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Lezione di
neurologia: il rachide
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Processo spinoso
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Lamina
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Peduncoli
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Processo trasverso
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Corpo vertebrale
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Processo articolare
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Canale vertebrale
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Il rachide del cane e del gatto è costituito da 7 vertebre cervicali, 13 vertebre toraciche, 7 vertebre lombari, 3 vertebre sacrali e vertebre coccigee in numero variabile da 6 a
23. Ogni vertebra è costituita da un corpo (ventrale) e da un arco (dorsale), formato da due lamine laterali che si uniscono dorsalmente a formare un tunnel osseo che costituisce il canale spinale; superiormente le lamine danno luogo al processo spinoso. Dalla porzione laterale della giunzione arco-corpo vertebrale partono due processi diretti cranialmente, detti i processi trasversi; a livello del sacro la fusione delle tre vertebre porta anche ad una fusione dei processi trasversi a formare le due ali del sacro, mentre i processi spinosi restano indipendenti. Circa a metà strada tra processo spinoso e trasverso sono presenti i processi articolari, due craniale, orientati dorsalmente, e due caudali, orientati
ventralmente.
L'atlante ha ali di dimensioni estese in cui in VD sono evidenti forami vertebrali in cui passano i vasi vertebrali; se il soggetto è perfettamente posizionato, in LL le ali sono sovrapposte e possono rendere meno evidente la presenza al loro interno del dente dell'epistrofeo. Le vertebre C3-C7 hanno forma simile, con processo spinoso ridotto e processi trasversi che acquistano andamento sempre più obliquo ventralmente e che assumono massima ampiezza in C6. Gli spazi intervertebrali aumentano da C3 a C7, con una successiva loro riduzione tra C7 e T1.
Le vertebre toraciche presentano processi spinosi che a partire da T1 si innalzano progressivamente e assumono un andamento obliquo rivolto caudalmente, fino alla T10 o T11 (vertebra anticlinale) dove il processo spinoso si verticalizza, si riduce di altezza e assume nelle vertebre successive andamento opposto. Il capitello costale è presente cranialmente alla vertebra corrispettiva. A partire da T2-T3, fino a tutte le vertebre lombari, sono presenti i processi mammillari, situati latero-dorsalmente ai processi articolari craniali. Sono inoltre presenti, a partire dalla metà circa delle vertebre toraciche fino a L5-L6, i processi accessori, situati latero-ventralmente ai processi articolari caudali.
Le vertebre lombari hanno tutte forma simile, tendente al rettangolo nel gatto e al quadrato nel cane; gli spazi intervertebrali sono ampi con ampiezza maggiore a livello di L4-5-6. L'angolo lombo-sacrale è variabile in funzione del soggetto e della flessione o estensione dell'articolazione lombosacrale.
Le vertebre adiacenti sono unite attraverso elementi legamentosi dorsali e ventrali al midollo spinale. Dorsalmente è presente il legamento flavum che unisce le lamine vertebrali adiacenti. Dorso-lateralmente sono presenti le faccette articolari e centralmente abbiamo lo spazio intervertebrale con disco intervertebrale, in cui gli elementi legamentosi sono costituiti dalla porzione dorsale dell'anello fibroso e dal legamento longitudinale dorsale. Tre sono le articolazioni vertebrali; due articolazioni sinoviali connettono le faccette articolari e una ventrale determinata dalla presenza del disco intervertebrale.
Il disco intervertebrale è alloggiato negli spazi intervertebrali ventrali (ad eccezione di C1-2 e delle vertebre sacrali dove manca) ed è costituito da un anello fibroso periferico, costituito da tessuto fibroso e
fibro-cartilagine, ed un nucleo polposo centrale, costituito da una sfera di cartilagine ialina. E' mantenuto in sito dai legamenti longitudinale dorsale e ventrale. Nella regione cervicale il legamento longitudinale dorsale è spesso e robusto, pertanto una estrusione di materiale discale laterale con relativa compressione delle radici nervose a questo livello è un evento più frequente di una estrusione dorsale con compressione spinale. Il legamento intercapitato (tra le due teste costali accoppiate) è corto, è costituito da tessuto fibroso disposto trasversalmente ad unire il leg. longitudinale dorsale con il ventrale. E' presente da T2 a T11, pertanto dà sostegno alla porzione dorsale dell'anello fibroso fino allo spazio intervertebrale T10-T11, diminuendo il rischio di estrusioni discali nel settore toracico craniale. Inoltre nella regione toracica e lombare il legamento longitudinale dorsale è più sottile, predisponendo a una protrusione dorsale con compressione spinale.
Il midollo inizia a C1 e termina col cono midollare a livello di L6; nelle razze piccole anche caudalmente a L6, mentre cranialmente nelle razze grandi; questo fattore è da tener presente in caso di mielografia lombare. Nel gatto il midollo si estende caudalmente a L6, anche fino alla fine del canale vertebrale sacrale.
Il midollo spinale e le radici dei nervi spinali che fuoriescono dai forami vertebrali (così come il cervello) sono rivestiti dalle meningi, che in senso centripeto, sono: dura madre, aracnoide, pia madre.
