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Intervista a Massimo Vinattieri per la Rivista "Mon Amì"

a cura di Virgilio Dal Buono

In un numero nel quale abbiamo dedicato un ampio spazio alla storia di Mario Querci e del suo allevamento “di Ponzano”, ci sembrava opportuno, nel presentare una prima intervista agli allevatori contemporanei, scegliere l’allevamento di Fossombrone che nasce nel 1990, immediatamente la scomparsa di Querci, proprio per proseguire sullo stesso sentiero tracciato da Ponzano, con gli stessi uomini che erano già i collaboratori e amici più vicini a Querci e ne condividevano la stessa visione e lo stesso approccio “sportivo” all’allevamento: Massimo Vinattieri, Alessandro Galardi e Valerio Meucci.

 

Questi i soci attuali dell’affisso che ha sede a Artimino, nei pressi di Firenze e Prato, nella residenza di Massimo Vinattieri. E’ li che lo incontriamo, ed è lì che dopo una squisita cena toscana preparata dalla moglie Rossana, intorno al grande camino, con il figliolo Federico (laureando tra l’altro nella nuova facoltà di Tecniche di Allevamento cinofilo di Pisa e vero factotum dell’allevamento), cominciamo a parlare di mastini, di Mario, del futuro….

  

GLI INIZI CON PONZANO…

 

Massimo,  come comincia questa avventura?

L’allevamento di Fossombrone nasce in realtà già nel 1976, con altri soci,  dedicandosi però ad altre razze, in particolare il Pastore Tedesco. Dopo circa quattro anni abbandono però Fossombrone e le altre razze per avvicinarmi al mastino e in particolare a Mario Querci.  La "mastinite" mi aveva colpito e tu sai come non si possa fare niente per fermarla…

Come sei stato contagiato, quando hai visto il primo mastino?

Il mio primo mastino l’ho visto da ragazzo a Firenze imbalsamato. Poco tempo dopo riuscì a vederne uno vivo in un negozio di Firenze. Era di colore mogano e mi sembrava enorme, affascinante.  Rimasi folgorato e quando passavo davanti a quel negozio mi fermavo sempre a sbirciare. Quando cominciai a frequentare le mostre canine con altre razze, non perdevo occasione di passare davanti al ring dei mastini e ogni volta rimanevo impressionato da un signore alto e severo, con un giubbotto di pelle nera e i jeans, sempre con almeno cinque, sei mastini insieme al guinzaglio e attorniato di  gente: era Mario Querci. Scoprì che era di Prato, a pochi km da casa mia e così, ormai preso completamente dal mastino, presi coraggio e suonai il suo campanello. Mi presentai dicendogli che ero interessato a una femmina. Con questa scusa (in realtà volevo solo conoscere il personaggio), ebbi il primo colloqui con Mario. Era il 1980.

Che impressione ti fece al primo incontro?

Segnò il mio nome nella sua agenda, mi mise in lista. L’impressione era quella di un uomo schivo, severo, riservato, con un atteggiamento un po' di superiorità e distacco. Confesso che mise un po' in soggezione. In verità dopo, frequentandolo, ebbe modo di comprendere la passione pura che avevo per la razza e il rapporto divenne molto più amichevole. Gli incontri si facevano sempre più frequenti, lo accompagnavo in auto a Gagliano di Mugello dove possedeva il canile vero e proprio, aiutavo a governare i cani, accudire le cucciolate, cercando di imparare, di rubare qualche segreto, perché, da questo punto di vista, Mario non era certo il tipo che amava rispondere alle domande, spiegare, insegnare. “Chi ha gli occhi per vedere, impara”, rispondeva quando cercavo di chiedergli qualcosa di più tecnico. Ed è sempre stato così, con tutti gli appassionati che al tempo gravitano intorno a Ponzano, ed eravamo tanti!

La famosa “scuola Toscana”?

Mi fa piacere che parli di scuola Toscana, perché lo penso anch’io. Eravamo tanti, mi ricordo, nel periodo d’oro di metà anni ’80, di un centinaio appassionati al mastino che gravitavano intorno all’allevamento di Ponzano e a Mario. Chi aveva avuto fattrici in affidamento, chi aiutava in qualche modo, ci si ritrovava spesso, si discuteva di cani, ci si confrontava. Erano davvero bei tempi.

A proposito di affidamento, la tua famosa femmina prenotata, la prima “ponzanina” arrivò alla fine?

