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Displasia congenita dell’anca È stata descritta e identificata per la prima volta da Schenelle nel 1935 negli Stati Uniti. Venne descritta in questo modo: “turba dello sviluppo che provoca una insufficiente stabilità dell’articolazione”. La prima osservazione e quindi i primi studi furono compiuti su degli esemplari di Setter Irlandesi. Con il passare degli anni aumentò notevolmente l’interesse mondiale per questa anomalia e, specialmente negli anni ’50, furono effettuate ricerche in Svezia, Germania, Olanda e Finlandia. Le ricerche dimostrano che le razze canine colpite da una malformazione di questo tipo erano numerose e praticamente tutte di media e grande taglia, mentre nelle razze di piccola taglia e nane fu riscontrata un’altra malformazione a carattere degenerativo, chiamata “necrosi asettica della testa del femore”, completamente diversa dalla displasia, sia come tipo di lesione che come eziologia. La sintomatologia di un cane displasico può essere aggravata anche per cause ambientali, ma solo sul cane portatore di displasia, poiché un cane esente non potrà mai acquisirla per la sola influenza di fattori ambientali. È ormai dimostrato che la displasia è un’anomalia polifattoriale dello sviluppo, identificata come una lassità congenita dell’articolazione dell’anca, che è destinata a degenerare verso uno stato di deformità e conseguente osteoartrosi. Le cause sono poligeniche ed ereditarie, con un ritardo del normale sviluppo del complesso articolare, che costituisce il reale difetto congenito. Un soggetto colpito non è in grado di far fronte ai fattori ambientali, proprio per il ritardo di sviluppo. La progressione delle lesioni da displasia si possono riassumere così: -Lassità (fattore congenito) dell’articolazione dell’anca -Degenerazione -Deformità -Osteoartrosi La diagnosi della displasia viene effettuata mediante: - Esame della motilità: valutazione oggettiva del cane in movimento (da qui emerge il valore delle prove di lavoro, in questo caso resistenza, rispetto alle pure manifestazioni di bellezza); - Palpazione (o metodo di Bardens ed Harrdwich): consente in certi casi una diagnosi precoce, innegabilmente utile per l’allevatore, che potrebbe evitare di sobbarcarsi costi rilevanti; ma è estremamente pericolosa, poiché i cani positivi alla prova della palpazione e sottoposti a pettinectomia (recisione del muscolo pettineo) dovrebbero essere segnalati sul certificato di iscrizione per evitarne l’uso quali riproduttori. Indagine radiografica: fondamentale purché venga effettuata in età idonea, che la Commissione Scientifica della Federazione Internazionale Cinologica ha stabilito a un anno di età; per le razze di grande taglia il limite è portato ad un anno di età; per le razze di grande il limite è portato a 1 anno e ½ (di queste razze fanno parte anche il Pastore Maremmano-Abruzzese ed il Mastino Napoletano). Il Mastino Napoletano è una razza che, forse più di ogni altra, risente molto di questa anomalia; questo è dovuto all’eccesso di consanguineità nella riproduzione e certamente all’uso improprio dei riproduttori. Ormai la maggior parte degli esemplari di questa razza non è esente da displasia. La selezione del Pastore Tedesco invece ha imposto delle regole precise e severissime agli allevatori; i riproduttori e le fattrici devono essere totalmente esenti da displasia e, senza la lastra che confermi questa precisa disposizione, un esemplare di Pastore tedesco non può in nessun caso competere in una manifestazione cinotecnica. Uno dei massimi esperti italiani e mondiali di displasia congenita all’anca era il Dottor Cesare Pareschi di Ferrara, responsabile in Italia della lettura ufficiale delle radiografie per la diagnosi della displasia all’anca, recentemente scomparso. In una razza come il Mastino Napoletano non vengono effettuati controlli, perché l’Ente Nazionale e la Società di razza non hanno imposto obblighi agli allevatori, per questo motivo dovrebbero essere gli allevatori stessi a selezionare i soggetti esenti e cercare di non far riprodurre gli esemplari portatori, per evitare che la razza si “ammali” totalmente e irrimediabilmente. sopra un'anca corretta ed esente da Displasia; sotto un anca con Displasia grave Descrizione del grado di displasia per cani in età di almeno un anno Esente