei 3-6 grammi/di e con la dieta corrente e comunque possono essere assunti anche valori superiori. Ad esempio, per
integratori
dietetici, reperibili in commercio, costituiti da bustine contenenti g 5 di
fruttani, la posologia consigliata è di 2-3 bustine al giorno (10-15 g/die).
I fruttani reperibili in commercio sono generalmente costituiti da inulina.
L'inulina è una miscela polidispersa di catene lineari di fruttani ed è ricavata industrialmente dalle radici di cicoria mediante
estrazione con
acquabollente, seguita da raffinazione ed essiccazione mediante tecnica
spry-dry. Il grado di polimerizzazione dell'inulina da cicoria varia da 3 a 60 unità
monomeriche. Sono inoltre disponibili fruttani da inulina dalla quale è stata
rimossa la frazione a più basso grado di polimerizzazione (degree of
polymerization, DP), avente un DP medio di circa 25. L'oligofruttosio (FOS)
è ottenuto mediante idrolisi parziale con l'enzima fruttossidasi (inulinasi)
ed è composto da catene lineari GFn con n compreso tra 2 e 8 (valore medio
4).
Inoltre, sono reperibili in commercio FOS ottenuti a partire dal
saccarosio per azione dell'enzima fruttofuranosidasi prodotto da Aspergillus
niger. I FOS così formati contengono, oltre al saccarosio, GF2 (1-kestosio), GF3
(nistosio) e GF4 (fruttosil-nistosio) in varie proporzioni.
L'impiego dei fruttani come integratori dietetici e ingredienti non
nutrizionali aggiunti in alimenti funzionalizzati risale al 1984, quando in Giappone
vennero inizialmente impiegati nella realizzazione di "alimenti funzionali", cioè
alimenti ai quali è riconosciuta un'azione benefica in virtù del loro contenuto in sostanze regolatrici di alcune funzioni vitali.
Attualmente i
fruttani sono impiegati come integratori alimentari prebiotici o quali ingredienti funzionali in alimenti fortificati, ad esempio in
integratori
alimentari od alimenti simbiotici (contemporanea presenza di pre- e
probiotici). Assumere probiotici contemporaneamente ai prebiotici in
prodotti dietetici specifici consente di fornire, oltre ai batteri indispensabili
per un corretto equilibrio della flora batterica, uno specifico substrato
nutritivo privilegiato dei batteri eubiotici, aumentando di fatto la loro
sopravvivenza.
FOS ed inulina spesso, nell'etichettatura dei prodotti alimentari che li contengono, sono
genericamente indicati come fibre alimentari. Da quanto sopra esposto è evidente l'importanza di disporre di metodi analitici
specifici in grado di caratterizzare questa classe di carboidrati di interesse
alimentare.
La cromatografia liquida ad alta risoluzione (HPLC) è uno dei metodi più
diffusi per la separazione, identificazione e dosaggio dei carboidrati
negli alimenti.
Per superare le difficoltà intrinseche di tale ampia classe di composti, sono
state proposte diverse tecniche HPLC, che implicano l'impiego di colonne cromatografiche in cui
l'eluizione selettiva degli analiti è in relazione a diversi meccanismi ritentivi. Numerose reviewe e testi scientifici
specifici sono stati pubblicati su tale vasto argomento.
Separazioni HPLC di carboidrati
Prima di illustrare nei dettagli i metodi cromatografici proposti per la caratterizzazione di fruttooligosaccaridi ed inulina di
maggiore impiego in
campo alimentare e della loro presenza in alcuni alimenti funzionali ed integratori alimentari, diamo una breve rassegna dei
metodi più diffusi
nel campo delle separazioni HPLC di carboidrati di interesse in campo
alimentare. Le metodiche HPLC di maggiore diffusione in questo campo sono quelle
realizzate utilizzando colonne impaccate con silice funzionalizzata con gruppi
amminici (cromatografia ad interazione idrofilica - hydrophilic interaction
chromatography - acronimo, HILIC), o scambiatori cationici in forma protonata o saturati con metalli.