Un giorno Mario mi chiama e mi dice: ho la femmina per te. Io sapevo che non c’erano in quel momento cucciolate e rimasi stupito. Mi accompagnò a un recinto dove c’erano due giovani femmine di 7-8mesi. Mi disse che potevo scegliere e che se le volevo tutte e due, potevo prenderle. Erano Bumpie e Brigitta, due sorelle. Risposi che potevo prenderne una sola e così mi scelsi Bumpie. Fu solo un caso, ma fu una ottima scelta perché Bumpie di Ponzano divenne una grande fattrice, mentre la sorella non riuscì mai a partorire.

Tutte le cucciolate erano quindi registrate sotto Ponzano?

Certamente. La mia attività di mastinaro comincia nel 1980 con Querci e fino alla sua morte nel 1990 ho lavorato per Ponzano, come del resto gli altri soci attuali e tante altre persone che avevano avuto cani in affidamento da Mario. Lui solitamente, una volta individuato il personaggio idoneo,  cedeva la cagna riservandosi il diritto sulle intere prime due cucciolate che venivano registrate di proprietà Ponzano. Questo consentiva a Mario di avere una produzione quantitativa di soggetti sempre elevata ogni anno.

Alla fine, nel 1990, Mario se ne va…

Questa è la prima volta che lo racconto. Poco prima di morire Mario realizzò quella che credo rimanga la più grande transazione economica nella storia del mastino, cedendo tutti i soggetti più importanti di Ponzano a Giorgio Mira dell’allevamento del Vittoriale. Fui io personalmente a consegnare i cani, campioni e riproduttori che avevo visto nascere, Eufemia, Tazio, Zeta, Toscano e gli altri, confesso con un po' di tristezza. Quando Mario alla fine ci lasciò anche lui, mi recai a casa Querci chiedendo ai familiari, coi quali siamo tuttora in rapporti di grande stima e amicizia,  se volevano che io proseguissi il lavoro di Mario sotto l’affisso di Ponzano. Risposero che non era il caso, che eravamo in tanti ad aver lavorato con Mario e che era più giusto che ognuno proseguisse liberamente per la propria strada, che non si sentivano in grado di tenere insieme e coordinare la “comunità Ponzano” che Mario aveva creato.

  

PARTE FOSSOMBRONE …

 

Ed ecco così che parte Fossombrone con i mastini, giusto?

Esattamente. Io avevo voglia di continuare con i mastini, un affisso in fondo già lo possedevo (anche se dedicato ad altre razze), e decisi così di avviare, nel 1990,  l’allevamento di Fossombrone per la selezione del mastino napoletano, con l’obiettivo di proseguire la strada tracciata da Ponzano. Coinvolsi subito Alessandro Galardi, anche lui collaboratore del nostro gruppo Ponzano, con il quale condividevo la stessa visione di tipo e la stessa voglia di andare avanti, e lo feci diventare socio. Nel 1991 venne coinvolto anche Valerio Meucci, che ci aiutò economicamente nell’acquisto di una importante fattrice di Ponzano ceduta da Mario a Peppino Iazzetta. Pensa che Alessandro e Valerio erano addirittura più vecchi di me come mastinari, quando io cominciai nel 1980 a seguire Mario, loro già lo facevano da alcuni anni, insieme a Mario Mazzucconi che, pur non essendo socio effettivo di Fossombrone, è come se lo fosse. Eravamo tutti seguaci di Mario ed era il momento di ripartire da soli per far sì che la linea Ponzano, tutto il lavoro fatto insieme per tutti questi anni, non andasse perduto.

Riepilogando, nel ’75 cominci a sbirciare da fuori i ring dei mastini, nel 1980 conosci Mario ed entri nel gruppo-Ponzano dove resti 10 anni, insieme ai tuoi soci di adesso e a tante altre persone, nel 1990 quando Mario se ne va, parte Fossombrone, che quest’anno compie 15 anni di attività. In pratica hai vissuto dall’interno 35 anni di storia della razza. Cosa ci puoi dire riguardo alla evoluzione del mastino in tutti questi anni?

C’è stata una grande evoluzione. Io ricordo che ancora 15 anni fa, alle esposizioni di razza più importanti, c’erano 50 e più mastini e tra questi sembrava ci fossero addirittura razze diverse, non c’era assolutamente quella omogeneità di tipo che oggi invece è stata raggiunta ed alcuni soggetti erano davvero inguardabili. Oggi non succede, la qualità media si è alzata tantissimo, anche se forse non ci sono più quei grandi soggetti che si staccavano da tutti. Forse proprio per questo. Non sono d’accordo con quelli che dicono che oggi non ci sono più soggetti importanti: ci sono ancora, solo che la media generale si è alzata e quindi non noti più le differenze che prima esistevano tra i primi e gli ultimi. Tutta la qualità si è alzata. Pensa un cane come il tanto celebrato e ricordato Falco della Grotta Azzurra. Io a Falco oggi non gli darei neanche il Buono, non sarebbe presentabile. E invece era il Campionissimo. 

