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Le neoplasie oculari

( tratto da un interessante studio svolto dall'Università di M.V. di Parma )

occhio cane

( foto di Federico Vinattieri per difossombrone.it )

Le neoplasie oculari del cane e del gatto sono fenomeni morbosi poco comuni in relazione alle altre patologie che colpiscono l’occhio stesso; tuttavia tumori primari e secondari possono insorgere in questa sede localizzandosi più frequentemente nella porzione anteriore dell’uvea.

L’esigua dimensione dell’organo e l’estrema interdipendenza fra i tessuti contigui rendono, purtroppo, difficoltosa l’applicazione di una terapia di tipo conservativo che consenta il suo rispetto anatomico ed il recupero della visione. L’esecuzione precoce dell’intervento di enucleazione riduce al minimo il potenziale rischio di metastasi e permette il prelievo di campioni tissutali necessari per la diagnosi istopatologica e la relativa prognosi.

Una miglior conoscenza di queste neoplasie pertanto, se da un punto di vista pratico può portare ad una diagnosi più precoce ed ad un eventuale terapia più consona e confortevole, sotto l’aspetto speculativo potrebbe maggiormente chiarire il valore di quei fattori citogenetici che tanto interesse hanno nella patologia tumorale d’organo, per la possibilità o meno di confermare o escludere un eventuale rapporto tra le caratteristiche istologiche del singolo reperto e l’andamento evolutivo del processo morboso.

Nel corso di questi ultimi anni il progressivo ampliamento delle nostre conoscenze in tema di patologia dell’apparato oculare negli animali d’affezione ha fatto sì che anche questa branca si configurasse come un settore scientifico disciplinare proprio, richiedente una specifica competenza formativa e professionale, al pari di quanto si verifica in medicina umana.

Sembra sempre più auspicabile, pertanto, che anche il medico veterinario cominci a prendere in considerazione questa realtà, inserendo nel proprio bagaglio culturale e professionale anche l’anatomia patologica delle neoplasie oculari e dei suoi annessi. Scopo principale della presente nota è la descrizione anatomo-patologica delle forme neoplastiche che colpiscono più frequentemente il globo oculare del cane e del gatto, mediante la revisione più recente della bibliografia in proposito supportata dai reperti osservati nell’Istituto di Anatomia Patologica di Parma. Avendo infatti a disposizione una discreta casistica di tumori oculari, giunti in quest’ultimo lustro (1995-1999) alla nostra osservazione e ben documentata istologicamente, abbiamo creduto opportuno raccoglierla ed illustrarla qui di seguito.

alcuni cenni anatomici

L’apparato visivo è costituito da due ordini di formazioni anatomiche: quelle direttamente collegate al fenomeno della visione e quelle accessorie, che fanno da supporto alle precedenti. In particolare, alle prime corrispondono i bulbi oculari, i nervi ottici, le vie ottiche che congiungono la retina ai centri nervosi ed i centri nervosi stessi; alle seconde corrispondono una serie di organi annessi al bulbo destinati a proteggerlo, mantenerlo, consentirne il movimento e permetterne il deflusso del liquido lacrimale. Esse sono l’orbita, il corpo adiposo dell’orbita, la periorbita, le fasce del bulbo, le palpebre e la congiuntiva, le ghiandole, i muscoli, i vasi sanguigni ed i linfatici, le vie nervose e lacrimali.

Il bulbo oculare del cane e del gatto, isolato dalle sue connessioni, ha una forma paragonabile ad una sfera; la sua consistenza è ben definita in "vivo" e può presentare variazioni sia fisiologiche che patologiche.

Dal punto di vista strutturale l’occhio si compone di tre membrane concentriche sovrapposte: tonaca fibrosa, tonaca vascolare o uvea e tonaca nervosa o retina.

La tonaca fibrosa è formata da una porzione anteriore trasparente, la cornea, e da una porzione posteriore bianca, la sclera, separate da un solco sclero-corneale a livello del quale la seconda si sovrappone alla prima. E’ formata da tessuto connettivo denso, irregolare e conferisce resistenza meccanica all’occhio.

La tonaca vascolare o uvea è molto più esile della precedente ed è di colore violaceo per la presenza di pigmenti e di abbondante vascolarizzazione. In senso oro-aborale forma l’iride, i corpi ciliari e la coroide. L’iride è la porzione anteriore direttamente osservabile e funge da diaframma separando la camera anteriore da quella posteriore; è dotata centralmente di un apertura, la pupilla, il cui compito è quello di correggere costantemente la quantità di energia luminosa che arriva alla retina, variando la sua dimensione; è posteriormente addossata al cristallino ed in mancanza di questo appoggio (afachia o lussazione della lente) l’iride oscilla liberamente nell’umor acqueo (iridodonesi). La forma pupillare varia nelle diverse specie: rotonda nel cane e a fessura verticale che si arrotonda dilatandosi, nel gatto. Il colore dell’iride varia individualmente e dipende dalla densità del pigmento e dalla compattezza degli strati superficiali; in genere, negli animali domestici, il colore tende al marrone con variazioni dal chiaro, fino al giallo oro, allo scuro o al blu di varia intensità. Talvolta il colore dell’iride è diverso nei due occhi del medesimo soggetto, variando persino nell’ambito dello stesso occhio (eterocromia bi-o monoculare).

