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Uso del cane: I
"Cani molecolari"
Cani
molecolari: come vengono impiegati e cosa sono in grado di annusare?
I cani cosiddetti "molecolari" sono tornati alla ribalta dopo il
ritrovamento dei due bambini dispersi nelle montagne vicino Subiaco nei
giorni scorsi.
In un articolo di qualche mese fa Piergiorgio Baldracco, presidente
nazionale del Soccorso Alpino. Ogni volta che sento parlare di «cani
molecolari» mi vengono in mente dei quadrupedi costruiti con chip, barrette
di tungsteno e vanadio, retine artificiali e timpani lavorati con molecole
di elio solidificato. Insomma, cani bionici. In realtà la definizione di «cane
molecolare» è solo giornalistica e identifica un cane in grado di scoprire
persino le molecole dell'odore.
I CANI AL LAVORO PER AIUTARE
L'UOMO
In realtà qualunque cane è in grado di individuare molecole organiche, così
come fa l'uomo stesso, che è in grado di fiutare profumi oppure odori,
siano essi gradevoli o ripugnanti. È altrettanto vero però che esistono
razze di cani con un fiuto particolarmente sviluppato rispetto ad altre.
Quando si parla di «cane molecolare» dunque, ci si riferisce a una
particolare razza, il Bloodhound, che ha un fiuto tra i più sviluppati di
tutta la galassia delle razze canine.
Il Bloodhound, o Cane di S. Uberto è di origine belga e è stato allevato,
in tempi antichi, dai monaci dell'omonimo convento nelle Ardenne. La razza
è stata selezionata con pazienza e abilità per il fiuto straordinario, per
la forza e la resistenza che ne facevano un soggetto estremamente utile
all'uomo per la caccia alla grossa selvaggina, specialmente il cervo. Cane
di antichissima stirpe, ne parlano Senofonte nel 400 a.C. e il sofista
Eliano nel III secolo.
Conteso, in tempi recenti, da belgi (Cane di S. Uberto) e inglesi
(Bloodhound), la Federazione Cinofila Internazionale ha messo di recente
fine alla diatriba omologando uno standard unico con la denominazione di
Chien de St. Hubert, razza belga, anche se oggi sono ben più numerosi i
soggetti inglesi rispetto a quelli allevati nella nazione delle Ardenne. Va
detto che S. Uberto, da giovane nobile cacciatore, durante una battuta vide
un cervo con una croce luminosa tra le corna. Abbandonò quindi la caccia e
si ritirò a vita monastica diventando il patrono dei cacciatori.
Il termine Bloodhound (letteralmente «segugio del sangue») potrebbe far
pensare a una sua indole sanguinaria. Nulla di tutto ciò, perché si tratta
di una razza docilissima e affettuosa. «Bloodhound» null'altro vuol dire
che «puro sangue», così come, per i cavalli, gli inglesi parlano di «blood
horse». Incroci tra il vecchio Bloodhound e molossi furono usati dai "conquisatdores spagnoli" per combattere gli indios e da lì furono poi
impiegati negli Stati Uniti per la ricerca degli schiavi fuggiti e per le
battaglie contro i pellerossa Seminole. Ma si trattava di un altro cane
rispetto a quello poi adottato dalle forze dell'ordine di tutto il mondo per
la ricerca di criminali o persone scomparse.
Il lavoro del Bloodhound era così preciso che la sua testimonianza era
accettata negli Usa, come valida nelle aule di giustizia. Certo non lo
vedrete mai lavorare sulle macerie. Troppo pesante, con il suo mezzo
quintale di peso, potrebbe fare sprofondare un laterizio pericolante, così
come sarebbe troppo ingombrante negli aeroporti come cane antidroga. Sulle
macerie vedrete i più leggeri Malinois, mentre negli aeroporti Beagle, e
Spaniel vi annuseranno la valigia, senza peraltro spaventarvi per la mole.
Se volete un cane affettuoso e affidabile, che sorveglia il giardino, è
lui, anche se è un «cane molecolare».
Fonte: ilgiornale.it
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