|
Clostridium
Clostridium (dal gr. [clostér]:
fuso, da cui "clostridium": piccolo fuso)
TASSONOMIA
- Genere non appartenente ad alcuna famiglia, ma includibile in un
eterogeneo raggruppamento di "bacilli gram-positivi sporigeni";
precedentemente veniva incluso nella famiglia delle Bacillaceae, ora
abolita.
CARATTERISTICHE -
Bacilli gram-positivi, sporigeni, anaerobi obbligati (ma con larga
variabilità di tolleranza all' ossigeno), generalmente mobili per flagelli
peritrichi. Caratteristica di questo genere è la formazione di endospore
(v. Sporigeni, batteri -) ovoidali o sferiche che possono deformare o meno
il corpo bacillare e che, a seconda della loro posizione, permettono di
suddividere i microrganismi del genere Clostridium in due gruppi: gruppo I
(spora in posizione centrale o paracentrale; i bacilli con spora in questa
posizione vengono denominati genericamente clostridi) e gruppo II (spora in
posizione terminale o subterminale; i bacilli con spora in questa posizione
vengono genericamente denominati plettridi, in quanto la loro forma ricorda
quella di un plettro). È da notare, tuttavia, che la distinzione non è
netta in quanto diversi ceppi di una stessa specie possono presentare la
spora in posizione notevolmente variabile.
COLTIVAZIONE - I
clostridi crescono facilmente sui comuni terreni di coltura per anaerobi,
incubati in stretta anaerobiosi. Tali terreni contengono vari ingredienti
(quali estratto di lievito, emina, vitamina K1, sangue di montone al5%), che
soddisfano le esigenze nutritive della maggior parte dei batteri anaerobi, e
alcuni agenti riducenti (frequentemente tioglicolato di sodio o L-cisteina),
che contribuiscono ad allontanare i' ossigeno dal terreno stesso. Tra i
terreni di coltura per anaerobi, i più usati sono: il terreno di Schaedler,
il terreno di Brewer, il CDC Anaerobe Blood Agar, il Clostrisel Agar.
L'aggiunta di particolari antibiotici, quali colistina e acido nalidixico,che
inibiscono la crescita dei batteri gram-negativi, rende il terreno selettivo
nei confronti dei gram-positivi.
HABITAT E DIFFUSIONE -
I membri del genere Clostridium sono ubiquitari: si ritrovano usualmente
nel suolo, nei sedimenti di acque dolci e salate e nel tratto intestinale
dell'uomo e di vari animali.
PRINCIPALI PATOLOGIE -
Oltre aparticolari, specifiche patologie legate ad una singola specie (Clostridium
botulinum, Clostridium difficile, Clostridium perfrigens, Clostridium
tetani, ), la grande maggioranza delle specie di Clostridium sono
accomunate da uno stesso tipo di patologia. Infatti, numerose specie di
Clostridium possono infettare ferite sia accidentali che chirurgiche;
quest'infezione può presentarsi in tre forme: l'infezione semplice, la
cellulite anaerobica e la vera e propria mionecrosi (gangrena gassosa). La
cellulite anaerobica è un'infezione che non interessa i muscoli ma solo il
connettivo e che risulta meno aggressiva della gangrena gassosa. a gangrena
gassosa si manifesta come un'infezione rapidamente progressiva e invasiva
con necrosi liquefattiva del tessuto muscolare, formazione di gas nei
tessuti che emettono un caratteristico crepitio, sintomi tossici
generalizzati, shock e morte. Il periodo d'incubazione varia da poche ore a
20 giorni, ma la media è di 4 giorni. L'infezione da parte di specie del
genere Clostridium che causano gangrena gassosa si contrae per impianto
delle spore presenti nel suolo su ferite di vario genere, ma particolarmente
quelle lacero-contuse (in cui si crea più facilmente un ambiente anaerobico
adatto allo sviluppo del germe); le lesioni che più frequentemente vanno
incontro all'infezione sono quelle dovute a traumi accidentali, soprattutto
incidenti stradali. Nei casi di gangrena gassosa si ottiene positività
dell'emocultura in circa il 15% dei pazienti; per l'isolamento del germe dai
tessuti infetti è consigliabile raccogliere, mantenendoli in anaerobiosi,
più campioni, in quanto i germi responsabili spesso non sono distribuiti
uniformemente nel processo patologico. Le specie del genere Clostridium più
comunemente coinvolte nella gangrena gassosa sono, nell'ordine:
Clostridium perfringens, Clostridium ramosum e Clostridium bifermentans;
numerose altre specie sono state isolate da questo tipo di affezione, ma con
minore frequenza. In ogni caso l'azione patogena della specie responsabile
è svolta da una o più esotossine ad azione enzimatica. Le varie tossine
vengono indicate con lettere greche, ma ad una stessa lettera non
corrisponde lo stesso tipo di tossina proveniente da specie diverse; le
tossine di ogni specie produttrice, infatti, vengono denominate man mano che
sono isolate e caratterizzate. Tuttavia, spesso, la prima tossina isolata
(e perciò denominata "tossina alfa") da specie diverse
corrisponde alla tossina alfa di Clostridium perfringens; questa da sola può
produrre la mionecrosi in casi di gangrena gassosa e può essere l'unica
tossina elaborata dalla specie responsabile. Altre eventuali tossine possono
svolgere un ruolo collaterale ma secondario nella patogenesi di quest'
affezione. Con le adatte condizioni di anaerobiosi i clostridi possono
invadere e moltiplicarsi praticamente in tutte le aree corporee, ma dal
momento che fanno parte della normale flora intestinale, la loro presenza in
un campione clinico non comporta necessariamente una condizione patologica;
essendo inoltre ubiquitari è probabile che si ritrovino in ogni distretto
corporeo che sia direttamente o indirettamente contaminato con feci,
terreno o polvere. Alcune specie possono colonizzare tessuti con
insufficiente circolazione sanguigna e crescervi, mentre non sono capaci di
invadere successivamente tessuti sani; analogamente si possono comportare
ceppi di specie classicamente patogene, cioè la loro patogenicità si può
manifestare solo in particolari circostanze. Come per altre infezioni di
origine endogena sostenute da anaerobi, sono necessarie particolari
circostanze perché le specie del genere Clostridium possano sviluppare
infezioni: particolarmente interventi chirurgici o ferite; tuttavia questi
germi possono essere più frequenti in ospiti compromessi per leucemia,
tumori, diabete mellito o per trattamento con immunosoppressori o
cortisonici. SENSIBILITÀ AGLI ANTIBIOTICI - Il cloramfenicolo, l'eritromicina
e il metronidazolo sono efficaci, con solo poche eccezioni, contro quasi
tutte le specie di Clostridium che, invece, sono resistenti alle
cefalosporine, alle tetracicline e agli aminoglucosidi. Sebbene la
clindamicina sia altamente attiva contro la maggior parte dei batteri
anaerobi, un certo numero di specie del genere Clostridium sono resistenti;
ciò si verifica per ceppi delle seguenti specie: Clostridium ramosum,
Clostridium difficile, Clostridium tertium, Clostridium subterminale,
Clostridium innocuum, Clostridium sporogenes e talvolta Clostridium
perfringens. La penicillina mostra un'eccellente attività contro tutte le
specie, in particolare Clostridium perjringens; tuttavia, qualche ceppo di
Clostridium perfringens e di Clostridium ramosum e raramente altre specie
di Clostridium possono essere resistenti. Essa, comunque, è il farmaco di
scelta per la gangrena gassosa, sia per la generale sensibilità del
microrganismo causale che per la capacita del farmaco dl penetrare nel
tessutl edematosl e relativamente poco perfusi. Clostridium difficile è
resistente alla maggior parte degli antibiotici; la terapia d'elezione per
questa specie è rappresentata dalla vancomicina somministrata per via
orale.
