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Australian &
Sport
Per gentile concessione di Serena Reggiani
“L’aussie è il cugino calmo del border”
Questa è una delle cose che più spesso sento dire a proposito del carattere dell’australian shepherd. A mio modesto parere è una delle affermazioni che meno corrisponde alla realtà che si possa fare su questa razza. Possiamo affermare che queste due razze si assomigliano poco e nulla almeno per chi li conosce bene e ne sa cogliere le differenze morfologiche, selettive, lavorative e caratteriali.
Quando mi sono avvicinata a questa razza sono rimasta affascinata dalla loro solarità, dall’energia e della potenza che mettono nel fare le cose e dalla determinazione con cui le raggiungono. Guardare un aussie lavorare o fare sport è un vero spettacolo per chi ama questo tipo di cani, sono eleganti e atletici ma allo stesso tempo potenti e precisi se ben lavorati.
Però, c’è sempre un però, non sono tutte rose e fiori o almeno non sempre.
Quando ho iniziato la mia esperienza sportiva con questa razza, circa 5 anni fa con la mia Ska, non avevo ancora idea di quale sarebbe stata precisamente
la nostra strada, volevo lavorarci, fare “qualcosa” con lei, ma la mia limitata esperienza nel campo delle discipline cinofilo-sportive non mi dava modo di decidere esattamente cosa sarebbe stato più adatto a noi ancora prima di averlo provato (cosa che per altro sconsiglierei a chiunque: scegliere a priori una disciplina senza tenere conto del cane, è un pessimo inizio). Così mi sono rimboccata le maniche e ho cominciato a “provare” discipline diverse, metodi diversi, centri cinofili diversi ed istruttori diversi alla ricerca di qualcosa che potessi sentire “nostro”.
Ho fatto stage e conosciuto un sacco di persone che ci hanno aiutate a cercare la nostra strada, la nostra intesa e alla fine ho fatto e sto facendo la mia esperienza con lei e successivamente
anche con Ivy. Sono arrivata alla convinzione che la base corretta di un lavoro sportivo, ma non solo,sia il rapporto che lega il binomio, posta questa solida base si può affrontare qualunque cosa! Un australian lavora perché ti rispetta, perché ti Ama e perché tu sei tutto per lui, non lavora per avere il bocconcino o la coccolina o la pallina.
L’aussie chiede “grandi” manifestazioni di gioia, di allegria e soprattutto di spontaneità, non chiede il premio e basta, non amerà il lavoro se prima non abbiamo costruito la fiducia e la voglia di lavorare con noi. Con gli australian bisogna essere anche un po’ attori e bisogna essere bravi a gestire le proprie emozioni, perché sanno quando non ti hanno reso felice, sanno quando non sei contento, sanno quando non hanno fatto una cosa come ti aspettavi che la facessero e saranno in grado di arrivare ad odiare quello che stiamo cercando di fargli fare. Sono in un certo senso delle spugne, molto sensibili emotivamente anche se spesso lo mascherano molto bene, assorbono il nostro malumore e il nostro nervosismo e se non riusciremo a controllarci si chiuderanno a riccio quasi ignorandoci.
Un punto fondamentale su cui vorrei soffermarmi è la loro sensibilità, caratteristica che spesso mascherano dietro l’aspetto di cani sempre allegri, felici e spensierati e talvolta un po’ “bulletti”..spesso però quando arrivano a manifestare lo stress è già troppo tardi. Dobbiamo essere molto bravi a conoscere il nostro cane e a leggere quei segnali che per i più saranno invisibili. In questo modo potremmo garantirci allenamenti sereni e all’insegna del divertimento. Loro stessi sono bravi attori, e sono molto bravi ad imparare ogni cosa e a riproporla esattamente come gliela abbiamo insegnata (o come l’hanno appresa): quando insegni una cosa ad un aussie è per tutta la vita, si dice, e così effettivamente è, non pensate di poter modificare una cosa già appresa in un certo modo, se non con molta fatica e tanto lavoro!
Qui passiamo a parlare di un altro punto fondamentale alla base della preparazione sportiva che è la motivazione.
Questa parola ai più è quasi “sconosciuta” e non so bene per quale motivo alcune persone saltano questo passaggio nel momento in cui cominciano il percorso lavorativo/sportivo con il loro cane, pensando che il cucciolo sia già di base motivato come se la motivazione fosse “di serie” nel pacchetto base. Col tempo mi sono convinta che il cane che abbiamo accanto lo facciamo noi in tutto e per tutto, soprattutto dal punto di vista sportivo. Un “gran cane”, ad alti livelli avrà sempre al suo fianco un gran conduttore.
A queste conclusioni, però, sono arrivata nel tempo perché quando ho cominciato la mia avventura sapevo davvero poco sulla razza e se anche avessi saputo qualcosa in più sarebbe stato niente a confronto dell’esperienza vissuta lavorandoci e vivendoci insieme. Gli aussie non sono cani per tutti e non sono nemmeno cani semplici al contrario di quello che spesso sento dire.
