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Mitologia

a cura di Bianchi Veronica

Attraverso la mitologia, gli uomini hanno spesso riconosciuto ed esaltato quel ruolo di guida e di guardiano, di compagno o protettore che il cane aveva nella loro vita quotidiana.
Miti, simboli, leggende o favole, le mitologie propongono una spiegazione globale del mondo.
Compagni degli dei e degli uomini, gli animali sono onnipresenti, e, fra loro, il cane gioca un ruolo essenziale, poiché si tiene ai limiti della luce e delle tenebre,della vita e della morte.
È incaricato di assicurare il collegamento tra l'universo degli dei e quello degli uomini, e questi ultimi si affidano al loro fedele compagno fino al dominio dell'invisibile.

-La guida delle anime-
Il cane ha una funzione di psicopompo nella misura in cui conduce e guida lo spirito del defunto nel regno delle ombre.
Così in Egitto, il dio Anubi, adorato sotto forma di un cane o di un cinocefalo (uomo dalla testa di cane), aiuta Iside a dare una degna sepoltura a Osiride, perseguitato fin oltre la morte dall'odio di Seth (Tifone per i Greci), e crea così la prima mummia.
Divenuto quindi dio dei morti e conduttore di anime, egli presiede ai funerali e in particolare alla 'pesa delle anime' dei morti.
È per questo molto spesso presente nei luoghi mortuari: l'Anubi in legno dipinto ritrovato nella tomba di Tutankhamon, a Tabe, è un 'Tesem', un Levriero dei Faraoni, dal corpo slanciato, dalle orecchie molto diritte, rizzate e puntute.

-Guardiani dei morti-
Il cane divinizzato è anche un guardiano. Così i cinocefali dell'iconografia egiziana, vegliando alle porte dei luoghi sacri, hanno la missione di impedire l'intrusione di estranei. Il cane guardiano si ritrova presso numerosi popoli. Nella tradizione indo-iraniana alcuni cani vegliano sul ponte di Tschinavat, dove gli dei puri e quelli impuri si disputano le anime e guidano i giusti verso il paradiso (i Parsi, ancora oggi, mettono un cane accanto a un moribondo: l'animale deve guardare gli occhi dell'uomo che sta per morire).
In Siberia, i popoli sciamanisti sotterrano il cane accanto al suo padrone (questa pratica si ritrova nel Messico precolombiano, testimoniando i contatti molto antichi tra l'Eurasia e il continente americano).
Presso i Germani, l'ingresso del Niflheim, regno della dea Hel, paese dei ghiacci, delle tenebre e dei morti, è protetto da un cane terribile, Garm, che urla, rompe le sue catene e fugge quando si annuncia il crepuscolo degli dei.
In Grecia, il cane piazzato alle porte degli Inferi si chiama Cerbero; ha tre teste, una nera, una rossa e una bianca (i colori simbolici delle tre funzioni -Terra, Acqua, Luna - nel mondo indo-europeo). Figlio di Echidna e di Tifone, vive incatenato e abbaia alle anime, permettendo loro di entrare agli inferi, ma impedendo loro di uscirne.
Luciano, nei suoi "dialoghi dei morti", mostra Cerbero che morde Socrate (molto indebolito dalla cicuta) per obbligarlo a raggiungere al più presto il gregge dei defunti.

-Sorgente di vita-
Amico dei morti, il cane sa che la ruota dell'eterno divenire fa alternare la morte e la vita: la tredicesima ed ultima costellazione dell'antico zodiaco messicano è quella del cane; essa è collegata al tema della fine, della morte, ma introduce anche, nello stesso tempo, quello dell'iniziazione e del rinnovamento.
Il cane è ugualmente associato al potere divinatorio, al potere di guarigione: rappresenta presso i Greci, un attributo di Asclepio, il dio della medicina. Il suo potere benefico è paragonato anche al fuoco e alla sessualità. Il Cane è l'antenato mitico di molte dinastie turche e mongole. È la figura fondatrice, come nella leggenda della lupa romana. È ladro e portatore di fuoco; da qui l'associazione tra le potenze ctonie e la forza solare.

-Giusto e coraggioso-
Nella mitologie europee, il cane incarna valori positivi. È l'esecutore di nobili imprese, è il simbolo della giusta vendetta, il difensore del pudore oltraggioso. Così Artemide, sorella di Apollo, grande cacciatrice, cui piaceva correre nel bosco in compagnia dei suoi cani, divenne furiosa per l'impertinenza di Atteone: costui, cacciatore egli stesso, l'aveva spiata mentre si bagnava nuda in una sorgente. Benché Atteone le fosse parente, la dea lanciò i suoi cani contro l'importuno, che venne fatto a pezzi tanto più facilmente, perché, per eccitare la fuga dei molossi, Artemide lo aveva trasformato in cervo. 
Nella mitologia celtica il cane è legato alla funzione guerriere. Comparare un guerriero ad un cane significava fargli un grande onore, celebrando il suo valore.
Impiantandosi nei paesi celtici, il cristianesimo rovesciò il simbolismo e associò il cane alla presenza diabolica: in Bretagna, il "cane nero" designa l'anima dei dannati che urlano la notte sulle lande. E il diavolo prende volentieri, per tormentare gli uomini, l'apparenza di un cane nero.
Si ritrova d'altronde, in altre tradizioni monoteiste, una visione molto negativa del cane. Così nell'Islam esso è fondamentalmente impuro.

 

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