SPECIE DI ISOLAMENTO UMANO:
C. absonum (dal lat. absonus: discordante, difforme). È detto
così perché somiglia a Clostridium perfringens e ne differisce
per pochissime caratteristiche. Spora ovale in posizione subterminale, che
non deforma lo sporangio. Si ritrova nel suolo. Un ceppo di questa specie è
stato isolato da un caso di gangrena gassosa verificatosi in una ferita
contaminata col suolo.
C. acetobutylicum (dal lat. acetum: aceto e "butylicus":
butilico). È detto così perché i maggiori composti prodotti dalla
fermentazione dei carboidrati sono l'acido acetico, l'acetone e l'alcol
butilico. Spora ovale in posizione subterminale, che deforma leggermente lo
sporangio. Si ritrova nel suolo e nelle feci dei bovini, dei cani e
dell'uomo. C. aminovalericum (dal lat.
"aminovalericum": aminovalerico). È detto così per la sua capacità
di fermentare fortemente l'acido aminovalerico. Spora sferica in posizione
terminale, che deforma lo sporangio. Isolato da acque di scolo, si ritrova
anche nelle feci del eri ceto e dell'uomo. Alcuni ceppi sono stati isolati
dalle urine di donne gravide con batteriuria.
C. argentinense (dal nome dell'Argentina). È detto così perché
il primo ceppo di questa specie è stato isolato dal suolo in Argentina.
Spora ovale in posizione subterminale o paracentrale, che deforma lo
sporangio. Clostridium argentinense è stato isolato da liquido amniotico,
da vari campioni autoptici e da ferite in varie parti del mondo (Argentina,
Svizzera, Stati Uniti). Questa specie può produrre una tossina neurotropa
che causa il botulismo negli animali da laboratorio, ma non è stata
documentata alcuna associazione con il botulismo umano; tale tossina viene
neutralizzata dall'antitossina botulinica di tipo G.
C. aurantibutyricum (dal nome scientifico dell'arancia amara
Citrus aurantium: "aurantiacus":del colore dell'arancia; e dalla
radice gr. [buturon]: burro; "(acidum) butyricum": acido
butirrico). È detto così in quanto forma colonie
di colore variabile dal grigio al rosa -arancio e perché produce, anche se
in piccola quantità, acido butirrico dalla fermentazione dei carboidrati.
Spora ovale in posizione subterminale, che deforma lo sporangio. Isolato da
vegetali in decomposizione, da acque di scolo, dalle feci dei bovini e
dell'uomo.
C. baratii (dal nome del microbiologo francese Barat).
Precedentemente denominato Clostridium paraperfringens e Clostridium
perenne. Spora ovale o rotonda in posizione terminale o subterminale, che
deforma lo sporangio. Si ritrova nel suolo e nelle feci dell'uomo e dei
ratti. È stato isolato da ferite di guerra infette e sono state riportate
infezioni peritoneali, oculari, auricolari e prostatiche. Sono stati anche
segnalati, sia in bambini che in adulti, rarissimi casi di botulismo
sostenuti da ceppi produttori della neurotossina F (v. Clostridium botulinum),
di cui uno nel New Mexico.
C. barkeri (dal nome del biochimico americano H. A. Barker).
Spora ovale in posizione terminale, che deforma lo sporangio. Isolato dai
fanghi del fiume Potomac. Si ritrova nelle feci umane.
C. beijerinckii (dal nome del batteriologo olandese M. W.
Beijerinck). Spora ovale in posizione paracentrale o subterminale, che
deforma lo sporangio. Si ritrova nel suolo e nei prodotti di fermentazione
delle olive. Nell'uomo è stato isolato da ferite infette e dalle feci.
C. bifermentans (dal lat. bis: due volte e fermentans: che
fermenta). Spora ovale in posizione da centrale a terminale, che non deforma
lo sporangio. Si ritrova nel suolo, nelle acque correnti, nei sedimenti
marini. È stato isolato da feci, da ascessi cerebrali, da ferite infette,
da un caso di batteriemia seguita da osteomielite per localizzazione
metastatica verificatosi in una donna di 81 anni; è uno dei principali
agenti eziologici di gangrena gassosa.
C. botulinum (dal lat. botulus: salsiccia). Spora ovale in
posizione da subterminale a paracentrale, che deforma lo sporangio. Questa
specie è largamente distribuita in natura nel suolo e nella polvere e
quindi può facilmente contaminare vegetali, frutti e alimenti di origine
animale e marina. Le spore sono notevolmente resistenti al calore: infatti
occorre una temperatura di 121°C per 30 minuti perché siano distrutte;
quindi esse possono sopravvivere ai processi di cottura dei cibi e
successivamente, in ambiente anaerobico, germinare nella forma vegetativa
del germe con eventuale produzione di tossina da parte di quest'ultima.
Clostridium botulinum è l'agente eziologico del botulismo, che si manifesta
come una neuroparalisi prodotta da un'esotossina altamente letale: si stima
che la dose minima letale per l'uomo sia delI' ordine di 100 microgrammi
(10-4 g). 1'esotossina, di natura proteica, è una neurotossina; essa
infatti, interferendo con la liberazione di acetilcolina, agisce sulle
giunzioni neuromuscolari e ne blocca la trasmissione neurale a livello delle
sinapsi colinergiche e a livello delle terminazioni presinaptiche. Il
botulismo è stato classificato in quattro tipi: 1) il classico botulismo di
origine alimentare, un'intossicazione causata dall'ingestione di tossina
botulinica preformata in cibi contaminati (il nome Clostridium botulinum
deriva dal fatto che gli insaccati sono tra gli alimenti più frequentemente
contaminati, insieme con le conserve alimentari); 2) botulismo di ferite (la
forma più rara), che si verifica in seguito all'elaborazione di tossina
botulinica in vivo dopo la crescita di Clostridium botulinum in una ferita
infetta, con un periodo d'incubazione di 4-14 giorni; 3) botulismo
infantile, in cui la tossina botulinica è elaborata in vivo nel tratto
intestinale di bambini colonizzati con Clostridium botulinum in seguito
all'ingestione di spore e che può essere causa di morte improvvisa nei
bambini di età compresa tra un mese e un anno; 4) una forma non ben
determinata di botulismo che coinvolge soggetti maggiori di un anno di età
e per i quali non è implicata un' origine alimentare né da ferita. I primi
sintomi della tossinfezione alimentare da Clostridium botulinum sono
costituiti generalmente da nausea, vertigini, estrema secchezza delle
fauci, dolori addominali, diarrea seguita da costipazione; essi si
manifestano, solitamente, dopo 12-36 ore dall'ingestione degli alimenti contaminati.