La pia madre è fermamente attaccata al midollo spinale ed è riccamente vascolarizzata, ed è adesa alla membrana aracnoide attraverso sottili filamenti detti trabecole aracnoidee. Tra la membrana aracnoide e la pia madre c'è lo spazio subaracnoideo che contiene il liquido cefalo-rachidiano (LCR). La dura madre è separata dal periostio delle vertebre dallo spazio epidurale. Lo spazio epidurale contiene grasso, liquido, ed il plesso venoso vertebrale ventrale. (Non esiste spazio epidurale nel cranio perché la dura madre è attaccata direttamente al periostio).
E' inusuale l'inoculazione del m.d.c. a livello epidurale con una mielografia cervicale per la presenza di siti di adesione. La dura madre spinale a livello della cisterna magna è adesa dorsalmente al legamento flavum, tra l'occipitale e l'atlante e tra questo e l'epistrofeo; ventralmente è adesa al margine dorsale delle capsule articolari delle articolazioni occipito-atlanto-apistrofee e lungo una sottile linea sul margine ventrale mediano del canale vertebrale dell'epistrofeo. Lateralmente, lo spazio epidurale è presente a destra ed a sinistra della dura madre spinale e contiene il plesso venoso vertebrale.
Tecnica radiografica L'esame radiologico del rachide deve essere effettuato sotto sedazione per permettere un adeguato posizionamento del soggetto, eliminare il movimento e permettere un miorilassamento tale da farci apprezzare eventuali alterazioni. Le radiografie in bianco, per quanto effettuate con tecnica adatta, non sempre sono di utilità diagnostica specialmente per l'identificazione di patologie compressive a carico del midollo spinale.
Comunque, per uno studio accurato di tutto il rachide, è preferibile eseguire più radiogrammi, dividendo il rachide in 3-4 settori, in modo da avere la minore deformazione geometrica possibile dell'ombra radiografica. Si effettuano proiezioni LL e VD; nella LL il soggetto deve essere posizionato in modo da rendere il rachide parallelo al tavolo radiologico in ogni suo segmento e evitare rotazioni del corpo. A tal scopo vengono utilizzati perni e cuscini di materiale radiotrasparente che vengono inseriti sotto il collo, per mantenere testa e spalle sullo stesso livello, sotto lo sterno, per evitare la rotazione del torace e tra le cosce, per aiutare a mantenere i due coxali perfettamente sovrapposti. In VD il rachide deve essere perfettamente sovrapposto allo sterno. Per la regione cervicale e la lombo sacrale si utilizzano anche le proiezioni LL in iperflessione ed in iperestensione per valutare l'eventuale dinamicità di una lesione.
MIELOGRAFIA
La mielografia è una tecnica di esame radiografico, complementare, invasiva e di delicata realizzazione. Consente l'evidenziazione del contorno del midollo spinale attraverso l'introduzione di un m.d.c. positivo (iodato) nello spazio sub-aracnoideo.
Mezzi di contrasto - I requisiti di un m.d.c. ideale sono: atossicità per il sistema nervoso centrale, buona miscelabilità con il liquido cefalorachidiano (l.c.r.); buona radiopacità e capacità di definizione delle strutture a concentrazione iso-osmolare con il l.c.r.; persistenza nello spazio subaracnoideo per un tempo relativamente breve e successiva eliminazione spontanea. Attualmente vengono utilizzati sono m.d.c. iodati non ionici.
I m.d.c. iodati sono derivati dall'acido benzoico salificati con sodio o metilglucamina o sodio + metilglucamina; contengono più molecole proteiche ("carrier") ciascuna delle quali si lega tre atomi di iodio che si liberano quando il mezzo di contrasto entra in circolo o si mescola ad un liquido organico. I sali di metiglucamina presentano una tolleranza locale migliore nei carnivori; però, a pari concentrazione, hanno una alta viscosità che rallenta l'iniezione endovenosa (che dovrebbe essere molto rapida). Questo inconveniente non esiste con i derivati sodici dell'acido benzoico.
Sono idrosolubili a bassa viscosità, pertanto vengono utilizzati per tutti gli studi contrastografici. Sono gli unici m.d.c. impiegabili per via endovenosa, ma possono anche essere utilizzati in gastroenterologia in caso di rischio di perforazione perché vengono interamente assorbiti e non si addensano. Le concentrazioni commercializzate sono molte e il loro contenuto percentuale di iodio varia dal 30% all'80%; la tossicità negli animali si manifesta mediamente con somministrazione di 6-8 grammi di iodio/kg p.v..
I m.d.c. iodati possono essere ionici e non-ionici.
I primi hanno alta osmolalità (circa 5 volte superiore a quella del sangue), pertanto sono più tossici, passano la barriera ematoencefalica (possibile causa di complicanze in corso di mielografia).
I m.d.c. non ionici (IOPAMIROÒ, OMNIPAQUEÒ) hanno osmolalità doppia rispetto al sangue e quasi analoga a quella del liquido cefalorachidiano. Questi composti, non essendo salificati, non liberano ioni iodio e quindi non inducono le possibili reazioni da intolleranza allo iodio. Sono soluzioni stabili a viscosità relativamente bassa, ben tollerate nelle diverse specie animali. La somministrazione endovenosa non è dolorosa. Il costo abbastanza elevato ne condiziona l'uso più esteso nella radiodiagnostica veterinaria, ma per il momento non esistono altri contrasti utilizzabili con sicurezza o a basso margine di rischio per la mielografia o
l'epidurografia.
Indicazioni - la presenza di dolore spinale o di deficit neurologici le cui cause non siano riconosciute dall'esame radiografico standard porta a considerare la necessità di procedere all'esecuzione di un esame mielografico. L'obiettivo è confermare la presenza di una lesione spinale vista o sospettata dalle radiografie in bianco; determinarne la localizzazione precisa e valutarne estensione/gravità.
