Home | Contatti | FAQ | Webmaster | Links | ringraziamenti | testi consigliati | directory |
|
Il Mastino Napoletano: storia e origini Gli esperti di questa particolare razza sono tutti più o meno concordi nell’attribuirne l’origine nel continente asiatico e in particolare negli altopiani del Tibet da dove successivamente si è diffuso in tutto il mondo, soprattutto in Europa, secondo varie linee. La storia dell’antico molosso, a cui si riallaccia quella del Mastino Napoletano, segue le vicende storiche e le fasi più importanti dell’avventura umana.Da sempre gli uomini ed i cani vivono in simbiosi tra loro, condividendo emozioni, scoperte, conquiste, vittorie e affiancandosi nelle guerre, nelle battaglie e nella caccia. Secoli fa, sugli altopiani dell’Himalaia, a guardia dei monasteri, viveva un molossoide di grande taglia, dalla grande testa, dalla grande potenza e dalla lunga coda ritorta sulla groppa: era il leggendario Mastino del Tibet, allevato dai Monaci buddisti. Coloro che hanno avuto la fortuna di averlo visto, lo hanno descritto incredibilmente come un cane di taglia veramente enorme, più simile ad un leone che ad un cane per mole. Lo stesso Marco Polo che molti secoli dopo li vide, ne rimase sconcertato. Alcuni studiosi pensano che possa essere nata proprio da questo animale la famosa leggenda dello Jeti, l’uomo delle nevi. E’ stato un cane, scomparso nel passato, che però ha lasciato la sua impronta genetica, venendo considerato a tutti gli effetti, il progenitore dei grossi cani da montagna e inoltre ascendente diretto del molosso assiro-babilonese, del quale abbiamo molte raffigurazioni in antichi disegni e documenti, come ad esempio la famosa Situla di Nabeth ( basso rilievo dei Sumeri ) A sua volta quest’ultimo fu il progenitore diretto dei più potenti cani da guerra del mondo, i Molossi della Macedonia che furono utilizzati come vere e proprie macchine belliche nelle più grandi e devastanti guerre di quei tempi in quel territorio. Questi stupendi animali furono condotti nella grande città di Roma, dove verranno addestrati ad il combattimento e ai giochi nelle arene, nelle quali venivano svolte innumerevoli esibizioni e combattimenti spietati quasi sempre contro uomini e bestie feroci. I cani di Roma, nel corso dei secoli, si incrociarono sia con i cani dei Celti del Nord, giunti a Roma tramite le vittorie di Cesare sui Galli, sia con i Molossi dell’Epiro, arrivati attraverso i vari scambi commerciali con le flotte fenicee del Sud dal Mar Mediterraneo. Nei secoli successivi questi molossi venivano allevati principalmente nel Sud della nostra penisola, perché era proprio in questa zona, soprattutto nella parte considerata l’attuale Regione Campania che avevano luogo le grandi scuole di Gladiatori, come quella di Capua. I vari domini che si susseguirono nel Sud-Italia sono stati tutti significativi per la razza; ad esempio i reali di Spagna portarono i cani dei “conquistadores” che erano caratterizzati da grosse teste e da arti corti, erano chiamati “perro da presa” che in seguito venne modificato in “cane ‘e presa”, che è rimasto nel gergo partenopeo. Nel susseguirsi degli anni viene attribuito a questa razza il nome “Mastino” che deriva da “massatinus”, ossia guardiano della masseria. All’inizio del XX sec. questa razza è utilizzata essenzialmente per sorvegliare i poderi nell’entroterra partenopeo. Durante la prima guerra mondiale viene letteralmente decimato e ne sopravvivono solo pochi esemplari. Fu nel 1946 che un grande personaggio della cinofilia italiana, il Sig. Piero Scanziani, scrittore di professione, riscopre questo antico molosso a Napoli. Queste è quello che scrisse Scanziani dopo aver visto per la prima volta un Mastino Napoletano: “ Lo riconobbi all’istante: era uno dei cento che Paolo Emilio il Macedonico aveva portato in Roma al suo trionfo. Era il gran cane d’Epiro, figlio degli assiri, nipote dei tibetani, era il Molossus. Guaglione dall’alto dei suoi secoli, mi fissava imperturbabile, occhi non ostili e non gentili, sguardo che non dà e non chiede: rimira. Rimirava Arno, tenuto al mio guinzaglio. Arretrai ricordando D’Annunzio: molosso pronto ad azzannar senza latrato. Guaglione divenne patriarca.” E così Scanziani riuscì a rigenerare la razza del Mastino Napoletano. Seguirono i primi passi nella cinofilia ufficiale con l’esordio all’esposizione di Napoli del 1946 quando otto Mastini vengono presentati, ma con scarso successo per la disomogeneità del tipo. In seguito la razza prende campo e al gruppo iniziale di allevatori partenopei, si affianca in Toscana, e precisamente nella città di Prato, quella persona che nei trenta anni successivi sarebbe diventato una vera e propria leggenda nell’ambito della cinofilia mondiale, Mario Querci, titolare dell’allevamento “di Ponzano”. Questa è, raccontata in breve, l’incredibile storia del Molosso italiano che oggi è considerata una delle razze più antiche al mondo e che a mio parere dovrebbe essere tutelata al meglio considerandola un monumento vivente e parte della nostra cultura di italiani. a cura di Federico Vinattieri Viaggio intorno al molosso di P.Scanziani Curiosità: foto mastino di pietra Curiosità: descrizione del Mastino in lingua napoletana
|
Copyright © Difossombrone.it tutti i diritti sono riservati |
---|