Successivamente si verificano disturbi neurologici: midriasi, diplopia,
disfagia e, infine, paralisi respiratoria che conduce a morte per
insufficienza respiratoria o per asfissia. Il botulismo è un'affezione
relativamente rara, sebbene negli ultimi anni il numero dei casi abbia subìto
un leggero incremento, forse dovuto ad una ripresa della tendenza ad
inscatolare cibi in casa piuttosto che consumare conserve preparate
industrialmente. Esistono sette tipi tossinogenici di Clostridium botulinum
basati su altrettanti tipi di tossina (antigenicamente distinguibili) e
designati con le lettere A, B, C, D, E, F, G. I tipi A, B, E e raramente F
sono i principali responsabili di botulismo alimentare nell'uomo, mentre i
tipi C e D sono stati associati a botulismo in uccelli e mammiferi, sebbene
sia stato riferito qualche raro caso di affezione umana dovuto a questi due
tipi di tossina; non è stato denunciato nell'uomo o negli animali alcun
caso di botulismo di tipo G. I ceppi produttori di tossina di tipo A e la
maggior parte dei ceppi produttori di tossina B hanno un metabolismo
putrefattivo, cosicché il cibo contaminato da questi ceppi può assumere un
aspetto disgustoso; ciò invece non succede coi ceppi produttori di tossina
E e con molti ceppi produttori di tossina F. La tossina botulinica,
contrariamente alla spora di Clostridium botulinum, è termolabile: cinque
minuti di ebollizione bastano a distruggerla, mentre mantiene scarsissima
attività dopo 30 minuti a 80 °C o 1 ora a 70 °c. La tossina viene
prodotta dalla forma vegetativa di Clostridium botulinum nelI'àmbito di
temperatura (da 4 a 48 °C) e di pH (da 4,8 a 8,5) in cui si può
verificare la crescita del germe; tuttavia, la tossina diviene relativamente
instabile, perdendo la sua attività biologica, a temperature superiori a
30 °C e a valori di pH superiori a 7. La tossina botulinica può essere
evidenziata nel siero, nelle feci, nel contenuto gastrico o nel vomito dei
soggetti colpiti oltre che negli alimenti contaminati, mentre il germe può
essere direttamente isolato dagli alimenti (nei casi di tossinfezioni
alimentari), dalle feci (nei casi di colonizzazione intestinale) o dai
tessuti infetti (nei casi di botulismo di ferite). La terapia è costituita
dall'immediata somministrazione di siero immune contenente anticorpi
antitossina. È anche consigliabile la somministrazione di penicillina (o
tetraciclina o cloramfenicolo) a causa della possibilità teorica della
produzione di tossina in vivo, in seguito alla germinazione delle spore nel
tratto intestinale.
C. bubalorum: v. Clostridium novyi.
C. butyricum (dalla radice gr. [buturon]: burro; "(acidum)
butyricum": acido butirrico). Precedentemente denominato Clostridium
pseudotetanicum. È detto così perché produce, fra gli altri, anche
acido butirrico dalla fermentazione dei carboidrati. Spora ovale in posizione
da centrale a subterminale, che non deforma lo sporangio. Si ritrova nel
suolo, nelle acque e nei sedimenti marini. Nell'uomo è stato isolato dalle
feci, da ferite infette e da ascessi; vengono pure segnalati isolamenti da
urine, sangue, dalle basse vie respiratorie, da liquido pleurico. Sono stati
pure riferiti nel 1986 due casi di botulismo infantile, verificatisi a Roma,
sostenuti da ceppi di Clostridium butyricum produttori di neurotossina del
tipo E (v. Clostridium botulinum). Lo stesso tipo di tossina ha provocato
nel gennaio del 1994 sei casi di tossinfezione alimentare verificatisi a
Guanyun, nella provincia di Jiangsu, in Cina; il cibo incriminato, da cui fu
isolato il ceppo, era una pasta di soia e di zucca, salata e fermentata,
preparata in casa.
C. cadaveris (dal lat. cadaver:
cadavere). Spora ovale in posizione terminale, che deforma lo sporangio. Si
ritrova nel suolo, nei sedimenti marini e nelle feci di animali. Nell'uomo
è stato isolato dalle feci, dal sangue, da ferite infette e da ascessi.
C. carnis (dal lat. caro, carnis: carne). Spora ovale in
posizione terminale o subterminale, che deforma lo sporangio. Si ritrova nel
suolo e nella carne in putrefazione. Nell'uomo è stato isolato dal sangue,
da infezioni dei tessuti molli e dalle feci.
C. celatum (dal lat. celatus: nascosto). Spora ovale in
posizione da centrale a terminale, che non deforma lo sporangio. È stato
isolato dalle feci umane.
C. cellobioparum (dal lat. "cellobiosum": cellobiosio
e pario: produco). È detto così perché idrolizza la cellulosa con
produzione di cellobiosio. Spora ovale o rotonda in posizione terminale,
che deforma lo sporangio. È stato isolato dal rumine dei bovini e dalle
feci umane.
C. clostridioforme (dal gr. [clostér]: fuso, da cui "clostridium":
piccolo fuso; e dal suffisso lat. -formis: a forma di). Spora ovale in
posizione da centrale a subterminale, che deforma lo sporangio. Si ritrova
nel contenuto intestinale degli uccelli, di altri animali e dell'uomo. È
stato isolato da ascessi addominali, scrotali, pleurici e del collo
dell'utero, nonché da casi di setticemia.
C. cochlearium (dal lat. cochlear: cucchiaio). Precedentemente
denominato Clostridium lentoputrescens. Spora ovale o rotonda in
posizione terminale, che deforma lo sporangio. Si ritrova nel suoIo e
nelle feci degli equini. Nell'uomo è stato isolato dalle feci, dalla cavità
orale e da ferite infette. E stato anche segnalato un caso dimeningite e uno
di endocardite.
C. cocleatum (dal lat. cochlea: chiocciola; "cochleatus":
avvolto a chiocciola). È detto così perché i bacilli sono incurvati o
arrotolati a spirale. Spora rotonda in posizione terminale o subterminale,
che deforma lo sporangio. Si ritrova nel contenuto intestinale di topi,
ratti e galline nonché nelle feci dell'uomo.
C. difficile (dal lat. difficilis: difficile). È detto così
per le inusuali difficoltà che sono state incontrate nell'isolamento e
nello studio di questa specie. Spora ovale in posizione subterminale
(raramente terminale), che deforma lo sporangio. Si ritrova nel suolo, nella
sabbia, nei sedimenti marini, negli ambienti ospedalieri, nelle feci di
cani,gattie uccelli domestici. Fa parte della normale flora vaginale e
fecale umana. Clostridium difficile può causare diverse affezioni: ascessi,
infezioni di ferite, osteomieliti, pleuriti, peritoniti, setticemie e anche
rare infezioni dell' apparato urogenitale. Ma la maggiore patologia
sostenuta da Clostridium difficile è la colite pseudomembranosa,
un'infezione del colon concomitante a terapia antibiotica, detta così per
la presenza di lesioni giallastre a placca della mucosa (pseudomembrane,
costituite da neutrofili, batteri e cellule epiteliali necrotizzate,
cementati tra loro da muco e coaguli di fibrina). La sindrome è
caratterizzata inizialmente da diarrea acquosa o sanguinolenta, che può
essere accompagnata da crampi addominali, leucocitosi, febbre e nausea;
questa sintomatologia può aggravarsi per disidratazione e perdita di
elettroliti fino allo shock e alla morte. La colite pseudomembranosa è
stata accertata in pazienti trattati quasi con ogni classe di antibiotici:
principalmente ampicillina, amoxicillina, clindamicina e cefalosporine;
inoltre, meno frequentemente, con altri tipi di penicilline, con
eritromicina, con co-trimossazolo, con sulfasalazina, con tetraciclina, con
metronidazolo, con cloramfenicolo ed altri ancora. Gli agenti eziologici di
quest'affezione sono rappresentati da ceppi di Clostridium difficile
produttori di due potenti tossine: un'enterotossina (tossina A) e una
citotossina (tossina B). Nell'uomo Clostridium difficile fa parte, ma in
piccola percentuale, della flora intestinale normale dell' adulto, mentre è
molto più abbondante nei bambini. Sebbene l'eziologia della colite pseudomembranosa
sia accertata, la sua patogenesi non è ancora perfettamente chiarita:
sembra che certi antibiotici possano scatenare nell'intestino una crescita
massiva di Clostridium difficile per eliminazione di tutta la restante
flora commensale, competitiva nei confronti di questo germe; infatti la
maggior parte dei ceppi di Clostridium difficile isolati da casi di colite
si sono dimostrati -piuttosto resistenti agli antibiotici somministrati a
questi pazienti. In circostanze rarissime la malattia può verificarsi anche
senza una precedente terapia antibiotica. A fianco di questa origine
endogena, altri Autori ipotizzano un' origine esogena dell'infezione da
Clostridium difficile: è stata infatti dimostrata, in occasione di epidemie
ospedaliere, la contaminazione di suppellettili, di pavimenti e delle mani
del personale da parte di questo germe; una volta che il microrganismo si
ritrova nell'ambiente può persistere per alcuni mesi, dal momento che esso
produce spore. I bambini, per cause non ancora esattamente accertate, sono
refrattari alla colite pseudomembranosa anche nel caso che essi presentino
un gran numero di questi germi ed alti livelli di tossina A e B nelle feci.