Tra le colonne specificatamente proposte per analizzare carboidrati
mediante HILIC, quelle più in uso sono ottenute funzionalizzando silice
microparticellare, diametro 5 o 10 mm, con gruppi amminopropilici. Queste
fasi stazionarie sono ampiamente utilizzate per la separazione e il dosaggio di
carboidrati, sebbene la loro stabilità nel tempo possa essere compromessa
dalla formazione di glicosilammine a causa dell'interazione di zuccheri riducenti presenti negli analiti con i gruppi amminici
chimicamente legati
alla fase stazionaria. Questo tipo di inconveniente può essere ovviato funzionalizzando la silice con gruppi polari quali ciano, diolo
o ammidici,
ovvero avvalendosi di colonne cromatografiche di sola silice. La scelta della fase mobile è subordinata al tipo di fase stazionaria
impiegata, usualmente con colonne di amminopropil-silice si utilizzano
miscele di acqua-acetonitrile, in cui la percentuale di acqua in acetonitrile
varia dal 10 al 20%, nel caso si vogliono separare monosaccaridi o disaccaridi.
Percentuali di acqua superiori a tali valori sono necessarie per ottenere
l'eluizione di oligosaccaridi a più alto peso molecolare. Un incremento della
percentuale di acqua nella fase mobile determina una perdita di selettività
nei confronti dei monosaccaridi che risultano, a queste condizioni, meno ritenuti e, conseguentemente eluiti non risolti, con tempi
di ritenzione
prossimi a quello del volume morto.
L'utilizzo dell'acetonitrile come componente organico della fase mobile
incontra tutti i requisiti necessari all'eluizione selettiva dei carboidrati, in
relazione alla sua viscosità, ma soprattutto in termini di polarità e forza
eluotropa del solvente. Più raramente sono impiegati altri solventi quali
etile acetato o metanolo. Le separazioni di carboidrati mediante metodi cromatografici a scambio
ionico sono generalmente realizzate impiegando fasi stazionarie a base polimerica.
Usualmente sono impiegate resine a scambio cationico in forma protonata o saturate con uno ione metallico, in cui diversi sono i
meccanismi di
ritenzione che possono essere coinvolti nel processo separativo. Tra quelli di maggiore interesse ricordiamo lo scambio ionico,
l'esclusione
ionica e l'esclusione sterica, lo scambio di legante, oltre a possibili interazioni con il supporto cromatografico (ad esempio
interazioni di tipo
idrofobico).
La ritenzione selettiva di zuccheri ed alditoli può essere opportunamente
modulata saturando la colonna cromatografica con determinati ioni
metallici. La colonna cromatografica impaccata con la medesima fase stazionaria a scambio
cationico presenta una diversa ritenzione dei carboidrati eluiti, in
relazione al metallo utilizzato per saturare la resina polimerica funzionalizzata
con i gruppi solfonici. La formazione di legami cineticamente labili tra carboidrato e metallo è
correlata alla possibile coordinazione dei gruppi idrossilici di zuccheri
ed alditoli con determinati ioni metallici ed è stato osservato come la loro
stabilità dipenda dalla stereochimica del carboidrato. Le separazioni sono normalmente ottenute impiegando acqua come fase
mobile, termostatando
la colonna cromatografica a temperature decisamente superiori alla temperatura
ambiente. Ciò è reso necessario in quanto a temperatura ambiente si riscontra, per ogni carboidrato risolto,
l'eluizione di due picchi corrispondenti alle forme anomeriche a e b, che presentano una diversa
interazione con il metallo e conseguentemente un diverso tempo di
ritenzione. Un incremento della temperatura della colonna cromatografica provoca un
aumento della cinetica di interconversione delle due forme anomeriche, con
conseguente coeluizione, per ogni carboidrato risolto, delle due forme
anomeriche.
