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L'etica della ricerca
a cura di Stefano Pietri
Chissà quante volte ognuno di noi si è posto il
problema dell'uso degli animali in laboratorio ai fini della ricerca sulle
malattie che colpiscono l'uomo.
Da anni esiste la "Lega antivivisezione", e molto attive sono
altre organizzazioni animaliste su questo versante.
Tante volte in televisione sono stati trasmessi servizi sulle cavie, sui
topolini da laboratorio e non solo.
Quindi da una parte esiste il netto rifiuto all'uso di animali nella
ricerca, soprattutto all'uso "disumano" ed atroce che viene fatto
spesso sui poveri animali.
Dall'altra c'è sicuramente chi animalista non è e, a maggior ragione,
rimane fermo sulle sue posizioni favorevoli all'uso degli animali come cavie
nella ricerca sulle malattie. D'altronde la giustificazione che quasi sempre
viene posta è che il fine ultimo è quello di trovare antidoti ai virus, ai
mali e alle sofferenze umane, e già questo potrebbe sembrare un argomento
piuttosto convincente, quindi ben vengano (si fa per dire) gli esperimenti
sugli animali, se finalizzati a salvare vite umane.
L'atteggiamento cambia un po' quando a "subire" gli esperimenti si
tratta di gatti e cagnolini, che, anche nei confronti di chi non ne
possiede, stimolano comunque una certa tenerezza. Però animali, esseri
viventi, sono tutti allo stesso modo, certo non vogliamo paragonare un bel
cagnolino ad un ragno o ad un insetto, ma le specie utilizzate sono diverse,
dalle scimmie ai topi, dai polli ai conigli.
Recentemente, a far crescere i dubbi e cercare di portare alla luce aspetti
meno conosciuti e a tentare di sensibilizzare un po' di più l'opinione
pubblica sull'argomento, l'organizzazione Medici Internazionali LIMAV
(l'indirizzo del sito web è: http://www.mediciinternazionali.org/),
sta lottando per proporre la conoscenza dell'esistenza di associazioni di
ricerca che non fanno utilizzo di cavie animali.
Ma c'è una premessa da fare alla battaglia che propone tale organizzazione.
Infatti quest'ultima tende a portare alla luce, a rimarcare che le varie
rispettabilissime associazioni di ricerca contro il tumore, l'AIDS, la
sclerosi, ecc., utilizzano parte delle donazioni fatte dai cittadini,
regolarmente o nelle occasioni pubblicizzate in particolari giornate
dell'anno, per esperimenti in cui vengono usati animali. Al di là del fatto
che quest'argomentazione potrebbe sembrare di primo acchito un'atto
d'accusa, un mettere queste associazioni su un banco degli imputati che
forse non meritano, sicuramente questa notizia, questa indicazione, ci porta
a riflettere. E non poco. Innanzitutto gli argomenti portati avanti dalla
LIMAV non hanno come contraltare una difesa da parte delle ormai famose
associazioni di ricerca tradizionali; qui noi porteremo avanti solamente
queste nuove tesi che costituiscono in qualche modo una novità per il
grande pubblico. Successivamente siamo sinceramente combattuti nel dare
giudizi sommari e definitivi, anche se quando si parla della sofferenza dei
nostri amici a quattro zampe solitamente siamo decisamente intransigenti.
Ma cosa sostiene in particolare la LIMAV? Essa porta avanti la convinzione
che gli esperimenti che vengono effettuati su cavie animali sane, a cui
vengono iniettati i virus sono destinati a non avere successo, in quanto le
reazioni fisiologiche variano di molto tra le varie specie e le patologie
indotte differiscono notevolmente da quelle che si presentano naturalmente
nell'uomo. Ad esempio per quanto riguarda i roditori, mentre i tossicologi
sostengono la similitudine tra essi e l'uomo, i produttori di rodenticidi
pensano di poter creare veleni che sono specifici, efficaci solo su quegli
animali, così diversi da uomo e animali d'affezione. Secondo argomento, ma
non certo ultimo per importanza, è quello della sofferenza provocata nei
nostri amici animali, costretti a subire questi esperimenti. I cuccioli
spesso vengono addirittura allevati per questo scopo, cresciuti in
sofferenza ed ambienti ostili, e comunque il dolore e le sofferenze che
provano sono indicibili (a volte non vengono neanche anestetizzati), fino ad
arrivare alla soppressione, dopo mesi o anni di questa terrificante vita.