Il corpo ciliare è la parte media dell’uvea ed insieme all’iride forma la cosiddetta uvea anteriore; è composta da una pars plicata ( anello di circa 100 processi ciliari, che variano in rapporto alla specie, e creste lamellari longitudinali inserite nella faccia interna del corpo ciliare) e da una pars plana confinante con la porzione periferica della retina. Ai processi ciliari sono ancorate le fibre della zonula che sospendono la lente.

La coroide è la porzione posteriore dell’uvea e si estende dai bordi della papilla all’ora serrata; è formata da tessuto connettivo lasso molto pigmentato nel quale è immersa una fitta rete vascolare che provvede al nutrimento dell’epitelio pigmentato retinico e della parte esterna della retina. La superficie interna della coroide è tenacemente adesa all’epitelio pigmentato retinico; la superficie esterna invece è lassamente unita alla sclera con la quale delimita uno spazio virtuale, lo spazio pericoroideale o sovracoroideale nel quale decorrono vasi e nervi. Strutturalmente si divide, dall’esterno all’interno, in: 1) strato sovracoroideale, 2) strato dei grossi vasi, 3) tappeto lucido, 4) coriocapillare, 5) membrana basale o membrana di Bruch. Il tappeto lucido, presente nella maggior parte degli animali domestici in modo più o meno sviluppato, è localizzato nello strato più interno della coroide, subito al di sotto della membrana di Bruch, in posizione postero-dorsale; nei carnivori è formato da cellule rettangolari che centralmente possono arrivare a 35 strati sovrapposti nel gatto e a 15 nel cane (tappeto cellulare).

La tonaca nervosa o retina forma il rivestimento interno della maggior parte del compartimento posteriore dell’occhio, è la zona otticamente stimolabile e termina lungo una linea dentellata, l’ora serrata, dietro il corpo ciliare. Anteriormente a tale linea, lo strato retinico si continua con uno strato epiteliale non fotosensibile che riveste sia il corpo ciliare che la superficie posteriore dell’iride. Una depressione della retina definita fovea è considerata l’area di maggior acuità visiva degli animali (specialmente dell’uomo) ed è circondata da una zona pigmentata, la macula lutea. Istologicamente, la retina viene suddivisa per tradizione in dieci strati distinti, formati dalla convivenza di tre tipi cellulari principali:

1. i neuroni

- fotorecettori;

- cellule delle fibre afferenti che passano nel nervo ottico;

- neuroni di integrazione;

2. le cellule epiteliali pigmentate;

3. le cellule di supporto dei neuroni (cellule di Muller).

Le fibre afferenti dalla retina convergono formando il nervo ottico che lascia l’occhio attraverso una porzione della sclera definita lamina cribrosa: la parte di retina che ricopre questa lamina, la papilla ottica (disco ottico), rappresenta un punto cieco poiché manca di fotorecettori.

Classificazione delle neoplasie oculari

La classificazione delle neoplasie oculari dei piccoli animali riveste notevole importanza dal punto di vista dell’anatomia patologica comparata, dal momento che anche nell’uomo sono presenti le medesime tipologie di tumore.

Tra le classificazioni proposte dai vari ricercatori ci sembra che quella desunta da Kircher C.H. et al. (1974), acquisita successivamente da Dahme e Weiss (1983) e da Cammarata (1997), sia da preferire per la semplicità e l’organicità con cui vengono raggruppate le neoplasie primarie e secondarie che possono colpire il globo oculare.

Neoplasie primarie

Nel cane e nel gatto le neoplasie primarie più comuni sembrano essere in ordine di frequenza, il melanoma uveale anteriore e l’adenoma-adenocarcinoma ciliare, limitatamente al globo oculare, nonché forme coinvolgenti le strutture ghiandolari palpebrali (gh. di Meibomio) e la terza palpebra; sono tuttavia noti casi rari di emangioma, medulloepitelioma, medulloblastoma e retinoblastoma primari.

