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Trattamento completo nel cane artritico

a cura del Dott. Darryl L. Millis,

Università del Tennesse, Knoxville - Tennesse - U.S.A.

INTRODUZIONE
Le affezioni delle articolazioni sono un problema comune, che colpisce fino al 20% dei cani. L'osteoartrite (OA), spesso definita come patologia degenerativa delle articolazioni (degenerative joint disease - DJD), è una condizione di progressivo deterioramento che interessa le articolazioni sinoviali e insorge in modo insidioso. I pazienti affetti da OA sono in grado di svolgere un'attività fisica limitata, hanno un minore rendimento, presentano atrofia muscolare, dolore e malessere, movimenti con minore ampiezza (range of motion - ROM) e una qualità della vita inferiore. Dal momento che gli animali riducono il loro livello di attività fisica, si crea un circolo vizioso di minore elasticità, rigidità delle articolazioni e perdita di forza. Il trattamento tradizionale dei cani affetti da OA vede da sempre l'impiego di farmaci antinfiammatori e analgesici, l'introduzione di modifiche comportamentali ed eventualmente l'intervento chirurgico. I passi in avanti compiuti nel trattamento dell'OA nell'uomo hanno evidenziato l'importanza del calo ponderale (calo di peso corporeo), di programmi di allenamento mirati e di altre modalità fisiche per contenere la gravità dei sintomi e il ricorso ai medicinali per tenere sotto controllo il dolore e i disturbi. Alcuni dei benefici che si possono trarre da un programma completo sono il rafforzamento dei muscoli e l'aumento della resistenza, una maggiore portata dei movimenti delle articolazioni (ROM), la riduzione degli edemi, l'attenuazione degli spasmi e dei dolori muscolari e il miglioramento delle prestazioni, della velocità, della qualità del movimento e della funzionalità.

L'OA viene classificata dal punto di vita citologico come condizione non infiammatoria, ma nel suo manifestarsi sono coinvolti molti dei mediatori presenti in un processo infiammatorio, comprese le metalloproteinasi e le interleuchine, con una successione progressiva di eventi meccanici e biochimici che portano infine alla distruzione del tessuto cartilagineo, alla sclerosi ossea subcondrale (eburneazione), all'infiammazione della membrana sinoviale e alla formazione di osteofiti periarticolari. Il dolore che accompagna l'OA si può attribuire in gran parte alla sinovite. Gli obiettivi del trattamento sono quelli di attenuare la gravità dei sintomi, garantire una qualità della vita accettabile, tenere sotto controllo il dolore e il senso di malessere, rallentare la progressione della patologia e favorire, quando possibile, la rigenerazione dei tessuti danneggiati. Il trattamento chirurgico ha come scopo principale quello di correggere lo sviluppo anomalo dell'articolazione per prevenirne l'ulteriore deterioramento. Tra le procedure chirurgiche che vengono utilizzate per contribuire a rallentare il processo degenerativo, vi sono:

-l'intervento chirurgico precoce per stabilizzare la rottura del legamento crociato.
-di asportazione in caso di lesioni da osteocondrite dissecante
-l'immobilizzazione delle fratture articolari
-la tripla osteotomia. del pube (TPO) per ridurre la sublussazione dell'anca associata alla displasia dell'anca
-la correzione delle deformazioni, quali incurva menti dei raggi ossei, per evitare una sollecitazione irregolare sulle articolazioni.

Per quanto riguarda l'OA allo stadio finale il trattamento prevede l'artrodesi e la completa sostituzione dell'anca con protesi.

TRATTAMENTO DELL'OSTEOARTRITE
Il trattamento medico dell'OA presenta diversi aspetti e comprende calo ponderale, attività fisica controllata, fisioterapia, modifiche ambientali, agenti che intervengono a modificare l'OA e farmaci anti-infiammatori. I medici veterinari devono rendere consci i proprietari del fatto che il trattamento dell'OA cronica è un impegno che dura tutta la vita e non di facile gestione. È di importanza cruciale visitare regolarmente i pazienti e fornire un riscontro, incoraggiando i proprietari. Il trattamento del paziente artritico va affrontato secondo una sequenza logica, che prevede diverse fasi.

OBESITÀ
L'obesità è strettamente correlata all'insorgere dell'OA nell'uomo e probabilmente contribuisce alla progressione dell'OA nei cani. Le persone in sovrappeso, ad esempio, presentano una probabilità 3,5 volte maggiore di essere affette da OA rispetto alle persone magre e la perdita di soli 5 kg riduce le possibilità dell'insorgere dell'OA di oltre il 50%. Il calo ponderale comporta inoltre come conseguenza una dolorabilità inferiore delle articolazioni e ad una minore necessità di ricorrere ai farmaci per trattare l'OA. In uno studio si è rilevato che una riduzione del peso pari all'11-18% del peso corporeo iniziale in cani obesi, ha dato come risultato un notevole miglioramento nella zoppia degli arti posteriori associata all'osteoartrite coxofemorale. Oltre a limitare l'apporto calorico della normale alimentazione e ad eliminare le golosità, sono disponibili diete su prescrizione che possono contribuire in modo decisivo al raggiungimento e al mantenimento del peso ideale. In generale uno degli obiettivi è quello di ridurre la percentuale di grasso del peso corporeo totale dell'animale al 20-25%. All'esame clinico le costole dovrebbero essere facilmente palpabili e si dovrebbe notare il "punto vita" quando l'animale viene visto dall'alto.

