|
Il diabete mellito
nel cane
Il diabete mellito è una patologia causata da un deficit dell’ormone insulina che viene prodotto dalla parte endocrina del pancreas.
Questo deficit si manifesta in una diminuzione dell’utilizzazione del glucosio ed in un’alterazione del metabolismo dei grassi e delle proteine da parte dei tessuti particolarmente in quelli muscolare, adiposo ed epatico.
Viene comunemente identificato dai seguenti 4 sintomi:
Le alterazioni metaboliche, in carenza di Insulina, riguardano non solo il metabolismo degli zuccheri ma anche quello dei grassi e delle proteine.
Infatti se le cellule non riescono a sfruttare sufficientemente il glucosio quale fonte energetica, ripiegano sullo sfruttamento dei grassi di deposito (i grassi vanno immaginati come una quota energetica accantonata dall’organismo per i momenti di bisogno).
Lo sfruttamento dei grassi di deposito, in carenza di glucosio, non è efficiente al massimo, cioè non vengono bruciati del tutto ma sottoposti ad una combustione parziale, come se in un motore diesel il gasolio venisse bruciato solo in parte e si formassero così dei fumi con una significativa diminuzione del rendimento.
Ragionando sempre in termini automobilistici, il glucosio va immaginato, nei processi metabolici dell’organismo, come la scintilla scoccata dalle candele , i grassi sono ovviamente il carburante ed i fumi sono, invece, i corpi chetonici, sottoprodotti della incompleta combustione dei grassi.
L’incidenza del diabete sia nel cane che nel gatto è circa di un caso ogni 400-500 animali;: sono maggiormente colpiti gli individui di età compresa fra 4 e 14 anni ed in particolare quelli d’età compresa fra il 7°ed il 9° anno.
Per quanto riguarda il sesso, risultano maggiormente colpite le femmine nella specie canina ed i maschi nella specie felina. .Fra le razze quelle maggiormente predisposte sono: Pinscher, Puli, Cairn terrier, Barboncino, Bassotto, Beagle, Schnautzer nano, Dachshund, Keeshund e Golden retriever.
I Fattori della patologia
1. Patologie pancreatiche: Possono essere sia patologie che colpiscono direttamente la parte endocrina dell’organo (quella cioè deputata alla produzione ormonale compresa quella dell’insulina), sia patologie che, colpendo inizialmente la parte esocrina del pancreas, interessano secondariamente la parte endocrina. Il pancreas è una ghiandola a secrezione mista. La maggior parte di questa ghiandola è deputata alla produzione di diversi enzimi e succhi digestivi che si riversano nell’intestino tenue attraverso un sistema di dotti (parte esocrina), mentre una piccola parte dell’organo è deputata alla produzione di ormoni che vengono riversati direttamente nel circolo sanguigno (parte endocrina) e suo tramite raggiungono le cellule bersaglio situate anche a grande distanza.
2. Malattie virali: Sembra appurato che almeno il Parvovirus canino sia capace di promuovere la comparsa del diabete in individui geneticamente predisposti (anche il Coronavirus sembra poter determinare patologie pancreatiche).
3. Fenomeni auto-immuni: Si tratta di patologie scatenate dal sistema immunitario dell’animale che riconosce erroneamente i propri tessuti come se fossero estranei e li combatte producendo anticorpi contro di essi.
4. Cause ormonali: Fra gli ormoni che promuovono il diabete possiamo ricordare:
Il Progesterone, ormone sessuale importante nella gravidanza ma che può anche entrare nella composizione di diversi preparati farmacologici; induce la produzione di un altro ormone, l’ormone della crescita, il quale neutralizza l’insulina. Un aumento della produzione di ormone della crescita si verifica nelle patologie, anche di tipo neoplastico, a carico della ghiandola Ipofisaria, sede principale della produzione di tale ormone.
Corticosteroidi: La loro produzione, aumenta in molte occasioni fra cui ricordiamo il morbo di Cushing (patologia a carico delle ghiandole surrenali); ciò provoca un eccessivo stimolo alla produzione di insulina che, a lungo andare ne determina l’esaurimento. Effetto analogo si può avere anche dopo trattamenti prolungati con cortisonici.
