|
Il primo cane della
storia
a cura di Christine Dell'Amore
"Il cranio dell'antico cane" - Foto di Yaroslav Kuzmin, PLoS
ONE
Il cranio fossile di un canide vissuto 33.000 anni fa in
Siberia potrebbe confermare la teoria che- al contrario di quanto si
ritenesse in precedenza, il cane fu domesticato in luoghi e in momenti
diversi.
I resti fossilizzati di un canide vissuto 33.000 anni fa, secondo uno studio
archeozoologico pubblicato su PLoS ONE, appartengono all'esemplare di cane
domestico ben conservato più antico finora ritrovato. Il cranio e la
mascella del canide oggetto della ricerca vennero recuperati durante gli
scavi condotti nella grotta di Razboinichya, nei Monti Altai nella Siberia
meridionale, durante gli anni '70.
Il cane è la specie domestica più antica, e la sua presenza a fianco
dell'uomo è ben documentata a partire da 14.000 anni fa. Esempi più
antichi sono invece molto rari. Questo in parte è dovuto all'intercorrere
dell'ultima glaciazione che avvenne tra i 26.000 e 19.000 anni fa, cioè
quando le calotte glaciali raggiunsero la loro massima espansione.
Con i pochi fossili a disposizione è stato quindi particolarmente difficile
per gli scienziati comprendere l'inizio del processo di domesticazione del
cane, che secondo gli esperti potrebbe essere avvenuto nell'arco di 50-100
anni.
"Questo ritrovamento è molto importante, il nostro è un caso
veramente fortunato", commenta Yaroslav Kuzmin, coautore dello studio e
ricercatore presso la Russian Academy of Sciences.
Il cane di Razboinichya
La grotta di Razboinichya, secondo Kuzmin, era frequentata per brevi periodi
da gruppi di cacciatori-raccoglitori, come indicano i frammenti di
carbone e di ossa bruciate presenti nello stesso livello in cui si trovava
il fossile. Il canide, che forse era un loro animale domestico, è morto
nella grotta e le sue ossa si sono conservate perfettamente grazie alle
rigide temperature e alle condizioni alcaline del terreno.
I ricercatori hanno datato il cranio e la mascella del canide russo con il
metodo del radiocarbonio, inviando i campioni a tre diversi laboratori.
Tutti i laboratori hanno confermato la stessa datazione: 33.000 anni.
Gli archeozoologi hanno poi confrontato la morfologia del canide russo con
quella di lupi selvatici moderni e antichi, di cani domestici e con i resti
di alcuni esemplari di un antico cane vissuto più di 26.000 anni fa. I
risultati dimostrano che l'antico cane russo, che doveva assomigliare al
moderno Samoiedo, era paragonabile per taglia e forma ai cani domestici che
vivevano in Groenlandia mille anni fa. L'esemplare russo rappresenta
comunque un animale all'inizio del processo di domesticazione la cui stirpe,
però, si estinse. Il canide russo infatti non era completamente domestico,
poiché mantiene ancora alcuni tratti primitivi, come i denti molto simili a
quelli del lupo; inoltre non ha niente in comune con altre razze canine
russe.
Questi risultati consentono così di ipotizzare che questo esemplare
si sia evoluto accanto a degli esseri umani e indipendentemente rispetto ad
altre razze canine. La domesticazione del cane molto probabilmente è quindi
avvenuta in luoghi e in momenti diversi, contrariamente da quanto indicato
da alcuni studi precedenti sul DNA.
Da lupo a cane
Secondo l'ipotesi proposta da Susan Crockford, coatrice dello studio e
zooarcheologa all'Università di Victoria in Canada, durante il Paleolitico
alcuni lupi particolarmente "curiosi" si sarebbero avvicinati agli
accampamenti umani, attratti dagli avanzi delle prede macellate dai
cacciatori. Questi primi contatti tra uomini e lupi sarebbero avvenuti in in
luoghi diversi, in Europa, in Medio Oriente e in Cina.
I lupi che avevano più familiarità con gli uomini subirono delle
variazioni nei ritmi di crescita. Queste modificazioni provocarono dei
cambiamenti negli schemi di riproduzione, nella morfologia e nelle
dimensioni di questi animali, trasformandoli in cani. E i cambiamenti,
spiega la Crockford, divennero sempre più evidenti man mano che questi
lupi, così curiosi e audaci, si incrociavano tra di loro. I cani rispetto
ai lupi infatti sono più piccoli, hanno un cranio più largo e danno alla
luce dei cuccioli più grandi.
La domesticazione del cane è stato un processo lungo e confuso, in cui
molte razze si sono evolute e poi sono scomparse. Il cane della grotta di
Razboinichya si è estinto molto probabilmente in seguito all'avvento
dell'era glaciale, quando i gruppi di cacciatori-raccoglitori ai quali era
legato furono costretti a spostamenti sempre maggiori per la ricerca del
cibo.
Secondo molti studiosi, invece, affinché il lupo possa evolvere in cane
domestico deve rimanere nello stesso luogo per diverse decine di anni.
"La domesticazione è un processo e non un evento, e quindi serve del
tempo perché le modificazioni genetiche si trasmettano di generazione in
generazione, e l'antica specie selvatica si evolva in una nuova specie
domestica", spiega l'antropologo R.Lee Lyman, dell'Università del
Missouri. Le modifiche evolutive inoltre non sempre hanno successo, nel
senso di riuscire a dare origine ad una nuova specie, domestica o selvatica
che sia.
Questo studio, secondo Lyman, sottolinea quindi l'importanza di due fattori
che spesso vengono sottovalutati dagli archeologi.
Fonte: www.nationalgeographic.it
Questo articolo è protetto dalle Leggi Internazionali di Proprietà.
E' PROIBITA la sua riproduzione totale o parziale, all'interno di qualsiasi mezzo di comunicazione (cartaceo, elettronico, ecc.) senza l'autorizzazione scritta dell'autore.
|