|
Convegno: salute e
benessere del cane di razza, quale selezione oggi in Italia
a cura di Luigi Guidobono Cavalchini
Un interessante convegno, organizzato dall’ E.N.C.I. in Collaborazione con la F.S.A. (Fondazione Salute Animale), si è svolto a Milano
nel novembre del 2000, presso la sala didattica del nostro Ente. Il convegno, rivolto agli allevatori e ai tecnici del settore, ha suscitato notevole interesse e consensi per gli argomenti trattati e per il valore scientifico dei relatori. A dieci anni di distanza dal convegno di Firenze sulle Anomalie Ereditarie, il Consiglio direttivo dell’E.N.C.I, nella sua azione di rinnovamento, rivolta anche ad una maggiore attenzione ai problemi tecnici dell’allevamento, ha ritenuto opportuno fare il punto della situazione sugli aspetti sanitari di tipo ereditario, ciò in ottemperanza anche alle nuove "norme tecniche del Libro Genealogico".
In tutta Europa le Associazioni dei Veterinari giustamente insistono affinché vengano tenute in giusta considerazione nei programmi selettivi quelle patologie che possono nuocere alla salute e al benessere del cane ed anche in Italia è necessario adeguarsi tenendo presente le esperienze positive e negative di quanto è avvenuto in altri Paesi.
Le relazioni della mattina sono state tenute da veterinari, Presidenti delle Commissioni della Fondazione Salute Animale che si occupano di differenti gruppi di patologie, e hanno riguardato principalmente gli aspetti clinici e sanitari in genere, mentre nel pomeriggio sono stati trattati gli aspetti legati alla genetica e alla selezione.
Apre i lavori il Presidente dell’E.N.C.I. Prof. Giuseppe Fiore che illustra gli scopi del convegno e l’impegno dell’Ente, attraverso la Commissione Tecnica Centrale e la promozione dell’Osservatorio Cinologico Italiano Multidisciplinare ad affrontare le problematiche di tipo tecnico.
Ha presieduto i lavori della mattina il Prof. Luigi Guidobono Cavalchini docente presso la facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Milano e consigliere
dell’E.N.C.I., che ha evidenziato come le anomalie ereditarie del cane oggi descritte in letteratura sono più di 500, presenti sia nei cani di razza che nei meticci e, come ogni anno, ne vengono studiate di nuove seguendo le indicazioni di allevatori che riscontrano il ripetersi di patologie in ben identificate linee familiari. Il Prof. Cavalchini mette però l’accento sull’importanza della specificità delle patologie nell’ambito delle singole razze e sull’esigenza di studiare gli aspetti clinici epidemiologici e genetici per ogni razza in modo da individuare le anomalie più significative prima di impostare dei programmi di profilassi genetica.
Il Dr. Roberto Marchesini, medico veterinario, zooantropologo e scrittore ha aperto i lavori analizzando l'impatto delle malattie ereditarie del cane sul benessere animale e sul proprietario, mettendo in risalto gli aspetti psicologici del rapporto uomo-animale e le implicazioni emotive ed etiche per il proprietario di un cane con anomalie ereditarie.
Il Dr. Aldo Vezzoni, medico veterinario, Presidente F.S.A., ha presentato le possibilità di controllo e prevenzione oggi disponibili delle malattie ereditarie del cane, evidenziando come il protocollo debba rispettare una scala di priorità, con programmi di controllo e prevenzione per le malattie a più elevato impatto, programmi di screening per altre malattie e stretta collaborazione tra tutti gli operatori.
Il successo di un piano di controllo e prevenzione dipende dalla possibilità e capacità di controllare un numero di riproduttori e di parenti statisticamente significativo per ciascuna razza, la disponibilità di un registro aperto dei dati, consultabile da tutti gli allevatori, la registrazione anche dei soggetti colpiti e non solo di quelli esenti, una corretta informazione e formazione di allevatori e veterinari.
Le malattie ereditarie del cane che richiedono oggi dei piani di controllo riguardano diverse malattie scheletriche, cardiovascolari, oculari, del sangue e neurologiche.
