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Addio a Mario Messi, padre del Lupo Italiano

Mario Messi, una vita a creare la nuova razza...

Mario Messi

articolo a cura di Antonella Mariotti

«Mi sono ridotto in miseria per creare un animale che non esisteva». Mario Messi raccontava così la sua avventura con il Lupo italiano in un intervista del 2002. E' morto nella sua casa di Torino: aveva 88 anni, e da quattro era ammalato, dal giorno della scomparsa della moglie Luciana Ferrero. «Da quando si è chiuso il carro funebre mio padre non ha più parlato. Quel giorno è iniziato il suo calvario».
E' Maurizio Messi figlio di Mario che racconta gli ultimi giorni del padre, con lui le due sorelle Daniela e Gabriella: «Due settimane fa è peggiorato, ha smesso di mangiare e di bere».

Mario Messi ha «creato» il Lupo italiano da una cucciola che già era un incrocio, tra un lupo selvatico e un pastore tedesco. La cucciola era stata recuperata nell'Appennino abruzzese e con quel cane Messi ha fatto i primi incroci. «Il suo obiettivo era di creare una razza che fosse destinata alla pubblica utilità - racconta il figlio - non ha mai voluto commercializzare i cani. E ha speso la sua e in parte la nostra fortuna per questo suo sogno».
Lo stesso Mario Messi qualche anno fa ammise: «Ho speso tutto per i lupi, per mantenerli. Solo per acquistare il terreno di Cumiana (dove c'era l'allevamento, ndr) ho speso un miliardo». Nel corso della sua vita ha venduto case, appartamenti, attività commerciali.

Un'avventura quella del Lupo italiano che ha preso il via negli Anni Sessanta e per più di quarant'anni ha «travolto» la vita della famiglia Messi. Come ricorda il figlio: «Lui a volte si paragonava a Konrad Lorenz aveva raggiunto qualcosa che per lui era importantissimo».

Il Lupo italiano ha il 37-38% di Dna di lupo selvatico. I primi ad addestrare i lupi italiani furono le guardie del Corpo Forestale dello Stato che lo elessero cane «ufficiale», del gruppo cinofilo del corpo. Questi animali poi sono sempre stati solo affidati, mai commercializzati, l'Ente tutela lupo italiano ha proprio nel suo statuto questo divieto «per questo l'Ente nazionale della cinofilia non l'ha mai riconosciuto.

Non si può vendere» diceva Mario Messi. Ora il figlio Maurizio è in lotta, per via legale, a difendere la creazione di suo padre. «Ci sono persone che vorrebbero lucrare su questa razza e stanno allevando cuccioli fuori dalle regole dell'Etli. L'ente è stato scippato a lui quando era ancora in vita, noi abbiamo fatto ricorso e proseguiremo in questa battaglia, non ci arrendiamo. Il Lupo italiano è stata la vita di mio padre, e in parte anche la nostra».

a cura di Antonella Mariotti

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