A) NEOPLASIE della CONGIUNTIVA e della CORNEA

Le forme primarie interessanti la congiuntiva e la cornea sono abbastanza rare sia nel cane che nel gatto. Nel cane prevale l’emangioma congiuntivale benigno, singolo o a sedi multiple, che in genere non arreca fastidio all’animale, ma può sanguinare se irritato. Altre neoplasie presenti in questa sede sono i papillomi virali, gli istiocitomi, gli emangiosarcomi, i melanomi ed il carcinoma squamocellulare (Narfstrom K., 1985). Quest’ultimo (pur nella sua rarità) sembra essere il tipo di neoplasia corneo-congiuntivale più frequente nel gatto nel quale, quando si sviluppa, manifesta potenzialità più maligne rispetto all’analoga forma benigna del cane. Si qualifica, in questa specie, come forma a carattere maligno invasivo, originante dall’epidermide, con caratteristiche morfologiche simili a quelle della corrispondente forma cutanea; interessa primariamente la congiuntiva, poi le palpebre ed eventualmente la cornea con formazione di lesioni a placca o simil-papillomatose ulcerate. Può invadere i tessuti orbitali e periorbitali per continuità e/o contiguità e le possibili metastasi coinvolgono prima i linfonodi cervicali poi il polmone, a partire dal quale possono generalizzare. E’ comune nei gatti a mantello bianco, a palpebre non pigmentate e sembra essere in diretto rapporto con l’esposizione ad agenti fisici (polvere, vento, radiazioni UV), (Cammarata G., 1997).

Altre neoplasie congiuntivali riscontrabili nel gatto sono i papillomi, i fibromi-fibrosarcomi, i neurofibromi-neurofibrosarcomi e gli emangiomi-emangiosarcomi.

I papillomi squamosi sono tumori di origine epiteliale abbastanza comuni nel cane e nel gatto che interessano frequentemente la congiuntiva e la cornea. Si localizzano preferibilmente a livello di limbo o di margine palpebrale e macroscopicamente si presentano come neoformazioni soffici, peduncolate o sessili di colore grigio-rosso oppure intensamente pigmentate. Dal punto di vista istologico ricalcano la struttura dell’analoga forma cutanea con proliferazione di cellule squamose riunite in fasci intercalati da tessuto connettivo. Tali cellule possono successivamente andare incontro a processi di epidermizzazione o di cheratinizzazione.

L’emangioma è una neoplasia descritta nella congiuntiva del cane, caratterizzata dalla dilatazione ed ingorgo dei piccoli vasi sanguigni con conseguente iperplasia dell’epitelio sovrastante. Macroscopicamente appare come una neoformazione liscia, generalmente di colore rosso a livello di terza palpebra, oppure notevolmente pigmentata a livello di congiuntiva bulbare. All’esame istologico si rilevano grossi canali vascolari localizzati al di sotto dell’epitelio iperplastico (Carlton W.W., Render J.A., 1988).

B) NEOPLASIE delle GHIANDOLE

Nei cani giovani è abbastanza frequente l’adenoma della ghiandola lacrimale della terza palpebra che si presenta macroscopicamente come una formazione nodulare liscia ed intensamente rossa. Sul piano istologico si rilevano cellule ipercromatiche, cuboidali e poligonali disposte a formare strutture tubulari solide (Gwin R.M. et al., 1982; Peiffer Jr R.L. et al., 1991).

La forma maligna (adenocarcinoma) si osserva soprattutto in cani di età avanzata ed è caratterizzata da un maggior sdifferenziamento cellulare con aspetti di metaplasia squamosa dell’epitelio ghiandolare; l’invasività è limitata ai casi più avanzati e le metastasi (polmonari) sono un evento raro. Un’altra forma, solitamente benigna nel cane è l’adenoma sebaceo della ghiandola di Meibomio.

C) NEOPLASIE dell’EPITELIO CILIARE

Fra le neoplasie neuroectodermiche del tratto uveale l’adenoma-adenocarcinoma primario dell’epitelio ciliare del cane è sicuramente il più rappresentato, dopo il melanoma uveale anteriore. Esso deriva dall’epitelio differenziato del corpo ciliare ed è frequente in soggetti di media età o anziani; non sembrano esservi predisposizioni di sesso o razza. Macroscopicamente gli adenomi si presentano come formazioni nodulari, solide, generalmente pigmentate, a crescita molto lenta prevalentemente in direzione centripeta con caratteristica espansione intraoculare; possono originare dal corpo ciliare o, più raramente, dall’epitelio posteriore dell’iride. Dal punto di vista istologico tali neoplasie sono costituite da elementi epiteliali ben differenziati riuniti in strutture papillari, tubulari o alveolari, con nuclei ovali e citoplasma eosinofilo, appoggiati su un unico strato di membrana basale. La struttura adenoide è ben differenziata e talvolta dotata di attività secretiva; l’indice mitotico è molto basso.