È stato stimato, infatti, che il 50% o più dei bambini vengono colonizzati
con Clostridium difficile tossinogenico e sono, ciononostante, asintomatici.
Non si sa ancora perché i bambini siano protetti dalla malattia, anche se
sono state formulate varie ipotesi: la protezione può risultare dalla
concomitanza di parecchi fattori. Il colostro contiene sostanze (forse
anticorpi secretori) che neutralizzano le tossine A e B e queste sostanze
probabilmente aiutano a proteggere i bambini dalle tossine; un' obiezione a
questa ipotesi è che anche bambini non allattati al seno non contraggono la
malattia. Inoltre, è stato appurato che le cellule intestinali fetali sono
molto meno sensibili alle tossine delle cellule intestinali degli adulti e
ciò può contribuire alla resistenza. Un'altra ipotesi è che i bambini
possano essere privi nell'intestino dei recettori della tossina. Il
recettore al quale si lega la tossina A è simile agli antigeni I,i presenti
sugli eritrociti, che sono dei trisaccaridi e il cui sviluppo è regolato
geneticamente. Le catene di carboidrati sulle cellule intestinali dei
bambini potrebbero esistere in una forma immatura che non è riconosciuta
dalla tossina A. Successivamente le sequenze di carboidrati si
trasformerebbero nei recettori attivi presenti negli adulti. Un'alternativa
a questa ipotesi è che i recettori sulle cellule intestinali dei bambini
possano essere ricoperti da uno strato di mucina più spesso di quello degli
adulti e ciò potrebbe impedire alla tossina di legarsi ai suoi recettori.
L'isolamento di Clostridium difficile tossinogenico dalle feci è stato
usato per la diagnosi presuntiva di colite pseudomembranosa poiché i
pazienti presentano nelle feci un gran numero di cellule di Clostridium
difficile (107 o più per grammo). La diagnosi definitiva di colite
pseudomembranosa si basa sull' osservazione endoscopica delle pseudomembrane
o dei microascessi nei pazienti con diarrea, trattati con antibiotici, che
presentano le tossine di Clostridium difficile nelle feci. Le colture di
tessuti sono state largamente usate per evidenziare le tossine di
Clostridium difficile nei campioni di feci; ciò è basato sul reperto che
oltre il 90% dei pazienti con colite pseudomembranosa presentano feci con
attività citotossica. Sono stati anche messi a punto vari test basati su
anticorpi per evidenziare entrambe le tossine: controimmunoelettroforesi,
ELISA, test di agglutinazione al lattice. Numerosi studi sono stati
effettuati per stabilire il ruolo delle tossine A e B nella colite
pseudomembranosa. La tossina A ha un'elevata attività enterotossica ma
presenterebbe anche un'attività citotossica, sulla quale però i pareri
sono discordi: secondo alcuni Autori essa non avrebbe alcuna citotossicità,
secondo altri essa sarebbe da 1.000 a 10.000 volte meno potente della
tossina B. La tossina B è una delle più potenti citotossine conosciute:
basta un solo picogrammo (cioè un millesimo di mi1iardesimo di grammo) per
causare l'effetto citotossico. Essa causa numerose risposte aspecifiche
nelle cellule dei mammiferi; tra queste, la perdita di potassio
intracellulare, la diminuzione della sintesi proteica, la diminuzione della
sintesi di RNA e DNA. Tuttavia, la tossina B non è quella ritenuta
responsabile della maggior parte dei sintomi della co1ite pseudomembranosa e
infatti non sembra avere alcun effetto sulla mucosa integra del colon; è
invece la tossina A che causa sia la diarrea che la distruzione della mucosa
del colon, che sono caratteristiche di questa affezione. L'azione della
tossina A è piuttosto differente dalla tossina col erica: infatti con
quest'ultima è stato osservato un danno tissutale scarso o nullo, mentre la
tossina A causa un danno tissuta1e di vasta estensione sulla mucosa
intestinale. Inizialmente la tossina A danneggia i villi intestinali e ciò
è seguìto dalla distruzione dell' orletto a spazzola della membrana; la
mucosa può anche diventare erosa. Il danno tissuta1e ha apparentemente il
risultato di una secrezione di liquido. Dati sperimentali ottenuti negli
animali infettati per via intraperitonea1e suggeriscono che la tossina B
oltrepassi la mucosa intestinale danneggiata e agisca distalmente
dall'intestino; sembra che l'uscita della tossina B dall'intestino venga
facilitata dalla tossina A. Un fattore che causa alterazioni nella motilità
intestinale è stato descritto in filtrati di colture di Clostridium
difficile. Questo fattore non causa secrezione di liquidi e danno tissuta1e
e sembra essere distinto dalle tossine A e B. Il farmaco d'elezione nel
trattamento della colite pseudomembranosa è la vancomicina, con
somministrazione per via orale. Anche il metronidazolo, che è largamente
utilizzato per il trattamento delle infezioni da anaerobi, è efficace per
trattare la co1ite pseudomembranosa. Pure la bacitracina è stata usata con
successo. Naturalmente è necessario sospendere il trattamento con
l'antibiotico che ha prodotto questa sindrome. Tuttavia, anche gli
antibiotici d'elezione non sono privi di rischi. Infatti qualunque
antibiotico che sia attivo nei confronti di Clostridium difficile dovrebbe
essere efficace se si riesce a raggiungere nel colon una concentrazione
superiore a quella minima inibente. Ma 1o stesso antibiotico può causare la
malattia quando la sua concentrazione nel co1on non è superiore al livello
inibitorio ed esso può causare la malattia quando la terapia viene
interrotta e la concentrazione diminuisce. Quindi anche la vancomicina e il
metronidazolo possono causare la malattia, come pure curarla. In alternativa
alla terapia antibiotica è stato usato con un certo successo il trattamento
con resine a scambio ionico, quali la colestiramina e il co1estipo10. Le
resine legano le tossine prodotte dal microrganismo e minimizzano il danno
tissutale che si verifica durante la malattia. Con questo metodo, tuttavia,
la scomparsa o la diminuzione dei sintomi è più variabile rispetto all'uso
di antibiotici e alcuni pazienti non rispondono completamente a questo tipo
di trattamento. Sconsigliabi1e sembra, invece, il trattamento associato tra
vancomicina e resine a scambio ionico, in quanto queste sostanze sono capaci
di legare anche la vancomicina, diminuendone così 1'efficacia. Altre forme
di trattamento si stanno attualmente sperimentando: cercare di ristabilire
la normale flora intestinale per contrastare la sovracrescita di Clostridium
difficile oppure somministrare al paziente ceppi non tossinogenici cosicché,
per antagonismo, i ceppi tossinogenici di Clostridium difficile non riescano
a colonizzare l'intestino.