Continua il Dott. Vezzoni, Il ruolo della Fondazione Salute Animale nella prevenzione delle malattie ereditarie del cane è quello di offrire un supporto scientifico ed organizzativo per gli allevatori ed i veterinari, mediante il coordinamento di un programma organico ed articolato, il suo continuo aggiornamento sulla base dei risultati conseguiti ed il confronto e la collaborazione con organizzazioni simili operanti in altri Paesi.
Il Prof. Claudio Peruccio docente presso la facoltà di medicina Veterinaria di Torino, ha trattato il controllo e la prevenzione delle oculopatie ereditarie evidenziando quanto segue: " Il programma di prevenzione delle oculopatie ereditarie in Italia e’ in parte
già attivo grazie alla sensibilita’ dei responsabili di alcuni Clubs di razza, di singoli allevatori e di cinofili che hanno a cuore la salute ed il benessere del cane.
Ci riferiamo alla consolidata collaborazione con il Club Italiano Razze Nordiche (CIRN), con il Retrievers Club, ai contatti con allevatori di Barboncini, Bassotti, Boxer, Briard, Border Collie, Bull Dog, Chow Chow, Collie, Coton de Tulear, Doberman, Rottweiler, Schnauzer, alla dimostrata sensibilita’ di allevatori di razze italiane quali il Mastino Napoletano, il pastore Maremmano-Abruzzese, il Volpino Italiano, il pastore Bergamasco ed il cane Corso.
Non tutte le razze presentano gravi oculopatie ereditarie e, per questo motivo, non tutti gli allevatori valutano correttamente l’importanza e l’urgenza della loro prevenzione; se pero’ ritorniamo al tema dell’incontro promosso da ENCI ed FSA "Salute e benessere del cane di razza", tutti saranno d’accordo che non devono essere riprodotti cani che possono trasmettere malattie oculari che portano alla cecita’ o che comunque causano sofferenza all’animale.
Perciò nella selezione dovremo individuare i soggetti in grado di trasmettere malattie:
-
della retina, in particolare le varie forme di atrofia progressiva (PRA), la displasia e la collie eye anomaly (CEA);
-
della lente, cataratta, persistenza della tunica vascolare iperplastica (PHTVL) e lussazione
-
della cornea, soprattutto le distrofie e la cheratocongiuntivite secca
-
delle palpebre, come l’entropion
-
che coinvolgono l’intero globo oculare, come il glaucoma
Se possibile dovremo anche evitare di usare come riproduttori cani con difetti di minore importanza ma comunque fastidiosi e geneticamente trasmissibili quali l’ectropion, la distichiasi, il macroblefaro, il prolasso della ghiandola della terza palpebra la persistenza della membrana pupillare.
Nel formulare un piano operativo oggi dobbiamo fare riferimento a quanto già attuato negli altri Paesi europei, anche
perché stanno per essere formulate regole comuni ed e’ in atto un tentativo di armonizzare le diverse iniziative.
In particolare esistono raccomandazioni di commissioni in cui erano rappresentati i Kennel Club
già attivi e gli esperti di settore, medici veterinari diplomati del College Europeo degli Oculisti Veterinari (ECVO).
Dato che per le diagnosi oculistiche chi visita deve in linea immediata definire se il cane e’ esente o affetto, non si
può rimandare la decisione ad altri sulla base di documentazione raccolta come si fa per le malattie scheletriche, gli operatori ritenuti competenti secondo le regole europee devono compiere un complicato iter di formazione. Devono essere diplomati ECVO oppure devono superare un esame europeo cui si
può accedere solo dopo aver dimostrato di saper fare le diagnosi visitando correttamente almeno 500 cani di razze diverse e 100 gatti alla presenza di un diplomato ECVO o, in parte, di altri che hanno
già superato l’esame.
In Italia abbiamo un numero limitato di medici veterinari che rispondono a questi requisiti e la situazione si
sbloccherà solo quando avremo a disposizione un maggior numero di cani da esaminare,
perché potremo favorire l’allargamento del numero degli esaminatori.