L'ordine di eluizione è comunque governato da due distinti effetti: - un effetto attribuibile allo scambio di legante, per mezzo del
quale è
possibile avere variazioni di selettività nei confronti dei carboidrati in
funzione del metallo legato alla fase stazionaria; - un effetto di esclusione sterica che determina la scarsa ritenzione dei
carboidrati a più alto peso molecolare e conseguente inefficacia di tali sistemi cromatografici nel separare gli oligosaccaridi.
Quest'ultimo effetto rende questo sistema cromatografico praticamente inutilizzabile per la caratterizzazione di
fruttooligosaccaridi e
fruttani. Infine, ricordiamo che un elemento determinante nella definizione
dell'efficacia dei metodi HPLC applicati alla soluzione di problemi separativi di
carboidrati è rappresentato dal mezzo di rivelazione degli analiti eluiti. I
carboidrati sono composti privi di gruppi cromofori o fluorofori. I metodi separativi
sopra esposti sono usualmente eseguiti utilizzando come rivelatore l'indice di
rifrazione. La rivelazione ad indice di rifrazione (IR) è in ordine di impiego
il terzo possibile metodo di rivelazione in HPLC, dopo l'assorbimento UV/visibile e la rivelazione a fluorescenza. La rivelazione IR è
impiegata in HPLC per tutte quelle sostanze che non presentano un sufficiente
assorbimento di onde elettromagnetiche nel campo UV-visibile ed è, a tutt'oggi,
quello più largamente in uso per la rivelazione dei carboidrati. La rivelazione IR,
pur avendo raggiunto con la più recente strumentazione una capacità di rivelazione inferiore ai 25 ng, presenta alcuni limiti,
quali la
scarsa selettività e l'impossibilità di poter impiegare programmi di
eluizioni in gradiente, che di fatto rende inutilizzabile anche la tecnica
cromatografica HPLC per la simultanea determinazione di campioni in cui sono presenti
mono-, oligo- e polisaccaridi.
HPAEC-PAD
I metodi di rivelazione ottica tradizionalmente impiegati in HPLC possono
essere utilmente sostituiti, in determinati e specifici sistemi cromatografici per
carboidrati, dalla rivelazione amperometrica pulsata (PAD).
Con questa tecnica di rivelazione i gruppi aldeidici ed alcolici dei
carboidrati sono rivelabili, con un alto grado di sensibilità, misurando la corrente
risultante dalla loro ossidazione su un elettrodo in oro al quale è applicato
un determinato potenziale. Il responso anodico dei carboidrati è
elettrocatalitico, con la diretta partecipazione della superficie dell'elettrodo nel meccanismo di ossidazione degli
analiti. Il potenziale applicato all'elettrodo è ripetutamente pulsato tra tre diversi valori,
al fine di evitare che i prodotti delle reazioni di ossidazione avvelenino la
superficie dell'elettrodo, con conseguente inibizione di ulteriori
ossidazioni.
In particolare, l'applicazione di un'opportuna combinazione dei potenziali
applicati all'elettrodo di misura consente di mantenere la superficie dell'elettrodo attiva e stabile, in grado di eseguire la
rivelazione
selettiva ed altamente sensibile di una vasta gamma di carboidrati. In figura 2 è
riportato uno schema relativo ai potenziali applicati all'elettrodo di
misura in oro. E1 è il potenziale, applicato per il tempo t1, in cui si ha
l'ossidazione degli analiti. Il potenziale dell'elettrodo è quindi variato al valore E2, con
E2 >>
E1, mantenuto a questo valore per il tempo t2 e successivamente portato al
valore E3, con E3 >> E2, per un tempo t3, al fine di rimuovere i prodotti
di ossidazione e successivamente ridurre la superficie dell'elettrodo ad oro
metallico, riportandolo cosi alle condizioni iniziali. L'integrazione della misura della corrente risultante dall'ossidazione dei
carboidrati sulla superficie dell'elettrodo avviene nell'intervallo di
tempo B-C. L'intervallo di tempo A-B permette il decadimento della corrente di
carica dell'elettrodo nel passaggio del potenziale dal valore E3 alle condizioni
iniziali E1. La frequenza delle variazioni di potenziale applicato all'elettrodo verrà cosi dedotta:
f = t1 + t2 + t3
I valori dei potenziali E1, E2, E3 applicati all'elettrodo di misura sono ottimizzati in funzione dei carboidrati che
debbono essere rivelati (13).