La forma maligna (adenocarcinoma), al contrario, è caratterizzata dalla proliferazione neoplastica in senso centrifugo con progressiva invasione della base dell’iride, della coroide e della giunzione corneo-sclerale (Peiffer Jr R.L. et al., 1992). Questa neoplasia si presenta clinicamente come una neoformazione vascolarizzata, di colore rosa, non pigmentata a livello di base iridea. Dal punto di vista istologico le cellule neoplastiche hanno tendenza a disporsi in cordoni solidi, ma non all’organizzazione adenoide e nemmeno all’attività secretiva. Le due tipologie neoplastiche, benigna e maligna, si caratterizzano per dar luogo alla formazione di una membrana fibrovascolare che può occludere l’angolo iridocorneale determinando l’instaurarsi di glaucoma o di emorragie intraoculari. Le eventuali lesioni metastatiche sono, in genere, correlate a forme neoplastiche di grandi dimensioni o inveterate (Peiffer Jr R.L. et al., 1992). I pochi casi riportati nel gatto hanno finora mostrato un comportamento ben più invasivo rispetto al cane.

D) MELANOMI

In base alla loro sede d’origine i melanomi oculari vengono classificati in:

A) MELANOMI EXTRAOCULARI: epibulbare e palpebro-congiuntivale;

B) MELANOMI INTRAOCULARI: uveale anteriore (iride e corpi ciliari) e della coroide.

tabella

I melanomi dell’uvea sono le più comuni forme neoplastiche primitive nel cane ed interessano frequentemente l’iride ed il corpo ciliare, occasionalmente la coroide. Originano da melanociti presenti nelle medesime sedi e le forme neoplastiche derivanti dall’iride mostrano un grado di benignità maggiore rispetto a quelle derivanti dal corpo ciliare. La casistica riporta maggior incidenza di neoplasia nei soggetti an-ziani (8-10 anni) e sembra che con il progredire dell’età ci sia un aumento del rischio di malignità. Nella maggioranza dei casi, tali neoplasie sono ad evoluzione benigna con accrescimento lento verso l’interno dell’occhio, ma spesso possono determinare complicanze secondarie come uveiti, ifemi e glaucomi per chiusura dell’angolo irido-corneale. Solo nel 20% dei casi si evidenziano caratteristiche istologiche di malignità ed in un terzo di questi insorgono metastasi (Peiffer Jr R.L. et al., 1992). Macroscopicamente la neoplasia si può manifestare, in forma nodulare o diffusa, come una massa vascolarizzata di colore rosa e leggermente pigmentata oppure, più tipicamente, molto pigmentata con tendenza all’estensione subito dietro al limbo.

melanoma dei corpi cigliari

La maggior parte dei melanomi iridei del cane rappresenta l’estensione di neoplasie del corpo ciliare che si rendono clinicamente evidenti solo nella fase di infiltrazione dell’iride o della sclera (Peiffer Jr R.L., 1981).

Nel gatto è abbastanza frequente il melanoma diffuso dell’iride. Macroscopica-mente infiltra diffusamente lo stroma irideale, i corpi ciliari ed eventualmente la sovrastante sclera e la porzione periferica della cornea. All’esame istologico si evidenzia la proliferazione di cellule fusate ed epitelioidi, con citoplasma schiumoso ed eosinofilico e scarsa pigmentazione.

I melanomi primitivi della coroide rappresentano entità rare e distinte rispetto alle corrispondenti forme originanti dal tratto anteriore o dalla regione epibulbare. Queste neoplasie si localizzano in corrispondenza del quadrante posteriore del globo oculare ed alcune infiltrano anche il nervo ottico; si presentano a forma di cupola e di solito determinano ispessimento della coroide ed edematosità dell’epitelio pigmentato. Non sono considerate neoplasie particolarmente aggressive e difficilmente manifestano caratteri di anaplasia o di invasività, per cui si suppone siano forme benigne anche se possono provocare distacco retinico con perdita della facoltà visiva. I cani di razza Beagle sembrano essere particolarmente predisposti; al contrario i felini in genere non sembrano avere predisposizioni particolari.

Talvolta i melanomi coroidali del cane derivano dall’estensione di neoplasie originate dal tratto uveale anteriore che solo in seguito vanno ad infiltrare la coroide.

Sotto l’aspetto istopatologico i melanomi vengono classificati in base al tipo cellulare predominante, secondo lo schema di Callender usato in Medicina Umana (Peruccio C., 1985):

1. TIPO A CELLULE FUSATE (Fig.1): il TIPO A è caratterizzato dalla presenza di nuclei piccoli ed ovoidali, nucleoli piatti e scarse figure mitotiche; il TIPO B è costituito da cellule più voluminose con grossi nuclei, nucleoli evidenti e figure mitotiche più frequenti rispetto al tipo precedente.

2. TIPO A CELLULE EPITELIOIDI (Fig.2): è popolato da elementi più voluminosi di forma poliedrica e citoplasma acidofilo, da scarso ad abbondante. I nuclei sono grandi, rotondi ed irregolari con più nucleoli evidenti ed alta attività mitotica, valutata maggiore di quella del tipo a cellule fusate.