Controindicazioni - la sola reale controindicazione specifica è costituita da affezioni flogistiche meningee; è inoltre sconsigliata in caso di sospetta anomalia midollare associata a idrocefalo (es. displasia occipitale) per il rischio di ledere il cervelletto.
Preparazione - l'esame deve essere eseguito con il paziente in anestesia generale dopo aver eseguito un esame radiografico in bianco (necessarie per verificare la corretta esposizione ed evidenziare eventuali lesioni visibili senza m.d.c.). Il posizionamento del paziente deve essere perfetto. Per ottenere un posizionamento simmetrico del soggetto è possibile aiutarsi con culle di contenzione e cuscini.
Tecnica -sulla base del sito di inoculazione si possono effettuare una mielografia cervicale (a livello della cisterna magna) o lombare. In entrambi i casi è necessario preparare chirurgicamente l'area dove verrà eseguita l'inoculazione del m.d.c.. Si impiegano aghi spinali 22 Gauge dotati di mandrino; tutte le manualità sono effettuate in condizioni di rigida asepsi. Si utilizzano m.d.c. iodati, non ionici, idrosolubili alla dose di 0,3-0,4 ml/Kg, inoculati a livello dello spazio subaracnoideo; è preferibile scaldare il mdc fra le mani prima di inocularlo, per diminuirne la viscosità.
La mielografia cervicale viene eseguita attraverso l'inoculazione del m.d.c. a livello della cisterna magna. Il soggetto viene posto in decubito laterale con la testa iperflessa; l'ago spinale è inserito al centro di un triangolo definito dal processo occipitale cranialmente ed i margini esterni delle ali dell'atlante; l'ago è inserito fino a che non si sente una diminuzione della resistenza per aver penetrato il legamento flavum. A questo punto si ritita il mandrino e si fa defluire passivamente il liquido cefalorachidiano (si consiglia per una quantità pari alla metà di quello che sarà iniettato. Il m.d.c. deve essere inoculato lentamente, e dove possibile è preferibile monitorarne con intensificatore di brillanza il deflusso per evitare il sovradosaggio e l'inoculazione in sito diverso dallo spazio subaracnoideo. Quindi si riprendono radiografie della regione di interesse in LL e VD. Poichè il m.d.c. defluisce secondo gravità durante una mielografia cervicale è necessario sollevare la parte anteriore del soggetto per qualche minuto; il deflusso in senso caudo-craniale del m.d.c. è più rapido e normalmente non necessita di tale manovra. Un semplice metodo alternativo è quello di porre l'animale in decubito sternale subiot dopo l'inoculazione, alzando la testa dal tavolo; in questo modo si favorisce l'accumulo di m.d.c. nella parte meno declive, cioè a livello di C6-C7. Una lesione compressiva del midollo spinale a livello delle prime vertebre toraciche, può determinare un'ostruzione del flusso del m.d.c. con una mielografia cervicale. Se iniettassimo altro mdc aumenteremmo l'incidenza di complicanze post-mielografia. Dovremmo allora effettuare una mielografia lombare, in modo che il m.d.c. delinei l'aspetto caudale della compressione; inoltre spesso il m.d.c. riesce a superare l'ostruzione, rendendo evidente il sito di lesione. Possiamo però cercare di sfruttare il flusso di m.d.c. cervicale, posizionando il soggetto in decubito laterale, con testa e collo elevati e colonna vertebrale in trazione per circa 5 minuti; poi alziamo anche il posteriore. In questo modo il m.d.c. che aveva superato al lesione e si era posizionato caudalmente, scivola cranialmente, posizionandosi subito dietro la lesione compressiva.
Per l'esecuzione di una mielografia lombare il soggetto viene posto in decubito laterale con la colonna lombare iperflessa allo scopo di aprire maggiormente gli spazi intervertebrali. L'inoculazione viene eseguita nello spazio intervertebrale L5-L6, anche se per i Pastori Tedeschi ed altre razze di grossa taglia si preferisce lo spazio antecedente (L4-L5). Il punto di repere impiegato è il processo spinoso di L6; l'ago spinale viene posizionato caudo-lateralmente a questo e quindi diretto cranio-ventro-medialmente fino a che si penetra il forame intervertebrale. Un'altra tecnica prevede il posizionamento dell'ago davanti al processo spinoso (in questo caso di L5) e l'inserimento con andamento verticale. Dopo essere entrati nel canale vertebrale l'ago spinale viene spinto delicatamente attraverso tutto il midollo fino a raggiungere il pavimento del canale vertebrale e poi si ritira di qualche mm per passare dallo spazio epidurale ventrale a quello subaracnoideo ventrale. Un movimento improvviso della coda e la fuoriuscita del LCR confermano il corretto posizionamento dell'ago. Il liquido cefalorachidiano non refluisce sistematicamente da questa via. Con bietta rivolta cranialmente si inocula 0,5-1 cc (a seconda delle dimensioni) di m.d.c. e si esegue una radiografia per evidenziarne la presenza nello spazio subaracnoideo e non epidurale (o si usa un intensificatore di brillanza).