I carboidrati vengono rivelati in amperometria pulsata ad elevati valori
di pH. Tale condizione operativa, considerato che i valori di pka dei carboidrati
sono compresi nell'intervallo 12-14, consente di separare questi analiti come
anioni, impiegando specifiche colonne cromatografiche a scambio anionico forte ed
eluendo con una fase mobile fortemente basica. L'impiego di un sistema cromatografico a scambio anionico ad alto valore di
pH, in congiunzione con un rivelatore amperometrico pulsato, permette di separare in modo selettivo ed
altamente sensibile, miscele anche complesse di carboidrati sia di
interesse biologico, sia in matrici agro-alimentari.
Questa tecnica cromatografica consente una discriminazione più selettiva della
semplice selezione tra gruppi acidi e neutri, in quanto il processo
ritentivo è influenzato dal grado di acidità di ogni singolo gruppo ossidrilico
dei carboidrati. Ad esempio è possibile spiegare la separazione dei tre esosi
galattosio, mannosio e glucosio, nonostante l'identicità delle loro dimensioni
molecolari e numero dei gruppi ossidrilici, in funzione dei valori di pka
di questi monosaccaridi (12.39 galattosio, 12.35 glucosio e 12.08 mannosio) e
delle variazioni di acidità dei diversi gruppi ossidrilici in funzione della
posizione assiale od equatoriale che questi assumono nelle forme
piranosiche. Analogamente, la ridotta ritenzione degli alditoli in confronto ai
corrispondenti zuccheri riducenti può essere spiegata in base alla loro acidità. Considerato che il gruppo ossidrilico anomerico è
quello con
un più spiccato carattere acido in confronto agli altri gruppi ossidrilici
presenti, la sostituzione di questo con un gruppo -OH di una struttura a catena aperta
(quindi con una minore acidità), determinerà di conseguenza una minore interazione ritentiva con la fase stazionaria. Più
complessa è la
definizione degli equilibri che regolano in HPAEC il processo ritentivo dei
disaccaridi, trisaccaridi e più in generale degli oligosaccaridi e polisaccaridi. Per
serie omologhe di oligosaccaridi si osserva in generale un incremento della
ritenzione direttamente proporzionale alle dimensioni dell'oligosaccaride.
Le separazioni di carboidrati mediante sistemi cromatografici HPAEC, in congiunzione con la rivelazione in amperometria pulsata,
sono realizzate
impiegando colonne cromatografiche polimeriche, specifiche per questo tipo
di separazioni. Quattro sono le colonne in commercio prodotte dalla Dionex
Corporation (USA), espressamente dedicate alla separazione di carboidrati mediante
HPAEC-PAD. Le colonne denominate CarboPac PA1 e CarboPac PA100 sono colonne polimeriche di tipo pellicolare. La prima è
realizzata per
separare monosaccaridi ed oligosaccaridi lineari, mentre la colonna CarboPac PA 100
è specifica per la separazione di oligosaccaridi più complessi. La colonna
CarboPac MA1 è sostanzialmente diversa dalle precedenti. Quest'ultima colonna
è realizzata funzionalizzando un supporto polimerico poroso e presenta una
capacità di scambio (1.45 meq. per colonna) decisamente superiore a quella
delle colonne della serie CarboPac. Questa colonna è specifica per la separazione di alditoli. Infine, la colonna denominata CarboPac
P10
presenta caratteristiche simili alla CarboPac PA1 ed è commercializzata come
una colonna specifica per la separazione di mono e disaccaridi, i quali
possono essere selettivamente eluiti impiegando come fase mobile soluzioni
estremamente diluite di sodio idrossido, ovvero impiegando acqua come fase mobile,
previo opportuno condizionamento della colonna cromatografica con una soluzione
alcalina sufficientemente concentrata (ad esempio NaOH 300 mM). Quando si utilizzano fasi mobili alcaline a concentrazioni
diluite, si
verifica più facilmente la ritenzione in colonna di ioni carbonato, quali
possibil interferenti presenti nella fase mobile a causa dell'eventuale anidride
carbonica disciolta nell'eluente. Ciò rende necessario rigenerare la colonna