C. fallax (dal lat. fallax: fallace). Spora ovale in posizione
da centrale a subterminale, che deforma lo sporangio. Si ritrova nel suolo e
nei sedimenti marini nonché nelle feci umane. È stato isolato da infezioni
dei tessuti molli, tra cui un caso di gangrena gassosa intraddominale in
seguito a colecistectomia, e da alcuni casi di appendicite.
C. felsineum (dal lat. Felsina, antico
nome della città di Bologna). Spora ovale in posizione subterminale, che
deforma lo sporangio. Si ritrova nei prodotti di macerazione della canapa e
del lino e nel suolo negli Stati Uniti e in Antartide. Isolato dalle feci
umane.
C. ghonii (dal nome del batteriologo tedesco A. Ghon). Spora
ovale in posizione da centrale a subterminale, che deforma lo sporangio. Si
ritrova nel suolo e nei sedimenti marini. Nell'uomo è stato isolato dalle
feci e da infezioni dei tessuti molli, tra cui qualche caso di gangrena
gassosa intraddominale.
C. glycolicum (dal lat. "glycolicus":
glicolico). È detto così per la sua capacità di fermentare il glicole
etilenico. Spora ovale in posizione terminale (raramente subterminale), che
deforma lo sporangio. Si ritrova nel suolo, nei fanghi e nell'intestino dei
bovini. Nell'uomo è stato isolato dalle feci, da ferite infette, da ascessi
e dal liquido peritoneale.
C. haemolyticum (dal gr. [àima]:
sangue e [lùticòs]: capace di sciogliere). Spora ovale in posizione
subterminale, che deforma lo sporangio. È stato isolato da infezioni
epatiche é muscolari di bovini e ovini e, nell'uomo, dalle feci. C.
hastiforme (dal lat. hasta: asta e dal suffisso -formis: a forma di). Spora
ovale in posizione terminale, che deforma lo sporangio. Si ritrova nel
suolo. È stato isolato da un ascesso cerebrale con empiema subdurale
successivo a trauma cranico, da ascessi addominali, dal sangue e da ferite
di guerra infette.
C. histolyticum (dal gr. [istos]:
tessuto e [lùticos]: capace di sciogliere). È detto così perché è un
forte produttore di diversi enzimi proteolitici. Spora ovale in posizione da
centrale a subterminale, che può deformare solo leggermente lo sporangio.
Si ritrova nel suolo. È uno dei principali agenti eziologici di gangrena
gassosa con casi riportati in diverse sedi. Nell'uomo è stato anche isolato
dalle feci e dalla placca sottogengivale di popolazioni primitive.
C. indolis (dalla radice lat. indicum:
indiano, da cui "indolum": indolo). Spora rotonda o ovale in
posizione terminale o subterminale, che deforma lo sporangio. Si ritrova nel
suolo. Nell'uomo è stato isolato dalle feci e da infezioni dei tessuti
molli in sede addominale.
C. innocuum (dal lat. innocuus:
innocuo). Spora ovale in posizione terminale o subterminale, che deforma lo
sporangio. Nell'uomo è stato isolato dalle feci, da empiemi (soprattutto
polmonari) e da infezioni dei tessuti molli in sede addominale.
C. irregulare (dallat. "irregularis":
irregolare). Spora ovale in posizione centrale o subterminale, che deforma
lo sporangio. Si ritrova nel suolo e nei fanghi. Nell'uomo è stato isolato
dalle feci e da una lesione al pene.
C. lentoputrescens: v. Clostridium
cochlearium.
C. leptum (dal gr.[leptos]: sottile,
delicato). Spora ovale in posizione terminale o subterminale, che deforma lo
sporangio. Si ritrova nelle feci umane.
C. licheniforme: v. Bacillus
licheniformis.
C. limosum (dal lat. limosus: fangoso).
Spora ovale in posizione centrale o subterminale, che deforma lo sporangio.
Si ritrova nei fanghi e in diverse infezioni dei bovini e del pollame. Nell'uomo
è stato isolato da vari campioni clinici (sangue, liquido pleurico e
peritoneale) nonché da un caso di empiema polmonare.
C. malenominatum (dallat. male: male e
nominatus: nominato). Spora ovale o rotonda in posizione terminale o
subterminale, che deforma lo sporangio. Si ritrova nel suolo e nel contenuto
intestinale del pollame. Nell'uomo è stato isolato dalle feci e da
infezioni dei tessuti molli.
C. mangenotii (dal nome del
microbiologo italiano Mangenot). Spora ovale in posizione subterminale, che
deforma lo sporangio. Si ritrova nel suolo e nei sedimenti marini. Isolato
dalle feci umane. C. methylpentosum (dal gr. [métù]: bevanda alcolica, 15
[ùle]: legno, da cui "metile"; e dal gr. [pénte]: cinque, da cui
"pentosi"). Così denominato perché fermenta solo i pentosi
(zuccheri a cinque atomi) e i metilpentosi. Le cellule sono tanto ricurve da
assumere spesso una forma ad anello. Si ritrova nella flora intestinale
normale.
C. nexile (dal lat. nexilis: annodato,
attorcigliato). Spora rotonda o ovale in posizione subterminale, che
deforma lo sporangio. Isolato dalle feci umane.
C. novyi (dal nome del batteriologo
americano F. G. Novy). Spora ovale in posizione centrale o subterminale, che
può deformare lo sporangio. Precedentemente denominato con vari altri nomi,
tra cui Clostridium bubalorum. È uno tra i più frequenti agenti eziologici
di gangrena gassosa. Sono stati definiti tre tipi immunologici di
Clostridium novyi in base alle tossine prodotte: - tipo A: elabora le
tossine a [alfa], [gamma], o [delta] ed [epsilon] - tipo B: elabora le
tossine a [alfa], [beta], [zeta] ed [eta] - tipo C: elabora solo la tossina
[gamma]. La gangrena gassosa da Clostridium novyi è causata nell'uomo dai
tipi A e B.
C. oceanicum (dal lat. oceanus:
oceano). Spora ovale in posizione terminale o subterminale, che non deforma
lo sporangio. Si ritrova nei sedimenti marini. È stato isolato dalle feci
umane.
C. orbiscindens (dal lat. orbis: anello
e scindens: che spezza). Spora rotonda o ovale in posizione subterminale. È
detto così per la sua proprietà di spezzare un anello di atomi di carbonio
nella molecola della quercetina, una sostanza naturale del gruppo dei
flavonoidi che viene usata nella cura delle fragilità capillari e che, nel
ratto, ha dimostrato la capacità di inibire la leucemia, il cancro del
polmone e alcuni tumori cutanei. Di tale sostanza non è stata ancora
dimostrata la caratteristica di inibire anche i tumori colorettali; ma, se
così fosse, la presenza intestinale del Clostridium orbiscindens avrebbe
l'effetto di scindere la molecola della quercetina in due prodotti che non
hanno capacità antitumorali. È stato isolato dalla flora fecale umana
normale.
