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Una storia popolare
Tra la fine del 1700 e l'inizio del 1800, nelle Calabrie imperversava, seminando il terrore, il capo brigante
Francesco Moscato di Vibo Valentia, detto "U Vizzarru", "il Bizzarro".
Uomo violento e sanguinario, aveva addestrato i suoi mastini a dare la caccia agli uomini; si dice che dava in pasto ai
suoi cani gli ufficiali francesi, dopo averli barbaramente trucidati.
Braccati dai Piemontesi, Bizzarro, il suo mastino e la sua amante - Niccolina Licciardi - si erano rifugiati in una
grotta del bosco di Rosarno. La donna aveva da pochi giorni dato alla luce un bimbo il cui pianto rischiava di rivelare
la loro presenza agli inseguitori. Una notte Bizzarro, temendo che il pianto del bimbo venisse sentito dai
Piemontesi, lo prese per i piedi e lo sfracellò contro il muro della grotta. Niccolina tacque e non versò neanche
una lacrima. Scavò una buca, vi seppellì il figlio e attese l'occasione propizia per vendicarsi. L'occasione
le si presentò mentre Bizzarro dormiva profondamente: Niccolina imbracciò il suo fucile, gli sparò, gli recise
la testa, la avvolse in un panno e la consegnò al governatore di Catanzaro intascando la taglia, non prima,
però, di aver eliminato, come atto di estrema pietà, anche il mastino - che il Pinelli rappresenta con le
fattezze di un Cane Corso, ritraendone uno dei suoi.
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