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Analisi delle qualità
caratteriali
( "Satu" - proprietà: Luca Dioguardi - foto di Federico
Vinattieri per difossombrone.it )
a cura di Max Höhne
Quasi da sempre l’uomo s’intromette - in maniera non
sempre corretta – nell’operato della natura e proprio l’allevamento
degli animali domestici, nel nostro caso particolare il cane, rende ciò
evidente.
Anche se, nei tempi passati, certi problemi si affrontavano solo per
tentativi, oggi il meccanismo dell’ereditarietà ci é divenuto
estremamente chiaro.
Tuttavia, nonostante tutte queste nostre conoscenze, riguardo ai nostri
cani, esiste ancora molto di non preciso. La spiegazione e la comprensione
dei processi dell’ereditarietà ci hanno permesso di praticare un
allevamento determinato, sia in relazione alla morfologia sia in relazione
al carattere.
Una delle più importanti conoscenze é senz’altro quella che, anche con
l’aiuto dei più ricercati mezzi scientifici, nell’allevamento non é
possibile trarre dei frutti se mancano le necessarie predisposizioni.
Nell’allevamento del cane con riferimento alle sue prestazioni si tratta,
al contrario che nell’allevamento razionale per la produzione di carne,
latte, uova ecc., di complessi effetti di prestazioni che non sono
facilmente afferrabili né matematicamente né in altro modo.
Anche se i dottori Menzel, anche in questo, si adoperavano per correggere il
comportamento della gran maggioranza degli allevatori, si é continuato come
prima a preporre l’importanza della morfologia (anche per cani da difesa e
utilità) all’importanza dell’allevamento sulla base delle componenti
caratteriali, in altre parole sulle prestazioni. Certamente si cerca di
tenere in considerazione il "lavoro", ma la condizione imposta,
per certe razze d’utilità, di allevare solo con soggetti in possesso del
brevetto di lavoro é, diciamolo pure, solo una "scappatoia".
L’allevamento sul "lavoro" é e deve essere principalmente un
allevamento sulle qualità caratteriali e loro predisposizioni. Per
praticare questo positivamente bisogna però avere ben chiaro cosa intendere
per "carattere", sapere quali organi lo determinano e valutare
correttamente la funzionalità di questi.
L’organo interessato é il Sistema Nervoso Centrale, e sulla sua
funzionalità é basata l’attività nervosa. Questa attività nervosa
regola i rapporti dell’animale con l’ambiente e noi chiamiamo questi
rapporti "comportamento vitale“ (carattere). Il sistema nervoso
centrale determina nell’individuo la risposta allo stimolo: in alternativa
eccitante o inibitoria. Ogni varia sollecitazione della funzione conduce ad
una variazione della vita dell’individuo e queste variazioni generano la
considerazione e l’accettazione dell’ambiente. Stimolo e risposta a
questo, ambiente e predisposizione si trovano in un equilibrio costantemente
variabile.
Il comportamento d’ogni individuo é l’insieme della risposta istintiva
allo stimolo (dettategli dalla natura sin dalla nascita) e alla variabilità
dell’ambiente. Più lo stimolo ambientale é intenso e durevole più
nascosto é il bagaglio ereditario. Più anticipiamo nel tempo l’esame
delle componenti caratteriali innate, più genuino sarà il giudizio e con
più sicurezza individueremo le componenti genetiche.
Come agisce l’ambiente sulle qualità innate?
Come Pawlow anche i Dr. Menzel, nei loro studi pratici e scientifici sui
loro boxer, arrivarono alle forme originali d’ogni azione nervosa, ai
riflessi e alle catene di riflessi. Questa é la fissata normalità della
concomitanza di una determinata situazione ambientale che si presenta
all’individuo e la conseguente reazione di questo. Riflessi che si
generano in modo istintivo vengono da noi chiamati (nell’insegnamento di
Pawlow) riflessi incondizionati e quelli acquistati nel corso della vita
riflessi condizionati. Tutte le catene di riflessi incondizionati, cosí
come le loro combinazioni, li chiamiamo istinti. Attraverso adeguati stimoli
da questi istinti si generano gli istinti comportamentali, cioè riflessi
complessi o combinazione di riflessi. Non dobbiamo comunque fissare un
confine troppo rigido tra riflessi e istinti comportamentali, senz’altro
qualcuno può valutare un determinato processo come riflesso, mentre
un’altro lo chiama istinto comportamentale. L’istinto é dunque la
disposizione a naturali meccanismi d’azione, gli istinti comportamentali
sono istinti liberati. Istinti comportamentali sono meccanismi d’azione
ereditati. Stimoli condizionati si fissano in continuazione durante lo
sviluppo dell’individuo e un’opportuna azione continuata ed intensa può
reprimere gli stimoli incondizionati e coprire gli istinti comportamentali.
