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Considerazione
morale degli esseri viventi
Il giudizio morale su qualunque atto umano non si fonda su
qualità o caratteri intrinseci all'atto umano in questione, ma solo sulle sue conseguenze.
Il giudizio sarà positivo se è maggiore il saldo delle conseguenze positive su quelle negative.
Non è semplice stabilire se un essere umano è "buono" oppure no perché non sappiamo a cosa serve.
Sappiamo quando uno specialista di qualcosa funziona oppure no perché abbiamo una idea del servizio che deve prestare.
Dall'uomo pretendiamo cose diverse e lo giudichiamo per cose diverse.
La funzione o gli strumenti rispondono a norme di utilità, chiare, stabilite dall'esterno.
Quando si prendono in considerazione gli esseri umani non è più tanto chiaro.
Non c'è una regola unica per essere un buon essere umano, l'uomo non è uno strumento per fare qualcosa.
In sintesi saper vivere non è una scienza esatta come la matematica, ma un'arte. La vita non contiene il foglietto
per le istruzioni, con controindicazioni e dosi, ce la danno senza libretti esplicativi ed ognuno deve inventarsela
secondo la sua individualità (Savater).
Ci sono due modi di leggere la nostra vita e ciò che siamo:
da un lato, quello esteriore, possiamo essere giudicati in base al nostro funzionamento, alle nostre capacità
fisiche, alla competenza professionale, dall'altro, quello interiore, siamo un esperimento su cui
solo noi, nel nostro intimo, possiamo fare una valutazione.
Per questo diventa tanto importante riflettere sul perché dei nostri comportamenti.
L'esercizio di ricerca e di valutazione degli argomenti prima di prendere per buono ciò che crediamo di sapere è
ciò che, in generale, si chiama uso della ragione.
La ragione è un processo intellettuale critico che utilizziamo per le notizie che riceviamo, per gli studi che
facciamo, per le esperienze che viviamo, accettandone alcune, per lo meno temporaneamente, in attesa di argomenti
migliori, e scartandone altre, nel tentativo di correlare sempre fra loro le nostre esperienze con una certa armonia.
Sappiamo che dall'infanzia alla vecchiaia viviamo in un cambiamento continuo, siamo un flusso in continua
trasformazione.
Tratto da appunti del corso di laurea
T.A.C.R.E.C., Facoltà di Medicina Veterinaria di Pisa;
Prof.sa Grazia Guidi, Dipartimento di Clinica Veterinaria - anno accademico 2007/2008.
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