C. oroticum (dalla radice gr. o [orotùno]:
eccito, spingo, suscito; "(acidum) oroticum": acido orotico,
composto che partecipa, come precursore e quindi come fattore di crescita,
alla biosintesi delle pirimidine e degli acidi nucleici). Spora rotonda o
ovale in posizione centrale o subterminale, che non deforma lo sporangio. È
stato ritrovato nei fanghi prelevati nella baia di San Francisco. Nell'uomo
è stato isolato dalle feci e da un campione di urina prelevata per aspi
razione sovrapubica.
C. paraperfringens: v. Clostridium
baratii.
C. paraputrificum (dal gr. [para]:
vicino, simile a; e dal lat. putrefacio: rendo putrefatto; "putrificum":
putrefatto). E detto così perché somiglia al Clostridium putrificum. Spora
ovale in posizione terminale, che deforma lo sporangio. Si ritrova nel
suolo, nei sedimenti marini, nelle feci di uccelli, suini e bovini.
Nell'uomo è stato isolato dalle feci, dal sangue, da liquido peritoneale,
da ferite infette.
C. perenne: v. Clostridium baratii.
C. perfringens (dal lat. perfringens:
che infrange, che spezza). Precedentemente denominato Clostridium.welchii.
Spora ovale in posizione centrale o subterminale, che generalmente non
deforma lo sporangio. E una specie ubiquitaria in natura: Clostridium
perfringens è stato infatti isolato da frutti e verdure, dal suolo e da
cibi a base di carne di vari animali (vitelli, buoi, agnelli, maiali). La
flora fecale del 95% degli adulti sani contiene Clostridium perfringens, ma
esso si incontra anche in una larga varietà di circostanze cliniche:
semplici contaminazioni di ferite traumatiche o chirurgiche, mionecrosi
traumatiche o chirurgiche, ascessi cerebrali ed epatici, colecistiti
gangrenose, infezioni post-abortive con setticemia ed emolisi intravasale,
polmoniti necrosanti, empiemi, endometriti. Clostridium
Clostridium perfringens costituisce la specie più frequentemente isolata
(circa 1'80% dei casi) quale agente eziologico di gangrena gassosa. In
quest'affezione il meccanismo patogeno è svolto da diverse tossine, di cui
le più importanti sono quelle a [alfa ]'[beta], E [epsilon] e t [iota]. Tra
queste è indubbio che il ruolo patogeno principale nella gangrena gassosa
umana sia svolto dalla tossina a o tossina necrosante.
La tossina a [alfa] è costituita da una fosfolipasi C, cioè un enzima che
attacca tutti i fosfolipidi, con maggiore affinità verso la lecitina (o
fosfatidilcolina), che è largamente distribuita nelle membrane delle
cellule animali e che viene scissa in fosforilcolina e in un digliceride.
L'idrolisi di questo maggiore costituente provoca un danneggiamento
dell'integrità funzionale e forse anche strutturale della membrana
cellulare. Infatti la presenza di edema nella gangrena gassosa significa
proprio un'alterazione nella permeabilità degli endoteli dei capillari.
L'alfa-tossina da sola può produrre la mionecrosi in casi di gangrena
gassosa; può anche causare emolisi intravasale. Altre tossine possono
svolgere un ruolo collaterale nella patogenesi della gangrena gassosa. La
tossina E [epsilon] viene elaborata dal germe sotto forma di una
prototossina virtualmente non tossica: essa viene convertita a tossina da
parte di certi enzimi proteolitici quali la tripsina. . La tossina epsilon
sembra aumentare la permeabilità vascolare, probabilmente per attivazione
dell'adenilato-ciclasi (come la tossina colerica), il che porta, infine,
alla necrosi tissutale. L'aumento di permeabilità vascolare è dannoso
per diversi organi, ma quello che ne viene più gravemente colpito è il
cervello: l'edema e la necrosi dei tessuti cerebrali sono molto
probabilmente la causa della morte nei casi letali. La tossina t [iota] ha
caratteristiche molto simili alla tossina epsilon: anch'essa viene elaborata
sotto forma di prototossina attivata dagli enzimi proteolitici e anch' essa
aumenta sensibilmente la permeabilità vascolare. Altre
tossine ancora potrebbero svolgere un ruolo minore nella patogenesi della
gangrena gassosa, ma alcune di esse sono ancora scarsamente
caratterizzate. La tossina [gamma] e la tossina [eta] probabilmente non sono
importanti. La tossina [delta] ha attività emolitica, ma solo sugli
eritrociti di alcuni gruppi animali (bovini, ovini, caprini, suini). La
tossina [teta] ha anch'essa attività emolitica, ma sembra che questa si
verifichi solo sui terreni di coltura a base di sangue. La tossina [kappa]
possiede attività collagenasica e può contribuire ad aggredire le masse muscolari.
La tossina 1., [lambda] ha attività proteasica. La tossina [mù] ha attività
ialuronidasica, che potrebbe esercitarsi sulla sostanza intercellulare, ma
in realtà non sembra svolgere un ruolo importante. La tossina v [nù]
possiede attività desossiribonucleasica, ma anch' essa sembra di scarsa
importanza. Infine, la produzione di gas da parte del germe può essere un
fattore importante nel favorire la diffusione dell'infezione mediante lo
scollamento dei tessuti. Diverso è invece il ruolo svolto da un'altra
tossina, la tossina [beta], che non interviene nella patogenesi della
gangrena gassosa. Essa è un polipeptide altamente sensibile all'azione
della tripsina e sembra svolgere il suo effetto tossico aumentando la
permeabilità capillare. La beta-tossina, prodotta da Clostridium
perfringens tipo B e C, produce un'enterite necrosante dell'intestino tenue,
che si verifica poche ore dopo l'ingestione degli alimenti contaminati,
generalmente costituiti da arrosti di carne; non è stato ancora appurato
se la tossina venga ingerita già preformata o se essa sia prodotta
nell'intestino dalla forma vegetativa di Clostridium perfringens. In
ogni caso sembra che un requisito essenziale perché si verifichi
l'affezione sia rappresentato dalla contemporanea ingestione di abbondanti
quantità di patate dolci, che contengono un inibitore della tripsina (alla
quale la beta-tossina è molto sensibile). Un altro cofattore potrebbe
essere rappresentato dal prolungato digiuno, che tende a produrre bassi
livelli di tripsina nell'intestino. Clostridium perfringens è anche causa
frequente di tossinfezioni alimentari (con un periodo d'incubazione medio
di 8-12 ore dall'in gestione dell'alimento contaminato) con diarrea e dolori
addominali; la patogenesi delle tossinfezioni alimentari è determinata
dalla produzione di un' enterotossina prodotta dai ceppi del tipo A e da
qualche ceppo dei tipi C e D. Le tossinfezioni si verificherebbero per
contaminazione di alimenti, solitamente a base di carne, con le spore di
Clostridium perfringens. Le spore che sopravvivono ai processi di cottura
possono germinare e proliferare in gran numero nei cibi come forme
vegetative; quando viene ingerita, la forma vegetativa trova
nell'intestino un ambiente sfavorevole e sporula, liberando l'enterotossina:
questa infatti è un prodotto del processo di sporulazione. Le epidemie di
enterite provocate da Clostridium perfringens si verificano più spesso in
autunno, in contrasto con altre epidemie enteriche sostenute da
microrganismi differenti che si verificano più spesso in estate. Alcuni
dati, infine, sembrano dimostrare che Clostridium perfringens sia causa di
una forma clinica di colite pseudomembranosa simile a quella causata da
Clostridium difficile e si sospetta che altri clostridi possano giocare un
ruolo simile in questo tipo di malattia. In base alla produzione delle
quattro tossine più potenti (a [alfa], [beta], E [epsilon] e t [iota]),
Clostridium perfringens viene distinto in cinque tipi: - tipo A: elabora
solo la tossina a [alfa] - tipo B: elabora le tossine a [alfa], [beta] ed E
[epsilon] - tipo C: elabora le tossine a [alfa] e [beta] - tipo D: elabora
le tossine a [alfa] ed E [epsilon] - tipo E: elabora le tossine a [alfa] e t
[iota].
