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I dolori e le
infiammazioni
articolari
Anche i cani e i gatti soffrono di dolori e
infiammazioni articolari. Come intervenire.
a cura di Maurizio Scozzoli, medico veterinario del
"Centro Sperimentale" dell'APA-CT S.r.l. di Forlì
Le patologie a carico
dell'apparato muscolo-scheletrico sono senza dubbio tra le più frequenti
cause di crisi dolorose, rigidità, limitazione dei movimenti, invalidità
temporanea ed atrofia muscolare dovuta al disuso dell'arto. Generalmente
colpiscono il cane e il gatto anziani ma possono presentarsi anche in
soggetti giovani, predisposti spesso dall'obesità e dalla ridotta attività
fisica.
Anche i cani sottoposti ad attività sportiva (caccia,
corsa, ecc.) e di lavoro (guardia, difesa, salvataggio, ecc.), con carichi
abnormemente pesanti, sono altresì predisposti a patologie dell'apparato
muscolo-scheletrico. Tralasciando le cause traumatiche, possiamo
distinguere due grandi categorie: quelle dovute a processi degenerativi
delle articolazioni (osteoartrosi) e quelle dovute ad affezioni
infiammatorie delle stesse. Tra le affezioni degenerative articolari abbiamo
l'artrosi, la coxartrosi (articolazione dell'anca), la gonartrosi
(articolazione del ginocchio) e la spondiloartrosi (colonna vertebrale). Le
anomalie posturali e ortopediche più o meno congenite, le displasie
articolari (anca, gomito, ecc.), i traumi, i processi infiammatori, le
lesioni alle strutture di sostegno delle articolazioni e l'obesità possono
determinare fenomeni stressanti secondari a carico dell'apparato
muscolo-scheletrico. Nel cane, le condizioni che predispongono
all'instabilità e al prematuro invecchiamento della cartilagine articolare
sono: la mancata unione dei processi anconei e coronoidei, displasia
dell'anca, lussazione della rotula, acondroplasia, traumi, lesioni
infiammatorie delle articolazioni ed infine imperfette riduzioni di fratture
e altri problemi di natura ortopedica. Dal punto di vista terapeutico ci
dobbiamo porre i seguenti obbiettivi: alleviare il dolore, permettere
all'articolazione di continuare a funzionare e rallentare il processo di
degenerazione. Il trattamento comporterebbe le seguenti fasi:
1. periodi di riposo giornaliero ed abolizione
di sforzi eccessivi delle articolazioni colpite;
2. adeguato esercizio fisico per il
mantenimento del tono muscolare e della funzionalità delle articolazioni;
3. riduzione del peso se l'animale è obeso;
4. riduzione del dolore con principi attivi
analgesici ed antinfiammatori;
5. tecniche operatorie ortopediche per
alleviare il dolore, per ripristinare il movimento, per correggere la
deformità o l'instabilità dovuta ad alterata distribuzione del peso e
della tensione.
Spesso nei cani e nei gatti colpiti è necessario intervenire con farmaci
analgesici e antinfiammatori non scevri da effetti collaterali come i
problemi gastroenterici dei F.A.N.S. (farmaci antinfiammatori non steroidei)
e ai ben noti effetti indesiderati dei cortisonici. La fitoterapia può
avere un ruolo importante nella cura di queste affezioni acute e croniche,
grazie a trattamenti che possono essere complementari ai farmaci allopatici
e in alcuni casi possono sostituirli.
Numerose sono le Piante officinali che esercitano un'azione sull'apparato
articolare e cioè sulle articolazioni e loro annessi (aponeurosi, capsule
articolari, tendini, legamenti, cartilagine, tessuto osseo, ecc.) sede di
processi degenerativi e infiammatori. Le Piante officinali impiegate in
fitoterapia sono inquadrabili in due grandi categorie: quelle
antinfiammatorie e quelle analgesiche. In realtà, spesso, non è possibile
differenziare completamente tali azioni in quanto le due componenti
riconoscono un substrato biochimico parzialmente comune. E' noto come i
derivati dell'acido salicilico costituiscono un rimedio contro le malattie
reumatiche e le infiammazioni osteoarticolari. I precursori dell'acido
salicilico contenuti nel Salice bianco (Salix alba) e nella Spirea ulmaria (Spirea
ulmaria L.) sono un utile ausilio terapeutico. Il Salice bianco (Salix alba)
contiene nella propria corteccia vari precursori dell'acido salicilico: la
salicina e la salicortina che vegono trasformati nell'intestino e nel fegato
in acido salicilico. La salicina, contrariamente ai salicilati di sintesi
(Aspirina), non irrita lo stomaco poiché si trasforma in acido salicilico a
livello intestinale ed epatico. La Spirea ulmaria contiene un etere
salicilico e salicilato di metile provenienti dalla idrolisi di un
glucoside, la monotropina. Anche la Boswellia serrata, una delle piante più
importanti della medicina Ayurvedica, è costituita da una gommoresina che
si ottiene dalla incisione della corteccia. Tale gommoresina è costituita
da una frazione gommosa composta da polisaccaridi (D-galattosio,
D-arabinosio, D-mannosio, D-xilosio, ecc. ) e da una frazione resinosa
costituita principalmente da una miscela di acidi triterpenici pentaciclici
