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Intervista ad Alarico
Sgroi
( a cura di Omar Del Vecchio )
- Da quanto allevi?
"Dai primi anni ’70 ho allevato con mio padre con l’affisso di Casa Sgroi,
dal ’90 allevo con l’affisso di Fossombrone. Ho partecipato ad
un’esposizione per la prima volta nel 1969, ad una Siegerschau nel 1972. La
passione è nata vedendo i diplomi ed i premi vinti dal primo cane di mio padre,
“Teufel XIII°”, vincitore di tante gare dal 1948 in poi."
Sin da piccolo mi ha affascinato l’idea di confrontarmi con altri appassionati in gare leali."
- Dimmi qualcosa degli inizi e della realtà di quel momento in Italia.
"Come detto, all’inizio degli anni ’70 mio padre decise di trasferirsi
dalla Sicilia alla Toscana (terra di origine di mia madre), per allevare pastori
tedeschi. Con progetti ambiziosi che hanno inciso profondamente
nell’evoluzione della razza in Italia, sia per l’apporto diretto di un
numero vastissimo di soggetti di alta qualità provenienti dalla Germania che
per il circolo virtuoso attivato nell’ambiente dell’allevamento nel quale
altri validi proprietari ed allevatori accolsero gli stimoli indotti da un
nuovo, dinamico protagonista. Sono stati anni esaltanti grazie ad una società
in grado di assecondare e gestire un movimento in rapida evoluzione,
valorizzando tutti i talenti disponibili.
Fondamentale fu l’opera dell’illuminato Presidente Walter Gorrieri,
purtroppo prematuramente scomparso e sempre più rimpianto da chi ha avuto la
fortuna di conoscerlo."
- Quali sono le basi del tuo allevamento?
"La fattrice capostipite dell’allevamento Casa Sgroi è stata la madre del
Sieger Dick von Adeloga, Asta Modauquelle, acquistata nel 1973 da Albert Platz,
unitamente alla figlia Dixie Adeloga.
La collaborazione con l’allevamento Adeloga ed in seguito con Gerd Reims,
Kahler Heide, ha contraddistinto fino agli anni ’90 la linea di allevamento
con reciproci proficui scambi di esperienze. In strettissima sintesi da Dick
Adeloga a Odin Tannenmeise. La linea Asta-Dixie è sempre presente in tutte le
mie linee femminili giunte sino ad oggi.
All’inizio degli anni ’90 decisi di caratterizzare i miei prodotti con un
affisso e data la disponibilità dell’amico Giovanni Pancani, che mi offrì il
suo, da allora i miei pastori tedeschi sono i Fossombrone.
Alle fattrici di provenienza Casa Sgroi si aggiunse come capostipite la madre di
Enzo Burg Aliso, Christin Burg Aliso, che mi ha dato l’eccezionale Talisa di
Fossombrone. Talisa ha in linea maschile sangue di Asta Modauquelle; le
fuoriclasse Salina e Oprah discendono in linea diretta femminile da Asta con
apporto di sangue di Christin. Una precisa scelta allevatoriale, arricchita
dall’apporto di altre grandi fattrici di proprietà o inserite attraverso i loro prodotti.
Da Asta in poi i miei soggetti hanno fino a 10 generazioni consecutive di
allevamento in linea femminile seguite personalmente.
Ovviamente non è possibile in poche righe approfondire le varie linee sia
maschili che femminili che hanno concorso in 30 anni a costituire il patrimonio
zootecnico di due allevamenti molto creativi ed originali, con apporti
determinanti di molti riproduttori dalle spiccate caratteristiche.
Citare le fattrici capostipiti è un modo di sottolineare il ruolo fondamentale
delle femmine nell’allevamento."
- Nel pastore tedesco da 35 anni… cosa cerchi di selezionare?
"Si deve pretendere il massimo, non tralasciare nulla: carattere, equilibrio,
morfologia, salute. Non una priorità può essere anteposta ad altre se si hanno
obiettivi corretti nell’approccio all’allevamento. Queste sono le premesse
per veder realizzate le proprie convinzioni ed intuizioni in un essere vivente
sano, vitale, espressione di gioia e voglia di vivere.
Una selezione accurata consente di ottenere dei validi soggetti perfettamente in
linea con lo standard ed oltre, sino ai fuoriclasse."
- I più grandi uomini della storia del pastore tedesco per te?
"Penso di citare coloro che più mi hanno più ispirato, allevatori nella
piena accezione del termine, uomini dalla grande personalità i cui soggetti
rispecchiano definite filosofie allevatoriali.
