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L'importanza sociale
della Pet Therapy
a cura di Renata Fossati
Perché il cane si sta rivelando un grande alleato dei medici
L’ospedale di Tayler, nel Texas, ha una prerogativa insolita: è stato il primo ad adottare le Terapie Assistite con Animali (TAA) nel campo della riabilitazione fisica, psicologica e cognitiva. La dottoressa Shari Bernard, direttrice del progetto, ha iniziato negli anni ottanta quando ebbe occasione di notare che pazienti che potevano entrare in contatto con animali rispondevano meglio alle cure tradizionali, mentre quelli impossibilitati a farlo reagivano in maniera peggiore. Decise così di portare gli animali all’interno dell’istituto ed il successo fu tanto grande che attualmente il programma di TAA viene sviluppato in molti reparti, compresa la terapia intensiva.
Stephen Martin, neuropsicologo, afferma che la presenza degli animali trasforma l’ambiente ospedaliero in qualcosa di più domestico e accogliente e che questa tecnica ha funzionato in moltissimi casi differenti. Mark Race, fisioterapista, ha appurato che l’impiego dei cani nella riabilitazione ha portato all’ottenimento di un numero maggiore di risultati in minor tempo rispetto ai risultati ottenuti con le macchine.
Kevin Curran, nefrologo, non può applicare le TAA nel suo reparto, così va come volontario negli altri, in compagnia dei suoi bovari del bernese. Ci tiene a sottolineare che i cani impiegati nell’ospedale vengono sottoposti a scrupolosi esami medici e test comportamentali, e afferma: ”…forse la gente non è abituata a pensare che i cani possano essere impiegati in questi progetti….forse perché non sanno gestire il rapporto con i cani di casa, se ne hanno, o semplicemente non possiedono animali”.
Anche nel reparto di terapia intensiva vengono sviluppati progetti di TAA. L’obiettivo principale è quello di tranquillizzare i pazienti e i loro parenti dallo shock subito, immediatamente dopo il ricovero in ospedale. Van Vallina, medico chirurgo, afferma: ” gli incidenti sono improvvisi, e la vita cambia radicalmente; l’amore dei cani è incondizionato e ti dice che non ti devi arrendere in qualunque situazione tu sia…la presenza del cane tiene il paziente attaccato alla vita”.
Jeff Shaver è un procuratore legale che alleva rottweiler e interviene come volontario in questo reparto: ”sono 13 anni che vado in giro con i rottweiler per esposizioni di bellezza, poi ho saputo di questi interventi di TAA; è molto soddisfacente come programma; è più soddisfacente che vincere un campionato di bellezza: i cani hanno molto da dare alla gente”.
Anche nelle carceri vengono attuati interessanti programmi di TAA. In Italia, nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio Emilia (O.P.G.), qualche anno fa è stato realizzato un progetto che ha coinvolto 8 cani di razze differenti, diretto dalla dottoressa Irma Usai, criminologa. “…L’obiettivo era illustrare come certi percorsi, anziché altri, possano passare da un canale emotivo, affettivo, ludico per aiutare il malato a sviluppare capacità d’apprendimento, specie all’interno di una struttura totalizzante come l’ O.P.G…Nel corso dei due anni di sperimentazione si sono osservati una riduzione dell’ansia, un miglioramento del tono dell’umore dei pazienti, inoltre la diminuzione della tensione psichica ha portato a una modificazione dei comportamenti nel senso di una maggiore assunzione di responsabilità e una maggiore propensione all’attivare relazioni significative con i compagni del gruppo e con gli operatori”.
Un progetto similare è in atto in Texas, all’interno di un Carcere Psichiatrico Giudiziario. Lo scopo è migliorare l’interazione e la socializzazione dei detenuti. Warden Sharon, Direttrice della struttura, dice: ”sono sorpresa e stupita perché i detenuti fanno sforzi davvero enormi per poter partecipare al programma di TAA e trattano gli animali con molta cura, delicatamente”. Il dottor Jhon Boston, psichiatra, conferma la tesi: “…gli effetti delle TAA sono visibili, la gente sorride. Come un mio paziente che avevo in cura da un anno e non lo avevo mai visto sorridere: lo ha fatto, con gli animali”.
I cani che partecipano al progetto sono di razze diverse: greyhuond, whippet, welsh corgi pembroke, golden retriever, bassotto tedesco a pelo raso. Sono tutti di proprietà dei volontari che animano l’intero programma e sono stati tutti appositamente preparati per affrontare questo tipo di ambiente molto impegnativo; tecnicamente sono considerati cani di livello C (livello massimo). Eleonors Barns, responsabile della struttura, afferma: “i detenuti esprimono una tale cura e gentilezza nei confronti degli animali che non ti saresti mai aspettato da persone che non si curavano mai di nessuno. Nessuno può cambiare le loro patologie, ma possiamo cambiare l’ambiente e migliorarli”. Anche nelle Residenze Sanitario Assistenziali(RSA) le TAA possono fornire vari tipi di supporti: sociale, emozionale e psicologico. Con gli Ospiti affetti dal morbo di Alzheimer i risultati sono tangibili: la presenza di un cane è così emozionante da essere in grado di “aprire le porte” della memoria remota per far uscire i ricordi legati ai cani posseduti in gioventù e con loro tutto lo scenario di vita affettiva rimasto sepolto per decenni. Mi è capitato personalmente e più di una volta di riuscire ad accendere i ricordi degli ospiti attraverso la presenza dei miei samoiedo.
Ho chiesto riscontro anche ad alcune colleghe che operano nel settore, una con un barboncino femmina e l’altra con dei golden retriever, i risultato sono identici: gli ospiti colpiti da demenza che hanno posseduto cani ricordano più facilmente di altri le esperienze di una vita oramai lontana e riescono a farlo attraverso la presenza e l’interazione con i cani. Nelle scuole l’importanza sociale della pet therapy è inimmaginabile. Ridefinita con il termine Educazione Umanitaria e Ambientale, è stata introdotta all’inizio degli anni ottanta negli USA ad opera dello psicologo Frank Ascione, il quale aveva ben chiaro quale fosse lo scopo fondante: far sorgere negli alunni senso di empatia e di compassione nei confronti degli animali, affinché potesse poi essere “spostato” sul gruppo di pari.
I cani come mediatori ambientali che ci insegnano cosa sia l’umiltà, la fedeltà e la coerenza; che ci raccontano della loro infinita pazienza e generosità. La rilevanza sociale della pet therapy è inoppugnabile; resta comunque da sottolineare il fatto che, in ogni caso, la sua applicazione deve essere supportata da protocolli attuativi, definiti per ogni specifico caso. Ciò al fine di evitare incidenti e stress per le persone e per i cani impiegati.
Renata Fossati
www.fossatirenata.it
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