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I segugisti di Sondrio vogliono la lepre bianca per il Segugio!

( tratto dalla lettera del Dr. Gian Carlo Bosio al presidente della provincia di Sondrio - marzo 2006)

lepre bianca

( foto: http://www.regione.vda.it/ )

La lepre bianca (Lepus timidus) è specie alpina di elevato interesse conservazionistico e venatorio, simbolo dell’ambiente alto alpino, sta attraversando in generale, su tutte le Alpi, un periodo di regresso numerico.

La specie è poco studiata sotto tutti gli aspetti, malgrado presenti un tasso di riproduzione discreto e una longevità potenziale di una decina d’anni.

Anche nelle aree protette la lepre bianca mantiene densità di popolazione piuttosto basse, tali da non differenziarsi dal territorio destinato a caccia programmata.

Questo lagomorfo dal punto di vista giuridico è annoverato tra le specie cacciabili (art. 18 c.1 lette. C) L. 11 febbraio 1992 n.157) e analogamente la specie è cacciabile dal 1° ottobre al 30 novembre in Regione Lombardia (L.R. 16 agosto 1993 n.26 all. c).

lepre bianca

( foto: http://www.copernico.to.it/ )

Storicamente la lepre bianca sull’arco alpino lombardo è sempre stata cacciata con il cane da seguita solo occasionalmente con il cane da ferma; in quest’ultimo caso però la lepre bianca rappresentava una preda occasionale a complemento di un carniere orientato e dettato dal classicismo cinegetico verso i tetraonidi e la coturnice. Da sempre i cultori del cane da ferma d’alta montagna, gli esteti, aborrisco sparare alla lepre bianca con il cane da ferma  e, quindi, tale prelievo, quando avvenuto, ha sempre avuto un sapore di predazione più che di caccia autentica.

In epoca recente i comprensori alpini regionali e extraregionali, nel perseguire una condivisibile gestione del patrimonio faunistico attraverso la specializzazione delle forme di caccia, hanno assegnato la lepre variabile ai cacciatori con il cane da seguita e contestualmente hanno assegnato, in via esclusiva, ai cacciatori con il cane da ferna l’avifauna tipica alpina. Scelta saggia e condivisibile.

A questo punto appare evidente che l’accesso al prelievo venatorio della lepre bianca debba essere limitato all’unica forma di caccia altamente specializzata come quella con il cane segugio in grado, prima ancora di accedere ad un misurato e sostenibile prelievo, di verificare il successo riproduttivo e di effettuare i censimenti prima dell’inizio della stagione venatoria a questo enigmatico ed elusivo mammifero alpino. Quanto sopra in attuazione anche delle indicazioni di carattere tecnico-scientifico per la programmazione faunistico-venatoria indicate dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica ed in sintonia con i principi di conservazione delle risorse faunistiche definiti dalla Legge stessa. Ne consegue, che la lepre variabile non può essere assegnata ad una forma di caccia di specializzazione che per suoi mezzi e natura è orientata alla gestione e al prelievo dell’avifauna tipica alpina includendo nel carniere stagionale ed individuale la lepre bianca che diventerebbe così solo un elemento accessorio e occasionale. Sarebbe un assoluto non senso cinegetico. Al contrario, la caccia con il segugio persegue già per sua natura e per l’ausiliare utilizzato, cioè il cane da seguita, esclusivamente i lagomorfi: la lepre europea e la lepre variabile. La definizione e l’attuazione del piano di prelievo della lepre variabile, ancorché quest’ultimo modulato su prelievi di poche unità per aree di gestione,  non può prescindere da un rilevamento numerico attendibile, fondato oltre che sul controllo dei capi abbattuti, anche da censimenti preventivi della specie, attuabili non con la registrazione di occasionali avvistamenti del leporide alpino durante i censimenti con i cani da ferma all’avifauna tipica alpina, bensì tramite lo strumento principe coniato dalla selezione cinotecnica per l’incontro con i lagomorfi, cioè il cane da seguita. Quest’ultimo dunque, scelto per provata attitudine e maneggevolezza attraverso un’accurata opera di selezione , non deve essere inteso solo come uno strumento per la cattura della lepre variabile, ma anche come strumento specialistico per il monitoraggio demografico e spaziale della specie. La specializzazione delle diverse forme di caccia è ormai una scelta ineludibile per una gestione sostenibile della fauna selvatica a fronte di una pressione venatoria ancora molto alta nella nostra regione ed anche in questa provincia. Ritengo, quindi, che la Pubblica Amministrazione di Sondrio debba orientare i cacciatori, attraverso i propri calendari venatori provinciali, verso forme di caccia in via esclusiva, omogenee per gruppi di specie selvatiche cacciabili e affini tra loro per ordine sistematico (ungulati, lagomorfi, tetraonidi, ecc) e per tecnica venatoria (canna rigata, cane da ferma, cane da seguita, ecc.).

Per queste ragioni la lepre variabile può essere assegnata esclusivamente al cacciatore col cane da seguita, il quale, nella zona faunistica delle Alpi, deve essere vincolato alla caccia in forma esclusiva ai lagomorfi e alla volpe, oppure, dove presente, del cinghiale e, dove consentito, al capriolo ed al cervo ( L 157/92 art 21 comma ff). Saranno le tendenze riscontrate nelle dinamiche di popolazione della lepre variabile, misurate anche attraverso un responsabile utilizzo del cane da seguita, a consigliare, di anno in anno, le opportune correzioni al piano di prelievo della lepre alpina, o provvedimenti annuali estensivi o restrittivi delle giornate di caccia alla specie.

 

 

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