La via cervicale è di più facile realizzazione, ma comporta rischi maggiori sia immediati, sia di crisi epilettiche in un secondo momento. L'inoculazione attraverso la via lombare è tecnicamente più difficile, soprattutto in presenza di lesioni osteofitiche, ma comporta meno rischi e complicanze. Più facilmente si può ottenere anche un'epidurografia, che conduce a difficoltà di interpretazione. L'aspetto festonato della colonna ventrale del mdc è dovuto alla deviazione dorsale da parte del anello dorsale e da altre strutture legamentose dello spazio discale. (Tabella 1).
Complicanze - sono legate prevalentemente alla eventuale tossicità del m.d.c. e sono divise in immediate e tardive. Tra le manifestazioni cliniche immediate si devono includere: apnea o tachipnea in corso di introduzione del m.d.c., convulsioni al risveglio, ipertermia, shock anafilattico, morte. Gli effetti a più lungo termine, osservati in passato con m.d.c.liposolubili erano aracnoidite fibrose adesive. Con i m.d.c. non ionici idrosolubili non sono state riportate manifestazioni tardive.
RILIEVI NORMALI
L'immagine mielografica normale, sia in proiezione LL che VD, è data da due linee radiopache parallele; divergono leggermente nei punti dove normalmente il midollo aumenta il suo diametro, cioè a livello dell'emergenza dei nervi del plesso brachiale (C5-C7) e dell'intumescenza lombare (L3-L4) e convergendo caudalmente. Il mdc si accumula attorno alle emergenze dei nervi spinali, ma non si estende al di fuori del midollo spinale. La colonna ventrale del mdc (in LL) è molto speaa a livello C1-C2, e si assottiglia bruscamente a C2-C3. In VD, una linea radiotrasparente, ondulata, è sovraimpressa al midollo spinale (C1-C2) ed è determinata dalla presenza dell'arteria vertebrale basilare.
Differenze radiografiche tra mielografia ed
epidurografia:
Immagini |
Mielografia |
Epidurografia |
Aspetto |
Colonna dorsale e ventrale del mdc parallele, di
larghezza uniforme, che si assottiglia caudalmente.
Strie radiotrasparenti che rappresentano il difetto di riempimento
causato dalle radici nervose. |
Aspetto ondulato, festonato della colonna ventrale
del mdc.
Le colonne non si evidenziano distintamente.
Accumuli irregolari di mdc che si raggruppano attorno ai forami
intervertebrali, circondando i nervi che ne fuoriescono |
Termine |
Col sacco durale a livello della regione
lombare-lombosacrale |
Non si apprezza. Estensione all’interno del canale
vertebrale sacrale |
Spazio tra il mdc e i margini del canale vertebrale |
Presente, specialmente in razze grandi |
Assente |
ARTEFATTI IN MIELOGRAFIA
Sono determinati dall'inoculazione del m.d.c. a livello dello spazio epidurale, subdurale, nel canale centrale, e nel parenchima spinale.
Opacizzazione dello spazio epidurale. Facilmente determinabile con la mielografia lombare, per errore dell'operatore. Può anche esser dovuto a lesioni traumatiche della dura madre, che permette il passaggio del mdc allo spazio epidurale, come accade in caso di avulsione del plesso brachiale. Oltre all'aspetto fastonato, il mdc si accumula attorno alle emergenze dei nervi spinali, estendendosi all'esterno del canale vertebrale.
Opacizzazione dello spazio subdurale. L'aspetto di questo artefatto varia in funzione della quantità del mdc presente. Se il volume è limitato, il mdc tende a concentrarsi dorsalmente. Perciò, l'opacizzazione subdurale si evidenzia meglio in LL. In LL, la colonna dorsale del m.d.c. ha un margine dorsale liscio e diritto, ed un margine ventrale ondulato. Se è presente una colonna ventrale, presenterà margine dorsale ondulato e ventrale liscio e diritto. Un'altra caratteristica dell'opacizzazione subdurale è che la colonna di contrasto appare più opaca di quella presente nello spazio subaracnoideo, probabilmente per la diluizione da parte del LCR a questo livello.
Opacizzazione del canale centrale e del parenchima spinale. Il primo evento accade quando il mdc viene iniettato nel canale centrale. Questo capita raramente nel cane, e può capitare quando la puntura lombare viene effettuata cranialmente a L4-L5. In molti cani, la porzione caudale del canale centrale è in comunicazione con lo spazio subaracnoideo; durante l'inoculazione, del m.d.c. può passare attraverso questa comunicazione. L'aspetto normale è dato da una sottile linea radiopaca al centro del midollo spinale. Un allargamento del canale centrale (idromielia) rappresenta un'anomalia congenita.
Se del mdc è evidente all'interno del midollo spinale, disegnando un'area più o meno estesa, radiopaca, a margini non definiti, siamo di fronte ad una lesione del midollo (mielomalacia).
RILIEVI PATOLOGICI
Immagini radiografiche patologiche. Una mielografia anormale è caratterizzata da variazioni di dimensione e localizzazione della colonna del m.d.c. nello spazio subaracnoideo, e da variazioni di opacità e di spessore del midollo.
In caso di protrusione discale potremo avere disegni di compressione extradurale o intramidollare
La protrusione discale causa tipicamente una lesione extradurale caratterizzata da deviazione dorsale della colonna ventrale del m.d.c. (in LL), che appare più sottile, e da un allargamento del midollo (in LL). Se la protrusione discale non è perfettamente dorsale allo spazio discale, ma leggermente laterale, la colonna ventrale del m.d.c. appare come interrotta, data da una doppia linea (in LL); questa immagine è definita "golf tee".