C. pseudotetanicum: v. Clostridium
butyricum.
C. putrefaciens (dal lat. putrefaciens:
che rende putrefatto). Spora rotonda o ovale in posizione terminale o
subterminale, che deforma lo sporangio. È stato isolato dalle feci umane e
dalle urine di donne gravide con batteriuria.
C. putrificum (dal lat. putrefacio:
rendo putrefatto; "putrificum": putrefatto). Spora ovale o rotonda
in posizione terminale o subterminale, che può deformare lo sporangio. Si
ritrova nel suolo e nel contenuto intestinale dei topi. È stato isolato da
ascessi, da ferite infette e dal sangue. C. ramosum (dallat. ramosus:
ramoso). Precedentemente denominato con vari altri nomi, tra cui Bacteroides
terebrans, Bacteroides trichoides, Eubacterium filamentosum, Eubacterium
ramosum, Nocardia ramosa, Actinomyces ramosus. Spora rotonda in posizione
terminale, che deforma lo sporangio. Si ritrova come flora normale del
tratto intestinale e della vagina. È la specie più frequentemente isolata,
dopo Clostridium perfringens, da affezioni di vario genere: soprattutto casi
di gangrena gassosa, ma anche ascessi dentari, sinusiti, mastoiditi e otiti,
ascessi cerebrali, empiemi polmonari e pleuropolmoniti, ferite infette,
infezioni delle vie biliari, infezioni genitali. C. sardiniense (dal lat.
sardiniensis: sardo). Spora ovale in posizione terminale (raramentesubterminale),
che può deformare lo sporangio. Si ritrova nel suolo e nelle acque. È
stato isolato dalle feci di bambini.
C. sartagoforme (dal lat. sartago:
padella e dal suffisso -formis: a forma di). È detto così per l'aspetto
che assume la cellula sporulante. Spora ovale in posizione terminale, che
deforma lo sporangio. Si ritrova nel suolo, nei fanghi e nel rumine di
vitelli. Nell'uomo è stato isolato dalle tasche gengivali e dalle feci di
neonati, di bambini e di circa il 5% di adulti.
C. scatologenes (dal gr. , [scor,
scatos]: escrementi e [ghénos]: origine, generazione). Spora ovale in
posizione terminale (raramente subterminale), che deforma leggermente lo
sporangio. Si ritrova nel suolo e in cibi contaminati. È stato isolato
dalle feci di neonati sottopeso.
C. scindens (dal lat. scindens: che
scinde, che spezza). Spora ovale in posizione terminale, che deforma lo
sporangio. Si ritrova nelle feci umane. Produce un enzima, la desmolasi, che
rompe il legame carbonio-carbonio dei 17-idrossicorticosteroidi a livello di
C17-C20, trasformandoli in androstani; questo enzima non era stato finora
associato ad alcuno specifico microrganismo intestinale. Un'altra proprietà
unica di Clostridium scindens è la presenza di fimbrie, strutture
filamentose che rivestono una notevole importanza nel determinare il
fenomeno dell'adesività batterica alle mucose, prima e fondamentale tappa
perché si instauri un'infezione. Le fimbrie sono frequentemente presenti
sui batteri gram-negativi, mentre tra i batteri gram-positivi questo reperto
è piuttosto raro.
C. septicum (dal gr. [septicos]:
settico). Spora ovale in posizione subterminale, che deforma lo sporangio.
Si ritrova nel suolo e nelle feci dell'uomo. È una delle specie più
frequentemente isolate quale agente eziologico di gangrena gassosa; può
produrre setticemie. È stata anche evidenziata un' associazione tra
batteriemia sostenuta da questa specie e tumori maligni dell'apparato
digerente, tanto che è stata suggerita la possibilità di sospettare un
eventuale processo neoplastico quando venga isolato Clostridium septicum.
C. sordellii (dal nome del batteriologo
argentino A. Sordelli). Spora ovale in posizione centrale o subterminale,
che deforma leggermente lo sporangio. Si ritrova nel suolo. Nell'uomo è
stato isolato dalle feci e da varie affezioni: da ascessi cerebrali
post-traumatici, da rarissimi casi di setticemia con endocardite, da
lesioni al pene, da ascessi in sede addominale e vaginale, da ferite
infette.
C. spbenoides (dal gr. [sfenoeidés]:
cuneiforme). Spora ovale in posizione terminale (raramente subterminale),
che deforma lo sporangio. Si ritrova nel suolo e nei sedimenti marini.
Nell'uomo è stato isolato dalle feci, dal sangue, da infezioni delle ossa e
dei tessuti molli, da ferite infette in sede addominale, da ascessi renali,
da casi di gangrena gassosa. C. spiroforme (dal gr. [spéira]: spirale e dal
suffisso lat. -formis: a forma di). È detto così perché le cellule
mostrano vari gradi di curvatura. Spora rotonda in posizione terminale
(raramente subterminale), che deforma leggermente lo sporangio. Isolato
dalle feci umane.
C. sporogenes (dal gr. [spora]: seme e
[ghénos]: origine, generazione). Spora ovale in posizione subterminale, che
deforma lo sporangio. Si ritrova nel suolo, nei sedimenti marini e lacustri,
nelle feci di cani e ovini. Nell'uomo è stato isolato dalle feci, da casi
di setticemia ed endocardite, da ascessi cerebrali e pleuropolmonari, da
lesioni al pene, da ferite di guerra.
C. sporospbaeroides (dal gr. [spora]:
seme e sfairoeidés]: a forma di sfera).Spora ovale o rotonda in posizione
terminale, che deforma lo sporangio. Isolato dalle feci umanee. sticklandii
(dal nome del biochimico britannico L. H. Stickland). Spora ovale in
posizione subterminale, che deforma leggermente lo sporangio. Si ritrova nel
suolo. È stato isolato in Uganda dalle feci di un solo soggetto.
C. subterminale (dal lat. sub: sotto e
terminalis: terminale). Spora ovale in posizione subterminale (raramente
centrale), che deforma lo sporangio. Si ritrova nei sedimenti marini, nel
suolo, nelle feci dei bovini. Nell'uomo è stato isolato da feci normali e
diarroiche; raramente è stato anche isolato (spesso in coltura mista) dal
sangue, da infezioni delle vie biliari, da empiemi e da infezioni delle ossa
e dei tessuti molli.
C. symbiosum (dal gr. [sumbios]: che
vive insieme). Spora ovale o rotonda in posizione subterminale, che deforma
lo sporangio. Precedentemente denominato Fusobacterium symbiosum,
Fusobacterium biacutum e Bacteroides symbiosus. Nell'uomo è stato isolato
dalle feci, da ascessi epatici, da setticemie, da infezioni addominali
determinate dalla flora intestinale.
