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Le allergie professionali

La diffusione delle allergopatie professionali origina dall'evoluzione tecnologica produttiva ed il modo di trattarle è una conquista della Medicina del Lavoro degli ultimi trent'anni.
Su scala mondiale sono circa 280 le sostanze "professionali" capaci di indurre una patologia allergica caratterizzata soprattutto da asma e dermatiti, ma anche da rinite, orticaria ed angioedema.
Il termine "professionale" significa semplicemente che l'organismo umano incontra la causa scatenante dell'allergia in un ambiente di lavoro con le caratteristiche determinate dal modo di disperdersi di quella sostanza (polveri, vapori, contatti), con la frequenza condizionata dai tempi di lavorazione.
La sensibilizzazione allergica può essere determinata da polveri vegetali, derivati animali, insetti, composti chimici complessi e composti chimici semplici.
La patologia da più tempo conosciuta è l'allergia a farine di cereali (la malattia dei panificatori).
Quella più recente è l'allergia a latice dei manufatti in gomma, quella più curiosa in agricoltura è l'allergia all'aglio.
La diagnosi di una allergopatia da ambiente da lavoro è complessa, soprattutto per le conoscenze che richiede ed i collegamenti differenziali con la patologia allergica da ambiente di vita.
L'Unità di Medicina del Lavoro dell'Ospedale di Cremona, con il suo Centro Allergologico, è struttura di riferimento regionale in Lombardia per questi aspetti.

La desensibilizzazione specifica mediante immunoterapia specifica (ITS) è attualmente praticabile solo per l'allergia alla farina di frumento.
Il trattamento dei casi di allergopatia professionale si avvale di interventi farmacologici, sull'ambiente, sul posto di lavoro, sui comportamenti lavorativi, sulla sostituzione di sostanze, sulle protezioni personali e ambientali.
Non sempre, però, è possibile recuperare il paziente ad un normale equilibrio di salute. Parecchie patologie professionali allergiche sono tutelate dal sistema assicurativo INAIL in quanto generano invalidità.
Ogni caso diagnosticato deve pertanto costituire punto di partenza di un programma che impegna medico, lavoratore e datore di lavoro in una serie di rapporti non semplici, le cui procedure sono però ora indirizzate secondo il quadro legislativo del DLgs 626/94, come sistema di sviluppo di prevenzione e protezione.

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