Nelle protrusione di tipo I si verifica una grave lesione midollare che può mascherare i segni tipici dell'estrusione discale. L'edema e la conseguente tumefazione del midollo comportano un assottigliamento delle colonne del m.d.c. che vengono dislocate abassialmente fino alla perdita del disegno del midollo. Tale rilievo può estendersi per 2-3 segmenti vertebrali cranialmente o caudalmente al sito di lesione. Nella protrusione di tipo I il materiale discale può anche essere dislocato rispetto al sito dove è avvenuto il prolasso, pertanto la deviazione del m.d.c. può essere evidente non solo in corrispondenza dello spazio intervertebrale interessato dalla patologia, ma anche in zone limitrofe; il materiale patologico può localizzarsi non solo sul pavimento del canale vertebrale, ma anche ai lati. Pertanto, in caso di tumefazione midollare senza segni evidenti di protrusione discale, è indicato leggere attentamente i radiogrammi ed eventualmente effettuare radiografie non solo in LL e VD, ma anche in VD oblique, allo scopo di localizzare esattamente la sede della protrusione.
In caso di ernia di tipo II, normalmente non si hanno segni di lesione intramidollare, ma solo extradurale, con deviazione della colonna ventrale del m.d.c. in corrispondenza dello spazio intervertebrale interessato. Modificazioni croniche, che includono l'ipertrofia dell'anello fibroso, del legamento flavum e della capsula articolare delle faccette articolari dorsali, possono determinare una compressione extradurale a manicotto.
Neoplasie spinali. I tumori del midollo spinale possono avere origine intramidollare o extramidollare. I tumori intramidollari sono localizzati all'interno del midollo e determinano una tumefazione midollare; possono essere primari o metastatici. Sono rari nel cane e nel gatto. Nel cane i più frequenti sono gli astrocitomi, mentre nel gatto i linfosarcomi.
I tumori extramidollari originano dalle meningi (intradurali) o dai tessuti contigui, comprese le vertebre (extradurali); in ambedue i casi la neoplasia coinvolge secondariamente il midollo spinale, comprimendolo. Sono meno rari e possono essere determinati da neoplasie vertebrali (osteosarcoma, mieloma, linfosarcoma e metastasi) o da neoplasie durali (neurofibrosarcoma, meningioma e linfosarcoma). Alla mielografia la tumefazione spinale può essere confusa con una protrusione tipo I.
L'embolia fibrocartilaginea è una sindrome da infarto acuto del midollo spinale conseguente al distacco di piccoli emboli di fibrocartilagine dal disco intervertebrale che si dislocano nel parenchima midollare cui conseguono ischemia ed infarto.. E' possibile evidenziare una tumefazione midollare, ma solitamente la radiografia non mostra alcuna alterazione.
La mielomalacia è un infarcimento emorragico del midollo spinale secondario ad una lesione acuta del midollo stesso. Può essere diffusa o localizzata; la diffusa spesso è associata ad estrusione discale, mentre la localizzata è determinata da embolo fibrocartilagineo. I rilievi radiografici includono un grado variabile di infiltrazione del m.d.c. all'interno del parenchima midollare ed una dilatazione midollare che normalmente comporta un assottigliamento delle colonne dorsali e ventrale del m.d.c. (in LL).
EPIDUROGRAFIA
Quando l'esame clinico e neurologico evidenziano una lesione a livello lombo-sacrale, la mielografia può non essere necessaria o utile, perché la sede della lesione può essere caudale al punto di chiusura del sacco durale. Per studiare questo tratto del canale spinale è allora utile la epidurografia che consiste nell'inoculazione del m.d.c. a livello epidurale.
La preparazione è medesima a quella richiesta per la mielografia; l'ago spinale viene infisso nel canale vertebrale tra la terza vertebra sacrale e la terza coccigea, e iniettato il m.d.c. nello spazio epidurale.
Si riprendono radiografie in proiezione LL , utilizzando anche la posizione stressata in iperflessione ed in iperestensione, per verificare eventuali movimenti dinamici delle vertebre L7-Sacro e eventuali compressioni del disco intervertebrale o delle faccette articolari o del legamento flavum. Una dislocazione dorsale dello spazio epidurale ventrale o una completa ostruzione della colonna del m.d.c. sono i segni radiografici di stenosi lombosacrale.
Il disegno normale dello spazio epidurale è dato (in LL) da una linea dorsale rettilinea e ventrale
festonata.
SEMEIOTICA RADIOGRAFICA
Anomalie vertebrali congenite.
Fusione vertebrale; può essere parziale o totale. Se totale manca completamente la linea radiotrasparente dello spazio intervertebrale. Le vertebre coinvolte sono perfettamente normali, con assenza di lesioni litiche o produttive. Se parziale, può interessare una parte del corpo vertebrale, causando angolazioni anormali tra le vertebre coinvolte e pertanto deviazioni dell'asse vertebrale. La fusione può seguire anche a discospondilite, ma in questo caso è caratterizzata da callo o osso reattivo neo-formato e modificazioni osteoclastiche nelle limitanti somatiche.