3. TIPO A CELLULE MISTE: è la forma intermedia ed è il tipo più frequentemente rappresentato nel cane e nel gatto.

Essendo clinicamente impossibile distinguere le forme potenzialmente maligne da quelle benigne, nei casi di forte interessamento del corpo ciliare con complicazioni secondarie (uveite, glaucoma, ifema, dolore etc.) è indicata l’enucleazione del globo oculare. Al contrario, per le piccole lesioni all’iride si preferisce adottare una terapia di tipo conservativo, osservando periodicamente l’evoluzione neoplastica: nel caso di una crescita troppo rapida si preferisce effettuare un iridectomia.

Nel gatto, di età maggiore ai 5 anni, i melanomi dell’uvea anteriore (iride e corpi ciliari) si manifestano frequentemente in forma maligna (pur essendo presenti anche forme benigne) con tendenza precoce alla metastasi; l’indice di mortalità valutato è abbastanza elevato (75%). Si possono presentare in forma nodulare o diffusa ed, in quest’ultimo caso, iniziano come proliferazioni cellulari pluristratificate sulla superficie anteriore dell’iride alla quale conferiscono una colorazione marrone scura. Si osserva comunemente la comparsa di glaucoma secondario che, spesso, costituisce il motivo per cui l’animale viene portato alla visita clinica.

Fra le neoplasie palpebrali i melanomi rappresentano circa il 20% delle forme tumorali riscontrabili nei soggetti adulti. Si configurano come formazioni pigmentate (anche amelanotiche) ad ampia base, di aspetto a cupola o sessile; generalmente sono molto invasivi, ma difficilmente coinvolgono le strutture intraoculari e sono caratterizzati da un grado di malignità progressivo in rapporto alle loro dimensioni.

Sul piano istopatologico si presentano sotto forma di lamine o nidi di cellule fusate o epitelioidi (la presenza di queste ultime corrisponderebbe ad un grado di malignità più elevato), oppure miste, contenenti quantità variabili di pigmento melanico. A volte si riscontrano quadri istologici in cui la componente fibroblastica risulta essere piuttosto rappresentata; in questo caso i melanociti appaiono raggruppati in fasci irregolari frammisti a fibroblasti.

I melanomi epibulbari insorgono prevalentemente a livello di giunzione sclero-corneale o in corrispondenza del limbo. Il cane risulta essere l’animale domestico più colpito ed i casi riportati in letteratura hanno evidenziato una certa predisposizione nei Pastori Tedeschi di qualsiasi età. Si manifestano come neoformazioni rilevate a lento accrescimento, circoscritte, compatte e quindi generalmente benigne. Solitamente rimangono nettamente staccate all’interno della sclera, localizzandosi prevalentemente a livello di quadrante dorso-laterale dell’occhio e comunque sempre nella porzione superiore della superficie esterna del globo oculare.

Queste neoplasie sono per la maggior parte rappresentate da cellule fusate tipo A, leggermente pigmentate, dotate di nucleo ovale e da cellule di forma tondeggiante di dimensioni maggiori, fortemente pigmentate per la presenza di granuli citoplasmatici di melanina matura (cellule epitelioidi).

Dal punto di vista prognostico si può affermare che i melanomi epitelioidi e quelli a cellule fusate tipo B sono caratterizzati da un rischio metastatico più elevato, quelli a cellule fusate tipo A hanno generalmente prognosi favorevole per l’animale, mentre quelli misti prognosi riservata.

La disseminazione metastatica dei melanomi oculari avviene per via ematogena, mentre l’infiltrazione locale si attua tramite le strutture vascolari e nervose.

I criteri di malignità si basano essenzialmente sull’aspetto macroscopico della neoplasia, sulle sue dimensioni, sul grado di invasività delle strutture circostanti, sull’assetto morfologico e sull’indice mitotico cellulare: le neoplasie che presentano meno di due mitosi per campo, a forte ingrandimento (media calcolata su 10 campi), sono da considerarsi benigne (Peiffer Jr R.L. et al., 1992).

Neoplasie secondarie

Le neoplasie secondarie possono raggiungere il globo oculare per via ematogena, in caso di disseminazione metastatica da un’altra sede, oppure per estensione di una forma neoplastica primariamente localizzata nell’orbita o a livello di strutture annessiali. Quella ematogena è sicuramente la via più comune di diffusione all’occhio riportata in letteratura.

Nonostante siano ampiamente descritte dai vari autori, tali neoplasie sono da considerarsi un reperto non molto comune nei piccoli animali ad eccezione del linfoma che risulta essere il tipo di tumore metastatico intraoculare più frequente nel cane e nel gatto, seguito in entrambe le specie dal carcinoma metastatico (Peiffer Jr R.L. et al., 1992).

