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Elementi di genetica:
domesticazione
Tratto da "Elementi di Genetica del Cane"
a cura del Professor Roberto Leotta,
Facoltà di Medicina Veterinaria - Università di Pisa.
La domesticazione degli animali porta a lenti ma notevoli
cambiamenti dell'equilibrio fisiologico e del modo di vita delle singole specie, con la comparsa di caratteri nuovi
ottenuti attraverso la selezione dei singoli individui. In genere, gli animali domesticati se tornano allo stato
selvatico tendono a riacquistare i caratteri originali, in tempi diversi (p. es., il cavallo più velocemente della
pecora, essendo quest'ultima la più 'domestica' della specie da reddito).
È facile presumere che, fin dai tempi più remoti l'uomo abbia selezionato gli animali che dimostravano
minore timore per l'uomo stesso e che quindi avevano minore tendenza a riconquistare la libertà. Il cane (come
il lupo) è un animale che ha una struttura sociale ben radicata e riconosce il capobranco nella persona che lo
alleva, specialmente se il rapporto è stabilito in giovane età; cosa che si suppone si sia verificata quando qualche
nostro antenato (cacciatore-raccoglitore) sia venuto in contatto con cuccioli antenati dei cuccioli del moderno
cane, dei quali presumibilmente poteva aver ucciso la madre o averne scoperto la tana durante una assenza della stessa.
La presenza di razze ben distinte (quindi con fissazione di diversi caratteri, sia morfologici che comportamentali),
avvenne già in epoca molto antica in Oriente e nel Medio Oriente; vedi l'antico molosso assiro, impiegato nella
guerra (la cui origine,come quella di tutti gli attuali molossi, è verosimilmente ascritta all'antico Mastino
Tibetano) ed i levrieri degli antichi Egiziani, nonché, in epoca Romana la descrizione di razze da guardia, caccia e
pastore di Columella.
Nel Nord America la più antica razza esistente è il cane nudo messicano o Xoloitzcuintle, che presenta, curiosamente,
sequenze identiche o molto simili a quelle di altre antiche razze del Vecchio Mondo (Vilà et al. 1999) attualmente
presenti nel bacino Mediterraneo e, come da essi stessi notato, non con altre popolazioni di lupi presenti del Nord
America. Ciò, può darci un'idea dell'incertezza che tutt'ora regna, nella letteratura scientifica,
nell'attribuzione dell'origine delle varie razze canine.
Altre razze di cani molto antiche sono il dingo ed il cane canoro della Nuova Guinea che presentano una maggiore
diversità genetica rispetto alle altre, verosimilmente dovuta all'isolamento ed alla piccola dimensione delle
popolazioni di fondazione; si pensa che queste razze siano state introdotte circa 6000 anni fà da antichi viaggiatori
(Corbett 1995).
Riguardo alle modificazioni indotte dal processo di domesticazione nei caratteri morfologici e comportamentali
è da segnalare quanto riportato da esperimenti (Trut 2001) di domesticazione effettuati su volpi rosse
(vulpes vulpes), in Siberia, nei quali si è visto che nelle linee di animali selezionati per la domesticazione, nell'arco di
8-10 generazioni, si sono avute modificazioni interessanti non solo dei caratteri comportamentali (comportamento simile
al cane, minor timore dell'uomo, gelosia rispetto ad altri simili, tendenza a seguirel'uomo), ma anche tutta una
serie di modificazioni di caratteri Riguardo alle modificazioni indotte dal processo di domesticazione nei
caratteri morfologici e comportamentali è da segnalare quanto riportato da esperimenti (Trut 2001) di
domesticazione effettuati su volpi rosse (vulpes vulpes), in Siberia, nei quali si è visto che nelle linee di animali
selezionati per la domesticazione, nell'arco di 8-10 generazioni, si sono avute modificazioni interessanti non
solo dei caratteri comportamentali (comportamento simile al cane, minor timore dell'uomo, gelosia rispetto ad altri
simili, tendenza a seguire fisiologici (accelerata apertura degli occhi e risposte a stimoli uditivi, risposta alla
paura ritardata, precocità della sfera ormonale sessuale), morfologici (ritardata erezione del padiglione auricolare,
coda arricciata, nonché modificazioni craniologiche come accorciamenti della lunghezza, aumento in larghezza e
presenza di brachignatismo) e del mantello (presenza di mantelli variegati, con macchie bianche, di estensione via
via maggiore, e quindi con interessamento dei loci ' estension, E', 'Agouti, A' e'spotting, S' ).
Da questi studi emerge che i 'sistemi genetici neurotrasmettitori' sono il bersaglio della pressione
selettiva per il comportamento. Le attività dei neurotrasmettitori serotonina, noradrenalina e dopamina
risultavano modificate nelle volpi della linea domesticata.
La serotonina è conosciuta avere un ruolo importante nell'inibizione del comportamento aggressivo ed è
coinvolta nella regolazione della divisione cellulare e dell'attività migratoria del materiale cellulare
embrionale. Cambiamenti nelle attività dei sistemi neuroormonali e neurotrasmettitori producono
destabilizzazioni dei parametri temporali dello sviluppo.
Quindi, pur riconoscendo che non potremo mai sapere quale sia stato il corso evolutivo del cane, possiamo usare i
risultati di questi esperimenti per ipotizzare parte del corso stesso.
Si pensa che la selezione per la diminuita reattività dei sistemi recettori (diminiuto comportamento esplorativo,
minore risposta agli stress ed alla paura, e maggiore docilità), abbia riorganizzato il comportamento del cane e
abbia indotto anche la manifestazione degli altri caratteri fisiologici e morfologici propri (precocità, coda
arricciata, brachignatismo, ecc..) delle razze canine più selezionate e, in generale, più diverse dal lupo. È
importante notare che questi studi confutano le esistenti teorie che volevano che il cane fosse rimasto inalterato per
lungo tempo. Infatti, in seguito a forte pressione selettiva per la domesticazione nelle volpi, nell'arco di 40 anni,
si sono avute modificazioni importanti, analoghe a quelle presenti in molte razze canine attuali.
Questa selezione può essere vista come la chiave ed il meccanismo universale della riorganizzazione evolutiva degli animali
durante la storia della loro domesticazione.
Tratto da "Elementi di Genetica del Cane" di Roberto
Leotta,
Facoltà di Medicina Veterinaria - Università di Pisa.
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