ad ogni corsa cromatografica, impiegando un eluente a maggiore forza
ionica in grado di rimuovere gli ioni carbonato. Questo inconveniente è ben noto a
quanti operano in cromatografia ionica. La preparazione manuale delle
soluzioni alcaline, nonostante tutte le precauzioni che si possono prendere, può
condurre ad una notevole instabilità dei tempi di ritenzione, a causa della
progressiva diminuzione della capacità di scambio della colonna. La presenza di
carbonati nella fase mobile può verificarsi per contaminazione diretta dai reagenti
impiegati (ad esempio sodio idrossido carbonatato), da un insufficiente degasaggio dell'acqua deionizzata impiegata nella
preparazione delle
soluzioni, o per assorbimento dell'anidride carbonica atmosferica. Recentemente è
stato proposto un apparecchio in grado di produrre on-line per via elettrolitica
gli eluenti utilizzati nelle separazioni IC; potassio idrossido nelle
separazioni di anioni, acido metansolfonico nelle separazioni di cationi (Dionex, EG40
eluent Generator System). Tale congegno, che può essere considerato l'equivalente per la cromatografia ionica dei sistemi
elettrolitici
generatori di idrogeno impiegati in gascromatografia, consente di produrre
direttamente soluzioni di potassio idrossido da impiegare come fase mobile, in un range
di concentrazione da 0 a 100 mM.
Separazione e caratterizzazione di FOS e inulina mediante HPAEC-PAD
Sono stati ottimizzati diversi metodi HPAEC-PAD, per soddisfare le
variegate esigenze separative in cui sono coinvolti FOS ed inulina. Diversi
programmi di eluizione a gradiente sono stati messi a punto avvalendosi sia della
colonna CarboPac PA100, espressamente disegnata per la separazione di oligo- e
polisaccaridi, sia della colonna CarboPac PA10, che presenta una maggiore selettività per mono- e disaccaridi. In figura 3 e 4
sono riportati i
profili cromatografici relativi a due prodotti commercializzati come
inulina, ottenuti impiegando la colonna CarboPac PA100 con un metodo di eluizione a gradiente
secondo le condizioni sperimentali. I singoli carboidrati costituenti inulina e FOS sono stati separati
utilizzando il programma di eluizione a gradiente lineare a steps. Le condizioni iniziali prevedono l'impiego di una fase mobile a
moderata forza
ionica (5 mM sodio acetato in 60 mM sodio idrossido, in modo isocratico
peri primi 5 minuti), al fine di consentire l'eluizione selettiva del glucosio,
fruttosio, saccarosio e della frazione oligosaccaridica a più basso peso molecolare. La separazione dei carboidrati a più alto grado di
polimerizzazione è realizzata per mezzo dei due successivi steps di eluizione
in gradiente, in cui è linearmente incrementato il pH e la concentrazione
degli ioni acetato, seguito da 10 minuti di eluizione isocratica alle condizioni finali. La colonna cromatografica è stata
successivamente
eluita per dieci minuti con sodio idrossido 300 mM e condizionata per quindici
minuti alle condizioni iniziali (step 1 del programma di gradiente), prima di
eseguire una successiva analisi. Valutando i due cromatogrammi è evidente la
diversa distribuzione dei fruttani che compongono le due miscele di
inulina. Nel campione riportato in figura 3 è presente la frazione monosaccaridica
(glucosio, fruttosio), il disaccaride saccarosio ed una preponderante
frazione oligosaccaridica, mentre, sia qualitativamente che quantitativamente, più
contenuta è la frazione polisaccaridica. Nel profilo cromatografico del campione riportato in figura 4 è
praticamente assente la frazione oligosaccaridica ed il campione di inulina è
essenzialmente composto da fruttani ad alto peso molecolare. Ancora più evidenti le differenze riscontrate in prodotti
commercializzati come FOS. Il cromatogramma riportato in figura 5 è relativo ad un prodotto
contenente, oltre a fruttosio, saccarosio ed 1-kestosio, una frazione di fruttooligosaccaridi a più alto peso molecolare. Tale tipo di
prodotto
è generalmente ottenuto dalla depolimerizzazione enzimatica di inulina da
cicoria.