La ricerca di programmi alternativi non può che portare al mancato riconoscimento della validita’ delle nostre indagini ed alla non accettazione all’estero delle nostre certificazioni.
Anche per questo motivo e’ molto importante che si consolidi la collaborazione con l’ENCI, in modo che ogni decisione operativa sia presa di comune accordo, nel pieno rispetto delle raccomandazioni europee ed in armonia con quanto fatto nei Paesi nei quali l’incidenza delle oculopatie ereditarie
più gravi sta effettivamente diminuendo. "
Il dott. Claudio Bussadori ha trattato il controllo e la prevenzione della cardiopatie ereditarie. Una gran parte delle patologie diagnosticate nel cane riconosce una predisposizione ereditaria, tra queste è necessario distinguere quelle congenite, già presenti e quindi diagnosticabili alla nascita e quelle acquisite che si rendono evidenti solo dopo la nascita in epoca giovanile o nell’età adulta.
Tra le cardiopatie congenite del cane, quelle in questo periodo più diffuse sono: la stenosi subaortica, il dotto arterioso persistente e la stenosi polmonare. La stenosi subaortica può essere diagnosticata nei primi mesi di vita, ma una diagnosi definitiva può essere posta solo dopo l’anno d’età, giacché la proliferazione del tessuto fibroso che provoca l’ostruzione subvalvolare avviene durante il primo anno di vita. In questa malattia è stata dimostrata l’ereditarietà. Le razze maggiormente colpite sono il Boxer, i Retrievers, i Terranova, i Pastori Tedeschi, i Dogue de Bordeaux. La stenosi subaortica presenta vari livelli di gravità. La persistenza del dotto arterioso di Botallo è, perlomeno nella nostra casistica, la seconda cardiopatia congenita in ordine di frequenza e, a differenza delle altre cardiopatie congenite, questa malformazione interessa più frequentemente le femmine, ed è più frequente nei Pastori tedeschi e in molte altre razze da pastore, nei Barboni e nei Terranova. E’ diagnosticabile fin dalle prime settimane di vita con le più moderne metodiche strumentali. Anche il dotto arterioso pervio, come la stenosi subaortica, può decorrere in modo asintomatico ad esempio in caso di dotti molto piccoli, oppure può portare più o meno precocemente allo scompenso cardiaco per insufficienza cardiaca sinistra. L’intervento chirurgico per la chiusura del dotto arterioso è completamente risolutivo e presenta percentuali di riuscita vicine al 100% quando eseguito in soggetti giovani ancora asintomatici o scarsamente sintomatici. Anche per quanto riguarda la persistenza del dotto di Botallo è stata dimostrata l’ereditarietà.
Altra cardiopatia congenita frequente nel cane è la stenosi polmonare, questa malformazione determina un ostruzione dell’efflusso del sangue venoso dal ventricolo destro al circolo polmonare, è più frequente nelle razze brachicefale, in particolare Boxer e Bulldog anche se non mancano segnalazioni in quasi tutte le razze di cani e negli incroci. Questa cardiopatia congenita è per la gran parte dei casi ereditaria, anche se in alcuni casi può non avere questa origine. Nelle forme lievi può essere asintomatica e può non compromettere la qualità di vita del cane, mentre nelle forme gravi porta a morte per insufficienza cardiaca destra o per morte improvvisa. La dilatazione dell’ostruzione con catetere a pallone è ormai ampiamente utilizzata in cardiologia veterinaria dove è risolutiva nella maggior parte dei casi.