5. Farmaci: Oltre ai cortisonici ( corticosteroidi di sintesi) possiamo ricordare i seguenti:
6. L'obesità: nell’animale obeso le cellule risultano meno sensibili all’azione dell’insulina. Di conseguenza per ottenere un effetto ne viene prodotta di più e ciò può portare ad esaurimento delle capacità produttive dell’ormone.
Le complicazioni nel tempo
Nel diabete cronico, nonostante sia stata iniziata precocemente una adeguata terapia, possono subentrare, col tempo, delle complicazioni.
Le più frequenti sono:
1. Cataratta ed alterazioni retiniche: sono patologie che si osservano principalmente nel cane. Nonostante il trattamento, infatti, non si riesce a controllare in maniera perfetta la glicemia che spesso presenta delle variazioni anche consistenti con punte rilevanti di iperglicemia.
In questi episodi il glucosio in eccesso una volta che sia penetrato nell’umor acqueo (il liquido presente fra le diverse strutture del globo oculare) viene convertito in una sostanza, il sorbitolo, che a differenza del glucosio rimane imprigionata.
La presenza del sorbitolo determina un richiamo di molecole di acqua ed un aumento della pressione interna del globo provocando lesioni alle strutture del cristallino (il cristallino è la lente che convoglia i raggi luminosi sulla retina). Ne deriva ,quindi, la caratteristica opacità (cataratta), che spesso costituisce il motivo per il quale l’animale viene portato ad un controllo veterinario.
La maturazione della cataratta è veloce sicché è importante una pronta terapia al fine di limitare la progressione della patologia; in caso contrario si avrebbe una perdita difficilmente reversibile della capacità visiva.
Oltre alle lesioni a carico del cristallino si possono instaurare, con minore frequenza, anche lesioni a carico della retina (il tessuto sensibile alle radiazioni luminose che traduce gli stimoli visivi in impulsi da inviare al sistema nervoso centrale): Tali patologie aggravano notevolmente la prognosi per la riacquisizione della funzione visiva.
2. Pancreatiti: Se è vero che i processi infiammatori a carico della parte esocrina del pancreas possono determinare una alterazione diabetogena, provocando danni alla parte deputata alla produzione ormonale, è pure possibile, nei soggetti diabetici, il fenomeno inverso. Il diabete può, infatti, generare delle alterazioni metaboliche che possono determinare episodi di pancreatite (infiammazione del pancreas) che danno sintomi spesso anche gravi, come: dolore addominale acuto ed importante, vomito, mancanza assoluta di appetito.
3. Steatosi epatica (accumulo patologico di grassi nel fegato): abbiamo già visto come nel diabete, in carenza di glucosio intracellulare, l’organismo utilizzi i grassi di deposito aumentandone la mobilizzazione. I grassi che il fegato dovrebbe trattare rendendoli più facilmente utilizzabili, nel diabete si accumulano a livello epatico. L’aumento nelle dimensioni del fegato è, infatti, un riscontro comune in corso di diabete.
4. Chetoacidosi: Tale fenomeno, sulla cui genesi si è accennato in precedenza, è da considerarsi una complicanza grave che va scongiurata attraverso un continuo monitoraggio del tasso ematico ed urinario dei corpi chetonici (acetone, acido acetacetico, acido b -idrossibutirrico) che rivelano l’efficacia della terapia insulinica.
5. Infezioni batteriche: Il soggetto diabetico è più sensibile alle infezioni specialmente a carico dell’apparato urinario, respiratorio e tegumentario. A loro volta i batteri possono favorire la comparsa della chetoacidosi
6. Neuropatie (sofferene neurologiche): Le alterazioni a carico del sistema nervoso si manifestano con diversi sintomi quali debolezza, bassa reattività agli arti, difetti di andatura, involuzione muscolare. Risulta anche ridotta la capacità del sistema nervoso di trasmettere gli stimoli probabilmente a causa di un accumulo di sorbitolo nelle cellule costituenti la guaina "isolante" che avvolge i nervi.