Ma se quello era il soggetto-super, mi chiedo, allora gli altri com’erano?

Quindi secondo te si sono fatti grandi passi avanti, abbiamo finalmente raggiunto l’omogeneità di tipo ideale?

Qui permettimi di fare una domanda provocatoria. Secondo te, come si è raggiunta questa uniformità di modello in questi ultimi 15 anni? 

La mia opinione, di parte, è che, una volta morto Mario, si è cominciato a usare il sangue di Ponzano dappertutto e soprattutto a Napoli, consentendo così di migliorare tantissimo la media dei soggetti.

E così torniamo al concetto di scuola Toscana e Scuola Napoletana…

E’ così. Io rivendico l’esistenza di una scuola Toscana, perché così era. Quando ti parlavo di 50-100persone che si conoscevano e si frequentavano nell’ambiente, ti parlo di persone che gravitavano tutte intorno a Ponzano e non genericamente nella cinofilia italiana. Se non è scuola questa…

OK, vedo che ti senti coinvolto. Evito allora di entrare nella polemica di chi dice che Querci alla fine attingeva a piene mani da soggetti napoletani, perché sò che per te è argomento tabù. Ma almeno dimmi, quali sono, alla fine, le caratteristiche di questa “scuola Toscana”?

Sono le differenze che fino a 15 anni fa vedevi tra i cani di Mario e gli altri, quella disomogeneità di cui si parlava. I cani di Ponzano erano soggetti ben selezionati e preparati per il ring, quando Mario era sul ring con le sue coppie o i suoi gruppi, c’era già una omogeneità di tipo, una correttezza, una pulizia, uno stile che non vedevi nei soggetti napoletani. La scuola “toscana” è soprattutto lì, oltre al fatto che Mario, pur non amando insegnare o professare, aveva creato una comunità di decine di persone che si riferivano a Ponzano, la “scuola” così si realizzava naturalmente, lo diventava di fatto. Oggi comunque non ha più senso di parlare di differenze di scuole, non ci sono più differenze, i ceppi si sono mescolati, fusi, si è raggiunta una omogeneità per il raggiungimento della quale la scuola Toscana di Mario Querci e gli altri allevatori che gravitavano intorno a lui ha avuto un ruolo determinante.

Credo che il concetto sia chiaro, torniamo allora a Fossombrone, eravamo rimasti alla partenza…

L’allevamento nasce con l’intento di mantenere il ceppo Ponzano. Quindi per cominciare dovevamo ricostruire una base di questi soggetti. Purtroppo l’operazione con Mira aveva fatto allontanare quelli più importanti, ma ci ricordammo della cagna a suo tempo ceduta da Mario a Iazzetta e decidemmo di provare ad acquistarla. Fu in questa fase che Valerio Meucci ci aiutò, finanziando l’operazione (12milioni nel 1990, ma era una operazione per noi fondamentale) entrando così come terzo socio nell’allevamento. Dopo un po' di tentativi convincemmo Iazzetta e riuscimmo così a “riportare a casa” Crispina di Ponzano. A me personalmente Mario prima di morire mi aveva lasciato una femmina, Hebla di Ponzano figlia di Tazio e già avevo una altra figlia di Toscano, Tessana di Ponzano. Alessandro anche era riuscito a farsi dare da Mario un maschio, Gaio di Ponzano, e così, con questi 4 soggetti Ponzano “doc” eravamo pronti a partire. Avevamo in mano la base. Querci aveva terminato con Toscano riproduttore, noi cominciavamo con la sua discendenza, 3 figli e un nipote.

 

IL GRANDE TOSCANO….

 

Vogliamo dire due parole su questo Toscano? Credo se lo meriti…

Molto volentieri. Toscano, un cane morfologicamente da Buono in giudizio, morto e resuscitato tre volte appena nato, ricucito perché era nato con le viscere fuori per l’ombelico lacerato, che ha superato la parvo, aveva dimostrato una voglia di vivere che poi, se ci pensi, è riuscito a trasmettere. Era effettivamente poco attraente ed era stato dimenticato in un canile per non aver trovato nessuno a cui regalarlo come cane da guardia. Un giorno con Mario, insieme a Mario Mazzucconi, parlando di un accoppiamento che stavamo per fare, ci chiediamo: “ma perché non ‘un facciamo un tentativo con Toscano, così tanto per provare”?

Quindi la leggenda di Toscano riproduttore nasce per casualità?