Per giudicare questi istinti é importante valutare la loro qualità e la
loro intensità il più presto possibile dopo il nascere degli istinti
stessi. Poiché non c’é dubbio che l’espressione di un istinto é più
marcata, quanto prima e quanto più intenso esso appare.
Perché approfondire analiticamente il complesso caratteriale dei nostri
cani?
In questi tempi le razze di utilità sono in difficoltà a giustificare le
loro caratteristiche psichiche (carattere).In ciò però non sono i nostri
cani i colpevoli, ma noi uomini, perché nelle nostre menti poniamo
prevalentemente "la difesa" e il controllo
"caratteriale" sullo stesso livello, senza però tenere in
considerazione che razze da difesa e razze da utilità hanno caratteristiche
caratteriali differenti e senza contare le differenze caratteriali degli
stessi proprietari di queste singole razze. Le conseguenze negative portate
nell’allevamento da questa assimilazione sono enormi. Nel complesso gli
istinti si manifestano non appena l'organo ad essi preposto si attiva
(l’organo preposto può anche essere l’intero organismo), poiché la
soddisfazione dell’istinto é quasi sempre unita con il piacere
dell’azione collegata.
Quali istinti prevalgono, cioè quale piacere o funzione di reazione che
l’organismo sceglie é determinato geneticamente?
A questo proposito un’annotazione: chi si occupa, o si é occupato del
problema della tipicità del carattere, delle predisposizioni ereditarie e
dell’esteriorità non deve calzare delle scarpe che comunque gli stanno
troppo "grandi". Con riferimento ai "caratteri
ereditari" il ÖBK (Boxer Club Austriaco) é un po' facilitato. Nella
"Jugendveranlagungsprüfung“ (esame a cui sono sottoposti cani molto
giovani per l’individuazione delle doti caratteriali), abbiamo una serie
di test per individuare istinti e le predisposizioni più genuini in quanto
li facciamo molto presto, cioè nei primi mesi della vita del cane. Il
valore genetico é dunque una manifestazione del tempo in cui l’istinto si
manifesta e della intensità dello stesso. Il perché ci interessiamo di
riflessi, istinti ed istinti comportamentali e non ci domandiamo invece se
il cane é un buon guardiano, combattivo o fiuta con piacere sta nel fatto
che nello sperimentale allineamento (equiparazione, nel carattere, di tutte
le razze da utilità nel PO) non possiamo rinunciare alla tipicità di
razza. Il senso di un analisi caratteriale sta nel sezionare il mosaico
delle predisposizioni ereditarie; essa ci deve permettere di valutare la
presenza, l’intensità e la qualità degli istinti interessati. Certamente
ciò deve essere fatto principalmente nell’interesse dell‘
"allevamento sul carattere", comunque stiamo anche contemplando
casi singoli dove possono essere adottati metodi di "inibizione" o
"incoraggiamento". Comunque tutto dipende dal fatto se abbiamo
redatto il giusto "standard caratteriale", se i test che facciamo
sono adatti ad accertare irregolarità di questo e, alla fine, se detti test
sono stati eseguiti opportunamente e valutati giustamente.
Proprio negli ultimi tempi le razze da utilità non si sono presentate
positivamente al pubblico, principalmente perché i cosídetti
"competenti " sia nell’allevamento sia nell’ addestramento di
dette razze, non sono stati e non sono cristallini nella distinzione tra
"aggressività " e "grinta" "e inoltre confondevano
e confondono "buon carattere " con lavoro di difesa. Per evitare
ulteriori danni ai cani, ogni razza canina dovrebbe essere sottoposta a
basilari prove caratteriali inerenti il fine che si vuole raggiungere
nell’allevamento. In questo modo razze canine ingiustamente discriminate
sarebbero capite meglio e trattate più giustamente. Non sarebbero più
dominanti degli "slogan ", ma sarebbero rinforzate geneticamente
quelle qualità naturali che fanno il cane più adatto alla vita in simbiosi
con l’uomo. Prendiamo come esempio il boxer, la sua vigilanza, la sua
incisività, (che comunque si più collocare assieme "all’alta soglia
di eccitabilità "), non sono molto sviluppate nei primi mesi di vita.