7. Nefropatie (sofferenze renali)
8. Turbe all’apparato gastroenterico: Le disfunzioni neurologiche viste in precedenza sono responsabili, almeno in parte delle turbe gastroenteriche. Lo svuotamento dello stomaco e la progressione degli alimenti nell’intestino risultano rallentate: ciò favorisce un abnorme sviluppo della flora batterica residente e, con sintomi che includono dolore addominale, inappetenza, vomito, gonfiore addominale, alitosi, e diarrea acquosa scura più o meno grassa.
Il controllo del diabete mellito
Il controllo del diabete mellito si avvale sia dell’impiego di farmaci che di un rigoroso controllo della dieta, dell’esercizio fisico, dello stile di vita e, dell’ovarioisterectomia delle femmine intere.
1. Terapia insulinica sostitutiva: Lo schema terapeutico più efficace per il controllo del diabete consiste nella somministrazione di insulina esogena, con diverse modalità, allo scopo di compensare lo stato di carenza dell’ormone naturale. Tuttavia è necessario sottolineare come la sommistrazione di insulina di sintesi ad orari prefissati non possa riprodurre esattamente le variazioni fisiologiche del tasso di tale insulina endogena che si verificano durante la giornata e che dipendono da una molteplicità di fattori. La terapia ha, pertanto, lo scopo.di normalizzare approssimativamente la glicemia, di controllare i sintomi, di limitare la progressione della malattia e le sue complicanze a lungo termine.
Le preparazioni di insulina attualmente disponibili sono essenzialmente di 3 tipi:
Le modalità di somministrazione dipendono dal tipo del preparato scelto e dalla risposta dell’animale al trattamento.
2. Farmaci ipoglicemizzanti per uso orale: trovano un limitato impiego in medicina veterinaria nei casi di diabete non insulino-dipendente.
3. Misure dietetiche: E’ assolutamente importante mantenere un regime alimentare costante per qualità e quantità. Negli animali cui è stato diagnosticato il diabete. Spesso risulta difficile preparare una razione giornaliera costante per composizione perciò il ricorso ad un mangime preconfezionato di ottima qualità appare più che giustificato. La quantità iniziale dovrà tenere conto delle condizioni dell’animale: i soggetti cachettici (stato di profondo deperimento organico) dovranno riuscire a guadagnare gradatamente il peso-forma mentre quelli obesi dovranno perdere l’eccesso per migliorare la risposta tissutale all’insulina il cui dosaggio andrà adattato quindi alle variazioni del peso corporeo.
Quanto alla composizione, andranno evitati i cibi eccessivamente morbidi (favoriscono il balzo post-prandiale, cioè l’aumento della glicemia a seguito dell’ingestione del cibo); la quota calorica di mantenimento nell’animale dovrà essere mantenuta costante; la quota in zuccheri solubili dovrà essere bassa , e si dovrà assicurare un buon apporto di fibra che consente una più graduale liberazione degli zuccheri costitutivi. La razione giornaliera andrà infine frazionata almeno in due pasti, uno ogni 12 ore, in concomitanza alla somministrazione dell’insulina o del farmaco ipoglicemizzante per uso orale ( le modalittà di somministrazione dei pasti saranno diverse a seconda del tipo di insulina utilizzato).
4. Esercizio fisico: Visto che questo influisce notevolmente sulle richieste di insulina, si dovrà tentare di mantenerlo costante.
5. Ovarioisterectomia: L’asportazione chirurgica delle ovaie nelle femmine con diabete mellito è imperativo per eliminare una fonte di progesterone endogeno. L’intervento andrà fatto non appena le condizioni organiche del paziente lo permettano. Il motivo che sta alla base di questa scelta è la liberazione di ormoni che antagonizzano l’insulina e rendono il controllo della glicemia molto difficoltoso, durante il proestro (la fase del ciclo sessuale che precede il "calore") e l’estro (calore), questi ormoni sono rispettivamente estrogeni e progesterone. Anche la gravidanza risulta molto rischiosa., sia per motivi ormonali che per lo stress e l’aumento delle richieste energetiche, e spesso sfocia in grave stato
chetoacidosico.
www.swissact.com
|