Incompleta formazione vertebrale:
vertebra a "butterfly" (detta così per l'aspetto che assume in VD), dovuta alla mancanza di fusione dei 2 centri laterali di ossificazione del corpo vertebrale, che restano di forma triangolare con apice mediano;
emivertebra, dovuta alla mancata formazione (embriologica) di uno dei due centri di ossificazione del corpo vertebrale, per cui il corpo avrà aspetto a cuneo con base laterale e apice diretto all'altro lato, attraverso l'asse mediano, da cui ne può risultare una scoliosi
spina bifida, dovuta alla mancata fusione dei due centri laterali di ossificazione dell'arco vertebrale, per cui si formano due processi spinosi (evidenti in VD). Per far diagnosi esatta delle condizioni del midollo spinale e delle meningi, e pertanto di presenza o meno di meningocele o meningomiocele occorre una mielografia. Questi difetti dell'arco neurale sono più frequenti nella regione lombare.
vertebre di transizione; questa anomalia si verifica a livello delle giunzioni (cervico-toracico, toraco-lombare, lombo-sacrale) per cui una vertebra assume caratteristiche morfologiche proprie del segmento craniale o caudale. Può essere completa (bilaterale) o incompleta (monolaterale). La modificazione può interessare le lamine dorsali o i processi trasversi, raramente il corpo vertebrale. A livello della giunzione cervico-toracica può essere presente una costa a carico della C7; la costa può essere normale o ipoplasica. Questo può accadere anche a carico di L1. La T13 può avere, al posto della costa, un processo trasverso anomalo, più tozzo e largo. A livello della giunzione lombosacrale la vertebra di transizione può avere significato clinico. La sacralizzazione di L7 o la lombarizzazione di S1 possono determinare mancata simmetria ella pelvi e CHD monolaterale.
agenesia del dente di C2, presente pravalentemente in cani di razze toy e che può determinare sublussazione atlanto-assiale.
Wobbler syndrome o spondilopatia cervicale caudale, è una patologia (o sindrome) con sintomatologia clinica determinata da compressione spinale in cani appartenenti a razze grandi o giganti, prevalentemente Alani e Dobermann.
Specificatamente la compressione è determinata da malformazione e/o instabilità dei tessuti che circondano direttamente il midollo spinale, che possono essere classificate nella seguente maniera:
1. Protrusione discale cervicale - Ipertrofia della porzione dorsale dell'anello fibroso produce protrusione dell'anello all'interno del canale vertebrale e compressione ventrale del midollo spinale.
2. Ipertrofia del legamento flavum - Determina compressione dorsale del midollo spinale. .
3. Malformazione vertebrale - Altearzioni ossee possono coinvolgere le faccette articolari, le lamine, il canale vertebrale e/o i corpi vertebrali, determinando stenosi del canale vertebrale. Se l'alterazione coinvolge più strutture possiamo avere una compressione
circumferenziale.
4. Scivolamento dorsale (sublussazione) - Il midollo è compresso tra la porzione craniodorsale della corpo vertebrale caudale e la lamina caudodorsale della vertebra craniale. Può essere statico o dinamico
Le vertebre più frequentemente interessate sono C4-C5, C5-C6 e C6-C7.
Con la radiografia in bianco difficilmente possono evidenziarsi le condizioni 1 e 2, pertanto l'esame fondamentale è dato dalla mielografia; in caso però di restringimento circumferenziale, sarà la TC a fornirci, con l'ausilio delle stratigrafie seriate, l'esatta dimensione del midollo spinale. In TC la forma del midollo spinale cervicale è reniforme, in sezione traversa e si mantiene così in maniera costante. Nelle vertebre toraciche assume una forma più tondeggiante. Il diametro diventa leggermente maggiore al di sopra di C6-C7. Lo spazio subaracnoideo mantiene dimensioni uniformi.
Anomalie numeriche:
in eccesso o difetto (prevalentemente si osserva un numero superiore a carico del segmento lombare).
Lesioni traumatiche.
Le fratture possono interessare qualsiasi porzione vertebrale, anche se i siti più comuni sono il corpo vertebrale ed i processi spinosi e trasversi. Sono di 4 tipi: 1) fratture da compressione con piccola dislocazione; 2) fratture oblique gravi con grave dislocazione dei monconi; 3)fratture epifisarie (distacchi) in animali giovani; 4) fratture senza malallineamento.
Le fratture da compressione determinano diminuzione delle dimensioni della vertebra stessa. Le fratture senza dislocazione evidente sono difficili da riconoscere; può essere evidenziata la linea radiotrasparente di frattura.
Sublussazioni o lussazioni vertebrali possono risultare accompagnate o meno da fratture; in caso di sublussazione avremo restringimento dello spazio intervertebrale discale. Una sola proiezione è normalmente sufficiente a far diagnosi di lussazione, anche se a volte, nella proiezione ortogonale, le vertebre possono erroneamente risultare allineate.
Lesioni infiammatorie
La spondilite è una lesioni flogistica della vertebra, non necessariamente associata a sepsi, anche se quasi sempre causata da uno specifico agente patogeno; si evidenzia una reazione periostale proliferativa ventrale e /o laterale al corpo vertebrale, che nasce normalmente dalla porzione centrale del corpo; normalmente non si hanno reazioni litiche. In soggetti giovani, le modificazione patologiche interessano prevalentemente l'epifisi caudale della vertebra. I segni radiologici iniziali includono area radiotrasparente all'epifisi, accompagnata da lieve diminuzione della definizione dei margini meta-epifisari; in seguito avremo aumento della sclerosi nell'osso spongioso circostante, collasso della fisi e rimodellamento dell'aspetto ventrocaudale della vertebra affetta. Se il processo flogistico o settico si diffonde all'adiacente spazio vertebrale e da lì passa alle vertebre limitrofe, si parlerà di discospondilite.