La conoscenza " dei comportamenti istintivi" ci permette di
giungere ad una buona "vigilanza" attraverso un singolo istinto.
Questo unicamente per esemplificare come, da un mosaico di "funzioni
istintive", possiamo farci una visione generale della vita istintiva di
una razza canina.
Con la classificazione "degli istinti" in quattro gruppi arriviamo
soddisfacentemente agli istinti fondamentali. 1° e 2° sono i due istinti
di conservazione: istinto di auto-conservazione, istinto di conservazione
della specie. 3° istinti alla funzione (piacere all’azione) 4° istinto
di muta Più che fino ad oggi, nel boxer dobbiamo dare la precedenza alle
strutture caratteriali di base come: temperamento, conducibilità, tempra e
resistenza, perché il PO, in singole discipline, non tiene in
considerazione il suo carattere. Per avere successo nelle competizioni
basate secondo il PO sono usati metodi di addestramento non umani e contrari
all’immagine tipica della razza, che permettono ai "media"
critiche negative. Bisogna praticare dello sport per allevare e non allevare
per esercitare dello sport.
L’allevamento del boxer é bipolare. Non deve generare solo cani
possibilmente belli ma anche cani "buoni".
Negli accoppiamenti noi dovremo porre la stessa attenzione all’armonia
delle basi caratteriali quanto a quella delle forme. L’addestramento la
maggiore maturità e le abitudini di vita del cane, possono confondere in
seguito molte diversità importanti nelle qualità basilari del carattere
del cane stesso.Per questa ragione é giusto sottoporre i cani alle "JVP“
(esame per cani molto giovani e "Körung“ (selezione), le quali con
le prove caratteriali previste, rendono più visibile le predisposizioni dei
cani stessi.
Di seguito un esempio dei tanti errori commessi, soprattutto in passato,
nell’addestramento che hanno causato gravi danni nel boxer.Si commise
l’errore nell’esercizio di pista facendo cercare l’uomo anziché un
oggetto, il che portò i boxer a "sbandierare" ed inoltre si cercò
anche di renderlo aggressivo con la persona trovata e, alla fine del lavoro
di pista, si inscenava addirittura una piccola lotta o qualcosa di simile.
È chiaro che, specialmente in cani con marcata combattività, non si
otteneva un lavoro di pista tranquillo se il boxer che per una o due volte
alla fine della pista gustava il piacere della lotta, non si concentrava più
sulla ricerca, ma tendeva subito alla fine, cioè alla "lotta".
Per questo a quell’epoca, si sparse la favola del "cattivo naso"
del boxer. È stato merito dei Dr. Menzel di porre giuste basi del lavoro di
pista, e dare la dimostrazione di quanto importante sia l’olfatto canino
per l’uomo. Le qualità come coraggio, combattività, istinto di difesa
erano già all’inizio dell’allevamento radicate nel boxer. Per la poca
diffidenza e grande fiducia nell’uomo, dategli dal suo coraggio e dal suo
secolare allevamento in ambienti umani chiusi, é spiegabile che il boxer
fosse e sia povero di asprezza e di rigore. (" Schärfe").
Anche la conducibilità e l’obbedienza, all’inizio, lasciavano a
desiderare e ciò si può forse spiegare ricordando che i Bullenbeisser,
nella caccia al cinghiale e all’orso erano abituati a servire l’uomo. La
combattività e quella dose di testardaggine che mostravano nel loro
ambiente naturale sono probabilmente state tenute in considerazione e
preferite nell’allevamento. Se noi forti di queste conoscenze, saltiamo
alcune predisposizioni caratteriali, arriviamo al per noi importante
"comportamento di muta". È un dato di fatto che i legami sociali
tra individui, "società di muta" possono far saltare i confini
della specie e in questo modo hanno origine le mute miste. Abbiamo tutte le
ragioni di vedere l’unione cane- uomo come una muta mista e in questo modo
si spiegano molti aspetti negativi, come il comportamento di entrambi. La
natura si serve del "piacere dell’azione" per i suoi scopi. Con
ciò é naturalmente possibile che gli istinti si spingano oltre la loro
funzione. Un chiaro "istinto all’azione" é sicuramente
l’istinto al gioco.
