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L'Emendamento Brambilla

Si dovrà ancora aspettare prima di cantare vittoria in merito a quanto approvato in Commissione Affari Sociali della Camera sul recepimento della Direttiva europea sulla sperimentazione animale. Un emendamento, inserito nella proposta di legge comunitaria, che ha un padre putativo, anzi una madre putativa, d'eccezione. Il Ministro Michela Vittoria Brambilla, che nel corso della conferenza stampa tenutasi ieri a Roma, ha pure ricordato il suo impegno anti vivisezionista. Fin da 13 anni, a Lecco, quando fondò la sezione cittadina della LEAL (Lega Antivivisezionista).

L'emendamento presentato deve ora passare al vaglio di numerosi organi parlamentari. Fatto, questo, che richiederà un appoggio concreto da parte del Governo. Difficile, però, che ciò si realizzerà completamente. Le lobby della sperimentazione animale innanzi tutto, sia mediche che industriali, ma anche la poca delicatezza di alcuni Ministri. Neanche una parola per gli animali, ad esempio, quando il Ministro Sacconi ed il Ministro Fazio sono andati ad inaugurare, il tre ottobre scorso, i nuovi laboratori con annessi stabulari della Chiesi Farmaceutici, a Parma. Ministri che contano, specie quello della Salute. Tanto potente da essere riuscito ad ingabbiare finanche i semplici desideri del Sottosegretario alla Salute Martini che voleva vietare in Italia, in ogni forma e luogo, le amputazioni per fini estetici dei cani.
Figuriamoci non allevarli più, se da destinare alla vivisezione. Punto, invece, fondante dell'emendamento Brambilla. In linea teorica, se quest'ultimo fosse correttamente applicato, dovrebbe chiudere il famoso Green Hill di Montichiari (BS), per il quale, ieri, il Ministro Brambilla ha voluto ricordare i cinque attivisti saliti sul tetto del capannone numero uno. Quello, cioè, con i beagle già pronti ad essere spediti nei laboratori di mezza Europa.

Per i sempre scettici, però, va ricordato che nella legge comunitaria dello scorso anno (l'emendamento Brambilla è inserito nell'attuale proposta di legge comunitaria) è stato approvato il famoso articolo 42 che avrebbe dovuto obbligare le Regioni a rispettare, in materia di caccia, la Direttiva Uccelli. Approvato, sebbene poi disatteso dalle Regioni stesse, nonostante le roboanti dichiarazioni dell'ennesimo successo animalista. Sarà forse per scaramanzia, ma fino ad ora non si sono sentiti chiassosi giubili in favore dell' emendamento Brambilla. Emendamento che, comunque andrà, metterà un ulteriore tassello in favore di un Ministro che, tra Palio di Siena e cacciatori, si è già fatta odiare abbastanza (i cacciatori le dedicarono pure un tramonto infuocato dove chiedevano a Berlusconi di mandarla.in vacanza).

Si vedrà. La strada non è affatto agevole, ma perché non crederci? Il limite più grosso dell'emendamento risiede nel fatto che non potrà scollarsi troppo dal suo stesso compito, ovvero di intervenire nell'ambito della (pessima) Direttiva sulla sperimentazione animale. Votata
l'otto settembre 2010 a Strasburgo, registrò finanche l'approvazione di tanto famose, ma forse un po' sorpassate, lobby animaliste. In altri termini, l'emendamento non potrà andare oltre i confini della Direttiva, la quale vieta tutto così come deroga tutto. La Direttiva del "salvo che", insomma.

Forse per questo, la lettera b) dell'emendamento Brambilla, non può vietare l'utilizzo di scimmie, cani, gatti e specie in via di estinzione perché già previsto dalla Direttiva. Ad ogni modo è un passo onesto, perché ci ha evitato il ridondante divieto di utilizzare randagi.
La Direttiva lo consentirebbe ma in Italia non può avvenire grazie alla legge sul randagismo (non sulla vivisezione, come qualcuno si ostina a dichiarare). Non può neanche vietare che gli esperimenti avvengano senza anestesia, tranne che provochino dolore. Chi certifica in un sistema dove il controllore coincide con il controllato? Bene sancire il divieto di sperimentare nelle scuole, quanto meno quelle non universitarie.

Un piccolo dubbio sulla lettera c), ovvero proprio quella che vieta l'allevamento di scimmie, gatti e cani per la vivisezione. Che motivo c'era di indicare la precedente lettera b)? Quella cioè che vieta sul territorio nazionale l'utilizzo per la vivisezione degli stessi animali salvo che non sia previsto da leggi nazionali e internazionali? Nei successivi lavori della legge comunitaria, basterà lo spostamento di un puntino ed il concetto potrebbe legarsi ancor di più anche agli allevamenti.

Comunque, meglio non crearsi ulteriori problemi, considerati i già troppi che si devono affrontare in casa avversa e non solo. La principale lobby animalista europea, dicevamo ., dopo l'approvazione delle Direttiva sulla vivisezione che la Brambilla, siamo certi, vorrebbe gettare in un cestino, dichiarò che trattavasi invece di un buon punto di partenza .

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