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Animali in
condominio, vietato vietarli
a cura di Alessandro Sala
LA L.A.V. CHIEDE ULTERIORI PASSI AVANTI: «INSERIAMO I PET NEGLI STATI DI FAMIGLIA».
Animali nei condomini, vietato vietarli: nessun regolamento potrà più impedire la presenza di cani e gatti negli
appartamenti.
Nessun regolamento condominiale potrà più vietare la presenza di animali, né all'interno dei singoli
appartamenti e neppure negli spazi comuni. I proprietari di cani o gatti dovranno solo preoccuparsi che i loro amici a
quattro zampe non sporchino e non danneggino le proprietà condominiali o altrui e che, ovviamente, non disturbino in
alcun modo gli altri condomini. Da martedì, in ogni caso, si volta pagina: il 18 giugno entra definitivamente in
vigore la legge 220/212 che integra il codice civile stabilendo, appunto, all'articolo 1138, che «le norme
del regolamento condominiale non possono vietare di possedere o detenere animali da compagnia».
DIATRIBE E LITIGI - Si tratta di una svolta epocale,
destinata a mettere fine, così almeno spera il legislatore, alle numerose diatribe che da sempre sorgono in
materia. E che quando non si fermano alle dispute da assemblea o a contenziosi di cui viene investito
l'amministratore di condominio (il 92% dei soci dell'associazione nazionale di categoria dichiara di avere
affrontato almeno una volta questioni connesse con gli animali) finiscono con l'appesantire ulteriormente la
giustizia civile. La norma prende atto del cambiamento di costumi della società italiana dove, secondo le ultime
rilevazioni Eurispes, più della metà delle famiglie (il 55,3%) ha in casa uno o più animali domestici. Un dato in
forte crescita, se si pensa che solo nel 2012 la quota non superava il 42%. L'animale più diffuso è il cane,
presente nel 55,6% dei casi, seguito dal gatto (49,7%), dai pesci (9,7%), dai volatili (9%), dalle tartarughe (7,9%) e a
seguire da conigli, criceti o rettili. In diversi casi nella stessa abitazione sono presenti più animali.
GLI OBBLIGHI CHE RESTANO - Facile immaginare che per pesci e
criceti o altri animali a vario titolo ingabbiati non sorgano particolari problemi. Le cose cambiano quando si ha
a che fare con un cane o con un gatto. Il problema, tuttavia, è fondamentalmente di educazione dell'animale
(e, certamente, anche del padrone). La rimozione di ogni divieto al possesso non cancella infatti gli obblighi di chi
ha deciso di accogliere in casa un amico scodinzolante.
Rumori molesti, danneggiamenti, condotte che deturpano o imbrattano sono comunque sanzionabili ai sensi degli
articoli 635 e 639 del codice penale. Non viene cancellato dunque l'obbligo di ripulire laddove il cane dovesse
eventualmente sporcare o di risarcire eventuali danni provocati dal micio avventuratosi nelle proprietà altrui.
Quello che viene meno è il divieto a priori di possedere un animale di compagnia, che cessa di avere effetto anche
per i vecchi regolamenti che lo prevedevano. Solo gli affittuari non potranno opporsi ad un eventuale diniego
opposto dal proprietario: il contratto di affitto è infatti di natura privata e se il locatore inserisce una
specifica clausola di divieto, questa diviene vincolante una volta apposta la firma di accettazione. Un'altra novità
riguarda le colonie feline, ovvero gli insediamenti spontanei di gatti nei cortili: questi non potranno essere
allontanati forzatamente a meno di interventi di soccorso o di carattere sanitario motivato.
«INCENTIVO ANTI-ABBANDONI» - «La rimozione dei divieti
che rendono difficile la convivenza con i quattro zampe - commenta Ilaria Innocenti, responsabile del settore cani e
gatti per la Lega antivivisezione (Lav), una delle associazioni che più si è battuta per l'introduzione
delle nuove norme nell'ordinamento italiano - è importante anche per la prevenzione del reato di abbandono
di animali. Agevolare l'ingresso nelle case di cani e gatti può essere un incentivo ad accogliere in famiglia
uno sfortunato trovatello ospite di un canile».
«ANIMALI ACCOLTI OVUNQUE» - Il fenomeno degli abbandoni,
tuttavia, è ancora piuttosto diffuso. Da un lato perché spesso non c'è la giusta consapevolezza dell'impegno
che comporta la gestione di un cane o di un gatto.
Dall'altro perché in molti vedono le limitazioni all'accesso dei «pet» ancora in vigore in molti luoghi
pubblici come un problema insormontabile. In realtà non è così, e molti proprietari di animali che abitualmente
vanno in vacanza con i propri amici pelosetti lo sanno bene:
basta organizzarsi e scegliere con criterio e si trovano alberghi e spiagge dove gli animali sono ammessi. Tuttavia,
secondo la Lav, i tempi sono maturi per un ulteriore passo avanti: ecco perché parte una nuova campagna per riformare
la legge 281/91 (quella sulla tutela degli animali di affezione e prevenzione del randagismo) prevedendo ad
esempio il libero accesso di cani e gatti in tutti i luoghi pubblici e strutture turistiche o detrazioni fiscali su cibo
e spese veterinarie per chi adotta un cane un gatto. E perfino l'inserimento del cucciolo nello stato di
famiglia. «Oltre ad essere un reato - sottolinea ancora Ilaria Innocenti - l'abbandono porta a un dispendio di
soldi pubblici che ricade sull'intera collettività:
considerando che per ogni cane ospitato in canile ogni Comune paga circa 1.000 euro l'anno e che nei canili ci
sono circa 150 mila animali le proporzioni del fenomeno sono evidenti».
LE NUOVE RICHIESTE - La petizione che chiede
l'introduzione delle nuove norme può essere firmata online su lav.it e su erbolario.com, visto che l'azienda
di cosmetici da sempre è pet friendly e ha deciso di spendersi in prima persona per l'iniziativa. Tra le
richieste che saranno poste al vaglio del Parlamento ci sono anche l'istituzione di un 118 a livello nazionale per il
pronto soccorso veterinario, l'obbligo di convenzioni tra canili e Comuni con precisi standard di qualità e tariffa
minima per evitare il fenomeno dei canili-lager e il divieto di detenzione di animali per coloro che abbiano riportato
condanne per reati contro gli stessi.
Alessandro Sala
fonte: www.corriere.it
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