L’allevamento è quasi sempre fortuna e caso. Certamente se hai la possibilità di fare tanti tentativi più mirati, è più facile, ma non esiste certezza. Toscano così, tanto per provare, fu accoppiato la prima volta con la “orecchiona”, una sorella di Aimone chiamata così perché aveva le orecchie lunghe. Da questo primo tentativo esce subito lì il grande  Caligola di Ponzano e nella stessa cucciolata Crispina. Dopo si provò con la mia Bumpie e nacque Rosco di Ponzano, la cucciolata successive Tazio di Ponzano, tutti cani che hanno fatto il Campionato.

Da dove veniva questa qualità riproduttiva di Toscano?

E’ semplice. Era un concentrato di Argo, nato da Argo accoppiato con una figlia di Argo. Chi voleva tornare su Argo   e ne apprezzava il tipo, cercava Toscano. Pur essendo morfologicamente quello che era. Non era un bel cane, di piccola taglia, ossuto sì, ma con problemi di appiombi, mancino, muoveva male, una testa di buon volume ma brutta, confusa, strana, non certo quelle tipiche di Ponzano. Molti dei suoi problemi derivavano però da tutto quello che aveva passato durante la crescita.

Insomma la grande qualità di Toscano derivava da Argo. Ma Argo da dove veniva?

So già dove vuoi arrivare. Non lo so, non mi interessa. Diciamo così: io sono arrivato da Mario ad Argo fatto, del resto non so niente, non ne posso parlare, Potrei dirti che so tutto quello che anche io ho sentito dire, oppure quello che sanno gli altri, cioè niente.

Lasciamo perdere. Torniamo a Toscano, quindi fu usato molto?

Negli ultimi due anni di Ponzano si è usato esclusivamente Toscano.

E dopo che andò da Mira?

Quando lo consegnai a Mira, lui mi fece capire che proprio non gli piaceva, lo mise in un brutto recinto separato, in discesa, in mezzo al fango, dando l’impressione che non l’avrebbe mai considerato, anche perché l’apparenza non gli piacque proprio. Io ho invece il sospetto che fu usato da qualche amico di Mira sotto altro nome in svariati casi perché improvvisamente comparirono tanti soggetti neri (Toscano era nero) che prima non si vedevano. Questo dubbio c’è l’avrò sempre… In ogni caso, Mira effettivamente non lo considerò per sé, e fece un errore grandissimo. Pensa che lui aveva Eufemia, un grandissimo soggetto di Mario. Bastava che l’avesse riaccoppiata con Toscano (avevano già fatto Zero e Zeta) e si fosse tenuta tutta la cucciolata per avere grandi mastini per sempre. Invece ha preso le grandi fattrici di Ponzano, Eufemia, Zeta e  le ha volute accoppiare con cani napoletani, non combinando nulla, ha preso Toscano e l’ha buttato in un angolo. Che errori, che rimpianto, pensando che noi diventavamo matti per recuperare quel sangue.

Sangue che però siete riusciti a recuperare e da quello che capiamo Toscano è da considerare il capostipite di Fossombrone, con i famosi quattro soggetti….

Appena riuniti, si poneva il problema di cominciare ad accoppiarli. E qui qualche altro guaio ce lo siamo ritrovati, Crispina aveva difficoltà ad accettare il maschio, non ci riuscivamo mai. Finalmente chiedemmo aiuto a Iazzetta che era il vecchio proprietario e che ci era riuscito una volta e con il suo aiuto, con rocamboleschi tentativi, in una fredda notte d’inverno, finalmente riuscimmo ad accoppiarla con Zero, anche lui figlio di Toscano. Venne fuori una cucciolata importantissima: Don Chisciotte, Duro, Dulcinea e Debora. I primi tre morirono prematuramente, solo Debora si salvò. Rimase da noi,  ma a questo punto, era venuto il momento di uscire dal nostro ceppo. Prendemmo così in stazione di monta un cane da fuori, Morfeo di Marco de Marchi che lo aveva acquistato da Pippo Vilardo in Sicilia, nipote di un grande cane, Febo di Viscalori che sapevamo provenire dai cani di Acerra, e comunque con sangue Ponzano nella linea materna di Vilardo. Era un taglio interessante e che dovevamo per forza fare. Lo accoppiamo così con Debora. Purtroppo tutta la cucciolata, bellissima, morì prematuramente eccetto un solo soggetto, scampato miracolosamente e pertanto piccolissimo, mingherlino, debole al punto di chiamarlo tra noi il “Piffero”.  Crescendo però migliorò tantissimo, il suo nome ufficiale fu Rostro di Fossombrone, e fu un  grande riproduttore, che cominciammo ad usare con tutte le nostre femmine delle linee parallele. Da lì in poi abbiamo proseguito con il nostro ceppo Fossombrone, inserendo un taglio napoletano ogni tanto per rinsanguare, ma mantenendo una nostra linea sicura e riconoscibile. Pensa che sul nostro sito volevo scrivere: “disponibili controllo DNA e antidoping”, poi mio figlio non ha voluto. Onestamente, tu che giri e conosci tutti, chi sarebbe disposto a farlo nel mondo mastinaro? Noi siamo rigorosi e sicurissimi coi nostri soggetti.