In particolare sulle scimmie vengono fatti degli studi per lo sviluppo di un
vaccino anti-AIDS. Ai macachi viene iniettata una dose di virus combinato
tra il tipo Hiv (quello che attacca l'uomo) e il Siv, quello delle scimmie
stesse, per poi inoculare loro il vaccino. Questo esperimento durerà alcuni
anni ed è finanziato dall' ANLAIDS.
I polli invece sono oggetto di studio per quanto riguarda la proteina
Ex-FABP. Lo studio consiste nell'iniettare anticorpi ottenuti da conigli e,
in maniera dolorosissima, provocare così un tumore, per poi prelevare dal
pollo un fluido ricco di anticorpi. Successivamente i polli sono uccisi per
essere esaminati. La LIMAV sostiene che esistono metodi alternativi a questo
e che lo studio è in parte finanziato dall'AIRC.
Topi e scimmie vengono invece scelti per studiare la dipendenza fisica
dall'alcool. Viene loro introdotta questa dipendenza somministrandogliene a
forza grossi quantitativi; addirittura alcune scimmie imparano ad iniettarsi
in vena grosse quantità di alcool, fino ad intossicarsi! La validità di
questi studi è sostenuta e pubblicizzata dall'ASID.
Insomma oltre a cercare di sensibilizzare l'opinione pubblica la LIMAV fa,
per così dire, nomi e cognomi, indicando, tra le altre, società che hanno
un grande riscontro tra la popolazione e moltissimi volontari al loro
seguito, come l'AISM, l'ANLAIDS, TELETHON, ed altre.
Cita inoltre le associazioni che, al contrario, non finanziano la ricerca
sugli animali, come la LISM, la UILDM, la LILA e quelle che finanziano la
ricerca senza l'uso di animali, come la"Lega italiana per la lotta
contro i tumori", la fondazione "Per il cuore" ed altre
organizzazioni antivivisezioniste italiane e straniere.
Infine vengono brevemente illustrati alcuni studi effettuati senza servirsi
di animali, come quelli sull'ingegneria dei tessuti, vedi legamenti
sintetici per il ginocchio, oppure i modelli matematici per
l'invecchiamento, alternativi alle cavie come i topi, e il cancro al colon,
in cui si studiano modelli di tessuto umano per lo studio di metastasi al
fegato e non più cellule animali, così differenti da quelle umane.
Ora, non essendo scienziati, chimici o comunque addetti ai lavori, non
possiamo entrare nel merito dell'efficacia dei vari studi e sperimentazioni,
né dire chi ha ragione o torto. Noi possiamo disquisirne solamente a
livello etico, cercando da una parte di astrarci dal nostro ruolo/stile di
vita di animalisti convinti e dall'altra cercando di essere il più
obiettivi possibile, pensando quindi anche un po' egoisticamente alle
probabilità di avere un futuro migliore proprio grazie a queste ricerche ed
esperimenti, che magari coinvolgono i nostri amici animali.
E' chiaro che noi seguiamo in particolare gli animali d'affezione e la
nostra sensibilità è rivolta quindi di più verso gatti, cani & c., ma
quello che ci viene da dire è che se è vero che il fine giustifica i
mezzi, come sosteneva Machiavelli, è altrettanto vero che forse, visti
tutti gli enti coinvolti, le numerose autorità in campo medico-scientifico
interessate ad un argomento di vitale importanza per l'uomo (e pure per
l'animale) forse si potrebbe giungere ragionevolmente ad un giusto
compromesso, ad una regolamentazione in materia, o perlomeno unire le forze
per arrivare a far sì che la ricerca, oltre che efficace, risulti il più
possibile indolore per tutti.
Fonte: BAU
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