Lo studio del loro lavoro è stato indispensabile alla mia formazione, pur se
non in tutti i casi era possibile un’agevole interpretazione. Ritengo che
anche i più disponibili celassero comunque dei segreti, forse non del tutto
noti neanche a loro al di fuori di una sfera di percezione puramente intuitiva.
Mi riferisco ai tedeschi W. Martin, A. Platz, L. Bucher, M. Göbl e gli italiani W. Gorrieri e
L. Gatto Roissard, ma molti altri, notissimi o sconosciuti ai più, dovrebbero
essere ricordati: sia personaggi del passato che contemporanei.
Forse degli approfondimenti sui tanti, valenti allevatori potrebbero essere di
grande interesse ed estremamente utili a tutti gli appassionati.
Il pregevole lavoro di molti è ignoto ai più, privato di memoria storica, o
descritto in maniera sommaria ed approssimativa, se non addirittura falsato o
deliberatamente occultato. Un argumentum ex silentio a cui strumenti di
informazione liberi come il forum possono brillantemente porre fine."
- Quali sono le doti per essere buoni allevatori?
"Federico Tesio, geniale allevatore di cavalli, sosteneva che: -L’allevatore
dovrebbe conoscere alcune scienze (anatomia, biologia, genetica, ecc) essere
quindi uno scienziato, o almeno un grande osservatore pratico di molto buon
senso, oppure possedere quel certo talismano…- .
E’ certo che un Allevatore deve avere disponibilità all’approccio tecnico
scientifico, essere un acuto osservatore dotato di capacità di ragionamento
critico, curiosità, volontà ed intuizione; quest’ultima dote indispensabile
nel momento in cui si devono operare scelte originali destinate ad esaltare e
caratterizzare il prodotto.
Io ne ho forse una visione romantica nella quale l’amore per gli animali è un
requisito fondamentale così come il talento, dote innata e non assimilabile.
"Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi".
Occorre sentimento e sensibilità per esprimersi compiutamente anche in questo
settore. Un gran soggetto è un’opera d’arte vivente; è il sublime e la
condanna del 'Criador ' come è definito l’allevatore il lingua
spagnola, con un inquietante richiamo semantico."
- I più grandi pastori tedeschi della storia?
"Il bello ha una componente costante ed una relativa, quest’ultima legata
agli influssi del momento. In una sequenza temporale potrei pensare a Marko
Cellerland, Dick Adeloga, Axel Hainsterbach, Odin Tannenmeise, Enzo Burg Aliso,
Fanto Hirschel, Zamb Wienerau, Ursus Batu.
Ma quanti andrebbero citati? Alla Siegerschau 1991 il podio era costituito da
Fanto, Zamb, Jack Trienzbachtal: tre autentici "crack"!
Per i riproduttori poi… occorrerebbe un’intervista a parte….
- Hai citato un cane che per me negli anni ha rappresentato un mito…
Dick von Adeloga… sono cresciuto con appesa nella mia stanza una foto con Dick, tu e la sua
proprietaria accanto a lui… accanto ad un mito di pastore tedesco… cosa provavi?
"Ricordo perfettamente cosa provavo in quel momento. Grande senso di
ammirazione e rispetto per il contesto… un soggetto eccezionale, autentica
rappresentazione vivente del tipo della razza… la famiglia di cari amici che
lo aveva allevato… ero orgoglioso di poter avere l’onore di far parte
dell’entourage dell’allevamento Adeloga."
- C’ è differenza nelle misure, nel carattere e nell’equilibrio, fra i
pastori tedeschi dell’epoca di Dick e quelli attuali?
"Tutto si evolve, non è detto in meglio…
Nel nostro caso, essendo i cani il prodotto della selezione, l’influenza del
"fattore umano", della qualità dello stesso, è determinante. La scelta dei
riproduttori è condizionata in larga base dai risultati delle manifestazioni.
Risalta quindi il ruolo e l’azione dei giudici. Il giudizio, pur
inevitabilmente soggettivo, deve ricercare le finalità già indicate un secolo
fa da von Stephanitz: il giudice deve convincersi di essere esclusivamente
al servizio della razza, al suo mantenimento ed al suo progresso, non
all’ambizione del singolo produttore o alla moda capricciosa del mercato, a
quei tempi lo standard era applicato con rigore.
Ad esempio nel giudizio della classe adulti Rummel controllava in campo la
taglia e più volte escluse alcuni cani troppo grandi dalla rosa degli Auslese e
soggetti di proprietà di persone influenti non erano esenti da verifiche
oggettive. Quindi la taglia non era un opinione… Anche la variabilità delle
linee di sangue era più elevata; diverse linee di sangue con più capostipiti
erano a disposizione dell’allevatore. Una pluralità che i migliori sapevano
ben valorizzare, ultimo validissimo esempio “Zamb Wienerau” , con una
straordinaria linea materna. Nel carattere si possono valutare delle differenze
nella media dei soggetti: oggi più equilibrati, una volta con caratteristiche più spinte."