Discospondilite; è un processo distruttivo, infiammatorio e proliferativo che coinvolge corpi vertebrali e dischi intervertebrali di due o più vertebre adiacenti. Radiograficamente, in un primo tempo è visibile il restringimento degli spazi intervertebrali (collasso dello spazio discale) e presenza di aree litiche a carico delle epifisi vertebrali (distruzione ossea) che assumono poi un aspetto sfumato. In un secondo tempo si avrà reazione produttiva periostale con apsetto irregolare, indistinto dell'osso neoformato e la completa distruzione del disco e delle limitanti somatiche. Col progredire della patologia si può determinare spondilartrosi tra le vertebre interessate.
Si differenzia dalla spondilartrosi perché quest'ultima parte dalle limitanti somatiche; si differenzia dal tumore primario vertebrale perché è prevalentemente monostotico e non interessa gli spazi discali. Il tumore metastatico può interessare vertebre adiacenti, ma normalmente non interessa la parte articolare vertebrale.
L'osteomielite vertebrale è un grave processo infiammatorio derivante da un'infezione micotica o batterica. Il coinvolgimento vertebrale può essere secondario a diffusione ematogena o a secondaria a infezione dai tessuti molli paravertebrali per migrazione di corpi estranei, morsi, ecc.
Spondilite anchilopoietica. Eziologia ancora incerta, ma prevale la teoria infiammatoria (come nell'uomo). Nasce come osteoporosi di grado diverso dei corpi vertebrali, diminuzione progressiva della densità ossea e irregolarità dei margini articolari. Subentra osteolisi degli spigoli vertebrali che pertanto assumono un aspetto limato, smussato; in un secondo tempo avremo processi riparativi con osteosclerosi della parte smussa e sindesmofitosi a nastro che si accresce nello spazio discale di tutti i corpi vertebrali interessati per cui la colonna assume un aspetto "a canna di bambù".
Lesioni degenerative.
La spondilosi (o spondilartrosi) deformante è determinata da un collare peridiscale di osso neoformato che si forma al sito di attacco delle fibre di Sharpey (porzione corta del legamento longitudinale ventrale) al periostio, a livello delle limitanti somatiche, ventralmente e lateralmente. Non è una reazione infiammatoria, ma meccanica. E' determinata da degenerazione del disco intervertebrale: l'anello fibroso si disidrata, perde la compattezza, cede sotto la compressione dei corpi vertebrali e protunde ventralmente, distendendo il legamento longitudinale ventrale (LLV), che forma una convessità ventrale. Il LLV è aderente al periostio vertebrale attraverso due tipi di fibre: le brevi (o di Scharpey), che attaccano il LLV al periostio e interessano una sola vertebra, e le lunghe, posizionate ventralmente a queste, che uniscono le vertebre una all'altra. La protrusione discale stira le fibre di Scharpey e queste stirano il periostio sul sito di attacco, per cui il periostio, stimolato, reagisce dando reazione proliferativa e successiva mineralizzazione della fibra fino a formare un ponte osseo che unisce le due vertebre adiacenti. Radiograficamente: 1) le vertebre non presentano fenomeni di osteoporosi, 2) la struttura dei corpi vertebrali è normale, o sclerotica, specie a carico delle limitanti somatiche craniale e caudale, 3)gli spazi intervertebrali sono di ampiezza minore, 4) l'osso neoformato è visibile ventralmente (a margine ventrale convesso), ma può presentarsi anche lungo i margini laterali e dorsali dei corpi vertebrali, di aspetto ben delimitato, non sfumato.
Osteofitosi vertebrale è rara nelle vertebre cervicali e nella porzione craniale della regione toracica, perché il LLV inizia a metà della regione toracica.
Spondilartrosi iperostosante. Può avere eziopatogenesi degenerativa o infiammatoria. La mineralizzazione delle fibre brevi si estende anche a quelle lunghe del LLV, pertanto avremo una colata ossea con fusione di segmenti estesi di rachide, di spessore più o meno costante, con lievi ondulazioni a livello discale.
La pachimeningite ossificante è la mineralizzazione della dura madre; si evidenzia come una linea sottile netta radiopaca nel canale spinale. Normalmente più visibile ventralmente (in LL) e non ha rilevanza clinica.
La stenosi lombosacrale degenerativa (detta anche "sindrome della cauda equina") è un restringimento del canale vertebrale a livello della giunzione lombosacrale. La causa più comune è determinata da una compressione discale L7-S1; è quasi sempre determinata da cause predisponesti quali malformazioni congenite (malallineamento o instabilità lombosacrale, ipertrofia della capsula articolare delle faccette articolari o del legamento flavum), per cui la minima modificazione degenerativa è sufficiente a determinare il problema clinico. La stenosi interessa prevalentemente soggetti adulti appartenenti a razze medio-grandi; il pastore tedesco sembra essere la razza più colpita, per la sua particolare conformazione (angolo lombosacrale) e per difetti anatomici dei processi articolari.
Tecniche per immagini utili nell'identificazione della stenosi sono:
Il malallineamento vertebrale può essere statico o dinamico, pertanto le radiografie in LL vanno eseguite in posizione neutra, iperflessa ed iperestesa. Radiograficamente si può evidenziare restringimento dello spazio intervertebrale, sclerosi subcondrale delle limitanti somatiche di L7 e S1, spondilosi deformante, scivolamento ventrale del sacro con angolo lombosacrale acuto.
