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Microscopi ottici( foto: http://www.tecnoedu.com/ ) Il mezzo ottico più diffuso è, senza dubbio, il microscopio a campo chiuso. Una fonte luminosa artificiale o naturale illumina il vetrino con il preparato da osservare, che appare più scuro rispetto allo sfondo. Il microscopio a campo chiaro permette l’osservazione a secco e ad immersione. Nel primo caso la luce raggiunge il preparato dopo aver attraversato l’aria; nel secondo caso, la luce attraversa una goccia di olio di cedro precedentemente depositata sulla superficie da osservare. Gli obiettivi ad immersione consentono ingrandimenti massimi di 1.000-2.000 volte e sono ampiamente utilizzati in microbiologia, poiché forniscono un maggior ingrandimento e un’immagine più nitida, in quanto l’olio da immersione rende omogeneo il percorso del raggio luminoso fra il preparato e l’obbiettivo del microscopio. Al microscopio ottico si può collegare il computer per ricavare immagini digitali, più nitide e precise. Nel microscopio a campo oscuro la luce è riflessa dal preparato e non dal vetrino, di modo che i microrganismi appaiono luminosi in un campo nero. Il microscopio a contrasto di fase utilizza i cambiamenti di fase della luce quando incontra il preparato da osservare; poiché i cambiamenti sono estremamente piccoli, si montano filtri adatti per accentuare le differenze, insieme a specchi che, opportunamente disposti, danno un’immagine tridimensionale. Benché sia possibile analizzare “a fresco” le cellule, nella gran parte dei casi il materiale da osservare al microscopio ottico deve essere colorato per evidenziare le sue caratteristiche, l’esame “a fresco” è fatto direttamente su cellule vive senza trattamenti con coloranti; non consente l’uso di obiettivi ad immersione, pertanto non permette forti ingrandimenti, ma è utile per osservare l’eventuale movimento dei microrganismi. È un esame valido soprattutto per l’osservazione di microrganismi di maggiori dimensioni (funghi e protozoi), meno per gli altri microrganismi. Le colorazioni vengono applicate per lo più su cellule morte, anche se talvolta si ricorre a coloranti vitali. Le colorazioni di uso più comune in batteriologia sono la Gram, la Ziehl-Neelsen, la Neisser-Gins e quella con il blu di metilene.
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