Dobbiamo sempre tener presente che alla base della loro selezione c’è una predisposizione all’uso della bocca, attitudine non sempre facile da lavorare e gestire, bisogna saperla incanalare e controllare. E’ quindi ovvio, alla fine di questa lunga riflessione, che alla base di un buon lavoro sportivo con un aussie ci sia la costruzione del rapporto, della motivazione ma soprattutto tanta voglia di mettersi in gioco e di credere nel nostro cane. Lavorare con il cane non è e non deve essere un obbligo, non dobbiamo mai viverlo come tale o “spalleremo” il nostro australian facendogli pensare che quella che stiamo svolgendo è l’attività più noiosa che abbia mai fatto. Lavorare con un australian vuol dire mettere da parte la precisione all’inizio, vuol dire accontentarsi di piccoli passi, di piccoli momenti di attenzione che poi impareremo ad allungare, vuol dire non debuttare ad un anno ma significa aspettare i tempi (spesso lenti) di maturazione del nostro cane.
Lavorare con un australian significa prima di tutto crederci!
Quando ho cominciato a fare obedience non conoscevo la situazione “razze” nelle discipline sportive, ho preso una cucciola che per me era meravigliosa: aveva temperamento, adorava giocare e mordere, con un ottimo predatorio e sinceramente non vedevo difetti o “limiti”. Nel nostro cammino abbiamo incontrato ben poca gente che la pensasse così, la maggior parte mi diceva che avevo un aussie e difficilmente sarei riuscita a farci qualcosa. Io però non mi sono arresa perché adoravo il mio cane e quello che volevo era semplicemente lavorare e divertirmi con lei. Non lavoro con i miei cani perché devo dimostrare qualcosa a qualcuno e non lavoro col mio cane per vantarmi di qualcosa, lavoro con loro perché quando lavoriamo insieme mi emozionano, quando le guardo camminare al mio fianco con lo sguardo fisso nei miei occhi, mi scioglierei in un fiume di lacrime solo per la gioia di quello che abbiamo conquistato, insieme.
Lavorare con un australian è una vera sfida, perché ci sono giorni in cui è tutto perfetto e giorni in cui sembra tutto da fare da capo, giorni in cui vorresti riprendere l’allenamento per quanto era tutto perfetto e giorni in cui ti senti sconfortato e demoralizzato e pensi di aver sbagliato tutto. Fa tutto parte del gioco, il gioco di lavorare con cani che appartengono ad una razza molto giovane che non ha, al contrario di altre, una selezione di decine di anni se non secoli alle spalle. Ska per esempio non è certo stata una cagna semplice da tirar su per quanto riguarda l’obedience, ha sempre avuto tempi di attenzione molto brevi, difficoltà a concentrarsi ed alta altissima capacità di distrarsi per ogni minima cosa, determinata se decide di fare una cosa nel modo in cui decide lei, nonostante tutto però ho creduto in lei perché non ho mai avuto pretese e non dovevo “arrivare” da nessuna parte e così abbiamo fatto la nostra strada fatta di tanti errori da parte mia che lei ha saputo perdonarmi e oggi guardo quello che ho ottenuto, certo siamo solo all’inizio del percorso agonistico e il cammino che abbiamo davanti è ancora davvero lungo ma ora so che quello abbiamo costruito a livello di preparazione, di rapporto e di motivazione è una base forte, solida e possiamo pensare ai piani “sopra” perché le fondamenta sono pronte! Ivy invece è una cagna molto diversa nonostante siano legate, se pur non da vicino, da un legame di parentela. Sotto alcuni aspetti è stata più semplice (più docile e più generosa) sotto altri molto meno (più sensibile e meno propositiva) ma entrambe mi hanno permesso di fare un percorso bellissimo, fatto di alti e bassi di grandi gioie e di giorni neri, ma mai ho perso la fiducia in loro.
Questo è quello che consiglio a tutti quelli che hanno un aussie e che vorrebbero intraprendere una “carriera” sportiva: scegliete molto bene con chi lavorare e poi fidatevi di quella persona, non perdete mai la fiducia nel vostro cane anche quando l’obiettivo da raggiungere sembra lontano. Non caricate i vostri cani di grandi responsabilità e aspettative agonistiche, godetevi il viaggio pur mantenendo la rotta verso il vostro obiettivo. Sappiate sempre essere felici e gioiosi e fate divertire il vostro cane quando lavorate, insegnategli a giocare e lavorate prima di tutto col gioco più che col cibo e avrete grandi soddisfazioni. Non paragonateli ad altre razze, perché non esiste paragone, ogni cane ed ogni razza sono un mondo a “sé” ed ogni individuo ha il diritto di godersi tutta la dedizione possibile senza confronti.
Questo non significa che non siano o non possano essere competitivi, significa soltanto che, personalissima opinione, bisogna amare il proprio cane prima di tutto perché è il nostro cane, il nostro compagno di vita e di avventure, la metà del nostro binomio, prima che un atleta con cui vincere in gara.
a cura di Serena Reggiani
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