Per concludere la parte riguardante Fossombrone, come descriveresti il vostro modello di mastino ideale?

Noi diamo ancora molta importanza alla testa, al disegno, alle proporzioni. E’ quello che mi ha fatto avvicinare alla razza e rimane per me una priorità. Certamente una bella testa deve essere posta sopra un corpo proporzionato, corretto e il cane deve camminare. Sicuramente il cane deve apparire poderoso. A questo proposito però bisogna dargli il tempo e lo dico perché la nostra linea ha una maturazione molto lenta, che si completa non prima dei tre anni di età. Un esterno che vede un nostro cane a 18 mesi può rimanere sconcertato, perché non si capisce che ce ne vogliono altrettanti per completarsi. Anche l’ossatura diventa più grossa perché si fascia di muscoli che prima non si erano formati, la profondità del torace si completa e anche le rughe, la giogaia.

  

SITUAZIONE ATTUALE E PROSPETTIVE FUTURE DELLA RAZZA

 

Voi sicuramente vi presentate come allevatori sportivi, con le esposizioni di bellezza obiettivo prioritario. Che posizione avete riguardo ai critici che denunciano una scarsa attenzione alla funzionalità? Sei d’accordo con chi prospetta l’introduzione di prove di lavoro?

Certamente. Chiaramente al primo livello, il certificato di attitudine al lavoro, perché il primo brevetto sarebbe troppo complicato, non tanto per il mastino quanto per i mastinari di oggi, entrare nell’ordine di idee di occuparsi anche di questo non è semplice, ci vuole preparazione, tempo… Però io sono favorevole, cosìccome all’introduzione del certificato di esenzione da displasie gravi per i campioni. Non bisogna però ripetere gli errori dei tedeschi che hanno preso i parametri dei pastori tedeschi e li hanno applicati al mastino, scartando così decine di importanti soggetti importati e ritrovandosi oggi con nulla in mano e assolutamente senza più il tipo. Invece cominciare per gradi, un po' alla volta, stabilendo delle prime regole di selezione valide per tutti e verificate da una autorità neutrale e riconosciuta, mi trova assolutamente d’accordo. Anzi ti dirò di più, è auspicabile, perché nessuno seleziona più per qualità caratteriali e di salute. Non serve per le mostre e quindi non lo si fa. Tutte le prove stabilite per miglioramento della razza ci troverebbero d’accordo, a condizione che siano stabilite per tutti e tutti si adeguino. A sacrificarci noi da soli per la razza non saremmo disposti, siamo un allevamento sportivo per scelta e inseguiamo risultati sportivi nelle competizioni di razza.

In questi ultimi anni di attività, se sul ring è raggiunta una certa omogeneità di tipo, in generale invece si sta registrando un costante calo delle nascite. Tu cosa pensi al riguardo?

Anche questo è’ un problema cronico, un aspetto che penso  nessuno degli allevatori che vanno per la maggiore,  si è mai posto: la selezione in funzione di capacità di riprodurre, allattare, la salute, etc. Siamo tutti concentrati sull’estetica e, sono il primo ad ammetterlo, questo è un problema. So che tu invece come Alleri ti interessi molto a questi aspetti…

Lo faccio perché il dire “abbiamo raggiunto un omogeneità estetica di tipo” non significa nulla se puoi, fuori dal ring, non valutiamo l’evoluzione, il miglioramento della razza su basi un po' più scientifiche, oggettive. Parallelamente all’imporsi di questo tipo, ad esempio, la vita media del mastino si è allungata? Le patologie classiche sono diminuite? E la fertilità, il vigore dei soggetti? Se, affianco al tipo che si impone sul ring, abbiamo riscontri positivi da questo punto di vista, vuol dire che stiamo facendo bene, stiamo evolvendo positivamente la razza, altrimenti,non è che il  tipo che stiamo imponendo ci porta più problemi e quindi andrebbe rivisto o quantomeno apprezzata la creazione di variazioni di tipo che invece pongono il concetto del recupero della rusticità al centro di tutto? 

Ti rispondo in due parole, non ho problema ad ammetterlo. Da questo punto di vista noi non abbiamo fatto nulla. Te lo confesso, perché per noi gli accoppiamenti importanti che abbiamo fatto, per finalità estetiche di tipo, non potevamo permetterci di perderli. Pertanto abbiamo preventivamente fatto il cesareo, abbiamo tolto i cuccioli dalla mamma e abbiamo allattato artificialmente, e così via. Lo ammetto con onestà, nei nostri programmi di allevamento non è prevista una attenzione ai riproduttori da questo punto di vista di selezione più naturale. Questo aspetto non lo seguiamo, come credo quasi tutti.

