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Anestesiologia:
la fase pre-operatoria
Questa fase è caratterizzata innanzitutto da una
visita del paziente da parte dell'anestesista.
Mediante un colloquio, lo specialista viene a conoscenza della storia
clinica del paziente, così da poter scegliere la tecnica di narcosi più
adatta e, eventualmente, valutare terapie da mettere in atto prima
dell'intervento così da ridurre al minimo il rischio di complicanze. Per
esempio, in questa fase l'anestesista determina l'ampiezza dell'apertura
della bocca del paziente al fine di prevenire una possibile intubazione
difficile, dovuta a limitazioni o anomalie a livello della bocca del
malato. Inoltre, l'anestesista controllerà alcuni esami di laboratorio,
come l'elettrocardiogramma, gli esami del sangue e delle urine, la
radiografia del torace ed eventuali altri test necessari a ridurre il
rischio di complicazioni.
Infine, circa 45 minuti prima dell'atto chirurgico, al paziente viene
somministrata una pre-anestesia, ovvero farmaci in grado di diminuire
l'ansia, l'agitazione e permettere, quindi, una narcosi più facile e
sicura.
Questa premedicazione rende il soggetto sedato e sonnolento, evita il
vomito post-operatorio, favorisce l'induzione dell'anestesia, deprime la
secrezione salivare e bronchiale, quindi consente di ridurre il dosaggio
degli anestetici e ne sopprime almeno in parte gli effetti collaterali.
Tra i farmaci più utilizzati in preanestesia si ricordano: gli
anticolinergici (atropina e scopolamina), gli analgesici (morfina e
meperidina) e i neurolettici (antistaminici, aloperidolo e
deidrobenzperidolo).
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