- Secondo te esiste la convinzione che il pastore tedesco sia un "cane
problema" tra i non addetti ai lavori?
"E’ una percezione che avverto diffusa, ma dal mio punto di vista non
aderente alla realtà. E’ solo una tematica di qualità nell’allevamento: se
ben allevato il pastore tedesco è un cane sano, rustico, forte. L’allevatore
deve avvertire la responsabilità di mantenere e se possibile migliorare le
qualità della razza."
- Vuoi parlare della società di razza?
"Da alcuni anni non ritengo opportuno farne parte."
- Presidente per un giorno… cosa cambieresti?
"Mi occupo il meno possibile di politica. Me ne sono occupato durante la
dittatura, ma quella non era politica, era etica”. J. L. Borges
- Politica e risultati: tal volta sembra di assistere al proliferare di singolari coincidenze…
"I risultati nei ring, che tanto ossessionano chi è spinto da ambizioni
non legittime, non sono mai stati per me traguardi da conseguire ad ogni costo.
Solo la qualità dei soggetti è stato un mio obiettivo dichiarato ed un motivo
di soddisfazione. Questa impostazione mi ha permesso di migliorare il livello
dei miei soggetti sino all’eccellenza assoluta.
Un incarico sociale può essere accettato ed esercitato unicamente con
spirito di servizio. Altre motivazioni non sono lecite, men che meno se
riconducibili alla massima: tutti gli animali sono uguali, alcuni sono più
uguali degli altri".
- Esistono dei geni incompresi nel mondo del cane da pastore tedesco di oggi? Cani ed allevatori?
"Tutte le scelte hanno una logica, non necessariamente zootecnica. Molti
soggetti non vengono valorizzati pur possedendo doti interessanti ed essendo
potenzialmente validi ed in grado di dare soddisfazioni. Mi è accaduto di
individuare nel V° Gruppo di una classe alla Siegerschau un soggetto con qualità
che gli hanno permesso di diventare un grande riproduttore, determinante per
tutti i miei massimi successi.
Allo stesso modo vi sono allevatori che per svariati motivi non riescono a
mettersi in evidenza, non vengono citati dalla critica né individuati dalla
massa. E’ necessaria una profonda competenza e limpide intenzione per
oltrepassare le apparenze. Qualità dei cani e risultati nei ring non hanno
necessariamente un rapporto consequenziale".
- C’è un cane mito per te?
"Il primo pastore tedesco che mi è stato amico, un cane che non andava in gara".
- Qualcosa di indispensabile per un allevatore?
"Veterinari disponibili e motivati ad approfondire le tematiche di un
allevamento specialistico.
Tecnici dell’allevamento e dell’addestramento preparati, oltre a
collaboratori entusiasti e capaci di adoperarsi in piena sintonia con
l’allevatore per la valorizzazione dei soggetti. Un allevamento oggi è sempre
più un team. I mezzi economici sono un fattore rilevante e spesso non sono
sufficienti, tranne che per pochi fortunati".
- Quali sono i tuoi nuovi obiettivi?
"Ho alcune valide speranze ed un obiettivo ambizioso per la prossima
stagione espositiva che per me si svolgerà, come nei recenti anni, solo
all’estero. Per motivi scaramantici (altra maledizione degli allevatori)
preferisco non svelarlo".
- Stai allevando dei grigi…
"Mi hanno sempre affascinato. E’ un progetto nel quale mi sto impegnando
da qualche anno: la creazione di un ceppo di grigi di alta tipicità. Sono già
alla terza generazione e sono molto soddisfatto dei risultati.
Il grigio è il colore con cui è nata la razza e soggetti fondamentali erano
grigi. Si tratta di una variante cromatica che ha titolo a rivendicare la piena
tipicità e che può apportare vantaggi nell’allevamento se gestita con perizia.
Diffido delle facoltà di integrale comprensione della razza di chi non riesce a
cogliere il rilievo di certe preziose variabili".
L’intervista si conclude con una riflessione…
"L’agonismo puro non è il fine, ma uno degli strumenti, seppur delicati, di verifica dello stato della razza.
Pastore tedesco non è solo il grande campione, lo è il cane che accompagna il
non vedente, il cooperatore delle forze dell’ordine, il cane in grado di
salvare vite nelle catastrofi, il compagno fedele di tante attività, la
consolazione di molte solitudini umane.
Allevare è anche rispondere ad uno stimolo ancestrale, legato al rapporto
antropologicamente fondamentale tra l’uomo ed i suoi primi ausiliari."
(cit. di Alarico Sgroi)
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