Apprezzo moltissimo la tua onestà al riguardo. Ma qual’è invece la tua opinione su tutto ciò?

Ammetto che è un problema serio. Io lo sento questo problema perché non abbiamo praticamente più femmine in grado di provvedere da sole. E’ un problema grosso perché se non c’è un professionista che si occupa di provvedere a tutte le fasi della riproduzione, dalla monta allo svezzamento, cucciolate non ne avremmo quasi mai. Un privato oggi non ce la farebbe.

Scusa ma il mastino è storicamente un cane rustico. Possibile che nessuno di noi ponga il problema del recupero della rusticità al centro del proprio lavoro? Non avverti il rischio che di questo passo il mastino se ne và? Alla fine rimarrà un nostro piccolo mondo di allevatori fanatici che pensano solo al ring creando mostri d’apparenza per piccole elite di amatori. Se penso a questo come destino del glorioso molosso, mi viene una tristezza…

Mi dispiace dirtelo, ma io sono abbastanza pessimista,dopo le esperienze di questi ultimi anni che sono state tutte negative da questo punto di vista. Magari si potrebbe fare un discorso parallelo, perché io non me la sento di rinunciare a una tipicità di soggetti escludendoli dalla riproduzione perché non idonei al concetto di rusticità. Ormai il mastino è un fatto estetico. Ormai lo è. Ma non lo dico per me, lo è per tanti, per tutto un mondo di addetti ai lavori che ha preso una certa direzione. E a questo mondo non si rinuncia più.

Ma allora tu il mastino del futuro come lo vedi? Cosa sarà, un cane da compagnia? Un cane solo per le mostre, o cosa?

Ritengo che è un cane che mantiene le sue attitudini di cane da guardia e da difesa, questo sì, non esageriamo. Se ci trovo dei problemi è negli aspetti legati alla riproduzione. Perdita della rusticità non vuol dire che il cane non può più dormire all’aperto o stare legato a una catena, o vivere con un tozzo di pane in un pagliaio come succedeva un tempo, o campare 8-9 anni. Questo lo può ancora fare, anche se penso nessuno allevi pensando soprattutto a questo.

Insisto,  non pensi che l’allevatore un minimo di riflessione al riguardo la dovrebbe fare?

Certo che la dovrebbe fare, a condizione però che la facciano tutti, che ci sia un preciso indirizzo comune. Io non me la sento di sacrificarmi da solo quando tutto il sistema ragiona in modo diverso. Ci sono delle femmine fantastiche nella riproduzione, che fanno tutto da sé, le ho viste. Il problema è che spesso sono insignificanti dal punto di vista estetico e allora non le consideriamo. Ma ci sono ancora. Sono a disposizione di chi le apprezza e voglia utilizzarle per tirar su una razza parallela, a me non interessa. Sai benissimo che il tipo di mastino che oggi si spinge e si porta avanti non è il cane che sopravvive da solo. E’ un cane artificiale. Io lo so, ormai l’ho capito.

Che triste fine per il vecchio molosso italico. Dalla lotta in arena, le guardie alle proprietà alla sola sfilatina davanti a un signore con la cravatta per una coppetta?

Ma chi vuoi che lo tenga più un mastino a fare la guardia? Il mastino oggi è un cane delicato, raffinato, difficile, impegnativo, si deve prendere per il piacere di vedere a casa un bell’animale. Chi se lo prende per fare la guardia?

Va bene, prendiamolo per la sola bellezza. Ma anche da questo punto di vista, oggi nascono 1000 soggetti all’anno registrati. se levi quei 30 che vediamo in esposizione, sei convinto che i restanti 970 siano tutti belli animali da contemplare?

Non lo so perché noi non contribuiamo a quei 970. Noi si fa una cucciolata all’anno, molto studiata e mirata, e i cani rimangono a noi o ceduti a persone ben selezionate e a noi affini. Sinceramente tutta questa produzione non ho idea da dove venga e dove vada a finire, forse in qualche ranch americano venduti come muta da guardia, da guerra, che ne sò. Noi non si capisce. Tornando invece al futuro del mastino, io una idea me la son fatta. Avendo qualche esperienza anche di Bulldog inglese, penso che il nostro si avvii a ripercorrere lo stesso percorso. Rimarrà un grande numero di appassionati dietro a questa razza, ormai diventata razza artificiale, quasi da laboratorio. Fecondazione artificiale, allattamento con biberon e così via. E’ una scelta, io ho scelto di soffrire dietro a questa razza, perché è una sofferenza saper di dover affrontare tutto questo. Ci deve davvero essere una passione fortissima, sarà sempre più difficile.