derivati dell'acido boswellico: l'acido b-boswellico che è il principale
(30%), l'acido 3-acetil-b-boswellico, l'acido 3-acetil-11-keto-b-boswellico
e l'acido 11-keto-b-boswellico, l'acido a-boswellico e l'acido
3-acetil-a-boswellico. Gli acidi boswellici agiscono sulla sintesi dei
leucotreni inibendo la 5 lipossigenasi (Ammon 1996). I leucotreni sono dei
mediatori chimici del processo flogistico coinvolti nella patogenesi di un
elevato numero di patologie infiammatorie tra cui i processi a carico
dell'apparato muscolo scheletrico. L'azione degli acidi boswellici si
esplica anche a livello dell'elastasi, un enzima proteolitico, estremamente
distruttivo, rilasciato normalmente dai leucociti, richiamati nel luogo
dell'infiammazione da un processo chemiotattico (Rall et al. 1996), e del
complemento la cui attivazione è particolarmente importante in tutte le
patologie infiammatorie e ad eziologia immunitaria (Knaus e Wagner 1996). A
differenza di altri antinfiammatori di sintesi (F.A.N.S.), non induce segni
di intolleranza gastrica, ma viceversa offre una protezione contro gli
effetti dell'acido cloridrico e contro le ulcere indotte da indometacina (Singh
et al. 1996). Un'altra pianta officinale con attività antinfiammatorie ed
analgesica è l'Artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens DC.) i cui
costituenti principali sono i glucosidi iridoidi: Arpagoside, Arpagide e
Procumbide. Oltre al ruolo dei glucosidi iridoidi, le proprietà della droga
vedono la partecipazione simultanea di altre sostanze. Ad esempio l'azione
del b-sitosterolo è ben lontana dall'essere trascurabile, poiché è nota
la sua capacità di inibire la formazione della prostaglandina sitetasi, che
partecipa ai processi infiammatori. Anche il Frassino (Fraxinus excelsior),
che era uno dei rimedi cardine per il trattamento delle malattie reumatiche
fin dai tempi di Ippocrate, contiene nella sua corteccia tannini, curarine e
glucosidi tra cui l'esculetina, di cui è stata dimostrata un'attività
inibitoria sulle lipoossigenasi e cicloossigenasi e la capacità di attivare
in vitro e in vivo i linfociti T (von Kreudener et al. 1995). In
prove sperimentali su animali sono state dimostrate attività in grado di
inibire la formazione di edema da carragenina e di inibire l'artrite
indotta da adiuvanti in maniera simile a quella del Diclofenac (El-Ghazaly
et al. 1992). Abbiamo visto come i principi attivi presenti in varie piante
officinali intervengano nel processo flogistico con diversi meccanismi
d'azione. E' pertanto evidente che, se più sostanze attive sono in grado di
inibire o interferire su diversi enzimi e reazioni chimiche del processo
infiammatorio, l'impiego nella pratica terapeutica di appropriate miscele di
piante officinali, può produrre importanti effetti sinergici. Dal punto di
vista pratico Salix alba, Spirea ulmaria, Boswellia serrata sono
particolarmente indicate in tutte le forme infiammatorie dell'apparato
muscolo-scheletrico. Gli studi clinici dimostrano che l'Harpagophytum
procumbens è meno efficace nel reumatismo infiammatorio acuto, mentre lo è
molto nelle forme croniche o degenerative (artrosi) dove può essere
sfruttato nel controllo della sintomatologia dolorosa e per facilitare il
recupero funzionale delle articolazioni. Miscele, appositamente studiate per
l'impiego terapeutico in veterinaria, contenenti Harpagophytum procumbens,
Spirea ulmaria, Fraxinus excelsior, Equisetum arvense ad attività
rimineralizzante e diuretica, Juniperus communis ad attività diuretica
(potente eliminatore dell'acido urico), hanno dato ottimi risultati
nei trattamenti antinfiammatori e analgesici di patologie croniche a carico
dell'articolazione dell'anca, del ginocchio, del gomito e della colonna
vertebrale. I migliori risultati nei casi cronici si ottengono con cicli di
trattamento di almeno uno o due mesi. La Boswellia serrata abbinata
alla Spirea ulmaria e all'Harpagophytum procumbens si sono rivelate utili
nei quadri infiammatori più o meno acuti dell'apparato muscolo-scheletrico,
nei dolori localizzati ad un muscolo (mialgia) o alla sua inserzione
tendinea. Quando cause occasionali, quali traumi, sforzi o repentine
variazioni di temperatura provocano, nell'animale, dolore e rigidità
nell'eseguire particolari movimenti, anche se mancano chiari segni di
lesioni organiche, è importante intervenire per evitare cronicizzazioni
dovute al costituirsi di circoli viziosi dolore-contrattura riflessa-dolore.
Infine non dimentichiamo che la fitoterapia riserva altre piante officinali
(oli essenziali) utili nella preparazione di creme o gel per uso esterno ad
attività antalgica (Canfora, Menta, Salvia, Lavanda, Capsicum, Maggiorana),
antinfiammatoria (Cajeput, Eucalipto, ecc.), e revulsiva (Senape,
Trementina, ecc.) che tratteremo successivamente.
Fonte: NATURAL 1 - per gentile concessione
del Dott. Maurizio Scozzoli ©.
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