C. tertium (dallat. tertius: terzo).
Spora ovale in posizione terminale (raramente subterminale), che deforma lo
sporangio. Si ritrovanel suolo. Nell'uomo è stato isolato dalle feci e da
varie sedi: da ascessi cerebrali, da infezioni addominali, da ferite
infette, dal sangue, dalle tasche gengivali in pazienti con periodontite.
Clostrium tetani (dal gr. o [tétanos):
tetano, rigidezza). Spora rotonda in posizione terminale (raramente
subterminale), che deforma lo sporangio. Agente eziologico del tetano, si
ritrova nelle feci di animali domestici (fino al 40% dei campioni
esaminati), particolarmente dei cavalli, e in quelle dell'uomo (10-25%). Le
spore di Clostridium tetani possono sopravvivere, al riparo dalla luce del
sole, per molti anni e sono ubiquitarie: nel suolo dei campi e nella polvere
delle strade urbane; resistono al fenolo, all'ebollizione e persino all'autoclavaggio
a 121°C per 15-20 minuti. Il tetano è prodotto dall'azione di una potente
neurotossina, il cui meccanismo d'azione è molto simile a quello della
stricnina; infatti essa si lega ai gangliosidi nel sistema nervoso centrale
e blocca gli impulsi inibitori ai neuroni motori, interferendo con la
liberazione di acetilcolina; i neuroni motori vengono quindi continuamente
stimolati, il che provoca convulsioni e spasmi prolungati sia ai muscoli
flessori che a quelli estensori, fino a condurre a morte per spasmi dei
muscoli respiratori. La tossina ha effetti anche sul sistema nervoso
simpatico, sul sistema neurocircolatorioe neuroendocrino. La tossina
tetanica è formata da due parti distinte: la tetanospasmina e la
tetanolisina; la prima, che è una proteina solubile, è la frazione più
importante, ma sembra che anche la tetanolisina, che ha proprietà
emolitiche, possa contribuire alla patogenesi della malattia; la dose minima
letale di tetanospasmina per l'uomo è inferiore a 130 microgrammi (=_,3
xl0-4 g). Il germe è poco invasivo in quanto la spora, se trova le adatte
condizioni di anaerobiosi, germina nel punto d'ingresso (una ferita anche di
piccola entità) e produce la forma vegetativa; questa rimane localizzata
nella lesione iniziale, dove elabora la tossina che va ad agire sul sistema
nervoso centrale. La via di diffusione non è ancora certa: attraverso la
circolazione linfatica e sanguigna o attraverso gli spazi perineurali dei
tronchi nervosi; sembra più probabile la seconda ipotesi. La maggior parte
dei casi di tetano si verifica per ferite o punture, soputtutto nelle zone
rurali, o in seguito a incidenti stradali, ma sono possibili, anche se
piuttosto rari, casi di tetano chirurgico (più frequente quello
conseguente a chirurgia del tratto gastrointestinale, per la non rara
presenza, in questa sede, della spora batterie a), di tetano neonatale per
infezione della cicatrice ombelicale, di tetano da siringa o da droga tra i
tossicodipendenti. Il periodo d'incubazione varia da 1 a 54 giorni, ma,
nella maggior parte dei casi, oscilla tra 6 e 15 giorni, con una media di
7-8 giorni. Il tetano si può presentare in due forme: localizzato e
generalizzato. Il tetano localizzàto è una forma relativamente benigna,
che si verifica raramente, particolarmente nei sòggetti parzialmente
immunizzati. In base alla localizzazione della ferita e quindi ai gruppi
muscolari interessati, il tetano localizzato può essere, a sua volta,
distinto in tetano cefalico, tetano toracoaddominale e tetano degli arti. Il
tetano generalizzato è la forma più diffusa; i primi sintomi
dell'infezione sono generalmente costituiti da tensione o crampi nei muscoli
attorno alla ferita, rigidità dei masseteri e dei muscoli del collo,
disfagia, cefalea, sudorazione, tachicardia e irritabilità generale.
Successivamente si manifesta il sintomo più tipico: il trisma, cioè
l'incapacità di aprire la bocca a causa dell'ipertonia dei masseteri. La
caratteristica espressione grottesca e digrignante, nota come riso
sardonico, è una conseguenza degli spasmi dei muscoli facciali, mentre la
rigidità dei muscoli del collo e del tronco produce opistotono; la
muscolatura addominale è rigidissima e ugualmente contratti sono i muscoli
degli arti. Dopo le contratture si manifestano convulsioni spastiche e
scoordinate dei muscoli; queste si verificano inizialmente con lunghi
intervalli e durano pochi secondi, ma gli intervalli tendono ad abbreviarsi
e gli spasmi raggiungono la durata di parecchi minuti. Gli attacchi
parossistici possono verificarsi spontaneamente, ma spesso vengono scatenati
da vari stimoli quali correnti d'aria, piccoli rumori, accensione della luce
nell'ambiente, sforzo da parte del paziente per bere, tentativo da parte
del personale di assistenza di muovere il paziente o di fargli cambiare
posizione. Gli spasmi della muscolatura laringea e faringea provocano
disfagia, cianosi ed infine morte improvvisa per arresto respiratorio; la
morte però puòanche sopravvenire per arresto o insufficienza cardiaci.
Oltre a ridurre la sintomatologia provocata dalla tossina già fissatasi al
tessuto nervoso, la terapia deve mirare a neutralizzare la tossina libera e
a rimuovere la fonte della tossina. La neutralizzazione della tossina
libera si ottiene mediante la somministrazione di siero umano contenente
anticorpi antitossina; l'eliminazione del germe produttore di tossina si
raggiunge con la penicillina o il cloramfenicolo, non con la tetraciclina
perché molti ceppi di Clostridium tetani sono resistenti.
C. tetanomorphum (dal gr. [tétanos]:
tetano, rigidezza; e [morfé]: forma, aspetto). Spora ovale o rotonda in
posizione terminale o subterminale, che deforma lo sporangio. Il primo ceppo
di Clostridium tetanomorphum fu isolato nel 1920 da M. Robertson
all'Istituto Lister di Londra da una ferita infetta. Si ritrova nel suolo,
nei sedimenti fluviali e, rarissimamente, in infezioni umane; contrariamente
al suo nome, che farebbe pensare ad una notevole somiglianza con
Clostridium tetani, questa specie non produce tossine. .
C. thermosaccharolyticum (dal gr. [termon]:
calore, [saccar]: zucchero e [lùticos]: capace di sciogliere). È detto così
perché termofilo (la temperatura ottimale di crescita è di 55-62 °C) e
capace di attaccare gli zuccheri. Spora rotonda o ovale in posizione
terminale, che deforma lo sporangio. Si ritrova nel suolo e nei prodotti di
estrazione della canna da zucchero. Nell'uomo è stato isolato dalle tasche
gengivali di un solo soggetto.
C. tyrobutyricum (dal gr.[tùros]:
formaggio e dalla radice gr. O [butùron]: burro; "(acidum) butyricum":
acido butirrico). È detto così perché produce acido butirrico a partire
dal formaggio. Spora ovale in posizione subterminale, che deforma lo
sporangio. Si ritrova nei prodotti caseari e nelle feci dei bovini.
Nell'uomo è stato isolato dalle feci.
C. welchii:v. Clostridium perfringens.
Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo:
non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici.
Questo articolo è protetto dalle Leggi Internazionali di Proprietà.
E' PROIBITA la sua riproduzione totale o parziale, all'interno di qualsiasi mezzo di comunicazione
(cartaceo, elettronico, ecc.) senza l'autorizzazione scritta dell'autore.
|