Il linfoma metastatico intraoculare si manifesta spesso in forma bilaterale; il tratto uveale anteriore sembra essere il sito d’elezione, anche se è possibile l’invasione di tutto il globo oculare da parte delle cellule linfoidi neoplastiche. Se la presenza di cellule neoplastiche intraoculari è limitata, esse sono per la maggior parte localizzate a livello di radice dell’iride e di corpi ciliari, arrangiate a formare strutture perivascolari o gruppi cellulari; al contrario nel caso di infiltrazione massiva oculare, la proliferazione neoplastica interessa tutta l’uvea anteriore e la coroide.

Il linfoma oculare si accompagna quasi sempre a sintomi di ordine sistemico che possono essere evidenziati dall’esame clinico e da indagini ausiliarie; le uveiti, le iriti, le emorragie intraoculari ed i glaucomi sono i segni clinici oculari più frequentemente riportati (Peruccio C., 1985).

Le neoplasie metastatiche di origine epiteliale che interessano l’occhio includono quelle derivanti dall’epitelio nasale, dall’epidermide, dalle ghiandole sudoripare, dalla congiuntiva, dalla tiroide, dal pancreas, dal fegato, dall’utero e dalla ghiandola mammaria, nonché forme derivanti dal tumore venereo trasmissibile del cane, da seminomi, da sarcomi osteogenici e da rabdomiosarcomi. Quelle di origine mesenchimale rappresentano le forme metastatiche che più frequentemente colpiscono l’occhio del cane e del gatto, per la già citata prevalenza del linfoma oculare (Carlton W.W., Render J.A., 1988).

E’ bene non dimenticare che tutte le neoplasie maligne possono interessare il globo oculare a causa della ricca vascolarizzazione uveale. Addirittura alcune neoplasie, sotto lo stimolo di particolari fattori endogeni o di altra natura, possono manifestare particolare predilezione proprio per i tessuti oculari. Tuttavia la sclera costituisce una formidabile barriera all’estensione intraoculare dei tumori dell’orbita, ed i casi di invasione oculare diretta descritti in letteratura sono per lo più rappresentati dall’estensione di meningiomi lungo il nervo ottico o da altre forme neoplastiche del tessuto nervoso (Peiffer Jr. R.L., 1992).

Macroscopicamente le lesioni metastatiche intraoculari possono essere rappresentate da neoformazioni isolate o multiple occupanti spazio all’interno dell’occhio, oppure da infiltrazioni neoplastiche diffuse, di tipo aspecifico, che possono determinare la comparsa di emorragie endooculari, uveiti e glaucomi secondari.

Dal punto di vista prognostico le neoplasie che interessano secondariamente il globo oculare hanno generalmente una prognosi riservata o infausta, dal momento che sono spesso associate ad un’estesa disseminazione di cellule tumorali (Peiffer Jr R.L. et al., 1992).

Casistica d’istituto

L’incidenza delle neoplasie dell’occhio valutata sui dati di archivio dell’Istituto di Anatomia Patologica Veterinaria di Parma nell’ultimo lustro (1995-1999), si è rivelata contenuta e, purtroppo, non confrontabile per assenza di casistiche riportate in letteratura poiché esistono solo studi monografici sulle singole neoplasie oculari. Il motivo principale di questo quadro potrebbe essere imputato non tanto alla bassa incidenza delle forme neoplastiche oculari, quanto piuttosto alla limitatezza di campioni che vengono sottoposti, dopo l’enucleazione, ad una indagine di tipo istologico per una diagnosi mirata. Ciò potrebbe essere determinato da diversi fattori:

- la difficoltà ad affrontare in modo specialistico i problemi di natura oftalmologica;

- il fatto che solitamente l’animale viene condotto alla visita veterinaria a seguito di patologie secondarie;

- la scarsa possibilità di disporre di terapie alternative all’enucleazione efficaci, spesso fa ritenere non necessario un successivo approfondimento.

Di seguito vengono riportate le tabelle relative ai dati di archivio consultati negli ultimi cinque anni (1995-1999), suddivise per specie.

La casistica relativa alla specie canina ha compreso l’osservazione di 24 neoplasie di altrettanti cani, di cui due carcinomi squamocellulari, tre melanomi localizzati in diverse sedi, un melanoma amelanotico, quattro adenomi della ghiandola di Meibomio, cinque epiteliomi sebacei, un medulloblastoma, un melanocitoma composto, quattro adenomi ghiandolari palpebrali, un adenocarcinoma palpebrale, un fibrosarcoma retrobulbare ed un istiocitoma.

I due carcinomi squamocellulari hanno interessato rispettivamente un pastore tedesco (maschio di 6 anni) all’arcata orbitaria destra, ed un drahthaar (maschio di 5 anni) a livello di giunzione palpebro-congiuntivale. Il quadro istopatologico è stato caratterizzato da iperplasia dell’epidermide con fenomeni di ipercheratosi, associati a proliferazione di cellule squamose che invadevano il derma e che spesso formavano caratteristiche "perle cornee".