Perché i cani giovani giocano?
Perché giocare é un piacere. Bisogna però notare che l’istinto al
combattimento (combattività) e l’istinto al gioco, sono parenti stretti
dell’"istinto all’azione". Naturalmente "l’istinto
all’azione" é anche l’istinto che fa tendere alla meta, in quanto
esso basa anche sull’intelligenza.
Nell’animale in natura l’istinto alla caccia é sicuramente unito con
l’istinto d’auto-conservazione, mentre nei nostri cani domestici é
unito all’istinto verso la preda, senza collegamento con la propria
alimentazione.
Continuamente ci sorprendiamo della capacità d’orientamento dei nostri
cani. Gli organi sensoriali funzionano perfettamente.
L’istinto di muta del cane, socialmente legato, é strettamente unito
all’istinto di dominanza. Quest’istinto di dominanza governa anche
l’istinto di difesa. Ciò vale per il cane ed anche per l’uomo. Questi
istinti sono le basi di quegli stati complessi che noi possiamo chiamare
"qualità" o "basi caratteriali".
Per essere più chiari é forse meglio usare il termine "basi
caratteriali per l’allevamento".
Il senso di un’analisi caratteriale é proprio quello di scomporre il
mosaico, la molteplicità delle predisposizioni ereditarie, principalmente
di identificare e valutare l’intensità e la qualità dei principali
istinti che formano questa base caratteriale. Questo accade soprattutto
nell’interesse dell’ "allevamento sul carattere", ci da però
la possibilità, nel caso di un singolo soggetto, di poter stabilire dove
sono necessarie "inibizioni" o "incentivazioni". Fino a
poco tempo fa non sapevamo molto sulla possibile trasmissione ereditaria di
qualità psichiche o quali fattori sono trasmissibili.Osservazioni fatte per
più anni dai dottori Menzel resero evidente l’ereditarietà di specifiche
qualità psichiche, in particolare di quelle che noi oggi chiamiamo "basi
caratteriali“. Dobbiamo osservare che i dottori Menzel hanno praticato il
percorso inverso. Prima hanno fatto le osservazioni pratiche e
successivamente hanno redatto la teoria. Se oggi nel PO e nello standard
caratteriale di tutte le razze da utilità sono contemplati: coraggio (Schneid),
istinto di difesa, combattività, aggressività, temperamento, tempra,
conducibilità (obbedienza), resistenza, e piacere alla ricerca, é
diventata necessaria una più esatta descrizione del carattere. Se viene
continuamente posto l’accento "carattere del cane da difesa" e
"buon carattere" non dobbiamo però dimenticare che, con il
vestito protettivo (manica), viene dato un grande stimolo. Dobbiamo porci
dei limiti. Con la continua ripetizione dell’esercizio, il cane si abitua
all’abito protettivo "manica", e può apparire, per questo,
coraggioso. Con la ripetizione continua di stimoli, la combattività viene
incrementata, cosicché una deficienza di coraggio viene mascherata. In
Austria (ÖBK) nelle prove per le analisi del carattere, abbiamo inserito
una "Classe Giovani" (fino a sei mesi d’età), cosicché
l’abito protettivo non si rende necessario. Nelle prove di
"selezione" abbiamo inserito fra l’altro, due ottimi ostacoli
come il "tentativo di doppio stimolo" e il prendere un fuggitivo,
(che si é liberato della manica). Il boxer non é un robot, con pazienza,
sensibilità e capacità d’immedesimazione otteniamo un rendimento
superiore a quello che otterremmo con la costrizione.
Dobbiamo servirci delle doti di temperamento e di conducibilità con un fine
preciso ed otterremo senz’altro il "piacere al lavoro".
di Max Höhne
visita il web: www.amareilboxer.com
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