MODALITÀ DI RIABILITAZIONE FISICA
Si ritiene generalmente che una leggera o moderata attività fisica ed allenamento, sia nell'uomo che nel cane, non possano causare in sé l'OA in soggetti normali, ma alterazioni biochimiche, istologiche e biomeccaniche del tessuto cartilagineo articolare. La maggior parte degli studi, che hanno preso in esame l'impiego di una corsa leggera, hanno indicato che tale attività non comporta nessun danno per la cartilagine articolare, presupponendo che non vi siano sollecitazioni biomeccaniche anomale che agiscano sulle articolazioni. I programmi di allenamento più pesanti possono tuttavia provocare alterazioni che predispongono all'insorgere dell'OA.
I benefici di un'attività fisica controllata per i pazienti affetti da OA sono anch'essi notevoli, ma non sfruttati in modo adeguato. Nell'uomo, in soggetti affetti da OA sottoposti ad un'attività fisica controllata e dall'impatto contenuto, si assiste ad un miglioramento della funzionalità, ad una diminuzione del dolore e, di conseguenza, ad una minore necessità di interventi farmacologici. Lo scopo dell'attività fisica terapeutica deve essere quello di portare ad una riduzione del peso corporeo, aumentare la mobilità articolare ed alleviare il dolore articolare attraverso esercizi con pesi leggeri, mirati a rafforzare i muscoli che sostengono le strutture ossee. La mancata attività muscolare provoca atrofia e debolezza. I muscoli agiscono anche come ammortizzatori e il rafforzamento del tessuto muscolare periarticolare può contribuire a proteggere le articolazioni. Una moderata attività fisica con pesi aiuta anche a stimolare il metabolismo della cartilagine e aumenta la diffusione delle sostanze nutritive. Lo sforzo fisico può anche aumentare la produzione endogena di oppiacei ed alleviare così l'algia causata dall'OA.

II programma di allenamenti deve essere studiato su misura per le condizioni di ogni singolo paziente e le esigenze di ogni singolo padrone. Un programma non adatto può persino accelerare la progressione dell'OA. Il sovraccarico sulle articolazioni deve essere ridotto al minimo nelle attività sportive quali passeggiate e nuoto, almeno fino a quando non si ha un calo ponderale. Se al proprietario del cane si impongono. dettami poco realistici, probabilmente il programma verrà poco seguito, così come non si devono neanche trascurare le condizioni fisiche del proprietario stesso. Prima di dare avvio a un programma di allenamenti è necessaria una correzione dell'instabilità articolare. Lo schema dell'attività fisica va studiato tenendo conto del ciclo tipico di aggravamento e remissione dell'OA. L'animale non deve essere costretto a muoversi nei periodi di aggravamento, perché l'attività fisica può fare aumentare l'infiammazione. Quale preparazione all'esercizio fisico, si consiglia una fase di riscaldamento e stiramento dei muscoli e delle articolazioni interessate. Il "riscaldamento" dei tessuti favorisce la circolazione sanguigna nella zona, agevola l'estendibilità dei tessuti e dei legamenti, riduce il dolore, la comparsa di crampi muscolari e la rigidità articolare. Il calore è controindicato in presenza di gonfiore o edema dell'arto o articolazioni colpite. Gli strumenti utilizzati per riscaldare, come ad esempio gli impacchi caldi umidi o a secco, le termocoperte con acqua calda in circolo e i bagni caldi di solito aumentano la temperatura a livello cutaneo e sottocutanei fino a una profondità di 1-2 cm. Un altro agente fisico utilizzato per il riscaldamento è costituito dagli ultrasuoni (US) a scopo terapeutico. Le frequenze, in modalità continua, ultrasuoniche di 1 e 3 MHz producono effetti termici e non termici. Tali effetti dipendono dalla durata, dall'intensità, dalla frequenza del trattamento e dalla zona in cui si applicano. Il riscaldamento dei tessuti può penetrare fino a una profondità di 5 cm, molto di più rispetto alle modalità di riscaldamento di tipo superficiale. Tra gli effetti che non sono di natura termica vi è l'aumento della permeabilità della membrana cellulare, del trasporto di calcio attraverso la membrana cellulare, l'eliminazione di proteine e cellule ematiche dagli spazi interstiziali e lo scambio di sostanze nutritive. Gli esercizi di stretching vanno eseguiti durante l'ultima parte del riscaldamento o immediatamente dopo. Per aumentare il flusso sanguigno verso i muscoli al fine di "riscaldare" l'area prima dell'attività fisica e ridurre la rigidità dopo l'allenamento si possono anche praticare dei massaggi.
Costituiscono degli ottimi esercizi a impatto limitato le passeggiate a velocità controllata al guinzaglio, il tapis roulant, lo jogging, il nuoto e il salire e scendere delle scale o delle rampe. La durata dell'allenamento andrebbe regolata in modo tale da non provocare, in fase successiva, un' algia maggiore. Nelle prime fasi dell'attività fisica è consiglia bile optare per tre sessioni di allenamento da 20 minuti, anziché per una sola sessione da 60 minuti. Le passeggiate devono avere un'andatura vivace e una direzione, cercando di evitare quanto più possibile le soste. Sono da evitare anche degli improvvisi scatti: ciò contribuisce a scongiurare l'infiammazione acuta delle articolazioni artritiche.
Nuotare e camminare in acqua sono tra le migliori attività fisiche per i cani. La spinta idrostatica è importante e contiene l'impatto sulle articolazioni, favorendo il rafforzamento, il tono muscolare e la mobilità dell'articolazione.
L'allenamento su un tapis roulant sott'acqua può aumentare il picco delle forze di sostegno ponderale del 5-15%, valore paragona bile a quello che si ottiene in molti pazienti con un intervento farmacologico.
L'attività fisica controllata deve essere dosata in modo tale da non provocare un maggiore dolore in seguito alla stessa. Se il dolore articolare è percepito in modo più acuto dopo l'attività fisica, la durata dell'allenamento deve essere dimezzata.

Sito web consigliato dallo staff: www.aisb.it

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