La rispondenza ad una serie omologa lineare dei vari picchi eluiti, può essere
eseguita correlando il logaritmo del tempo di ritenzione al grado di polimerizzazione del
fruttooligosaccaride, modificando i metodi di eluizione suggeriti da Koizumi et al. per i gluco-oligosaccaridi. In figura 6
è riportato il cromatogramma di FOS ottenuti mediante una reazione di transfruttosilazione tramite l'enzima b-fruttoossidasi
dell'Aspergillus niger su saccarosio.
I prodotti della reazione enzimatica sono una miscela di carboidrati che
hanno formula generale GFn con n variabile da 1 a 5. A differenza dei derivati
dei FOS dall'inulina, non sono presenti solo carboidrati con il legame caratteristico b (1-2), ma è possibile avere piccole quantità
di
strutture ramificate. I costituenti principali sono il trisaccaride 1-kestosio, il
tetrasaccaride nistosio ed il pentasaccaride fruttosil-nistosio.
La separazione della frazione fruttooligosaccaridica è stata ottenuta avvalendosi di una colonna Dionex CarboPac
PA10, che presenta una elevata selettività per carboidrati a basso peso molecolare.
Modulando opportunamente la forza ionica della fase mobile, è possibile separare, oltre ai fruttooligosaccaridi da DP 3 a DP 5,
anche carboidrati
minori, quali tri- e tetra- e pentasaccaridi del fruttosio. I diversi profili cromatografici ottenuti mediante HPAEC-PAD dei
campioni
esaminati evidenziano come, con la generica indicazione di FOS, siano reperibili in commercio prodotti molto dissimili tra loro.
Un ulteriore esempio dell'applicazione dei metodi cromatografici proposti
per l'analisi delle diverse tipologie di FOS e fruttani (inulina) addizionati
agli alimenti è quello relativo alla determinazione dei FOS contenuti in un
latte commerciale arricchito con vitamine, fibre e fermenti probiotici (alimento
funzionale simbiotico).
L'etichettatura di tale prodotto riporta unicamente l'indicazione "fibre solubili" e "frutto-oligosaccaridi", senza naturalmente
entrare nello
specifico, considerato che la normativa vigente, in relazione
all'etichettatura dei prodotti alimentari prescrive, riguardo fruttooligosaccaridi ed
inulina, possano essere genericamente indicati come "fibra alimentare" o "fibra
solubile". I campioni di latte (500 mL), preventivamente diluiti 1:2 con
acqua per HPLC, sono stati trasferiti in unità filtranti da centrifuga per
ultrafiltrazione, taglio molecolare da 30.000 e centrifugati per 15 minuti
a 5.000 giri/minuto. I campioni (20 mL) sono stati quindi direttamente
analizzati impiegando i metodi cromatografici espressamente ottimizzati per la
caratterizzazione dei vari fruttani studiati. Come riportato in figura 7,
il tipo di latte simbiotico analizzato contiene come fibra alimentare FOS del
tipo Actilight® (prodotto da Eridania Bèhin-say). La verifica è stata
eseguita comparando i profili cromatografici del prodotto in esame con quelli
ottenuti analizzando una soluzione acquosa di Actilight e con una miscela di
glucosio, fruttosio, saccarosio, lattosio ed 1-kestosio preparata in laboratorio. Gli analiti sono stati separati mediante un
programma di
eluizione a gradiente, in cui la fase mobile è costituita da sodio acetato in sodio
idrossido, avvalendosi della colonna cromatografica CarboPac PA10.