I tre casi di melanoma sono stati osservati in un setter (femmina di 13 anni), in un meticcio (maschio di 10 anni) e in un pastore tedesco (maschio di 12 anni), rispettivamente localizzati a livello palpebrale, coroideale e di corpi ciliari. Quest’ultimo si accompagnava a panoftalmite manifesta confermata, all’esame istopatologico, da flogosi settica interessante sia la cornea che le strutture circostanti, associata a distacco retinico. Gli elementi melanocitari a livello di corpi ciliari si sono presentati in attiva proliferazione.

In un cane shi-tzu maschio di 7 anni è stato diagnosticato un melanoma amelanotico a livello palpebrale. All’esame istopatologico del derma si è rilevata la presenza di una voluminosa neoformazione costituita da elementi cellulari fusati, rotondeggianti o stellati, con nucleo ovoidale, talvolta contentenenti scarsi granuli di melanina nel citoplasma.

Quattro casi di adenoma della ghiandola di Meibomio sono stati osservati rispettivamente in un bracco tedesco (maschio di 8 anni), in un bobtail (femmina di 9 anni), in un dalmata (maschio di 8 anni) ed in un meticcio (femmina di 13 anni), tutti localizzati a livello di congiuntiva palpebrale. Dal punto di vista istopatologico le varie neoformazioni esofitiche hanno presentato proliferazione di cellule a differenziazione sebacea disposte a formare strutture adenomatose regolari.

Cinque casi di epitelioma sebaceo palpebrali sono stati osservati rispettivamente in un samoiedo (femmina di 14 anni), in un breton (maschio di 7 anni), in un pastore tedesco (femmina di 10 anni) e in due meticci (maschi di 6 e 7 anni). I quadri istopatologici delle cinque neoformazioni sono risultati facilmente sovrapponibili per la presenza di zone più o meno ampie di ulcerazione, di proliferazione di elementi epiteliali basali di riserva, talvolta con aspetti di differenziazione sebacea e per la presenza di numerosi infiltrati di linfopolimorfonucleati. In un caso (breton, 7 anni), si sono osservati elementi cellulari contenenti granuli di melanina. In un altro si è rilevata la contemporanea presenza di linfangioma con numerosi vasi linfatici dilatati a livello di derma (meticcio, maschio, di 6 anni).

Una neoplasia particolarmente interessante, per la sua nota rarità d’insorgenza, e degna di descrizione in questa sede è il medulloblastoma, osservato in un meticcio, maschio, di 5 anni e coinvolgente la camera anteriore dell’occhio.

Il medulloblastoma e’ una forma neoplastica che origina dall’epitelio primitivo del neuroectoderma ed è poco comune sia nell’uomo che negli animali; solitamente è di natura congenita ma può manifestarsi clinicamente da alcuni mesi a parecchi anni dalla nascita. Contrariamente al retinoblastoma è spesso unilaterale e macroscopicamente si presenta come una massa molle, di colore bianco-grigio che si spinge ad occupare le cavità dell’occhio. Il campione bioptico giunto alla nostra osservazione ha evidenziato la proliferazione di cellule rotondeggianti a limiti mal definiti, con nucleo scuro e scarso citoplasma; tali elementi atipici per morfologia ricordano cellule blasto del sistema nervoso, fatto ulteriormente confermato dal caratteristico arrangiamento a "rosette" attorno ad un lume o ad una struttura vascolare. Numerosi gli elementi in mitosi.

Un adenoma della ghiandola della terza palpebra è stato osservato in un alano (femmina di 9 mesi). Macroscopicamente si è presentata come una formazione liscia, intensamente arrossata. All’esame istopatologico si è riscontrata la proliferazione di cellule ipercromiche poligonali ben differenziate, disposte in monostrato a formare strutture tubulari. Scarso il reperto di cellule in mitosi.

Altri tre adenomi delle ghiandole sebacee palpebrali sono state riscontrate in un meticcio (maschio di 11 anni), in un terranova (maschio di 9 anni) e in un drahthaar (maschio di 5 anni). Sotto il profilo istopatologico si è rilevata la presenza di una neoformazione multilobulata, spesso capsulata, con lobuli separati da sottili sepimenti di tessuto connettivo. Le cellule hanno manifestato una spiccata differenziazione in senso sebaceo, caratterizzata dalla presenza di un citoplasma chiaro, pallido e finemente vacuolizzato. Tali cellule si sono presentate disposte a formare acini ghiandolari regolari. La struttura adenomatosa è stata ben conservata.

La forma maligna (adenocarcinoma delle ghiandole sebacee palpebrali) è stata osservata in un meticcio, femmina, di 8 anni. Il reperto istopatologico ha evidenziato la proliferazione di cellule a differenziazione sebacea, di grandi dimensioni, con fenomeni di anisocariosi, anisocitosi, prominenza dei nucleoli e figure mitotiche numerose ed atipiche.