Ma allora tu il mastino a chi lo consiglieresti?

Oggi a nessuno. E’ un cane per addetti ai lavori, molto difficile. A persone davvero con la patente. Problemi di crescita, di pelle, di tutti i tipi. Il mastino è una calamita di problemi, se li attrae tutti. E’ difficile tirare avanti un mastino. Altro che consiglio, lo sconsiglio. Anche a tutti quelli che ci chiedono un cucciolo, lo sconsigliamo e solo dopo mille insistenze, quando vediamo che c’è proprio una voglia, una motivazione, una passione fortissima, una vocazione alla sfida, allora gli si affida un nostro cane. Altrimenti si sconsiglia.

Non credo proprio che questa sia una intervista promozionale per la razza, ma voglio dirti che apprezzo moltissimo la tua onestà riguardo alla situazione della razza e anche le autocritiche che non hai evitato di fare. Grazie davvero.

Il riassunto conclusivo è questo: noi allevamento di Fossombrone siamo disposti a fare qualsiasi sacrificio per il bene della razza, purchè si faccia tutti, ci sia un indirizzo comune. Noi siamo coinvolti nell’aspetto sportivo e competitivo della cinofilia, non ci si può sacrificare da soli. Però se si stabiliscono delle nuove regole per tutti, noi ci siamo. Cominciamo gradatamente. Ad esempio imponiamo che non si possono presentare alle expo soggetti senza dentature complete. Oggi ci sono ancora molti che presentano cani mancanti di premolari che riescono a vincere una speciale. Noi ci siamo impegnati per anni per eliminare questo difetto, escludendo riproduttori di livello perché mancanti di un P1 e presentando solo cani completi di denti. Penso che tutti si dovrebbero impegnare a presentare solo cani completi di denti. Poi che altro problema c’è? Che I cani hanno i garretti troppo corti e bisognerebbe fossero più lunghi? Ok, lavoreremo su questo e presenteremo garretti corretti. Vediamo tanti piccoli problemi e uno a uno li risolviamo. I giudici però dovrebbero a loro volta impegnarsi a uniformare i giudizi.Noi allevatori sportivi ci si adatta a quello che vogliono nel ring. Vogliono il cane alto e grosso? Noi lo si fa grosso. Lo vogliono lungo e basso? Noi lo presenteremo così. Il giudice quindi, scelto da un comitato tecnico, dovrebbe però essere il primo a dare l’esempio in giudizio, avendo il coraggio di escludere i soggetti che non rispettassero le indicazioni stabilite dal comitato tecnico e da tutti condivise. Invece è tutto allo sbando, si va alla garibaldina. Giudici validi vengono esclusi perché antipatici a chi governa la razza, altri inesperti sono assegnati alle speciali per chissà quali ragioni e così via.

Cosa ne pensi della proposta di istituire i punteggi nei giudizi, dando una valutazione ad ogni diversa regione morfologica e poi sommando I risultati per classificare i soggetti secondo parametri più oggettivi?

Mi sembra una proposta per profani. La soggettività poi rimarrebbe perché comunque resterebbe il giudice a dare il punteggio alla testa, al tronco, etc. Io penso che invece bisognerebbe preparare e selezionare giudici esperti della razza e in grado di valutare subito, a colpo d’occhio, i soggetti che meritano. Il giudice che in questi anni ho personalmente ammirato di più è il compianto Raffaello Mariotti, che già da quando vedeva entrare i cani nel ring, intuiva chi avrebbe classificato primo, a meno poi di rari infortuni di percorso nel giudizio vero e proprio. Lui decideva subito, dopo effettuava lo stesso il giudizio a tutti in maniera attenta e approfondita, ma il primo posto l’aveva già bello che assegnato nella sua testa, il resto era solo cerimonia. Il colpo d’occhio globale è fondamentale per il mastino.

A proposito di giudizi, quali pensi siano i più grandi soggetti nella storia

Ce ne sono stati diversi. Il primo, anche per ragioni affettive, è sicuramente Argo di Ponzano. Altri ne sono seguiti, ma preferisco non fare nomi per non rischiare di dimenticarne qualcuno. C’era però una femmina che voglio ricordare, perché per me resta in assoluto la più bella femmina di mastino che abbia mai visto. Era una cagna che aveva Mario e che non è mai stata esposta perché evidentemente aveva dei problemi che non ho mai saputo, probabilmente a livello di dentatura perché apparentemente il resto era perfetto. Mi ricordo che anche Querci la pensava così perché un giorno gli chi chiesi quale fosse stata per lui il più bel cane che avesse avuto e lui mi rispose: Debora. Si chiamava Debora di Ponzano, una figlia di Argo degli inizi anni 80, non esiste niente di pubblicato di questa femmina ma resta la più bella che abbia mai visto.  Anche in ricordo di questa cagna chiamai Deboracollacca la nostra grande ultima campionessa di Fossombrone.