Le cardiopatie acquisite del cane che si rendono manifeste in età adulta, ma che riconoscono una predisposizione ereditaria sono l’endocardiosi mitralica e la cardiomiopatia dilatativa. L’endocardiosi mitralica è una malattia degenerativa presente in quasi tutte le razze di cani di piccola taglia ed in alcune di media taglia, ma con maggior incidenza nei Cavalier King Charles, nei Bassotti e nei Barboni. Tale malattia provoca una progressiva insufficienza cardiaca sinistra. La cardiomiopatia dilatativa provoca una progressiva e rapida dilatazione delle camere cardiache che perdono la capacità di contrarsi. Il tempo di sopravvivenza dei soggetti colpiti da tale patologia dal momento della diagnosi è variabile ma comunque compreso tra i sei mesi e i due anni. Le razze più frequentemente interessate sono quelle giganti, in particolare, in Italia le razze più colpite sono l’ Alano e il Dobermann anche se è possibile riscontrarla anche in altre razze giganti meno comuni quali Irish Wolfhound, Pastore del Caucaso, San Bernardo e Mastino Napoletano.
Su queste cardiopatie sono in corso in Europa alcune indagine epidemiologiche, tra quelle più avanzate vi è quella in corso da due anni sulle cardiopatie congenite del Boxer promossa dal Boxer Club d’Italia. In molti altri paesi europei sono in corso altre indagini sui Boxer che riprendono tale modello.
Sempre per quanto riguarda gli studi sulle cardiopatie congenite, in particolare la stenosi subaortica in corso in Italia, è in atto un’indagine epidemiologica sui Terranova nata dalla collaborazione tra la Società Amatori Terranova e la Fondazione Salute Animale.
Sull’endocardiosi mitralica la quasi totalità degli studi è stata svolta nei paesi scandinavi. Mentre per quanto riguarda le cardiomiopatie dilatative le ricerche in corso in Europa sono molte, in particolare in Italia in Germania e in Gran Bretagna.
Il Dott. Aldo Vezzoni ha tenuto una relazione sul controllo e prevenzione delle malattie scheletriche ereditarie soffermandosi sulle patologie che richiedono un controllo per la riduzione della loro incidenza in varie razze sono: la displasia dell'anca, la displasia del gomito, la lussazione della rotula e la spondilosi deformante. Le prime due malattie sono già state ampiamente trattate in precedenti pubblicazioni su questa rivista a cui si rimanda.
La lussazione della rotula riguarda sia razze di taglia piccola che razze di taglia grande e consiste in un mancato allineamento tra la troclea femorale e la cresta tibiale; ne consegue che la rotula viene attirata fuori dalla sua sede nella troclea femorale impedendo una corretta funzione articolare e provocando una degenerazione articolare con artrosi. La lussazione della rotula è mediale nel 75-80% dei casi, riguardanti sia cani di taglia toy, piccola e grande, mentre è laterale nel 20-25% dei casi, riguardanti solo cani di taglia grande e gigante. Viene classificata in 4 gradi: nel 1° grado la lussazione è occasionale e la rotula rimane generalmente in sede, con una deviazione della cresta tibiale inferiore a 15°, nel 2° grado la lussazione è più frequente, con la rotula spesso fuori sede, ma facilmente riducibile manualmente o con l'estensione dell'arto, con una deviazione della cresta tibiale da 15° a 30°, nel 3° grado la lussazione è permanete anche se ancora riducibile manualmente, con una deviazione della cresta tibiale da 30° a 60°, nel 4° grado la lussazione è permanente e non più riducibile, con una deviazione della cresta tibiale superiore a 60°. La prevenzione si attua mediante una visita ortopedica nelle razze predisposte, seguendo appositi protocolli d'indagine, e la selezione dei riproduttori sulla base dei dati fenotipici e genotipici. Su questa malattia, poco indagata nel nostro Paese, sarebbe utile uno studio statistico di incidenza nelle varie razze predisposte.
La spondilosi deformante è una malattia ortopedica caratterizzata da artrosi della colonna vertebrale con irrigidimento del dorso, che riguarda principalmente il boxer ed i molossoidi. Si verifica un'ossificazione precoce del legamento longitudinale ventrale della colonna vertebrale con formazione di osteofiti a ponte tra le vertebre che ne provocano l'irrigidimento e la perdita della naturale flessibilità; possono verificarsi anche delle compressioni delle terminazioni nervose dei nervi spinali altamente dolorose. Diversi studi ne hanno dimostrato l'ereditabilità ed una certa correlazione con la displasia dell'anca. La classificazione si basa su 4 gradi, in funzione dell'ampiezza e della forma degli osteofiti, mentre il controllo si attua mediante l'esame radiografico della colonna vertebrale nelle razze predisposte. Non sono ancora stati attuati dei piani di selezione, ma si raccomanda lo studio dell'incidenza della malattia per l'analisi dei dati e la verifica delle correlazioni ereditarie.