Il cromatogramma riportato in figura 8-A è relativo ad un campione di latte
funzionalizzato con inulina. In questo caso è evidente come l'ingrediente
inulina (fig. 8-B), impiegato per conferire al latte caratteristiche
dietetiche prebiotiche, presenta dimensioni molecolari ben diverse da quelle del
prod tto dell'esempio precedente. La caratterizzazione di tali prodotti (latte
dietetico e relativa inulina) è stata in questo caso realizzata avvalendosi di una
colonna CarboPac PA100 impiegando un programma di eluizione a gradiente.
Nell'ambito di un programma di ricerca, in parte condotto in
collaborazione con partner privato, finalizzato alla separazione e caratterizzazione di alcune
sostanze naturali di interesse nel campo dei nutraceutici e degli alimenti
funzionali, abbiamo messo a punto dei metodi cromatografici innovativi per
la separazione e caratterizzazione di flavonoidi ed antociani. In particolare,
nella caratterizzazione di nuovi integratori alimentari contenenti nel loro
formulato flavonoidi da agrumi con spiccate attività antiossidanti, (quali
naringina, esperidina ed esperetina) e fruttani (Flavofruct®, Lemuria). Il
cromatogramma riportato in figura 9 è relativo alla frazione dei fruttooligosaccaridi e fruttani aggiunti nella preparazione degli
estratti
secchi vegetali omogenei, ottenuti mediante tecnica spray-dry. La caratterizzazione del prodotto è stata eseguita mediante
determinazione
quantitativa dei flavonoidi tramite metodica HPLC a fase inversa
espressamente ottimizzata, che prevede l'impiego di una colonna narrow-bore C18 e
rivelatore spettrofotometrico a fotodiodi. Il contenuto quantitativo in fruttani è
stato determinato mediante la realizzazione di rette di taratura, eseguite
correlando le aree dei picchi eluiti, il cui tempo di ritenzione è compreso tra 9 e
60 minuti, con soluzioni di fruttani a concentrazione nota.
Conclusioni
I dati riportati nella presente comunicazione evidenziano la notevole versatilità della cromatografia ad alta risoluzione a scambio
anionico
forte, in congiunzione con la rivelazione in amperometria pulsata (HPAEC-PAD), nel
separare una vasta gamma di fruttooligosaccaridi e fruttani, carboidrati di
particolare interesse nell'ambito degli alimenti funzionali. Le colonne polimeriche reperibili in commercio sono altamente specifiche
e consentono
di separare mono- oligo- e polisaccaridi. La possibilità di realizzare
opportuni gradienti di eluizione, variando la composizione e la forza eluotropa della
fase mobile, consente di modulare la selettività delle colonne cromatografiche
secondo le diverse esigenze separative.
Infine, ma non certo ultimo, il vantaggio di disporre di un rivelatore
quale l'amperometrico pulsato, specifico ed altamente sensibile per questa
classe di composti, rende la tecnica HPAEC-PAD di particolare efficacia nella
determinazione e caratterizzazione di questa variegata classe di
carboidrati.
EFFETTI NUTRIZIONALI DEI FOS ED INULINA
- Aumentano il peso e il volume fecale
- Aumentano la frequenza nelle evacuazioni
- Aumentano il peso del muco del colon
- Aumentano l'assorbimento minerale
- Aumentano la microflora fecale (stimolazione dei Bifidus)
- Aumentano il rapporto HLD/LDL
- Diminuiscono gli effetti costipativi
- Diminuiscono il pH fecale e quindi dei metaboliti tossici e carcinogenici
- Diminuiscono i lipidi nel siero
- Diminuiscono il colesterolo del sangue
- Diminuiscono la pressione sanguigna
- Diminuiscono la risposta glicemica
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Fonte: dal web http://www.lab2000.com
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