Il bulbo oculare di un cocker maschio di 13 anni è stato enucleato a causa di un glaucoma imponente. All’asportazione del globo si è evidenziata una massa retrorbitale ritenuta la possibile causa dell’insorgenza del glaucoma stesso. L’esame istopatologico ha confermato tale ipotesi ed ha permesso di formulare la diagnosi di fibrosarcoma. Si è, infatti, osservata la proliferazione di cellule di natura mesenchimale, arrangiate in fasci e vortici, caratterizzate da atipie nucleari ed elevato indice mitotico.

L’ultimo caso pervenuto alla nostra osservazione è un istiocitoma, sottorbitale in un dalmata, femmina, di 3,5 anni, il cui quadro istopatologico si è presentato caratterizzato da proliferazione di una popolazione cellulare monomorfa (rotondeggiante), molto regolare, con mitosi frequenti ma tipiche e con citoplasma abbondante, molto pallido; i nuclei hanno manifestato la cromatina finemente dispersa e nucleoli non evidenti.

Considerazioni conclusive

Quello che emerge dalla consultazione delle tabelle sopra riportate, è abbastanza conforme alle nostre aspettative e cioè che, a parte qualche caso, le forme neoplastiche a carico dell’occhio (come del resto la maggior parte delle forme che colpiscono gli altri organi) sembrano interessare più frequentemente cani e gatti anziani rispetto ai giovani ed il sesso, in entrambe le specie, pare non influire né sull’insorgenza della neoplasia e nemmeno sulla sua localizzazione.

La morfologia e l’assetto istopatologico delle neoplasie oculari analizzate in questo lavoro ricalcano quelle di altri studi recenti. Purtroppo la scarsa casistica riscontrata riguardo alle forme coinvolgenti prettamente il bulbo oculare (melanomi uveali ed adenomi-adenocarcinomi dell’epitelio ciliare), non ci ha permesso di valutare in modo più mirato la percentuale d’incidenza di queste patologie nei piccoli animali.

Considerando in particolar modo le neoplasie melanocitiche, in umana quelle coinvolgenti il tratto uveale anteriore dell’occhio sembrano essere relativamente poco comuni (5%), mentre nel cane e nel gatto detengono un ruolo di primaria importanza (Peiffer Jr R.L. et al.,1992). Anche le nostre osservazioni, soprattutto nel cane, confermano questa prevalenza.

Non bisogna dimenticare che nei piccoli animali, a differenza dell’uomo, esse sono per la maggior parte di natura benigna, ma la loro predilezione nel localizzarsi nel tratto uveale anteriore determina frequentemente l’insorgenza di patologie secondarie, come il glaucoma, che possono richiedere l’intervento di enucleazione.

Spesso per i veterinari la decisione di enucleare il globo oculare si fonda proprio sul rilievo di queste patologie secondarie, comuni sia a forme benigne che maligne, diventate ribelli a qualsiasi trattamento. Tuttavia, la scarsità di metastasi riscontrabili e soprattutto la non certezza di poterle evitare mediante l’enucleazione, rendono di difficile giustificazione l’applicazione di tale intervento terapeutico in occhi neoplastici non ancora interessati da complicazioni secondarie.

Alla luce di queste considerazioni, sarebbe pertanto auspicabile che il ruolo dell’anatomo patologo divenisse più significativo anche nello studio della patologia oftalmologica, in associazione ad una maggior collaborazione con il chirurgo, al fine di permettere da un lato una più tempestiva diagnosi e relativa prognosi, dall’altro la ricerca di quei fattori cito-istogenetici che rivestono notevole interesse nella patologia tumorale d’organo.

 

SUMMARY - Introduction: Tumors of the globe are relatively rare in dogs and cats, compared to the other pathologies involving the eye. However primary neoplasms can interest the whole globe and tumors of melanocytic origin (especially in the uveal tract) are the most common in both dogs and cats. Epithelial tumors of the ciliary body are the second most common primary tumors of the globe. Medulloepithelio-ma, medulloblastoma and retinoblastoma are rarely encountered primary tumors in small animals. Recently, a post-traumatic sarcoma in cat eyes has been described (Dubielzig R.R., 1990). In recent years, the progressive increase of our knowledge of ocular pathology confirms that this branch has to be considered an important discipline in veterinary medicine. Further study and training are however still necessary to reach a level of competence that can be comparable to that in human medicine. Therefore, the pathological anatomy of the most common ocular and adnexal tumors must become an essential part of the veterinary curriculum.
The aim of this report is to describe the histopathology of the most common tumors, involving both canine and feline globe, with the help of our case record, from 1995 to 1999, supported by recent bibliography.

 

Per maggiori informazioni consultate: http://www.unipr.it/arpa/facvet/annali/1999/miduri/miduri.htm

 

 

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