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Il cerchio si chiude!
articolo inviatoci dalla redazione dell'Italian
Boxer Club
Finalmente, dopo anni di inutile discriminazione per i Boxer
bianchi e pezzati, possiamo dire che l'ultima battaglia è vinta!
Ci giungono notizie confortanti dal Boxer Klub in Germania, dove si stanno discutendo i termini per l'ammissione dei
colori bianco e pezzato nello standard: non più considerate un difetto indesiderato, queste colorazioni
verranno inserite quali varietà di mantello alla pari del tigrato e del fulvo.
A testimonianza di ciò, sono aperte le iscrizioni ai boxer bianchi alla Jahressieger BCS (Boxer Club svizzero), che si
terrà a Luzern il prossimo settembre.
Questo equivale a una vittoria totale per chi si è sempre battuto per questa causa, credendo che il bianco non sia un
tragico errore di natura, ma un'interessante parte di storia della razza.
A beneficio di chi non ha avuto modo di seguirci fin dalle prime battute di questa avventura, riportiamo a grandi linee
le tappe che vedono protagonisti proprio i colori "poco noti" del Boxer e un allevatore: Stefano Bartolini.
E' proprio per la sua tenacia, che in Italia si è richiesto e ottenuto che cuccioli dal candido mantello, nati
da genitori boxer con pedigree, venissero considerati al pari dei fratellini colorati e perciò iscritti nel
registro delle origini: ROI (ex LOI) e forniti di regolare documento che attesti la loro genealogia.
A ciò si arriva dopo anni di osservazioni e di ricerca.
Come mai i boxer bianchi e pezzati apparivano come progenitori nella storia della razza, spesso elogiati come
portatori di caratteri tipici dai più grandi selezionatori (come la Stockmann) e poi negli anni successivi scomparivano
del tutto?
Si cercano perciò risposte attingendo a tutte le possibili fonti: testi tradotti da diverse lingue, testimonianze di
veterinari e genetisti, allevatori, club di razza, semplici appassionati e tutto porta a una conclusione: il bianco, in
allevamento, esisteva, esiste ed esisterà in percentuale tutt'altro che trascurabile.
Forti di queste prove, inizia l'iter per far sì che dall'Ente della Cinofilia ci sia un minimo interessamento,
ma - purtroppo - l'ottusità regna sovrana e, per far capire che il bianco non è un boxer caduto nella farina,
ci vogliono 2 anni di pazienza, costanza e diffide legali.
Così nel 2005 una splendida boxer bianca "Italia di Casa Bartolini" riceve il primo pedigree italiano (in altri
Stati i bianchi lo avevano già). Certo, ci sarebbe da esultare se nel "palazzo" gli addetti ai lavori non
avessero pensato di prendersi competenze, che non hanno, mettendo un timbro nel documento per impedire la
riproduzione a cani, anche se di razza, colpevoli solo di avere il colore "non ammesso dallo standard".
Naturalmente le ingiustizie sono uno stimolo per noi e, visto che si tratta di un'ingiustizia che il colore sia
l'unico grave difetto degno di essere preso in considerazione, si decide che la battaglia non è finita.
In contemporanea alla richiesta di eliminare quel dannoso timbro si porta avanti il riconoscimento della dicitura
"pezzato" quale 4° varietà del mantello boxer.
L'Enci cede, perché è innegabile che questa varietà appartiene alla razza boxer e l'allevamento di Casa
Bartolini con il rilascio del pedigree ad Aragon e Artax festeggia la nuova vittoria.
Ora arriviamo alle battute finali di questa stimolante sfida.
Siccome sappiamo di avere ragione a pensare che l'Enci non ha l'autorità di stabilire chi e perché debba
riprodurre e ancora meno possa imbrattare un documento ministeriale, qual è il pedigree, sono già in atto
azioni legali verso chi ha autorizzato o comunque si ostina a non dare spiegazioni plausibili a questo ennesimo sopruso.
In attesa che la giustizia faccia il proprio corso, plaudiamo alla Germania, che con questa decisione ci
dimostra nuovamente di tenere al benessere della razza e a Stefano Bartolini, perché ha dimostrato, a tutti, che
anche sul boxer di colore bianco ha visto prima e giusto!
La redazione dell'IBC
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