da Displasia La testa del femore e l’acetabolo sono in posizione congruente fra loro e l’angolo di Norberg è pari o superiore a 105°. Il margine craniolaterale dell’acetabolo appare affilato o arrotondato in misura minima. La fessura dell’articolazione è strettissima e regolare. Nei casi in cui l’articolazione è perfetta, il margine craniolaterale dell’acetabolo abbraccia la testa del femore un poco più in direzione laterocaudale. Sospetta Displasia Possono verificarsi due casi: o la testa del femore e l’acetabolo sono non congruenti in minima misura e l’angolo di Norberg è pari o superiore a 105°; o l’angolo di Norberg è inferiore a 105°, in presenza di testa del femore ed acetabolo congruenti. Si possono notare leggeri arrotondamenti del margine craniale, caudale o dorsale. Leggera Displasia La testa del femore e l’acetabolo sono incongruenti, l’angolo di Norberg è superiore a 100° e/o il margine craniolaterale dell’acetabolo appena un poco appiattito. Si possono presentare anche arrotondamenti o, al massimo, lievissime tracce di deformazioni osteoartrosiche dei bordi craniale, caudale o dorsale dell’acetabolo. Displasia media Incongruenza chiaramente visibile fra testa del femore ed acetabolo fino alla sublussazione. L’angolo di Norberg è superiore a 90° (solo a titolo di informazione). Appiattimento del bordo craniolaterale dell’acetabolo e/o sintomi osteoartrosici. Grave Displasia Deformazioni displasiche chiaramente visibili alle articolazioni, quali la sublussazione evidente dell’anca o la lussazione; angolo di Norberg inferiore a 90°; evidente appiattimento del margine craniale dell’acetabolo; deformazione della testa del femore (arrotondata a testa di fungo o appiattita) o altri sintomi osteoartrosici. Sempre per decisione della Commissione Scientifica della F.C.I. per lo studio ed il controllo della displasia, oggi vengono riconosciuti “esenti da displasia” i soggetti senza alcun segno di displasia, con sospetta displasia e con leggera displasia; sono esclusi i soggetti con media e grave displasia. Queste scelte sono senz’altro opinabili, poiché, se è logico ammettere come esenti i soggetti senza alcun segno di displasia e quelli con sospetta displasia, appare strano concedere l’esenzione da displasia a quei soggetti che, sia pure in forma lieve, sicuramente sono displasici. Evidentemente si vuole dare una gradualità nella ricerca, cercando di danneggiare il meno possibile l’allevamento canino ed annullare tanti altri risultati positivi, raggiunti con grande sacrificio ed in lunghi periodi di tempo. Non esiste un trattamento medico per il cane displasico. Forse in questa direzione si è fatto poco, dando la precedenza al trattamento chirurgico. Tenendo conto dei fattori ambientali, occorrerà fare attenzione all’aumento di crescita del cucciolo per iperalimentazione, all’eccessivo movimento (salti, galoppo sfrenato, ecc…) ed alla selezione tesa a modificare in aumento il peso standard della razza. Ancora oscuro rimane il capitolo dei fattori genetici. Rifacendosi alle fondamentali teorie di Mendel, si deve puntare su una “ereditarietà alta”. L’indice di ereditarietà rappresenta la misura in cui un genotipo rispecchia il fenotipo; questo indice viene valutato da 1 a 10. il tasso di ereditarietà delle displasia è stato valutato da 2 a 4, quindi piuttosto basso. Ciò significa che di fronte ad un fenotipo perfetto non vi sono molte possibilità che questi rispecchi anche il genotipo. Si rende necessario pertanto identificare i soggetti aventi un quadro genetico sano, cioè “genotipi sani”., impiegando nell’allevamento solamente questi soggetti. L’identificazione si ottiene, o meglio si dovrebbe ottenere, con l’esame radiografico e con l’esame della progenie che può durare un notevole numero di anni e che deve essere eseguito scrupolosamente da un comitato di esperti. Oggi l’arma principale nella lotta contro la displasia è rappresentata dall’impiego per la riproduzione di cani giudicati radiograficamente sani. Pertanto l’unico metodo realisticamente sicuro rimane l’esame radiografico. La terapia chirurgica è buona per i soggetti giovani mediante la pettinectomia e accettabile in soggetti adulti mediante l’artrodesi. Chiaramente rimangono a tutti gli effetti cani displasici, da non usare per la riproduzione.
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