La discopatia è una condizione degenerativa di origine sconosciuta che risulta in una protrusione del disco o di materiale discale nel canale vertebrale che comprime il midollo spinale o le radici di nervi spinali. Questa patologia interessa soggetti di età superiore ai tre anni appartenenti a tutte le razze canine, anche se le più rappresentate sono le condrodistrofiche dove la degenerazione discale può cominciare già a un anno. I siti più comuni di protrusione sono C2-C3-C4 e T13-L1. Anche i gatti possono esserne affetti, anche se questa patologia è molto meno frequente che nei cani e colpisce soggetti di età superiore ai 6 anni.
"Protrusione discale" è un termine non specifico che definisce qualsiasi massa di natura discale che si disloca nel canale midollare.
L'ernia discale si verifica quando il nucleo polposo, stirando l'anello fibroso (che però rimane intatto), protrude nel canale midollare. Questo evento consegue a degenerazione fibroide del nucleo polposo che va incontro a metaplasia fibrosa; l'anello fibroso protrude nel canale vertebrale determinando compressione spinale (Hansen protrusione tipo II).
L'estrusione (o prolasso) consiste nel passaggio nel canale midollare del nucleo polposo attraverso una soluzione di continuo dell'anello fibroso. Questa condizione consegue a degenerazione condroide del nucleo polposo che va incontro a disidratazione e mineralizzazione. Poiché si verifica anche una degenerazione dell'anello fibroso, quest'ultimo non è più in grado di contenere il nucleo, va incontro a rottura e determina un prolasso nel canale vertebrale del materiale discale (Hansen protrusione tipo I). In razze piccole, il midollo occupa una percentuale maggiore del volume del canale vertebrale, rospetto a razze grandi. Pertanto, razze condrodistrofiche, specialmente piccole, sono maggiormente soggette a protrusione di Hansen di tipo 1,mentre razze grandi non condrodistrofiche e animali anziani di tutte le razze sono più soggetti ad Hansen tipo 2.
I segni radiografici della protrusione discale sono: restringimento dello spazio intervertebrale discale, restringimento dello spazio articolare delle faccette articolari dorsali, diminuzione del forame intervertebrale, aumento dell'opacità del forame intervertebrale, presenza di materiale discale estruso nel canale vertebrale. Altri segni meno frequenti di protrusione discale sono il vacuum phenomenon (gas nello spazio intervertebrale) e l'automielografia (dislocazione della dura madre calcificata. Di questi segni, quello con buon indice di sensibilità e buon indice predittivo è il restringimento dello spazio intervertebrale.
Il forame dorsale tra C2 e C3 è largo e ben evidente; i successivi quattro (tra C3 e C7) sono sovrapposti alle faccette articolari, così come i foramii delle vertebre toraciche sono sovrapposti alle coste, pertanto i questi siti è più difficile evidenziare radiopacità anomale.
La mineralizzazione discale è indicativa di degenerazione, ma non di protrusione discale, così come non tutto il materiale discale prolassato è mineralizzato.
Anche in presenza di tali segni radiologici, la certezza di una discopatia si avrà solo attraverso l'effettuazione di una mielografia.
Condizioni metaboliche.
L'ipervitaminosi A è una condizione presente nel gatto, e determina proliferazione ossea a livello degli archi e della porzione laterale dei corpi vertebrale delle vertebre di tutto il rachide, e può interessare anche le ossa lunghe. Ha eziologia alimentare e comporta un progressiva diminuzione dei movimenti.
Mucopolisaccaridosi è una patologia presente nel gatto che può interessare il rachide. L'iperparatiroidismo, sia primario che secondario a problemi alimentari o renali, determina una demineralizzazione ossea che si può rendere responsabile di un'anomala incurvatura del rachide e fratture patologiche.
Neoplasie
Le neoplasie del rachide possono essere primarie (benigne o maligne) o secondarie. Il tumore primario benign è dato dal condroma, lesione produttiva, che determina espansione dell'osso. I tumori primari maligni sono a carattere prevalentemente litico e monostotico: osteosarcoma e condrosarcoma. La diagnosi differenziale di un tumore maligno osseo include l'osteomielite, pertanto necessita di biopsia.
I tumori metastatici sono poliostotici, possono essere litici (prevale questo aspetto) o produttivi. Un esempio relativamente frequente è il coinvolgimento metastatico delle porzioni ventrali del corpo vertebrale di L5-L6-L7 da carcinomi prostatici.
ALTRE METODICHE DIAGNOSTICHE
Altre indagini contrastografiche sono la discografia e la venografia transossea lombosacrale. Nella prima il m.d.c. viene inoculato nello spazio intervertebrale allo scopo di svelare un'eventuale ectopia del disco; nella seconda, attraverso l'inoculazione del m.d.c nella spongiosa del corpo vertebrale della 2° o 3° vertebra coccigea, si evidenzia il disegno della rete venosa vertebrale che, in caso di patologie infiammatorie in atto del tratto lombosacrale, presenta una morfologia alterata. Entrambe le metodiche sono obsolete e non più impiegate nella pratica clinica.
Le metodiche d'elezione per lo studio del midollo spinale e del disco sono la TC e la
RMN.
Tratto da appunti di Medicina Veterinaria
- Facoltà di Pisa - a.a. 2007/2008
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