Questo è davvero uno scoop: il più bel cane di Querci nascosto! Parlando invece di soggetti più conosciuti da tutti?

Mah, ho visto dei fatti curiosi negli ultimi tempi. Ho visto dei periodi interi di mostre dominati da un solo soggetto, come un monopolio che poteva durare un anno o al massimo due, per poi essere dimenticato come il suo allevatore. C’è stato prima Caligola di Pegoli, poi c’è stato Hatrim…

Ma ti piacevano…?

Per certi aspetti sì e altri no. Non erano entrambi dei cani completi. Caligola era elegantissimo ma gli mancava un po' di sostanza, Hatrim sostanza forse troppa, una grande ossatura ma una testa un po' confusa che non mi piaceva e poi non mi è mai riuscito di vederlo camminare per bene… Ricordo  un cane che mi impressionò per l’ossatura e la struttura: Febo di Viscalori, che poi non era di Viscalori, mi pare venisse dal famoso cane di Acerra.

Su Febo molti dicono che sia evidente l’influenza di sangue mastiff. Tu riguardo all’utilizzo del mastiff cosa ne pensi?

Sono cose che non ci riguardano, non mi interessano. Noi queste cose non le facciamo e non le abbiamo mai fatte e confesso che provo fastidio solo a parlarne. Non siamo abituati noi a fare queste mescolanze, mi piace ricordare quel cane come grande riproduttore e basta, non voglio inquinare questo ricordo.

Torniamo ai periodi storici dominati da un soggetto…

Più recentemente ricordo il periodo di Brigante del Castellaccio, poi quello di Damocle del Sirbone, poi ancora Leone dello Stradone. Ti posso però dire una cosa, molti allevatori, dopo aver avuto un grande cane che ha dominato, prendono tempo per riorganizzare, noi ci siamo sempre. Noi non si ha mai avuto cani che hanno fatto “periodo”, cani che hanno fatto man bassa. Però ci vedi sempre. Quando c’è quel grande cane, si arriva secondi, quando non c’è, si vince e si vince a volte anche se c’è quel grande cane.. Se si facesse però una classifica a punti, Fossombrone sarebbe di gran lunga il primo allevamento. Questo credo che a lungo andare conti.

Siamo arrivati alla fine della nostra chiaccherata. Prima di lasciarci, hai qualcosa di cui non abbiamo parlato che reputi importante ricordare, piuttosto che qualche vostro progetto…

Mah, progetti…Adesso ci sarebbe quel progettino di monta con quel tuo cane biondo che mi stuzzica… Scherzi a parte, io ho nostalgia della società degli allevatori che si voleva fare, si potevano fare davvero delle grandi cose. Fummo scoraggiati dal diniego dell’Enci. Lì penso che l’E.N.C.I. abbia perso una grande opportunità, l’opportunità di dare un impulso diverso all’allevamento e all’evoluzione del mastino. Se l’E.N.C.I. in quel momento avesse appoggiato e riconosciuto il  C.A.C.E.P. promosso da molti allevatori (ndr: Circolo Amatori Cane ‘e Presa) come società di razza, si potevano avere per la razza dei risultati diversi: un comitato tecnico, un campionato sociale dove si davano indicazioni precise sui riproduttori da utilizzare, e così via. Si sarebbe anche portare tutto sotto l’egidia S.A.M.N., se ci fosse stato riconosciuto un ruolo, un minimo di spazio. Noi ad esempio avremmo potuto portare avanti il lavoro tecnico, si a sarebbe potuto collaborare tutti.  Niente da fare e oggi il risultato è sotto gli occhi di tutti: divisioni, incomprensioni, dispersioni.  Questo è il più grande rammarico e l’ultima cosa che mi sento di dire è che auspico è una nuova occasione per poter confrontare e riunire tutti quelli che si interessano del mastino: S.A.M.N., A.T.I.MA.NA., la nostra associazione Mario Querci, i club stranieri, gli allevatori, i giudici, in un grande tavolo di lavoro comune nel quale tutti possano portare il loro contributo ed avere democraticamente il loro spazio, per la migliore valorizzazione e conservazione futura della razza. Sarebbe davvero una grande idea, ci vuole solo un po' di buona volontà.

a cura di Virgilio Dal Buono (dalbuono@iol.it)

 

Fossombrone ringrazia la rivista Mon Amì ed il signor Paolo Taverna

 

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