Il Dott. Massimo Baroni ha trattato il controllo e la prevenzione delle malattie ereditarie di Interesse neurologico con particolare riferimento alla sordità’ congenita. Questa patologia colpisce circa 40 razze canine, con una incidenza rilevante in alcune di esse (Dogo Argentino, Dunkerhound Norvegese, collie). In particolare nel Dalmata tale patologia acquista un grosso significato zootecnico per l’alta incidenza (30%) segnalata in tutte le popolazioni studiate a livello mondiale. Le alterazioni responsabili di sordità congenita sono costituite da aplasia, ipoplasia e degenerazione precoce delle strutture recettoriali situate a livello dell’organo del Corti, nell’orecchio interno. Si tratta quindi di una sordità’ definibile come Neurosensoriale. A differenza di quanto avviene in altre razze ( gene Merle nel Collie e Dunkerhound), le modalità di trasmissione genetica della malattia nella razza Dalmata non e’ ben conosciuta, pur essendo nota una certa associazione con altri caratteri fenotipici come l’eterocromia dell’iride o l’assenza di macchie scure ( patches) sul mantello alla nascita. Da queste considerazioni risulta evidente la primaria importanza dell’identificazione dei soggetti dalmata affetti da sordità congenita ai fini di un controllo, di una prevenzione e di una comprensione profonda della modalità genetica di trasmissione. La diagnosi di sordità può essere spesso emessa dopo una semplice visita clinica se bilaterale, mentre risulta clinicamente impossibile quando la lesione è monolaterale.
Da qui nasce la necessità dell’uso di una metodica strumentale obiettiva e sicura da utilizzare per la diagnosi di questa malattia. Tale metodica e’ stata identificata nel BAER ( Brain Stem Evoked Response) che prevede l’utilizzo di una macchina in grado di raccogliere ed analizzare sotto forma di onde, le risposte elettriche cerebrali conseguenti ad una ben precisa stimolazione acustica. Il test è eseguibile attualmente in Italia presso diversi Specialisti Neurologi Veterinari operanti sia in strutture Universitarie che Private. E’ un test di rapida esecuzione, eseguibile su soggetti svegli o lievemente sedati.
La FSA ( Fondazione Salute Animale) ha istituito una specifica Commissione Malattie Neurologiche, formata da Neurologi riconosciuti a livello Europeo, la quale ha elaborato una proposta di programma di prevenzione della Sordità Congenita . Tale programma prevede l’invio alla commissione dei Test BAER eseguiti che verranno analizzati e convalidati. In tal modo da un lato si avranno soggetti "certificati" esenti da sordità, dall’altro verrà istituita una banca dati necessaria per ogni tipo di studio sulla malattia stessa.
Il Prof. George Lubas docente alla facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Pisa ha svolto una relazione su controllo e prevenzione delle coagulopatie.
Le patologie ereditarie del cane che coinvolgono il complesso sistema della emocoagulazione sono numerose. Nell’ambito di una scala di importanza per l’allevamento del cane, sono da prendere in considerazione per un’efficace lotta contro la loro insorgenza soprattutto due disordini, l’Emofilia A e la malattia di von Willebrand.
Emofilia A
L’Emofilia A è determinata da una mutazione genetica nel locus deputato alla sintesi del FVIII (subunità a basso peso molecolare), posta nel cromosoma X: Colpisce la maggior parte delle razze canine pure e dei meticci.
L’Emofilia A induce tre tipi principali di malattia:
-
grave, in cui vi è un prolungato e grave sanguinamento dopo traumi lievi o semplice chirurgia;
-
moderata, ove il sanguinamento si verifica in occasione di traumi gravi, talora si osservano sanguinamenti spontanei ed
emartri;
-
lieve, in cui il sanguinamento si verifica solo dopo traumi gravi.
Altri sintomi non costanti talora presenti nell’Emofilia A sono la mortinatalità e le manifestazioni emorragiche in corso di eventi stressanti nei primi mesi di vita. Sono tipiche le emorragie intra-articolari, gli ematomi sottocutanei ed intramuscolari.
L’eredità dell’Emofilia A è recessiva, legata al sesso, per cui i maschi malati sono omozigoti, cioè hanno un cromosoma Y normale ed un cromosoma X responsabile della malattia. I portatori sono sempre le femmine, eterozigoti, con un cromosoma X normale ed uno malato. Vi possono essere rare femmine emofiliache omozigoti, con due cromosomi X malati. La diffusione genetica prevede in genere maschi emofilici e femmine portatrici.
La profilassi genetica prevede che gli animali emofilici devono essere tenuti lontani da qualunque situazione che possa causare loro emorragia, ed obbliga a non usare emofilici e portatori nella riproduzione. L’elemento fondamentale della lotta contro l’Emofilia A risulta l’identificazione delle femmine portatrici, che presentano un valore di FVIII:C pari al 26-60% circa ed un rapporto tra FVIII:C / FvW:Ag inferiore a 0,6, che convalida l’assetto di portatrice al 85-95%.
La malattia di von Willebrand altra importante e diffusa patologia ereditaria della coagulazione è determinata da una mutazione genetica nei locus che sono deputati alla sintesi del FVIII nella subunità ad alto peso molecolare, posti negli autosomi. E’ meno grave dell’Emofilia A, sebbene l’emorragia che può indurre, possa essere fatale. Questa anomalia determina la congenita mancanza od un basso livello ematico del fattore di von Willebrand (FvW) che induce essenzialmente un disturbo della fase primaria o piastrinica dell’emostasi.
Questa malattia si manifesta in diverse razze di cani pure e meticci ed assume una rilevanza particolare per alcune razze in cui vi è una elevata frequenza del gene mutato responsabile della patologia (ad es. Dobermann, Pastore tedesco ect.).
I sintomi clinici sono estremamente polimorfi in ragione della gravità e della complessità genica e sono rappresentati da sanguinamento dopo traumi accidentali o interventi chirurgici. Le forme più gravi determinano mortalità neonatale o prenatale.
Grazie agli studi di genetica molecolare è possibile risalire direttamente allo status genetico del cane rispetto al gene FvW. Ciò è attualmente possibile solo per le razze Dobermann, Manchester Terrier, Barbone, Pembroke Welsh Corgi e Pastore dello Shetland.
Questa analisi è effettuata con un campione di cellule epiteliali prelevate per tampone dal cavo orale. Risulta quindi possibile identificare i soggetti eterozigoti difficili da riconoscere con la sola analisi quantitativa del FvW:Ag.
In Italia la diffusione di queste due patologie sembra rispecchiare i dati provenienti dalla letteratura pubblicata in altri paesi. Pertanto l’Emofilia A è piuttosto rara e soprattutto è stata segnalata nel Pastore tedesco forse perché è la razza più rappresentata in Italia. Per quanto riguarda la malattia di von Willebrand, da uno studio in corso di pubblicazione, che considera soggetti affetti genericamente da disturbi dell’emostasi, la razza ove è stata più riscontrata è il Dobermann seguita dal Pastore Tedesco.
Con questa relazione sono terminati i lavori della mattinata grazie al contributo scientifico dato al convegno dalla Fondazione Salute Animale, F.S.A., e dai Presidenti delle varie Commissioni di Studio che rinnovano l’invito di collaborazione all’E.N.C.I., alle le Società Specializzate ed i singoli allevatori per un controllo eugenetico di queste problematiche importanti nell’allevamento del cane selezionato.
a cura di Luigi Guidobono Cavalchini
|